Archivio della categoria ‘ENERGIE RINNOVABILI’

Germanwatch: Italia fanalino di coda sulle politiche ambientali

È in affanno l’Italia sulle politiche ambientali. Meglio: è il fanalino di coda. Germanwatch lo certifica. L’associazione non governativa che ogni anno, in occasione delle conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, stila la classifica dei buoni e dei cattivi, analizzando i 60 Paesi che rappresentano oltre il 90 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica.
Quest’anno Germanwatch, in collaborazione con Can Europe e Legambiente, ha sistemato l’Italia al 41° posto (su sessanta) nella graduatoria dei Paesi che emettono più anidride carbonica nel mondo. E dire che ci sarebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo, visto che lo scorso anno eravamo al 44°. Ma, purtroppo, è la crisi economica che ci a fatto guadagnare queste tre posizioni in classifica. Le fabbriche chiuse. Le industrie in ribasso. Non certo i nostri sforzi nelle politiche ambientali: l’Italia, infatti, è al 58° posto, in questo. Tradotto: non si è fatto nulla per le tecnologie pulite, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica. In una parola: in Italia non abbiamo investito nella cosiddetta green economy. 
Spiega Mauro Albrizio, responsabile a Bruxelles di Legambiente: Tutti i Paesi che si stanno riprendendo dalla crisi stanno investendo in questo. Prendiamo, ad esempio, la Cina e gli Usa. La Cina, che è al 56° posto in politiche ambientali, ha investito in green economy 230 miliardi di dollari. Così gli Stati Uniti: al 54° posto, hanno investito 80 miliardi. L’Italia nulla.
In Europa l’investimento in green economy non supera i 30 miliardi di dollari, il 40 per cento dei quali soltanto da parte della Germania. Tra i 27 Paesi dell’Europa la performance climatica dell’Italia è al ventunesimo posto, avanti soltanto a Estonia, Grecia, Slovenia, Bulgaria, Lussemburgo e Polonia. Da segnalare: non c’è nessuno fra i Paesi del mondo che hanno conquistato il podio di quelli che emettono anidride carbonico. E il primo di questi in classifica è il Brasile, al quarto posto, posizione meritata per il suo uso dei biocarburanti e per i primi passi nel contenimento della deforestazione.

Fonte: Corriere

Parigi: incentivi al fotovoltaico congelati per 3 mesi

Il primo ministro francese Francois Fillon ha annunciato che il Governo è costretto, a causa dell’impennata del numero di installazioni, a sospendere per tre mesi gli incentivi al fotovoltaico di taglia superiore a 3 kWp. Questo periodo servirà all’esecutivo per mettere mano al nuovo sistema d’incentivi alle rinnovabili che è diventato troppo oneroso per EDF, l’operatore elettrico d’Oltralpe costretto a riacquistare a prezzo incentivato l’energia prodotta.
Il meccanismo d’incentivazione: per sostenere l’energia verde ancora non competitive, EDF infatti è obbligata ad acquistare l’energia elettrica generata dai pannelli solari ad un tasso 10 volte superiore al suo prezzo sul mercato all’ingrosso. Ciò avrebbe avuto un’influenza negativa di circa 1,6 miliardi di euro nei conti del colosso francese. Le reazioni da parte delle associazioni di categoria all’annuncio del Governo sono state a dir poco feroci. Le pagine dei giornali francesi riportano termini come “decisione criminale”, “inaccettabile”, “assurda”.
Aumentano le bollette: ma c’erano già stati segnali premonitori molto chiari di una situazione che, in periodo di crisi, ha spostato a sostegno del settore Fv troppo denaro che pesa sulle bollette dei consumatori. I consumatori francesi, abituati al modesto costo dell’energia nel paese d’Oltralpe, quest’estate hanno registrato criticamente un primo, modesto ma significativo, aumento: +3% per le famiglie e +4-5,5% per le Pmi. Si tratta del dato più alto registrato da luglio 2003. Ma per gennaio 2011 un ulteriore rincaro del 3% è stato preannunciato dal Governo. Uno scenario simile non si presentava in Francia dagli anni’80, epoca della costruzione del parco nucleare.
Exploit del FV francese: la causa di questo nuovo aumento è da ricercarsi nell’esplosione del fotovoltaico che, nel 2009, complici i generosi incentivi protrattisi nel tempo di 0,58 euro a kW, ha registrato un grosso incremento. La potenza del parco impianti FV francese si è, infatti, moltiplicata per dieci nel giro di un solo biennio, passando dagli 81 MW di fine 2008 agli 850 MW di fine 2010. Ma ci sono progetti in attesa di approvazione per 4000 MW.
Il contributo al servizio pubblico dell’elettricità: nelle bollette elettriche francesi, la nuova voce di spesa figurerà con il nome di CSPE (contributo al servizio pubblico di energia elettrica), tassa con cui i consumatori contribuiranno a finanziare l’acquisto di elettricità FV prodotta in Francia da parte della compagnia Edf.
Il CSPE ha ricevuto accoglienze contrastanti in patria. In sua difesa si è schierato Michel Deifenbacher, autore dell’emendamento: “Non si può volere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e non assumersene i costi”. Mentre l’UFC, Associazione di difesa dei consumatori, si è detta “sbalordita”. In proposito Caroline Keller, portavoce dell’organizzazione, ha dichiarato: “E’ un cattivo segno: già l’impennata di agosto doveva far pensare”. Ma la Keller punta l’indice sul conflitto d’interessi del Governo, azionista di Edf e beneficiario diretto del miglioramento dei conti del fornitore elettrico d’Oltralpe.
Anche in Germania: ma la Francia non è la sola ad aver sollevato la questione. A fine settembre le prime pagine dei quotidiani tedeschi preannunciavano allarmisticamente un aumento delle bollette elettriche di 70 euro a famiglia a partire del 2011 (leggi). La causa starebbe nei favorevoli incentivi concessi al fotovoltaico (circa 8 miliardi stimati nel 2010) che hanno spinto privati e investitori a puntare su questa rinnovabile solare anche nelle poco assolati lander dell’Europa centrale.

Fonte: Casa&Clima

Innovazione fotovoltaica: nuova “vernice solare” che assorbe meglio la luce

Una nuova sostanza, da “spalmare” sulle celle fotovoltaiche come una vernice, assorbe meglio la luce solare rispetto ai materiali usati finora, e potrebbe quindi migliorare notevolmente l’efficienza dei pannelli. La “vernice” è stata messa a punto da un gruppo di chimici delle università di Buffalo e Rochester (Stato di New York), guidati da Michael Detty e Richard Eisenberg; secondo gli scienziati permetterà lo sviluppo di tecnologie più competitive a livello commerciale. La nuova invenzione è particolarmente promettente per le celle solari del tipo “di Grätzel”, che producono energia sfruttando un meccanismo chimico simile alla fotosintesi delle piante: il funzionamento della cella rimane lo stesso, ma grazie alla nuova sostanza migliora l’assorbimento della luce. L’energia solare che arriva sulla Terra in un’ora sarebbe sufficiente per soddisfare il fabbisogno elettrico di tutto il mondo per un anno. Le piante la sfruttano per le loro esigenze, mentre noi usiamo il petrolio. Ma se vogliamo l’indipendenza energetica dobbiamo guardare anche noi al sole, ha commentato Detty. Oltre che per i pannelli fotovoltaici, questa innovazione potrà essere utilizzata per produrre elettricità con la tecnologia delle celle a idrogeno, in cui la luce solare è sfruttata per spezzare le molecole d’acqua e isolare quelle di idrogeno. Nei test di laboratorio i ricercatori hanno verificato che con la nuova sostanza si produce idrogeno a ritmi mai registrati prima. I ricercatori hanno già presentato due richieste di brevetto per la nuova vernice: una per l’applicazione ai pannelli solari e una per le celle a idrogeno.

Fonte: LaStampa

Solar Racer Sunswift IV: auto solare batte record di velocità

Un’ auto australiana con la stessa potenza di un tostapane e’  ufficialmente il veicolo a energia solare piu’ veloce del mondo, dopo aver registrato in una prova a cronometro 88 chilometri l’ora, superando il record precedente di quasi 10 chilometri. La Solar Racer Sunswift IV detta anche IVy, progettata e costruita da docenti e studenti dell’ Universita’ del Nuovo Galles del Sud, e’ entrata oggi nel Guinness dei primati superando il record precedente, di 79 chilometri orari, detenuto da un altro veicolo australiano.
Alimentata da celle solari al silicio, l’auto a piena velocita’ produce circa 1.200 Watt, la stessa potenza di un tostapane. La prova ufficiale e’ stata condotta nella base della Marina militare a Nowra, a Sud di Sydney, con i piloti professionisti Barton Mawer e Craig Davis ai comandi.
Nel 2009, in una corsa da Darwin nel Nord del continente fino ad Adelaide, nel Sud, la Ivy aveva raggiunto una velocita’ massima di 103 chilometri orari, non omologata. I veicoli che tentano il record nella categoria debbono essere alimentati solo da celle solari. La IVy normalmente usa le celle solari per caricare una batteria di 25 chili, ma questa e’ stata rimossa per la prova di oggi.

Fonte: Ansa

 

In Amazzonia lo sviluppo è rinnovabile

Il premio Rinnoviamoci!, il concorso di scrittura giornalistica dedicato alle tematiche ambientali, promosso da Repubblica. it insieme al Centro Studi Cts e Modus Vivendi è arrivato a conclusione. Di seguito l’articolo vincitore che vale una borsa di studio per un master in “Comunicazione ambientale. Giornalismo, divulgazione, green economy”.
Con un investimento di quasi 53 milioni di dollari, il governo dell’Ecuador lancia una sfida: migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell’Oriente ecuadoriano mediante l’uso di energia rinnovabile. Questa regione, pur rappresentando il motore economico del paese per gli importanti giacimenti di greggio, soffre di un grave ritardo nello sviluppo economico e sociale.
L’obiettivo del progetto PERVA (Programa de energización rural para 15.000 viviendas de la Amazonía) è quello di portare energia elettrica in 2.145 comunità delle province amazzoniche. In questa regione, che copre quasi il 50% del paese ed in cui risiede il 5% degli ecuadoriani, la maggioranza della popolazione rurale non dispone di energia elettrica (CONELEC, 2008). Fino ad ora il processo di elettrificazione nelle zone rurali con i mezzi tradizionali non è stato effettivo a causa dell’isolamento e della dispersione delle singole comunità, degli alti costi in virtù della scarsa domanda di energia, della lontananza dalle fonti di produzione di energia e difficoltà di manutenzione. Ancora oggi la maggior parte della popolazione dipende da fonti di energia come legna, paraffina e combustibili liquidi, fonti fisicamente ed economicamente dispendiose.
L’intenzione non è solamente quella di fornire energia elettrica, bensì promuovere lo sviluppo socio-economico dell’area. Lo Stato investe in energia pulita, principalmente nel fotovoltaico, per aumentare l’autosufficienza elettrica di famiglie che vivono di un’economia di sussistenza. Nel caso di comunità isolate, il progetto prevede la formazione di tecnici all’interno delle stesse comunità in grado di operare, con una certa indipendenza, nella gestione e manutenzione del sistema. Ogni singola operazione sarà pianificata in base alle caratteristiche della popolazione beneficiaria, alla domanda di energia e alle risorse disponibili nella zona.
La realizzazione del progetto porterà ad un miglioramento della qualità di vita nelle case. Sostituendo i metodi attuali di illuminazione, consistenti principalmente in candele e lampade a cherosene, e mettendo a disposizione energia elettrica più sicura e continua a costo zero, sarà possibile accedere a servizi fondamentali come la conservazione degli alimenti e delle medicine, e migliorare complessivamente le condizioni di salute e lavoro.
Il governo, in una regione gravemente contaminata dall’estrazione petrolifera, investe nelle risorse rinnovabili per elevare il tenore di vita degli abitanti dell’Amazzonia, dimostrando che l’uso di tecnologie appropriate e sostenibili può garantire un servizio prioritario come l’energia elettrica. Tutto ciò permetterà lo sviluppo di attività educative, mediche e sociali, favorendo la riduzione della migrazione, l’uso appropriato delle risorse naturali e una maggiore cura dell’ambiente.

Fonte: LaRepubblica

Israele e il recupero energetico

Una societa’ israeliana, la Innowattech, sta sperimento soluzioni alternative sul recupero dell’energia dal manto stradale e dal traffico ferroviario. Grazie alla progettazione e sperimentazione di piastre piezo-elettriche, denominate IPEG PAD, le ha dapprima inserite sotto il manto stradale per catturare energia dal transito dei veicoli e poi depositate anche lungo i tratti ferroviari.
Nel primo caso il risultato non e’ stato esaltante anche se pare che un chilometro di una sola corsia di autostrada possa fornire fino a 100kW di elettricita’, sufficiente a dare energia a circa 40 case. Il problema e’ quello che, per raccogliere un’elevata quantita’ di energia, ci sia bisogno di un traffico intenso e puo’ risultare problematico il posizionamento dei generatori sotto grandi tratti di strada.
Nel caso, invece, della ferrovia il progetto della Innowattech, avviato con la Technion University e l’ Israel Railway Company, e’ possibile controllare maggiormente il traffico ferroviario, la frequenza delle sollecitazioni dovute al passaggio dei treni e valutare, cosi’, i tratti dove e’ piu’ opportuno catturare energia. Innowattech ha, quindi, deposto 32 IPEG PAD sui binari di alcuni tratti ferroviari per raccogliere le sollecitazioni meccaniche e convertirle in energia elettrica. I primi risultati elaborati indicano che le aree soggette al passaggio di 10-20 treni l’ora sarebbero in grado di produrre fino 120 kWh nello stesso lasso di tempo. Questa elettricita’ potrebbe, quindi, essere utilizzata dallo stesso convoglio o per alimentare la segnaletica, misurare la velocita’ e il peso dei treni oppure per essere ceduta alla rete elettrica.

Fonte: Ansa

Toscana: individuate le aree vietate al fotovoltaico

Dopo l’Emilia-Romagna, che con una delibera approvata il 6 dicembre dall’Assemblea legislativa ha disciplinato la localizzazione degli impianti fotovoltaici sul territorio, anche la Toscana interviene nella materia attraverso una proposta di delibera, approvata dalla Giunta regionale e che andrà all’esame del Consiglio regionale dopo il confronto con gli enti locali. Con il provvedimento, firmato dagli assessori all’ambiente e energia Anna Rita Bramerini, al governo del territorio Anna Marson e all’agricoltura Gianni Salvadori, viene fornita una prima individuazione delle zone dove sarà vietata l’installazione di impianti fotovoltaici a terra, in attuazione delle linee guida nazionali sulle rinnovabili emanate lo scorso settembre.
La delibera pone un limite alla diffusione in area agricola di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni (superiori ai 200 kW), favorendo gli impianti di piccola dimensione (da 5 kW a 20 kW) e media dimensione (da 20 a 200 kW), e privilegiando la funzione di integrazione del reddito agricolo.
Con una tabella viene fornito un primo elenco delle aree non idonee al fotovoltaico, distinte per potenza degli impianti e dimensione (da 5 a 20 kW, da 20 a 200 kW ed oltre 200 kW) e per tipologia. Le zone inidonee al fotovoltaico sono: “siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco”, tra cui spicca la Val D’Orcia; “aree e beni immobili di notevole interesse culturale”, “aree e immobili vincolati”, “zone all’interno di coni visivi e panoramici la cui immagine è storicizzata”, “emergenze culturali e zone contigue a parchi archeologici e culturali”, “aree naturali protette”, “zone umide ai sensi della convenzione di Ramsar”; “aree Dop, Doc, Docg e Igp”; “aree classificate a rischio idraulico e geomorfologico e aree adibite a interventi di messa in sicurezza” e infine “zone vincolate in base all’art.142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio”. Sono definite caso per caso le eventuali eccezioni ammesse, per esempio le aree già urbanizzate prive di valore culturale-paesaggistico, le aree degradate e i siti di ex attività estrattive e infine le attività connesse all’agricoltura purché le modalità di installazione abbiano il minor impatto possibile.
I criteri di inserimento degli impianti nelle aree idonee, spiega una nota regionale, saranno invece specificati in un atto successivo così come l’individuazione delle aree non idonee per le altre tipologie di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, biomasse, ecc.). Con questa proposta – ha commentato l’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini – la Toscana si allinea agli indirizzi nazionali coniugando lo sviluppo del fotovoltaico con la valorizzazione del territorio rurale e della sua economia. Nei prossimi giorni si aprirà una ulteriore fase di lavoro in cui sarà fatta una rapida ricognizione presso Province e Comuni per raccogliere proposte di individuazione di ulteriori aree non idonee per il fotovoltaico e per le altre energie rinnovabili.
Con questa scelta – afferma l’assessore al governo del territorio Anna Marson – salvaguardiamo il paesaggio rurale e l’agricoltura, attività essenziale alla riproduzione del paesaggio stesso, indirizzando le installazioni di grandi impianti nelle aree già urbanizzate o degradate. Nelle prossime settimane, con atto successivo, specificheremo i criteri per l’inserimento nel paesaggio degli impianti fotovoltaici anche nelle aree idonee.

Fonte: Casa&Clima

Geotermia: progetto per valutare il potenziale al Sud

Realizzare uno strumento di conoscenza e valutazione per la gestione e l’uso ottimale delle risorse geotermiche nelle Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), a beneficio sia delle amministrazioni pubbliche che dei privati. È questo l’obiettivo del progetto VIGOR (Valutazione del Potenziale Geotermico delle RegiOni ConveRgenza), attivato nell’ambito della linea di attività 1.4 (Interventi innovativi di utilizzo della fonte geotermica) del Programma Operativo Interregionale “Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico” 2007-2013. Il progetto è nato dall’intesa tra il Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Generale per l’Energia Nucleare, le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica e il CNR – Dipartimento Terra e Ambiente, che è il soggetto attuatore.
La geotermia – si legge nella scheda informativa dell’ufficio stampa POI Energia – sfrutta il calore del sottosuolo e viene utilizzata in modo diretto (come energia termica) oppure convertita in energia elettrica; benché essa sia presente ovunque nel sottosuolo, l’estrazione risulta economicamente conveniente solo nelle aree in cui sono presenti condizioni geologiche favorevoli, ossia sistemi idrotermali sufficientemente ricchi in fluidi termali a una profondità di poche migliaia di metri, che consenta di contenere le perdite di calore e di renderne efficiente l’utilizzo. Il progresso nelle tecnologie per produzione di energia elettrica a media temperature (cicli binari) e in sistemi idrotermali a bassa permeabilità mediante stimolazione e reiniezione (Enhanced Geothermal System “EGS”) ha consentito di aumentare enormemente le stime di potenza elettrica producibili con la geotermia, anche in aree del territorio nazionale che sono situate al di fuori delle aree geotermiche tradizionali.
In Calabria, Campania, Puglia e Sicilia la quantità di energia prodotta da fonte geotermica è ad oggi ancora irrilevante: tuttavia ci sono prospettive interessanti grazie a innovative tecnologie, capaci di innescare un ciclo termico anche con differenza di temperature modeste. Il progetto VIGOR, che ha una durata di 24 mesi e prevede un investimento pari a 8 milioni di euro, mira a fornire ai potenziali futuri utilizzatori della fonte geotermica, informazioni analitiche utili ad avviare attività di prospezione e di utilizzo dell’energia da tale fonte, e di ampliare le conoscenze del potenziale naturale e della concreta possibilità di valorizzazione della risorsa geotermica nelle Regioni Convergenza. Inoltre, il progetto si propone di fornire al Ministero dello Sviluppo Economico – DGENRE studi di fattibilità, utilizzabili per l’emanazione di bandi specifici. Nella prima fase del progetto saranno ricavate e sistematizzate le informazioni necessarie alla progettazione e alla costruzione di modelli di intervento integrati. La seconda fase prevede la realizzazione di progetti esecutivi “entro una profondità media adeguata – spiega una nota del Ministero – per produrre energia elettrica, condizionamento di ambienti e per utilizzare il calore geotermico in campo industriale, agroalimentare e termale-turistico. Già alla fine del primo anno di attività saranno individuati i primi 4 casi-tipo di progetti dimostrativi di impianti geotermici con caratteristiche analoghe a progetti realizzabili nelle Regioni Convergenza”.

Fonte: Casa&Clima

L’Unione Europea & il gasdotto Nabucco

L’Unione europea fa pressing per avere da Turkmenistan e Azerbaigian ”impegni concreti” a favore del cosiddetto ”corridoio sud” ed in particolare del gasdotto Nabucco. Il presidente della Commissione europea, Jose’ Manuel Barroso, ha annunciato che la prossima settimana visitera’ i due paesi caucasici insieme con il commissario per l’energia Guenther Oettinger proprio allo scopo di ”spingere” in tal senso. Credo che la sicurezza e la diversificazione dei nostri rifornimenti energetici – ha detto Barroso – siano una delle priorita’ strategiche dell’Europa. Dopo l’accordo di Ankara – ha aggiunto il presidente della Commissione – le prospettive sono migliorate e penso che Nabucco sara’ un successo.

Fonte: Ansa

 

Polemica su lampadine verdi: basso consumo al mercurio

E’ polemica sulla decisione della Commissione Ue di procedere con l’interdizione progressiva delle lampadine incandescenti a favore di quelle a basso consumo di energia. Un test dell’Ufficio tedesco dell’ambiente ha confermato le preoccupazioni sollevate da un gruppo di eurodeputati tedeschi, secondo i quali le lampadine ‘verdi’ si rileva una presenza di mercurio, per quanto bassa.
Su pressione di una follia climatica, si è deciso rapidamente di interdire le lampadine incandescenti, senza tenere conto della presenza di mercurio in quelle a lungo consumo, ha protestato Silvana Koch-Mehrin, vice-presidente del Parlamento europeo, chiedendo la sospensione immediata del provvedimento. Il test ha segnalato che il livello di 0,35 microgrammi di mercurio per metro cubo tollerato potrebbe essere moltiplicato per venti in caso di rottura della lampadina. L’ufficio ha consigliato ai consumatori di privilegiare le lampadine che sono protette da un involucro di plastica ed ha sollecitato in generale l’eliminazione di questo tipo di prodotto a “medio termine”.
La Commissione europea ha confermato la decisione di procedere con l’interdizione progressiva delle vecchie lampadine, definendo “esagerate” le preoccupazioni degli eurodeputati. Le conclusioni degli studi fatti da esperti scientifici hanno escluso rischi per la salute per gli adulti anche in caso di rottura accidentale di una lampadina a basso consumo di energia, ha riferito la portavoce Marlene Holzner. Per le conseguenze sui bambini, invece, non ci sono dati sufficienti per giungere a conclusioni certe.
Mentre quindi la Commissione mantiene il programma di interdizione delle vecchie lampadine, ha deciso al tempo stesso di imporre ai produttori nuovi limiti sulla presenza di mercurio, che dovranno passare da 5,0 a 2,5 microgrammi al metro cubo entro il 2013, con un obiettivo intermedio di 3,5 microgrammi nel 2012. Sul mercato esistono però anche lampadine a basso consumo energetico prive di mercurio, ha aggiunto la portavoce. I consumatori che hanno questo tipo di preoccupazione, possono rivolgersi ad altri prodotti.

Fonte: Ansa

 

Secondo il programma per tutta la Ue, dopo l’interdizione per i 100 e i 75 watt, nel settembre del 2011 dovranno andare in pensione le lampadine a incandescenza a 60 watt ed entro la fine del 2012 dovranno sparire quelle di 40 e 25 watt. L’Ue stima che, sostituendo tutte le lampadine di vecchia generazione con quelle nuove si potranno risparmiare fino a 40 miliardi di KW/h l’anno, con conseguente risparmio 15 milioni di tonnellate di CO2. Per fare un paragone, il consumo di uno stato come la Romania in un anno intero.

 

Eolico: bando egiziano da mille megawatt

Annunciata per il prossimo gennaio in Egitto la gara per scegliere le imprese cui affidare la costruzione di impianti eolici per circa 1.000 MW , da realizzare prevalentemente lungo la costa del Mar Rosso.
Lo ha dichiarato alla stampa il ministro egiziano dell’Energia, Hassan Younes, precisando che lo svolgimento della gara si comporrà di due fasi. Durante la prima, che si svolgerà appunto a gennaio, saranno assegnati i lavori per i primi 500 MW, mentre i rimanenti 500 MW troveranno allocazione nel mese di luglio.
Il contratto di vendita dell’energia prodotta dai nuovi impianti prevede l’acquisto per 20 anni da parte della compagnia elettrica nazionale, che la distribuirà ai consumatori sulla base di prezzi stabiliti dal governo. Il ministro ha ribadito l’impegno del governo di ricavare entro il 2020 da fonti rinnovabili, e in particolare dall’eolico e dal solare, il 20% dell’energia necessaria a coprire il fabbisogno del Paese.
L’intera capacità di generazione dell’Egitto assomma oggi a 25.000 MW e l’intenzione del governo è quella di portare questo valore a 58.000 MW entro il 2027, mobilitando investimenti per 110 miliardi di dollari.

Fonte: LaStampa

MilanoZero: il nuovo quartiere (per uffici) certificato Leed Platinum

Sarà inaugurato nella primavera del 2013 il quartiere per uffici ecosostenibile da 220 milioni di euro “MilanoZero”, destinato a sorgere sul sito una volta occupato dall’ex sito industriale della Domenico Altieri Chimica. Progettata da Studio FZ (Milano) su commissione della famiglia Altieri, l’area di lavoro, a un minuto dall’aeroporto di Linate, occuperà una superficie di oltre 40.000 metri quadrati e sarà percorribile esclusivamente a piedi, in bici o con minicar elettriche. La struttura, articolata su 10 edifici di differente funzione, sarà dotata di un assai ampio ventaglio di soluzioni ecosostenibili, individuate dai progettisti nell’ottica di realizzare un complesso certificato Leed, classe Platinum. Tra i volumi di MilanoZero vi sarà il ZeroHotel, una struttura ricettiva di lusso high-tech, destinata a rappresentare il primo complesso alberghiero italiano classe A.
Nel progetto di Studio FZ i tetti a shed degli edifici accolgono pannelli fotovoltaici di terza generazione ad altissima efficienza, in grado di regalare al complesso l’autonomia energetica per coprire i consumi energetici dipesi da climatizzazione e gestione ordinaria. Impianti per il recupero e lo sfruttamento delle acque meteoriche nei servizi igienici e per l’irrigazione dei giardini sono inseriti su tetti e piazzali. Nei mesi più caldi, un’alimentazione automatica ausiliaria garantisce l’approvvigionamento idrico attraverso la rete dell’acqua potabile.
MilanoZero sfrutta anche il sottosuolo, dove l’acqua si mantiene alla temperatura costante di 14°C tutto l’anno. Un pozzo geotermico di estrazione consente al centro di disporre di questa preziosa risorsa costantemente e di portarla alla temperatura desiderata grazie all’energia solare – si legge nella proposta vincitrice. Il calore accumulato viene poi conservato con l’applicazione delle più studiate regole di isolamento e coibentazione. Questo ciclo perfettamente chiuso e autonomo si compone di tre parti distinte: i pozzi geotermici dell’acqua di falda, le macchine di climatizzazione, fulcro dell’impianto, e le apparecchiature di erogazione del calore. Apparecchi moderni, tra i migliori e i più sicuri che la tecnologia odierna possa offrire. Sulle sommità degli edifici crescono lunghi e rigogliosi giardini pensili, con i colori e la vegetazione tipici della Valle del Lambro. Ognuno di questi contribuirà non solo a rendere esteticamente più piacevole la veduta dall’alto del nuovo innovativo complesso, ma sarà anche in grado di migliorare il rendimento energetico degli edifici e di ridurre l’effetto del deflusso delle acque a causa delle tempeste. Gli spazi avranno un costo di realizzazione di circa 1500/ 2000 € al mq e verranno affittati a un prezzo che si aggira attorno ai 250 euro al metro quadrato l’anno.

Fonte: ArchiPortale

Fotovoltaico: calano i prezzi negli Stati Uniti

Resi noti i risultati di uno studio condotto dal Lawrence Berkeley National Laboratory (LBNL, uno dei centri di ricerca del Dipartimento dell’Energia USA) sull’andamento dei costi delle installazioni fotovoltaiche negli Stati Uniti dal 1998 ad oggi. Risulta che il costo medio è sceso (a valuta costante 2009) dai 10,8 dollari/Watt del 1998 ai 7,50 dollari/Watt del 2009. Lo studio è stato effettuato analizzando i dati provenienti da 78.000 sistemi fotovoltaici (residenziali e non) per un totale di 874 MW installati, che rappresentano il 70% del fotovoltaico connesso alla rete elettrica nazionale negli USA. I dati preliminari estrapolati dallo studio suggeriscono che la tendenza alla discesa dei costi si è ulteriormente consolidata nell’anno in corso. Ad esempio il costo dei sistemi fotovoltaici installati tramite la “California Solar Initiative” è infatti diminuito di 1 dollaro/Watt nel corso dei primi dieci mesi del 2010 e addirittura di 1,20 dollari/Watt nel New Jersey durante i primi sei mesi dell’anno. L’entità della diminuzione varia in base alle dimensioni del sistema, traendo i maggiori benefici dalla realizzazione di economie di scala. Ad esempio, nel caso di un piccolo sistema da 2 kW, il costo medio è di 9,9 dollari/Watt, contro i 7 dollari di un impianto da circa 1.000 kW (1 MW). Ma nel caso di due impianti “multimegawatt” installati su terreni pubblici nel 2009, si sono registrati costi molto più bassi, in un caso di ben 2,5 dollari/W.

Fonte: LaStampa

Italia: energie rinnovabili e luoghi comuni

L’Italia ha un’irradiazione solare tale da garantire a chiunque di avere una casa “solare”, grazie a una continua produzione di energia pulita, rinnovabile e gratuita.
Ormai lo sappiamo tutti, eppure nell’opinione pubblica italiana esiste ancora un freno chiamato “scetticismo”, condito da radicati luoghi comuni. La maggior parte degli italiani ha una conoscenza superficiale delle energie rinnovabili e ciò non fa che alimentare abbattibili luoghi comuni. Tra i più diffusi, per esempio, c’è la convinzione che la tariffa incentivante alla fine non sia veramente garantita per 20 anni dallo Stato, o che l’iter burocratico per installare un impianto fotovoltaico sia eccessivamente complesso e per questo scoraggiante.
E’ certo, invece, quanto prevede il Nuovo Conto Energia, entrato in vigore col Decreto Ministeriale del 2007: per chi installa un impianto fotovoltaico vi è un incentivo in denaro per la durata di 20 anni. Un incentivo sicuro e garantito dal GSE, il Gestore per i Servizi Energetici, il quale s’impegna a erogare gli incentivi con un vero e proprio contratto [Fonte GSE]. Ci si potrebbe chiedere ma da dove vengono i soldi per gli incentivi? : vengono da una parte delle bollette elettriche che chiunque paga. Nelle bollette elettriche ci sono, infatti, varie componenti, tra cui la COMPONENTE A3 che copre, appunto, i costi per il finanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate [Fonte Enel]. Basta leggere attentamente una qualsiasi bolletta elettrica per averne conferma.
E come viene effettuato il pagamento dell’incentivo? A cadenza bimestrale per gli impianti da 1 a 20 kW, a cadenza mensile per gli impianti superiori a 20 kW, il GSE eroga un corrispettivo pari al prodotto tra l’energia elettrica generata dall’impianto fotovoltaico e la tariffa incentivante riconosciuta, con accredito su conto corrente.
In merito all’iter burocratico per l’installazione di un impianto fotovoltaico la risposta a eventuali domande viene sempre dal Decreto Ministeriale del 2007, il quale precisa per gli impianti per i quali non è necessaria alcuna autorizzazione (i piccoli impianti) è sufficiente la semplice dichiarazione di inizio attività (DIA) [Fonte GSE].
In definitiva è chiaro che chi continua a essere scettico sulle energie rinnovabili e sugli incentivi è comunque un finanziatore degli stessi! E’ come se pagasse una parte del mutuo di una casa a qualcuno mentre egli stesso è in affitto, e che affitto…

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Fotovoltaico, biomasse, eolico: i preferiti dalle aziende italiane

La maggior parte delle aziende italiane attive nelle energie rinnovabili punta sul fotovoltaico. A confermarlo e’ uno studio realizzato da Agici sugli iscritti al progetto Corrente del Gse, un portale ad adesione volontaria aperto a tutte le imprese italiane operanti nella filiera delle energie rinnovabili.
In tutti i principali paesi del mondo sta nascendo una industria delle rinnovabili: un’industria ancora giovane e con identita’ e missione in divenire. Questo fenomeno sta ovviamente interessando anche l’Italia, dove la consapevolezza di avere un’industria nazionale e’ ancora poco diffusa. Le 128 aziende iscritte a Corrente e prese in esame generano un fatturato di oltre 21 miliardi di euro a fronte di 46mila persone occupate.
La maggior parte delle aziende iscritte si caratterizza per la localizzazione geografica nel Nord Italia e per la piccola dimensione. Sono poche, rispetto al totale degli aderenti, le imprese che superano la soglia dei 50 dipendenti e dei 50 milioni di euro di fatturato. La maggioranza degli iscritti, 87 aziende, ha puntato sul fotovoltaico, tecnologia emergente e con ampi margini di sviluppo. Seguono biomasse (49 aziende) ed eolico (47). Si rivelano invece settori molto consolidati, e quindi con un numero non elevato di player, idroelettrico e soprattutto geotermico. Da registrare, infine, le 24 aziende iscritte attive nel solare termodinamico, segno della presenza di molti attori italiani in tecnologie innovative.
A livello di presenza internazionale, emerge come il 61% degli iscritti sia presente in almeno un altro paese al di fuori dell’Italia, prevalentemente con filiali di tipo commerciale. Le aree piu’ attrattive per gli iscritti sono in paesi dell’Europa Occidentale, dell’Est Europeo e del Nord Africa e Medio Oriente. Guardando infine alle opportunita’ e alle prospettive, lo studio propone quattro direttrici lungo le quali lavorare: crescita dimensionale attraverso M&A o creazione di consorzi; supporto delle autorita’ governative con una politica industriale chiara e di largo respiro; investimenti in innovazione tecnologica; crescita nei Paesi in via di Sviluppo e in particolare nel bacino del Mediterraneo.

Fonte: BioEcoGeo

Rinnovabili: Astonfield investe 3 miliardi di dollari in India

La compagnia statunitense Astonfield, operante nei settori eco-energetici, ha annunciato la volontà di investire tra i 2 e i 3 miliardi di dollari nello sviluppo di tecnologie energetiche pulite in India entro i prossimi cinque anni. Stando a quanto affermato dai vertici societari, sarebbero circa 17 gli Stati indiani che potrebbero beneficiare dello straordinario impiego di risorse finanziarie finalizzate a supportare la crescita ecocompatibile della nazione.
Più in particolare, la compagnia avrebbe dichiarato che, mentre l’India può da una parte vantare uno scarso apporto di depositi petroliferi, può dall’altra parte godere di risorse energetiche in quantità davvero invidiabili, come accade ad esempio per il sole, con il subcontinente che detiene uno dei livelli di irraggiamento più importanti del mondo. Ad ogni modo, per garantire un pieno sviluppo dell’industria dell’energia solare, sarà necessario abbassare sensibilmente i costi inerenti la produzione di tale risorsa eco-energetica, rendendo così economicamente più conveniente la generazione di elettricità dal sole. Tra i primi progetti che la Astonfield svilupperà nel subcontinente indiano, figurano un impianto da 11,5 MW nel Gujarat e un altro impianto da 5 MW nel Rajasthan, cui, a seguire, dovrebbe succedere un impianto da 5 MW nel Bengala Occidentale, quest’ultimo ancora da confermare.

Fonte: Ecoo

 

La svolta della Cina sul clima? Errore di traduzione

La notizia ha fatto il giro del mondo, rapidissima visto che il mondo qui a Cancun è concentrato dentro un albergo, seppure molto grande. Il 7 dicembre Su Wei, negoziatore cinese per la conferenza sui cambiamenti climatici, ha regalato ai media titoli di apertura e approfondimenti di primo piano: “La svolta della Cina su Kyoto”. Brividi nella comunità internazionale: per la prima volta la Cina aveva detto sì agli impegni vincolanti e ai controlli internazionali sulle emissioni di CO2. Il punto nodale della trattativa sul protocollo di Kyoto. La pietra dello scontro fra i due grandi inquinatori del mondo, Cina e Stati Uniti.
Con un dettaglio: la svolta della Cina non era vera. C’era stato un errore di traduzione. Le parole di Su Wei pronunciate in cinese erano state riportate male dall’interprete della conferenza. Todd Stern, capo negoziatore americano qui a Cancun, aveva fiutato l’errore. E quando è stato assalito dai giornalisti che volevano una sua reazione alla “storica svolta della Cina”, ha provato a balbettare: Veramente a me non sembra che ci siano cambiamenti nella politica cinese. Ma niente da fare. La sua è stata interpretata come una mossa tattica, in difesa. Il tentativo di minimizzare la storica apertura della Cina. E’ dovuto scendere in campo Xie Zhenua, il capo delegazione del governo cinese. Una conferenza stampa con i crismi della diplomazia negoziale. Lungi dal denunciare un errore di traduzione, Xie Zhenua ha ripetuto pacatamente la politica cinese sulle riduzioni di CO2 che, tra le altre, vede la Cina come il paese al mondo che investe di più in energia rinnovabile. In conferenza stampa Xie Zhenua ha scandito lentamente i punti nodali della politica sulle riduzione delle CO2. Parlando, rigorosamente, in inglese.

Fonte: CorriereDellaSera

Mar del Nord: rete offshore per 10 paesi dell’Unione Europea

La costruzione di una rete elettrica che collega i parchi eolici offshore del mare del nord con i Paesi che vi si affacciano è ormai una realtà. I ministri di Svezia, Danimarca, Germania, Olanda, Lussemburgo, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia e Belgio, hanno firmato il 3 novembre a Bruxelles, insieme alla commissione Europea, un accordo per dare il via alla realizzazione dei lavori. Ciò comporta l’impegno a superare non solo problemi tecnici, commerciali, ma anche burocratici e amministrativi. Bisogna, infatti, abbattere le costose barriere che esistono tra i Paesi dell’Unione europea per poter importare ed esportare facilmente l’elettricità. L’accordo prevede, inoltre, una necessaria semplificazione delle procedure di autorizzazione e definisce un programma di lavoro con la descrizione precisa delle azioni che andranno intraprese. Vengono istituiti tre gruppi di lavoro, che includono i governi, i regolatori, gli operatori del sistema di trasmissione e la commissione Europea, che faranno rapporto due volte l’anno ai ministri dell’Energia. Per realizzare la supergrid, così viene chiamata la rete offshore del mare del nord, si dovranno posizionare migliaia di chilometri di cavi sottomarini su una superficie di 760 chilometri quadrati. La spesa finale ammonterà a 32 miliardi di euro, meno di quanto si spenderebbe se ogni Paese facesse indipendentemente i suoi collegamenti. Al di là degli enormi vantaggi a livello di approvvigionamento energetico, per cui si stima che la capacità energetica dell’offshore europeo sia superiore a quella fornita dal petrolio medio orientale, non vanno ignorate le possibilità occupazionali. Si parla della creazioni da 100 a 150.000 posti di lavoro per la realizzazione del progetto entro il 2020-2030. La supergrid offshore è destinata a produrre entro il 2030, secondo la commissione Ue, una capacità di energia eolica di 150 GW. Si produrranno 563 Twh (terawattora), pari al 16% del consumo elettrico europeo, ma nel 2050 la rete potrà rispondere al 46% della domanda.

Fonte: Ansa