Archivio della categoria ‘ENERGIE RINNOVABILI’

Rinnovabili: centrali a energia solare funzioneranno ad acqua

Le centrali a energia solare del futuro potrebbero usare come “combustibile” la comune acqua, neanche troppo pulita: 3-4 litri potrebbero bastare per soddisfare il fabbisogno quotidiano di un’abitazione con ridotti consumi.
Non si tratta di fantascienza, ma di una nuova tecnica, certamente molto innovativa, sviluppata da Daniel Nocera, professore di chimica al Massachusetts Institute of Technology (MIT), e che lo stesso Nocera sta ora cercando di portare alla fase commerciale tramite una società (SunCatalytix) appositamente costituita. In termini molto semplici, il procedimento utilizza un particolare catalizzatore (costituito da una sorta di ‘foglia’ artificiale di silicio, grande come una carta da poker e ricoperta di cobalto e fosfati) il quale, immerso nell’acqua ed esposto alla luce del sole, innesca una reazione chimica che scinde l’acqua nelle sue componenti idrogeno e ossigeno. Questi ultimi vengono quindi utilizzati per produrre elettricità tramite una pila a combustibile, senza emissioni di anidride carbonica. L’idea di imitare la fotosintesi per ricavare energia dal sole non è nuova: le prime ‘foglie artificiali’ sono state realizzate oltre 10 anni fa, ma erano costruite con materiali rari e costosi, e avevano una limitatissima durata. Invece il nuovo ritrovato di Nocera usa materiali più comuni e poco costoso, come nichel e cobalto, con tempi di durata dell’ordine di 45 ore di fila. La tecnologia sta però ancora muovendo i primi passi ed è quindi prevedibile che durata ed efficienza registreranno ulteriori rilevanti miglioramenti. È importante sottolineare che un colosso industriale come l’indiano Tata Group è convinto delle potenzialità della nuova tecnologia. In particolare nei Paesi della fascia tropicale, dove potrebbe offrire una soluzione alle esigenze energetiche di un’ampia fascia di popolazione non collegata alla rete elettrica: ogni casa potrà avere la sua piccola centrale solare, a basso costo e non più grande di un frigorifero. Con questa visione la società Tata Energy ha concluso un accordo con Daniel Nocera e con il MIT per la realizzazione – entro un anno e mezzo – di un primo prototipo pilota di reattore basato sulla nuova tecnologia.

Fonte: LaStampa

Energia: su mercato libero si risparmia meno che nel 2010

Le famiglie che si rivolgono al mercato libero per la fornitura di energia elettrica nel 2011 hanno opportunita’ di risparmio medio rispetto al 2010. Lo rileva uno studio di Federconsumatori, secondo cui i risparmi, a seconda della categoria di consumi, vanno dal -5,5% al -7,5%, vale a dire tra il 3 il 5% in meno rispetto al 2010.
E’ vero, prosegue lo studio presentato nel corso del convegno ‘Politiche e mercato dell’energia post liberalizzazione’, che dall’avvio della liberalizzazione nel settore elettrico, decollata nel luglio del 2007, sono oltre 4 milioni le famiglie che hanno cambiato, passando dal mercato tutelato a quello libero: tuttavia 2/3 hanno comunque mantenuto lo stesso operatore, a dimostrazione di una certa difficolta’ di affidarsi alle diverse offerte commerciali. Per accelerare il processo, secondo l’indagine, ci vorrebbero maggiori benefici economici: in sostanza, i risparmi dovrebbero essere nell’ordine della doppia cifra. Ancora piu’ problematica e’ la situazione del settore gas, dove in otto anni di libero mercato solo l’8% ha cambiato venditore, con risparmi medi che oscillano per le offerte piu’ convenienti dall’1,9% al 3,9%, troppo poco per sollecitare un cambio di rotta da parte dei consumatori. Le offerte per il gas, inoltre, vengono pubblicizzate molto meno rispetto a quelle relative all’elettricita’.
Molte le proposte messe sul tavolo dell’associazione dei consumatori per invertire la rotta e approfittare realmente delle opportunita’ offerte dalla liberalizzazione. Sul fronte gas si chiede per esempio la riduzione ”dell’eccessiva imposizione fiscale, che incide su ogni metro cubo di mercato consumatori per il 37%”, nonche’ ”la sterilizzazione automatica degli aumento dell’Iva con il crescere del costo della materia prima, che si generano automaticamente a ogni aumento trimestrale della medesima come si sta verificando dall’inizio del 2010 ad oggi, dove si sono accumulati aumenti per ben 126 euro a famiglia”. Per l’elettricita’, Federconsumatori si schiera contro l’eventuale ridimensionamento dell’Acquirente Unico in rappresentanza del mercato tutelato ”senza fornire adeguate tutele”.
Un tema, quest’ultimo, su cui si e’ soffermato anche il presidente dell’Autorita’ per l’Energia, Guido Bortoni, che ha sottolineato l’importanza del sistema informativo integrato promosso dalla stessa Autorita’ e sviluppato dall’Acquirente unico: uno strumento ”cardine per lo scambio delle informazioni tra i vari soggetti superando cosi’ problemi legati alla gestione della misura, dello switching e della morosita”’.
Secondo l’amministratore delegato dell’Au, Paolo Vigevano, il sistema di tutela del consumatori ”garantisce i consumatori, ma serve piu’ informazione”.
Anche il mercato elettrico delle micro, piccole e medie imprese mostra qualche rigidita’. Donato Berardi del Ref ha infatti illustrato una indagine su questo tema, svolta presso 5.500 aziende, pari a 2 miliardi e 300 milioni di chilowattora di consumo comparato. Basti pensare che, alla domanda su quale sia la disponibilita’ a cambiare fornitore per uno sconto sulla bolletta, oltre la meta’ dichiara che il risparmio dovrebbe essere almeno del 10% e il 37% punta addirittura al 15%.
Obiettivi molto lontani dalla realta’, visto che il risparmio stimato e’ invece del 5%. Per i piccoli, inoltre, e’ difficile orientarsi tra le mille offerte: il principale canale di conoscenza e’ infatti il ‘Porta e porta’, vale a dire l’agente commerciale e 4 su 10 si fermano alla prima offerta sottoscritta. Comportamento ben diverso e’ quello che caratterizza i grandi consumatori energivori, che possono andare alla ricerca investendo di piu’ e ricorrendo a canali dedicati come energy manager e consulenti.

Fonte: Ansa

Salerno-Reggio Calabria: con ‘Solar Wind’ elettricità verde sull’autostrada

Recuperare un viadotto destinato alla demolizione e trasformarlo in una fonte di energia verde. E’ l’obiettivo di ‘Solar Wind’, un progetto per riqualificare 10 km del vecchio tratto della Salerno-Reggio Calabria, tra Scilla e Bagnara. La struttura dei viadotti, riferisce il periodico scientifico ‘Focus’ nel numero in oggi, sarà rafforzata con travi reticolari per ospitare 26 turbine eoliche. Tra i piloni del viadotto Costa Viola ne saranno installate 15, con una resa energetica annua di 22.500 MWh, sufficienti ad alimentare 8.500 appartamenti. E ancora. Una carreggiata sarà riservata ai pedoni e ospiterà serre per la coltivazione di prodotti biologici. L’altra sarà adibita al transito dei veicoli e ricoperta da una pavimentazione fotovoltaica che genererà 11.200 MWh di energia all’anno. Ideato dagli architetti Francesco Colarossi, Giovanna Saracino e Luisa Saracino, ‘Solar Wind’ si è classificato al 2° posto nel concorso ‘Solar Park South’ indetto dalla Regione Calabria. La sua realizzazione, dal costo inferiore ai 40 milioni di euro (quanto costerebbe smantellare il viadotto), sottolinea il periodico, sarebbe comunque successiva all’annoso completamento dei lavori sul tratto principale dell’autostrada A3: questa, infatti, rimarrebbe una strada panoramica secondaria.
Fonte: Adnkronos

Geotermia: in Italia primo progetto offshore al mondo

L’Italia è sempre stata un Paese leader a livello mondiale nel settore dell’energia geotermica, e ora ha avviato un nuovo progetto all’avanguardia: il geotermico offshore.
L’idea è di sfruttare il calore del Marsili, un grande vulcano sottomarino situato nel Tirreno meridionale a circa 150 km a nord delle Eolie. Il progetto è nato da un’idea di Patrizio Signanini dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti ed è stato sviluppato da Eurobuilding (società di ingegneria naturalistica con sede ad Ascoli Piceno) in collaborazione con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Istituto per la geologia marina del Cnr-Ismar, il Politecnico di Bari e il Centro di ricerche sperimentali per le geotecnologie dell’Università di Chieti. Avviato nel 2006, il “Marsili Project” ha ricevuto l’autorizzazione del Ministero per lo sviluppo economico nel 2009, e ora sta iniziando la fase esplorativa: una piattaforma e un primo pozzo pilota profondo 800 metri, che dovrebbero essere pronti nel 2013. Il Marsili è il vulcano più grande d’Europa, ed emette fluidi ad una temperatura di circa 300 gradi centigradi: secondo Diego Paltrinieri, geologo marino e direttore del progetto per la Eurobuilding, ha un enorme potenziale geotermico, “paragonabile a quello delle più grandi centrali geotermiche mondiali o di impianti nucleari di media taglia”. Entro il 2015, per un investimento totale di 2 miliardi di euro, è prevista la costruzione di 4 piattaforme per una potenza totale di 800-1000 MW. A regime l’impianto potrà produrre ogni anno 4,4 miliardi di kWh, sufficienti per soddisfare il fabbisogno di una città come Palermo.
La geotermia offshore è una reale e importante risorsa energetica tutta italiana. Il vulcano Marsili può diventare la prima fonte di approvvigionamento di energia geotermica offshore della storia aprendo la strada a un’energia nuova, pulita ed inesauribile“, ha aggiunto Paltrinieri.

Fonte: LaStampa

In Piemonte: impianto per produrre bioetanolo di seconda generazione

Avviata a Crescentino, in provincia di Vercelli, la costruzione della prima raffineria al mondo per la produzione di bioetanolo di seconda generazione.
Il progetto, promosso dal gruppo Mossi&Ghisolfi (M&G, società piemontese leader mondiale nella produzione di polietilene) porta su scala industriale una innovativa tecnologia messa a punto dalla Chemtex (società di ingegneria del gruppo M&G) grazie ad un progetto di ricerca durato 5 anni e sostenuto con un investimento di 120 milioni di euro.
La bioraffinera di Crescentino, che sarà operativa nel 2012, avrà una capacità produttiva di oltre 40.000 tonnellate annue di bioetanolo ottenuto da biomasse ligno-cellulosiche non destinate al consumo alimentare. La materia prima di base è infatti la Arundo Donax, cioè la comune canna che cresce lungo tutti i fossi d’Italia, e sarà prodotta localmente (nel raggio di 40 km) tramite accordi con agricoltori della zona. Ne deriva, tra l’altro, anche un rilevante vantaggio per l’occupazione locale, stimata in circa 150 addetti direttamente occupati, più altrettanti nell’indotto. La Arundo Donax cresce su terreni umidi marginali, ma richiede un consumo relativamente basso di acqua, assicura una resa elevata per ettaro e una significativa capacità di sequestro della CO2. Della canna non si butta niente. La bioraffineria di Crescentino, infatti, ne utilizzerà il contenuto zuccherino per produrre il bioetanolo, tramite fermentazione enzimatica. La parte restante, costituita prevalentemente da lignina, sarà riutilizzata come combustibile in una centralina di generazione elettrica, consentendo così all’impianto di essere praticamente autonomo dal punto di vista energetico. Nello sviluppo del progetto il gruppo Mossi&Ghisolfi si è avvalso del contributo di partner qualificati, tra cui l’Enea, il Politecnico di Torino e la società danese Novozymes. Come combustibile il bioetanolo può essere miscelato alle comuni benzine in percentuali fino al 20% senza modifiche ai motori, oppure può essere utilizzato puro in motori specifici. Poiché le direttive europee impongono che entro il 2020 almeno il 10% dei combustibili per autotrazione debba essere di fonte rinnovabile, di fatto il potenziale mercato italiano per il bioetanolo (o altri biocarburanti) ammonta a oltre di 1,5 milioni di tonnellate l’anno. Per soddisfare questa domanda con la tecnologia M&G occorrerebbe mettere a coltivazione di canna non più del 3% dei terreni marginali o abbandonati in Italia. Va infine sottolineato che – secondo M&G – il bioetanolo prodotto a Crescentino è anche economicamente competitivo con i prodotti derivati dal petrolio, e questo non con le attuali quotazioni del greggio (quasi 110 dollari/barile), ma già ad un costo di 70 dollari/barile.

Fonte: LaStampa

Verona 4-6 maggio: Solarexpo e Greenbuilding

Nella prima decade di maggio Verona sarà la capitale italiana ed europea delle fonti rinnovabili. Per tre giorni, da mercoledì 4 a venerdì 6, i padiglioni della Fiera ospiteranno la 12/ma edizione di Solarexpo, mostra internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita
L’edizione 2011 sarà all’insegna dei record: già battuto il numero di espositori che dai 1.268 della scorsa edizione, supereranno quota 1350, con una crescita sia numerica che di presenza di stranieri. L’ampliamento ha portato gli organizzatori ad allestire la mostra in undici padiglioni, uno in più rispetto allo scorso anno. Nuovi primati sono attesi anche per quanto riguarda i visitatori, che dovrebbero superare quota 70mila dopo i 69.500 dello scorso anno, così come il numero di giornalisti accreditati, dopo che lo scorso erano stati 230, un numero già ingente per una rassegna fieristica. L’edizione 2011 di Solarexpo è da record anche a livello organizzativo: saranno complessivamente una sessantina di appuntamenti tra informazione, aggiornamento e formazione, in cui verranno presentate le principali novità internazionali nel settore delle rinnovabili. Un calendario fittissimo e variegato, con convegni a livello nazionale e internazionale rivolti agli operatori economici, dei quali molti attesi dall’estero. Anche quest’anno saranno presentate in esclusiva le innovazioni attraverso technology focus e progetti speciali dedicati a tematiche di massima attualità e agli scenari futuri del mercato. In parallelo a Solarexpo spicca la quinta edizione di Greenbuilding, la mostra-convegno dedicata all’efficienza energetica e all’architettura sostenibile, che proporrà come evento speciale “Illuminazioni”, lo show-room di nuova concezione dedicato all’eccellenza del costruire, che quest’anno sarà dedicato al tema sulla riqualificazione energetica degli edifici storici. Ritorna anche l’appuntamento con l’evento speciale “Solarch”, building solar design & technologies che, collocandosi a cavallo tra Greenbuilding e Solarexpo, rappresenta la continuità tra architettura sostenibile e tecnologie solari.

Fonte: Ansa

Ecobiz Expo 2011: la Puglia è maestra d’ecologia nei Balcani

Aprire il mercato balcanico alle aziende impegnate nell’edilizia e nel turismo sostenibile, e nella produzione di energia pulita proveniente da fonti energetiche rinnovabili. Esportare la cultura ambientale della Puglia in quei paesi dell’Est che stanno muovendo i primi passi nel loro percorso ecologico. Questi sono gli obiettivi di Ecobiz Expo 2011, una manifestazione-vetrina per gli imprenditori pugliesi allestita dalla Fiera del Levante presso la fiera di Budva che si terrà dal 20 al 22 aprile.
La manifestazione prevede una serie di seminari e dibattiti incentrati sui temi ambientali; incontri diretti con rappresentanti delle istituzioni e imprenditori locali. Il Montenegro è la novità della Ecobiz Expo di quest’anno; nelle passate edizioni la manifestazione ha interessato soltanto Albania, mentre l”anno scorso la Macedonia. Il mercato montenegrino offre grandi opportunità in questo momento. Il paese, da dicembre 2010, è candidato ad entrare nell’Unione Europea e ha quindi bisogno di adeguarsi agli standard ambientali fissati dall’UE.
Ivan Mitrović, vicepresidente dell’unione degli imprenditori del Montenegro, ha spiegato che iI progetti ci sono ma mancano i finanziamenti, pertanto impanti di depurazione dell’acqua, di smaltimento dei rifiuti e di produzione di energia pulita rappresentano i principali bisogni ecologici in cui potrebbero trovare spazio gli investimenti dall’estero. Gli imprenditori pugliesi che volessero investire nei Balcani sono ulteriormente tutelati dall’accordo fra FIDIndustria Puglia e l’ Unione dei Datori di Lavoro del Montenegro. Per ulteriori informazioni: www.ecobizexpo.biz.

Fonte: BlogEcologia

Italia: ecco i 20 comuni verdi al 100%

Sono 20 i comuni al 100% rinnovabili in Italia. I due migliori si trovano sull’arco alpino: Morgex, in provincia di Aosta, e Brunico, in provincia di Bolzano. A mettere in fila i comuni ‘verdi’ del nostro Paese ci pensa il rapporto ‘Comuni rinnovabili 2011’ di Legambiente, realizzato con il contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia, presentato a Roma.
A Morgex – si legge nel rapporto relativamente alle motivazioni del premio – c’e un impianto a biomasse con una potenza termica di 9 megawatt (mw), collegato a una rete di teleriscaldamento di 10 chilometri, che serve tutte le utenze domestiche. Per l’elettricita’ il paese si avvale di un importante contributo dell’idroelettrico e di fotovoltaico. A Brunico invece ci si affida a due impianti per il riscaldamento (uno a biomasse e uno a biogas) da 1,5 mw con una rete di 120 km, oltre a solare termico e fotovoltaico, ottenendo un taglio di oltre 50.000 tonnellate di CO2 all’anno. Tra i premiati anche il comune di Peglio (Pu) per la realizzazione di un parco di mini-eolico, e la provincia di Potenza per la ‘miglior buona pratica 2011’ come, per esempio, il progetto di solarizzazione delle scuole. Queste esperienze – sottolinea Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – dimostrano l’affidabilita’ di queste tecnologie” e la necessita’ di ”sostenere un modello energetico efficiente offrendo certezze a imprese e cittadini.
In Italia ci sono oltre 200.000 impianti per energia rinnovabile sparsi in 7.661 comuni, pari al 94% delle amministrazioni nel cui territorio sono presenti fonti rinnovabili. Di questi, quasi 1.000 (964) riescono a essere autosufficienti per una produzione maggiore di energia elettrica rispetto a quanta ne viene consumata e 27 quelli che superano il proprio fabbisogno termico. E’ questa la mappa delle fonti pulite di energia del nostro Paese disegnata da Legambiente nel rapporto. L’obiettivo di 8.600 megawatt, previsto per il 2020, lo raggiungeremo gia’ quest’anno, o al massimo all’inizio dell’anno prossimo. Ha detto Gerardo Montanino, direttore operativo deol Gs.

Fonte: Ansa

Sumitomo investe in Puglia: 10 impianti solari per 45 mln euro

Sumitomo punta sull’energia solare in Italia e investe 5 miliardi di yen (circa 45 milioni di euro) per acquisire il controllo di dieci impianti in Puglia.
La trading house giapponese, scrive il quotidiano finanziario Nikkei, ha siglato ieri un’intesa con la tedesca SAG Solarstrom per rilevare l’85% di due controllate che vantano un potenziale di generazione elettrica di 9.700 kw, pari al quantitativo dei panelli solari montati su 2.800 abitazioni. Sumitomo, con questo blitz in Italia, amplia le sue attivita’ nel settore e in Europa partite nel 2008, dove ha solo impianti solari in Spagna e Francia, mentre il totale aggregato d’energia elettrica prodotta dal gruppo a livello globale e’ di 30mila kw. La compagnia, secondo i piani di sviluppo di medio termine, intende avviare operazioni anche in Medio Oriente e Usa avendo per obiettivo la generazione di 200mila kw. Nel breve periodo, tuttavia, Sumitomo aumentera’ di 3,3 volte la capacita’ in Europa entro la fine dell’esercizio fiscale 2011 per portarla a 100mila kw e, grazie al know how sviluppato in Europa, intende espandere le operazioni anche in altre regioni del mondo.

Fonte: Ansa

Monte dei Paschi di Siena: il bancomat solare

Con lo scopo di incrementare la capillarità dei propri servizi la Banca Monte dei Paschi di Siena decise di realizzare delle postazioni di self banking da posizionare in occasioni di manifestazioni, in prossimità di insediamenti produttivi o turistici, oppure in quartieri e località distanti dalle proprie dipendenze. La soluzione più ovvia, fino a quel momento adottata, era quella di realizzare un piccolo manufatto in muratura, con caratteristiche fisiche idonee a garantire la sicurezza dell’apparecchiatura elettronica di self banking contro le effrazioni, dotandola nel contempo degli impianti idonei a creare all’interno un microclima ottimale per il funzionamento degli apparati elettronici. Alla luce della politica socio ambientale adottata da alcuni anni dalla Banca MPS, il progettista, l’arch. Franco Biondi, ha cercato di conferire alla postazione dei contenuti che andassero al di là della mera funzionalità e del rapporto con il contesto circostante. L’obiettivo era quello di realizzare un’architettura con un impatto nullo nei confronti dell’ambiente ma che addirittura contribuisse ad un apporto positivo nei confronti del suddetto alla stregua di un albero. Inoltre la postazione di self-banking doveva essere realizzata in serie in officina per poi essere facilmente trasportabile e assemblabile sul posto.
Ne è scaturito un manufatto costituito essenzialmente da cinque elementi distinti: un elemento di forma cubica atto a contenere gli impianti e l’apparecchiatura self-service; una struttura di sostegno della copertura rivestita in acciaio cor-ten; una copertura inclinata per proteggere il cubo dalle intemperie, per ombreggiare la postazione e per generare l’energia necessaria al funzionamento delle apparecchiature elettroniche e di illuminazione; una parete metallica frangisole; una “pelle esterna”, tipo facciata ventilata GRANITECH, costituita da piastrelle di grès porcellanato Fiandre Extra White ACTIVE.
La facciata ventilata del cubo espleta due delle tre funzioni che attribuiscono al bancomat solare l’appellativo di “architettura attiva”: generare, grazie ad uno studio attento delle ombre portate della copertura fotovoltaica e della rete laterale, fra la superficie ceramica e quella blindata, un moto convettivo dell’aria (effetto camino) che contribuisce a creare naturalmente all’interno del cubo un microclima, per temperatura e tasso di umidità, ideale al funzionamento delle apparecchiature elettroniche senza l’ausilio di un impianto di climatizzazione che dissipa energia; contribuire all’abbattimento degli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera grazie all’azione foto catalitica del biossido di titanio presente nelle piastrelle di grès porcellanato Fiandre Extra White ACTIVE. La terza funzione “attiva” del bancomat solare è rappresentata dalla produzione di energia elettrica, necessaria al funzionamento delle apparecchiature e del sistema di illuminazione, tramite i pannelli fotovoltaici installati nella copertura inclinata. La parete frangisole è realizzata con una rete metallica in acciaio inox di tipo architettonico ed ha, come già descritto in precedenza, sia la funzione di proiettare sulla parete ventilata GRANITECH del cubo più esposta ai raggi solari una superficie di ombra e sia quella di sostenere insegne o messaggi pubblicitari della Banca. La modularità della “pelle esterna Fiandre ACTIVE” è stata studiata appositamente per l’installazione di monitor LCD idonei per la pubblicità e l’informazione dinamica, oppure, come nell’ultima postazione realizzata, una piastrella 600×600 mm. è stata resa apribile per occultare le prese di ricarica di veicoli ecologici.
Sono stati progettati due diversi tipi di postazione self-banking: una statica con allaccio alle reti elettrica e telefonica, utilizzando il sistema di scambio di energia con il gestore e beneficiando degli incentivi di legge e una “nomade” completamente affrancata dalla rete elettrica e telefonica via cavo. Quest’ultima postazione, particolarmente indicata per installazioni temporanee ed in zone non raggiunte dalle reti dei gestori delle linee elettriche e telefoniche, è equipaggiata con un set di accumulatori che riescono a garantire il funzionamento degli apparati per tre giorni, nel caso del tutto remoto, che i pannelli non contribuiscano per tale lasso di tempo ad un minimo di ricarica. Dalle esperienze desunte dalle postazioni fin qui installate, in un arco temporale significativo, è risultato che nel corso di un anno solare l’energia elettrica prodotta dai pannelli è maggiore di quella consumata dalle apparecchiature. Pertanto la postazione di self banking può essere associata ad una piccola stazione di generazione di energia che immette nella rete, laddove questa è presente, energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. La postazione “bancomat solare” è stata studiata per poter ospitare anche altri servizi di pubblica utilità che vanno al di là della funzione bancaria, come ad esempio le prese per la ricarica di energia, monitor per fornire informazioni e altre apparecchiature self service per i più svariati servizi.
L’arch. Franco Biondi ha affermato: La “pelle esterna” rivestita con piastrelle di grès porcellanato Fiandre ACTIVE ha una superficie di circa 25 mq., la loro azione nei confronti dell’ambiente, come risulta da specifiche ricerche, equivale a quella di un albero di medio fusto. Pertanto possiamo affermare che l’installazione di un bancomat solare, grazie ad ACTIVE di Fiandre, equivale a piantare un albero nell’ambiente dove viviamo.

Fonte: Archiportale

Emilia Romagna: piano per promuovere le agroenergie

Sei azioni, dall’informazione all’assistenza tecnica; dai contributi in conto capitale ai crediti agevolati delle banche, allo snellimento delle procedure di autorizzazione e di allacciamento, per sostenere la produzione di energia verde dai campi. Riducendo l’utilizzo di combustibili fossili, contrastando l’effetto serra e fornendo un reddito integrativo alle aziende agricole.
Parte il Piano regionale dell’Emilia Romagna per lo sviluppo delle agro energie che, da qui a quattro anni, si dà due obiettivi importanti: incrementare di 100 MW la produzione di biogas da reflui zootecnici e scarti delle coltivazioni e di 400 MW la produzione di energia e calore attraverso il fotovoltaico. Dunque complessivamente 500 MW, partendo da un produzione di biogas e fotovoltaico agricolo che oggi si aggira sui 33 MW.
Proprio per informare le imprese agricole, il Piano prevede innanzi tutto un programma di incontri tecnici in tutte le province, rivolti espressamente agli imprenditori agricoli. Verrà attivato anche uno sportello informativo on line, cui si potrà accedere attraverso il  numero verde 800662200 o  l’e-mail urp@regione.emilia-romagna.it per le prime informazioni di base. In programma anche  servizi di formazione tecnica e consulenza professionale acquistabili a condizioni di particolare favore  tramite voucher, utilizzando il “Catalogo verde” regionale, consultabile sul sito: www.ermesagricoltura.it.
Il Piano prevede inoltre la semplificazione e la velocizzazione degli adempimenti burocratici. Per fare questo la Regione ha fissato procedure omogenee su tutto il territorio regionale e un programma di seminari informativi con i tecnici comunali e provinciali che devono autorizzare la realizzazione degli impianti. Procedure più veloci sono previste anche per gli allacciamenti dei nuovi impianti alla rete nazionale. A tale scopo la Regione sta procedendo in questi giorni a un’intesa con Enel e i principali distributori operanti in Emilia-Romagna.
Con il Piano nel 2011 sono in arrivo per promuovere le agroenergie risorse pari a 9 milioni di euro. Verranno erogate attraverso un bando in uscita ad aprile e il contributo previsto coprirà fino al 50% del costo dell’intervento sia per il biogas che per il fotovoltaico con un massimo di 200 mila euro per impianto. Per la parte dell’intervento a carico dell’imprenditore agricolo sono previste forme di prestiti a tassi agevolati da parte del sistema bancario. Per l’imprenditore agricolo che deciderà di realizzare impianti per il biogas o fotovoltaici vi sono poi i vantaggi legati alle tariffe per la produzione di energia elettrica. Per chi realizza impianti per la produzione di biogas fino ad 1 MW di energia, questa viene ripagata dal GSE con la cosiddetta “tariffa onnicomprensiva”, al prezzo complessivo di 0,28 centesimi per KW. Per gli impianti fotovoltaici valgono invece le norme del “Conto Energia” con tariffe diverse a seconda dei casi e che arrivano fino a 0,40 centesimi per KW prodotto.

Fonte: EdilPortale

Rinnovabili & lavoro: Italia ancora troppo scettica

I posti di lavoro assicurati dalla green economy? Tra qualche anno in Germania supereranno quelli nel settore automobilistico. Il ritorno al nucleare? Una sottrazione di fondi e di attenzione che rischia di rallentare la corsa dell’Italia che può riagganciare il locomotore dei paesi guida. Parola di Guglielmo Epifani. L’ex segretario della Cgil ha scelto un tema caldo e una platea qualificata per lanciare l’Associazione Bruno Trentin, il nuovo laboratorio di riflessione sindacale.
Il tema è il rapporto tra energia e lavoro. A intervenire sono stati, tra gli altri, il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, il segretario dell’Ueapme (l’associazione europea delle piccole e medie imprese) Andrea Benassi, il presidente della Lega Coop Giuliano Poletti, il segretario della Cgil Susanna Camusso. Guest star: Jeremy Rifkin, il teorico della terza rivoluzione industriale che ha dipinto lo scenario di una democrazia rafforzata dalla creazione di una rete energetica diffusa che toglie potere agli oligopoli, distribuisce ricchezza, offre garanzie contro i blackout e protegge l’ambiente.
Vent’anni fa la terza rivoluzione industriale sembrava un’utopia, oggi è il modello verso cui marciano le tre economie più importanti: Stati Uniti, Germania, Cina – ha detto Epifani – il nuovo sta crescendo ma in Italia il vecchio resiste. L’88 per cento dell’energia viene ancora dai fossili e la scelta del governo di far ripartire il nucleare è in netta controtendenza rispetto all’andamento dei mercati. Il 62 per cento degli investimenti è concentrato sulle fonti rinnovabili e la percentuale tende a salire. In questo quadro che senso ha puntare come minimo 20 miliardi di euro nella costruzione di quattro nuove centrali e accantonarne più del doppio per uno smaltimento corretto delle scorie e degli impianti?
La Cgil chiede posti di lavoro. Subito. Investendo nella direzione indicata dall’Europa che ha fissato gli obiettivi del 20 – 20 – 20 dando dieci anni di tempo ai paesi membri per potenziare le rinnovabili e tagliare le emissioni serra che stanno facendo aumentare il caos climatico, cioè le alluvioni, gli uragani, le siccità devastanti e prolungate. Su questa strada c’è un ostacolo: l’Italia è dominata dalla logica del no che blocca l’innovazione e il futuro. Mantenere tutto fermo significa però aggravare l’inquinamento. Assumersi la responsabilità di una prospettiva di disastro climatico che si fa sempre più minacciosa. Rifkin ha ricordato che la catastrofe del Golfo è pari a sei – sette volte il disastro della Exxon Valdez, la petroliera affondata in Alaska. Continuare ad affidarsi al petrolio, ha aggiunto il presidente della Foundation on Economic Trends, vuol dire continuare a moltiplicare rischi di questo genere. Rischi ai quali, sottolinea Antonio Filippi, della Cgil, non corrispondono vantaggi sul piano occupazionale: Per produrre un terawattora di energia elettrica servono 75 lavoratori nel nucleare, 918 nell’eolico, ancora di più nel fotovoltaico. L’occupazione verde in Italia vale già oggi 100 mila posti di lavoro. Secondo l’Istituto di ricerche economiche e sociali si può arrivare a quota 250 mila solo nel settore delle rinnovabili. A patto di guardare avanti e non indietro.

Fonte: LaRepubblica

Energie Rinnovabili: i pannelli che funzionano di notte

Un pannello solare che funziona di notte è una contraddizione di termini. In una parola: impossibile. Ma Steven Novack, dell’Idaho National Laboratory del dipartimento americano dell’Energia, ha sviluppato un nuovo concetto di pannelli solari destinato a creare una vera rivoluzione nel settore. E soprattutto superare il grande limite dei pannelli solari: senza sole, quindi di notte, non producono energia, con le evidenti limitazioni che ciò comporta.
Novack parte da una constatazione di fatto: circa la metà dell’energia disponibile dello spettro solare arriva sulla Terra nella banda degli infrarossi (Ir). E parte di questa viene riemessa sottoforma di calore dal terreno durante la notte. Se la notte è nuvolosa, in parte gli infrarossi vengono riflessi verso il suolo. Ecco perché nei deserti, dove la copertura nuvolosa è assente, di notte la temperatura si abbassa notevolmente e fa freddo: il calore attraversa l’atmosfera e si disperde nello spazio come radiazione Ir.
Realizzando un sistema di microantenne della lunghezza d’onda degli infrarossi (sotto i 700 nanometri), test di laboratorio hanno verificato la possibilità di raccogliere l’84% dei fotoni riemessi dal terreno. Un sistema operativo reale utilizzabile su larga scala potrebbe arrivare al 46%. È comunque un’efficienza di gran lunga maggiore di quella dei migliori pannelli fotovoltaici attuali, le cui celle al silicio non oltrepassano il 20% nelle migliori condizioni. In realtà i pannelli tradizionali hanno efficienza ancora minore, perché se le celle non sono posizionate con un’angolatura precisa rispetto all’angolo di incidenza dei raggi solari oppure se si riscaldano troppo oltrepassando la temperatura ottimale di esercizio, la produzione di corrente elettrica crolla a frazioni di quella nominale. Le microantenne, invece, sono in grado di assorbire infrarossi in un ampio ventaglio angolare.
A differenza delle celle fotovoltaiche, che assorbono fotoni per liberare elettroni e generare energia, le microantenne funzionano in altro modo. Entrano in risonanza con la lunghezza d’onda degli Ir generando una corrente alternata, ma a una frequenza troppo alta per essere utilizzata. La corrente alternata (Ac) deve quindi essere trasformata in corrente continua (Dc), ma qui sorge un problema. I diodi semiconduttori al silicio che convertono la Ac in Dc non funzionano alle alte frequenze generate, spiega Aimin Song, ingegnere nanoelettronico dell’Università di Manchester. Inoltre quando vengono rimpiccioliti alle dimensioni delle microantenne, i diodi diventano meno conduttivi. Ma Song e, indipendentemente, Garret Moddel dell’Università del Colorado a Boulder, stanno risolvendo questo decisivo inconveniente con la creazione di un diodo di nuova concezione capace di utilizzare alte frequenze ottiche. Una volta superato il problema dei diodi, l’ideale sarebbe realizzare un pannello multistrato capace di funzionare a differenti frequenze. Capace quindi di assorbire sia la luce solare diurna, sia gli infrarossi emessi di notte dal terreno e anche quelli rispediti a terra dalle nuvole. Quindi un pannello che funzioni sia di giorno che di notte. In pratica la quadratura del cerchio. Oltre ai diodi, il problema consiste nel produrre microantenne delle dimensioni della radiazione infrarossa: alcune centinaia di nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro). Al momento il gruppo di ricerca di Novack ad Idaho Falls ha creato microantenne capaci però di operare solo nell’infrarosso lontano, ma ritiene possibile realizzare entro pochi mesi microantenne in grado di lavorare anche nello spettro infrarosso medio e vicino.
Un grosso impulso a questa tecnologia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia solare, può arrivare dai nanotubuli in carbonio, messi a punto da Michael Strano, Han Jae-hee e Geraldine Paulus del Mit di Boston. Il gruppo, su Nature Materials dello scorso 12 settembre, ha reso noto di aver trovato il modo di realizzare le microantenne di Novack utilizzando i nanotubuli in carbonio. Strano e colleghi hanno realizzato una sorta di fibra lunga mille nanometri e spessa 400 nanometri composta da circa 30 milioni di nanotubuli. I costi dei nanotubuli al carbonio negli ultimi anni si sono dimezzati più volte e, secondo Strano, nel prossimo futuro scenderanno ad alcuni centesimi di dollaro alla libbra (poco meno di mezzo chilo). I nanotubuli finora realizzati hanno un’efficienza dell’87% nel rapporto tra energia prodotta rispetto a quella assorbita, ma il gruppo di ricerca sta lavorando a una versione avanzata con un’efficienza del 99 per cento. I nanotubuli si stanno dimostrando molto promettenti e vengono studiati anche al Centro di nanoscienze dell’Università di Copenaghen. In particolare Peter Krogstrup dell’Istituto Niels Bohr, in collaborazione con altri ricercatori finanziati dalla società SunFlake, si sta concentrando sulla purezza delle nanofibre, in cui la struttura elettronica è perfettamente uniforme in tutto il materiale. Un aspetto importante, in quanto più il nanotubulo è puro, maggiore è l’efficienza. In Danimarca però la ricerca, apparsa sul numero di novembre 2010 di Nano Letters, si concentra su nanofibre diverse, non di carbonio ma di gallio e arsenico. 
Circa 2 miliardi di persone non hanno accesso all’energia elettrica, quasi tutte in Paesi del Terzo mondo. Le rinnovabili, e in particolare il solare, potrebbero soddisfare il fabbisogno di almeno la metà delle popolazioni senza corrente elettrica, secondo le stime dello studio Bernoni ed Efrem realizzato per la seconda edizione di Good Energy Award. Lo sviluppo della nuova generazione del fotovoltaico notturno sembra destinato proprio a chiudere questo gap. E senza aggravare le emissioni di gas serra. È solo un problema di volontà di investire risorse nella ricerca in questa direzione.

Fonte: IlCorriereDellaSera

Fotovoltaico: grafene, il materiale innovativo

Grafene. Sarà il materiale del futuro? Così sottile da essere considerato bidimensionale, più resistente dell’acciaio, applicabile nel fotovoltaico e non solo. Premesse che lasciano sperare in un futuro glorioso per questo materiale per il quale Andre Geim e Konstantin Novoselov si sono aggiudicati un premio Nobel per la fisica. E dopo il Nobel del 2010, chissà che interessanti novità ci riserva il 2011 a proposito del grafene. Avrete sicuramente sentito parlare di grafite, quella che si trova al centro delle matite per intenderci. Bene, questo materiale prende il nome più o meno da lì. I due scienziati infatti, incollando un blocco di grafite ad un normalissimo nastro adesivo, hanno dato vita al foglio più sottile al mondo, perché spesso come un atomo (di carbonio). Il foglio di grafite. Le applicazioni del grafene nell’ambito della sostenibilità ambientale sono davvero interessanti.
Nel settore fotovoltaico infatti, il grafene potrebbe sostituire il silicio, attualmente usato per le celle fotovoltaiche. E’ resistente, flessibile ed è un buon conduttore. Numerose potrebbero essere le sue applicazioni in campo scientifico, elettronico e tecnologico. Presso i laboratori di Tecnica e Tecnologia dei Materiali dell’ENEA, si sta studiando il modo per usarlo al posto del platino nelle celle a combustibile, per ridurre i costi e garantire elevati livelli prestazionali. Interessanti innovazioni anche per i pannelli solari che potranno sfruttare la trasparenza del grafene e le sue proprietà di conduttore, così come studiato dagli esperti dell’Università della California meridionale. Oltre alle applicazioni “sostenibili”, segnaliamo che con il grafene si possono realizzare superfici battericide, filtri e sensori chimici ed apparecchi che velocizzano gli screening genetici.
Prima della scoperta di Geim e Novoselov, non si credeva che un materiale del genere e così sottile potesse risultare stabile a temperatura ambiente. I due scienziati hanno lasciato tutti a bocca aperta, scoprendo un materiale, fino ad oggi prodotto in fogli di 70 cm, che se avesse le dimensioni di un’amaca potrebbe reggere un gatto… incredibile se pensiamo che è prodotto in fogli sottili come atomi di carbonio!

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Fotovoltaico: in arrivo 200 megawatt in Grecia

Progettato in Grecia, nei pressi di Kozani, città situata nella parte nord-occidentale del Paese, il più grande impianto fotovoltaico del mondo. Lo ha annunciato il primo ministro George Papandreu indicando in 200 MW la capacità dell’impianto e in 600 milioni di euro l’investimento necessario per realizzarlo.
Attualmente l’impianto di maggiore potenza al mondo è quello canadese di Sarnia, da 97 MW. La compagnia statale PPC (Public Power Corporation) ha annunciato il prossimo bando internazionale per trovare un partner strategico per i propri investimenti in fonti rinnovabili, tra cui anche il grande impianto di Kozani. La speranza è di iniziare i lavori di costruzione sul sito entro il 2011, e di completarli in 18 mesi. La superficie occupata dalla nuova centrale sarà di circa 520 ettari, reperiti sull’area delle locali miniere di carbone esaurite. Il progetto – ha dichiarato Papandreu – servirà da modello per dare impulso al settore delle energie rinnovabili in Grecia e per rilanciare l’occupazione in un momento di profonda crisi economica. Proprio a questo settore, infatti, guarda con particolare interesse il governo greco allo scopo di farne uno dei punti di forza del rilancio economico del Paese. La Grecia – ha osservato il primo ministro – ha oggi la necessità di attrarre investimenti stranieri su progetti capaci di compensare i posti di lavoro perduti con la recessione economica e con le misure adottate per far fronte al debito pubblico.

Fonte: LaStampa

Germania: entro il 2016 fotovoltaico converrà più del metano?

Secondo le stime della società A.T. Kerney, società di ricerca e di consulenza, entro il 2016 il costo dell’energia solare in Germania verrà dimezzato: si passerà dagli attuali 24 centesimi al kilowattora a poco più di 12. Tra cinque anni, dunque, il fotovoltaico tedesco costerà meno del metano. Diminuendo rapidamente nel corso dei prossimi anni, raggiungendo quota 12,6 centesimi di euro per kilowattora, rispetto ai 15,6 centesimi di euro per le energie da fonti tradizionali. Entro il 2016, il prezzo dell’energia solare, potrebbe dimezzarsi rispetto ai 23,9 centesimi per kilowatt orario del 2010. Un abbassamento così drastico potrebbe in pochi anni portare ad un vero e proprio boom nel settore solare, che dalla Germania potrebbe propagarsi in tutta Europa, grazie a nuove tecnologie più performanti e sempre meno costose.

Fonte: BlogEcologia

Fotovoltaico: Conto Energia 2011. Previsioni per il mercato con i nuovi incentivi

Anno nuovo, incentivi nuovi per il fotovoltaico. Da Gennaio 2011 sono in vigore, infatti, le nuove tariffe incentivanti previste dal Conto Energia 2011, meno vantaggiose rispetto a quelle del Conto Energia 2010 ma, tuttavia, ancora assai favorevoli. Infatti, dopo un 2010 positivo sul fronte del fotovoltaico, ci si attende un 2011 altrettanto promettente.
Il 2010 si è chiuso con la corsa per terminare gli impianti entro fine anno e presentare al Gse la documentazione necessaria, in modo da potersi assicurare, per i prossimi venti anni, le tariffe più favorevoli (circa il 15-20% rispetto a quelle del 2011) del Conto Energia 2010. Ed in certi settori del mondo produttivo legato al fotovoltaico, in effetti, è ancora viva la delusione per il mancato differimento dei termini (ci si attendeva, con il Decreto Milleproroghe, lo spostamento alla fine di gennaio 2011) almeno per presentere la asseverazione di fine lavori da parte di un tecnico abilitato. Invece la proroga non c’è stata e chi aveva in corso la installazione di un impianto fotovoltaico ha dovuto terminare i lavori entro il 31 dicembre 2010 e, entro la stessa data, presentare anche la documentazione necessaria, a corredo della domanda per avere accesso al Conto Energia, asseverazione compresa.
Complice anche la corsa agli incentivi del 2010, dunque, l’ultimo trimestre dall’anno appena concluso hanno fatto registrare un incremento significativo della potenza installata: 975 MW, circa il doppio rispetto ai 487 MW del trimestre precedente. Le cifre sono contenute nell’ultimo rapporto redatto da iSuppli, che ha raccolto i dati basandosi su interviste fatte agli operatori del settore. Rispetto al 2009, addirittura, si avrebbe una maggiorazione del 239% rispetto ai 288 MW dello stesso periodo. I dati, se confermati, andrebbero oltre le già rosee previsioni fatte dal Gse, con una capacità fotovoltaica installata, nel 2010, pari a 1,9 GW, quando, prima di Natale, il Gse aveva stimato un incremento di oltre il 100% rispetto ai 720 GW installati nel 2009. Ma non è tutto: iSuppli prevede un altro raddoppio del mercato nel 2011, con una nuova capacità installata intorno ai 3,9 GW. Attendiamo un calo all’inizio del primo trimestre del 2011, ma si tratterà solo di poche settimane dopo di che il tasso delle nuove installazioni tornerà a salire – spiega Henning Witch, senior director di iSuppli. La riduzione degli incentivi, dunque, non dovrebbe penalizzare l’indice di ritorno degli investimenti nel fotovoltaico, che in Italia resterà uno dei più elevati al mondo, con installazioni destinate addirittura a crescere, nel 2011, di un GW a trimestre. Anche i dati rilevati dal GSE registrano una crescita di rilievo, sia pure minori rispetto a quelle evidenziate da iSuppli. Tra primo e secondo Conto Energia, al GSE sono pervenute domande di ammissione agli incentivi per oltre 120.000 impianti in esercizio, per una potenza complessiva di circa 2.100 MW ha spiegato il gestore a fine dicembre: considerando le comunicazioni trasmesse dagli operatori e relative agli impianti entrati in esercizio tra novembre e dicembre, la potenza fotovoltaica cumulativa in esercizio in Italia a fine anno potrebbe sfiorare i 3 GW, con una nuova potenza nel solo anno 2010 superiore a 1.500 MW. Una crescita che, tornando alle considerazioni di iSuppli, potrebbe paradossalmente indurre il Governo a rivedere le stesse regole sugli incentivi del fotovoltaico o, ad esempio, indurre le regioni a limitare ulteriormente le zone destinate ad ospitare grandi impianti fotovoltaici a terra, per la felicità di alcune associazioni di imprenditori agricoli che, non da adesso, gridano al pericolo di speculazioni e si oppongono ai grandi impianti a terra che sarebbero colpevoli di sottrarre spazio alla agricoltura, specie quella di qualità. Rimane ancora da chiarire, poi, la situazione riguardo al recepimento delle Linee Guida per la installazione di impianti destinati a produrre energia elettrica facendo ricorso alle fonti rinnovabili. Ad oggi, infatti, sono poche le Regioni italiane che hanno legiferato in materia, quando il recepimento delle Linee Guida sarebbe dovuto avvenire entro il 1° Gennaio 2011. Ma, fino ad ora, sono solo sette le Regioni “virtuose”: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise, Puglia e Basilicata e, peraltro, non tutte hanno concluso definitivamente l’iter legislativo di approvazione. Se, dunque, le nuove regole dovrebbero snellire il percorso per la realizzazione di nuovi impianti, è probabile che siano definiti anche nuovi vincoli per la salvaguardia del paesaggio e per il rispetto delle zone agricole. In alcune Regioni del sud Italia, poi, c’ è il concreto timore che ci possano essere dei problemi nell’allaccio alla rete elettrica. Speriamo, dunque, che nel corso del 2011 l’ Italia, grazie anche ad una maggiore chiarezza normativa, possa raggiungere gli obiettivi fissati in sede europea, nonostante da uno studio pubblicato dall’ EWEA (European Wind Energy Association) emerga che il nostro Paese nel 2020 produrrà solo il 16,1% dei consumi da fonti rinnovabili, e non sarà nelle condizioni di raggiungere la quota del 17% definita dall’Unione Europea. Ci sarà da rimboccarsi le maniche.

Fonte: GreenMe

Solar Impulse e il primo volo nei cieli europei

Solar Impulse, l’aereo che nel 2010 ha vinto la scommessa di volare di notte grazie alla sola energia del sole, nel 2011 partira’ alla sfida dei cieli europei. Ma il velivolo voluto dallo svizzero Bertrand Piccard non mira a trasportare passeggeri, bensi’ un messaggio: abbiamo dimostrato che con la tecnologia pulita si possono vincere sfide che si credevano impossibili e che questo e’ possibile gia’ adesso, esultano Piccard e Andre’ Borschberg, l’ingegnere svizzero che ha pilotato l’aereo Solar Impulse. L’anno prossimo prevediamo di viaggiare piu’ spesso e piu’ lontano nei cieli europei, in diverse capitali a bordo dell’attuale prototipo mentre parallelamente – ha spiegato Borschberg – proseguira’ la costruzione del prossimo aereo, il velivolo dell’ultima sfida del progetto Solar Impulse: realizzare il giro del mondo in cinque tappe, nel 2013. Per i promotori di Solar Impulse, il 2010 e’ stata l’ora di verita’. Per quasi otto anni avevamo girato il mondo per promuovere il progetto, ma non avevamo nulla di concreto da proporre, se non un discorso. Dopo il primo volo, tutto e’ cambiato. Avevamo dimostrato la fattibilita’ del nostro progetto, ha spiegato Piccard in un recente incontro con la stampa internazionale all’aerodromo di Payerne (Svizzera). E’ qui che la mattina dell’8 luglio 2010, Solar Impulse e’ atterrato dopo aver volato per la prima volta giorno e notte per piu’ di 26 ore a 8mila metri di altitudine grazie alla sola energia del sole. Il volo piu’ lungo e alto della storia dell’aviazione solare.
La notizia e le immagini hanno fatto il giro del mondo e 22 milioni di visitatori si sono collegati al sito web per seguire l’avventura. Ai comandi, Andre’ Borschberg. E’ stata un’avventura incredibile. L’aereo faceva il ”pieno” mentre volavo, ha raccontato. Era il secondo grande successo di Solar Impulse, dopo il primo volo di un paio d’ore in aprile, sempre con il prototipo HB-SIA, frutto di una collaborazione che coinvolge un’ottantina di partner, tra cui numerose aziende private, che hanno preso parte ai lavori di concezione, costruzione, sperimentazione e volo. L’aereo, custodito in un apposito hangar, e’ impressionante nelle sue dimensioni: ha l’apertura alare di un Airbus A340 (63,4 m) ed il peso di un’automobile (1.600 kg): la struttura e’ in fibre di carbonio e la superficie delle ali e’ coperta da celle solari sottilissime. Circa 12.000 cellule fotovoltaiche in grado di alimentare quattro motori elettrici. Sembra un’enorme libellula ed e’ un concentrato di ingegno.
Sembra fragilissimo, ma puo’ raggiungere una velocita’ media di 70 km orari. Il nuovo velivolo, quello per il giro del mondo, integrera’ tecnologie che si sono nel frattempo rese disponibili ed offrira’ maggiore spazio al pilota. Piccard e Borschberg si alterneranno. La nuova sfida deve ancora essere vinta ma i due ideatori di Solar Impulse non sembrano avere dubbi. Il volo e’ una avventura recente nella storia umana, ma improvvisamente proprio la storia ha cominciato a correre e la stessa definizione della parola impossibile’ e’ cambiata, secondo Bertrand Piccard, caduto nel pentolone dell’avventura da piccolo, con il nonno Auguste Piccard che su una mongolfiera nel 1932 stabili’ il record del mondo ed il padre Jacques che nel 1960 s’immerse invece nel punto piu’ basso del mondo. Lo stesso Bertrand Piccard e’ gia’ entrato nei libri dei record. Nel 1999 ha effettuato il primo giro della Terra senza scali con un pallone aerostatico. Ed e’ proprio da questa avventura che e’ nata l’ambizione di Solar Impulse.
Ho toccato con mano la nostra dipendenza dal carburante. Giorno dopo giorno, le scorte di propano liquido si esaurivano ed abbiamo rischiato di fallire. Da qui e’ nata l’idea di fare nuovamente il giro del mondo, ma senza carburante, grazie all’aereo solare. L’obiettivo non sara’ di stabilire un nuovo record, ma di fornire una dimostrazione delle possibilita’ offerte dalle energie rinnovabili, di promuovere lo spirito pionieristico. I cambiamenti climatici sono spesso presentanti come un problema e associati a costi, ma nessuno si mobilita’ se si parla solo di problemi e di costi. Noi preferiamo parlare delle soluzioni per ridurre i consumi e la nostra dipendenza dalle energie fossili e notevoli risparmi sono gia’ possibili, spiegano Piccard e Borschberg. In un Paese europeo ricorrendo alle nuove tecniche e alle nuove energie nel settore delle abitazioni e dei trasporti privati si puo’ gia’ risparmiare la meta’ dell’energia. Per l’altra meta’, i risparmi sono piu’ difficili, ma questo non deve essere un freno. Il messaggio di Solar Impuse e’ semplice: se un aereo puo’ volare di giorno e di notte senza carburante, allora nessuno potra’ dire che queste tecnologie non possono funzionare per auto, computer, il riscaldamento o l’illuminazione, conclude Piccard.

Fonte: Ansa