Articoli relativi a ‘CO2’

Roma: EcCo, il corriere ecologico

Roma presto sarà interessata da novità in campo logistico: il corriere ecologico. EcCo! è il nome del nuovo corriere di trasporto ecosostenibile e significa Ecological Courier. La sua promessa? Ora sarà possibile spedire senza inquinare l’aria che respiriamo. Senza produrre gas serra, smog, inquinamento acustico. Con il massimo dell’efficienza e il minimo dei costi.
Le consegne eco asaranno affidate ai 30 scooter elettrici, 5 auto elettriche, 5 biciclette elettriche con pedalata assistita. Anche packaging, tagliandi, materiale di cancelleria vario e promozionale saranno rigorosamente ecologici. Le emissioni di Co2 e le polveri sottili prodotte saranno sensibilmente inferiori rispetto alle consegne standard, e in più saranno compensate con la partecipazione a progetti di riforestazione in città. Tutti gli autisti dei mezzi saranno formati con corsi di “guida virtuosa”. Roma è la prima città in cui i servizi EcCo! saranno disponibili; presto arriveranno anche a Milano, Firenze, Bologna, Torino, Napoli e in altre città italiane. Il progetto del corriere ecologico si amplierà grazie al franchising, e contribuirà a rendere l’aria più respirabile.

Fonte: BlogEcologia

Motore a biometano: ecologico come quello elettrico

Le idee sono ancora molte confuse quando si parla di auto ecologiche del presente e del futuro: elettrica, ibrida, o a metano/gpl? Queste sono le principali tecnologie che stanno diffondendosi nel mondo della “mobilità sostenibile”. I principali costruttori di veicoli stanno elaborando ormai da tempo strategie per ridurre le emissioni di CO2, come imposto dall’Unione Europea), puntanto ad uscire gradualmente dalla dipendenza petrolifera.
Le soluzioni sono il cosiddetto “downsizing” dei motori, cioè cilindrate minori e quindi consumi ridotti. Anche le alimentazioni alternative ai carburanti tradizionali stanno prendendo piede: per esempio, circa il 15% delle auto vendute da Fiat in Italia nel 2010, senza incentivi, è dotato di doppia alimentazione benzina/metano. Quale sarà l’auto a basse emissioni più diffusa tra quindici anni (gpl/metano, elettrica, ibrida)? L’analisi “well to wheel” , ovvero dal pozzo alla ruota, confronta tra loro le diverse soluzioni tecnologiche, non solo per l’efficienza del veicolo, ma anche per produrre, trasportare e immagazzinare la fonte d’energia, dimostra che lo sviluppo del metano, attraverso il biometano generato da fonti rinnovabili, porterà vantaggi ecologici analoghi a quelli dell’alimentazione elettrica. Quest’ultima, però, ha dei punti difficili da superare, in particolare i costi, i tempi di ricarica e i limiti di percorrenza. Fiat è la casa automobilistica con le più basse emissioni medie di CO2 in Europa, già sotto il limite di 135 g/km fissato dall’Unione europea per il 2015.

Fonte: BlogEcologia

Germanwatch: Italia fanalino di coda sulle politiche ambientali

È in affanno l’Italia sulle politiche ambientali. Meglio: è il fanalino di coda. Germanwatch lo certifica. L’associazione non governativa che ogni anno, in occasione delle conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, stila la classifica dei buoni e dei cattivi, analizzando i 60 Paesi che rappresentano oltre il 90 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica.
Quest’anno Germanwatch, in collaborazione con Can Europe e Legambiente, ha sistemato l’Italia al 41° posto (su sessanta) nella graduatoria dei Paesi che emettono più anidride carbonica nel mondo. E dire che ci sarebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo, visto che lo scorso anno eravamo al 44°. Ma, purtroppo, è la crisi economica che ci a fatto guadagnare queste tre posizioni in classifica. Le fabbriche chiuse. Le industrie in ribasso. Non certo i nostri sforzi nelle politiche ambientali: l’Italia, infatti, è al 58° posto, in questo. Tradotto: non si è fatto nulla per le tecnologie pulite, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica. In una parola: in Italia non abbiamo investito nella cosiddetta green economy. 
Spiega Mauro Albrizio, responsabile a Bruxelles di Legambiente: Tutti i Paesi che si stanno riprendendo dalla crisi stanno investendo in questo. Prendiamo, ad esempio, la Cina e gli Usa. La Cina, che è al 56° posto in politiche ambientali, ha investito in green economy 230 miliardi di dollari. Così gli Stati Uniti: al 54° posto, hanno investito 80 miliardi. L’Italia nulla.
In Europa l’investimento in green economy non supera i 30 miliardi di dollari, il 40 per cento dei quali soltanto da parte della Germania. Tra i 27 Paesi dell’Europa la performance climatica dell’Italia è al ventunesimo posto, avanti soltanto a Estonia, Grecia, Slovenia, Bulgaria, Lussemburgo e Polonia. Da segnalare: non c’è nessuno fra i Paesi del mondo che hanno conquistato il podio di quelli che emettono anidride carbonico. E il primo di questi in classifica è il Brasile, al quarto posto, posizione meritata per il suo uso dei biocarburanti e per i primi passi nel contenimento della deforestazione.

Fonte: Corriere

L’Europa verde del futuro: eco-industrie e meno gas serra

Il vecchio continente ce l’ha fatta. L’Europa a 27 ha superato il taglio delle emissioni serra previsto dal protocollo di Kyoto per il 2012 (l’8 per cento). Non solo, ma raggiungerà anche, con anticipo ancora maggiore, il traguardo fissato per il 2020: meno 20 per cento di gas che sconvolgono il clima. L’ asticella delle emissioni che moltiplicano uragani e alluvioni è infatti già scesa a quota meno 17 per cento. Sono i dati contenuti nel rapporto L’ambiente in Europa, uno studio che sintetizza cinque anni di lavoro dell’ Agenzia europea per l’ambiente. Non è stato per la verità solo un percorso virtuoso. Jacqueline Mc Glade, la biologa che dirige l’Agenzia, ha ricordato il ruolo svolto dalla crisi economica nel facilitare la diminuzione degli inquinanti, ma ha assicurato che la ripresa non farà ripartire l’inquinamento: abbiamo avviato il meccanismo della green economy e i risultati già cominciano a vedersi.
L’altra faccia della riduzione delle emissioni inquinanti è, infatti, lo slancio delle industrie verdi. L’Europa controlla il 30 per cento del mercato globale della produzione green e il 50 per cento delle attività di riciclo dei materiali ottenuti recuperando rifiuti. Nel 2008 l’eco-industria dell’Europa a 27 ha fatturato 319 miliardi di euro, il 2,5 per cento del Pil, e ha dato lavoro a 3,4 milioni di persone. E le fonti di energia rinnovabili hanno aiutato a spazzare via una quota di inquinanti: ogni lampadina che si accende con il sole o con il vento è un po’ di anidride carbonica in meno nel cielo, una speranza in più per le centinaia di milioni di persone che rischiano di perdere tutto per colpa dei cambiamenti climatici.
Se il futuro del mondo produttivo – secondo l’Agenzia europea – sarà sempre più verde, il presente è pieno di ombre proiettate dal passato. A cominciare da quelle sul riscaldamento globale.
Mentre a Cancun è appena cominciata la maratona sul clima, da Bruxelles arriva un allarme netto sulle conseguenze del caos climatico provocato dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione. L’Ipcc, la task force di scienziati delle Nazioni Unite, ha fatto una proiezione in base alla quale le temperatura a fine secolo subiranno un aumento compreso tra 1,1 gradi e 6,4 gradi. La seconda è un’ipotesi catastrofica, che porterebbe a sconvolgimenti devastanti. Ed è la più probabile se i governi riuniti a Cancun continueranno a rimandare le decisioni: osservazioni recenti fanno pensare che il ritmo di aumento delle emissioni di gas serra e i relativi impatti climatici si avvicineranno ai limiti superiori delle previsioni Ipcc, ammonisce la ricerca. Per dare un’idea del pianeta che ci attenderebbe se si perdesse la battaglia per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, il recupero dei materiali e i nuovi stili di vita, il rapporto fornisce l’ultima stima sul prezzo che abbiamo pagato per le ondate di calore che hanno colpito l’Europa nell’estate del 2003: 70 mila morti aggiuntivi. Non è uno scenario molto lontano da quello che diventerebbe routine in assenza di un cambiamento del modello energetico: Si stima un accrescimento del tasso di mortalità tra l’1 e il 4 per cento per ogni grado di aumento della temperatura al di sopra di un certo livello. A partire dal 2020 si potrebbero superare le 25 mila vittime per anno, principalmente nelle regioni centrali e dell’Europa del Sud. L’Europa è particolarmente esposta a questo rischio perché le aree urbane sono le più soggette alla minaccia delle ondate di calore e oggi 3 europei su 4 abitano in città. Nel 2020 saranno 4 su 10.
Un bambino nato oggi potrebbe arrivare a vedere un pianeta più caldo anche di 6 o 7 gradi, ha concluso Jacqueline Mc Glade. Nel Mediterraneo il numero di giornate sopra i 40 gradi potrebbe raddoppiare, i ghiacciai alpini sparire nell’arco del secolo e la mancanza d’acqua costringere a scegliere tra bere e innaffiare. Ma non è uno scenario già scritto. Abbiamo ancora uno spazio, sia pure estremamente ridotto, per intervenire. Se riusciremo a scrollarci di dosso l’inerzia che ha rallentato i cambiamenti economici necessari potremo fare molto. Una parte dei danni è inevitabile perché i gas serra che li produrranno viaggiano già in atmosfera, ma il disastro può ancora essere evitato chiudendo il rubinetto dell’inquinamento.

Fonte: LaRepubblica

La benzina del futuro sarà prodotta dalle alghe

La ricerca si orienta verso l’individuazione di piante capaci di essere utilizzate per la produzione di carburanti che non abbiano controindicazioni. Il grande sogno degli scienziati è riprodurre artificialmente uno dei fenomeni più diffusi in natura, la fotosintesi clorofilliana. Processo in base al quale le cellule verdi delle piante, sotto l’azione della luce, assorbono anidride carbonica e producono energia chimica e glucosio. Il meccanismo è estremamente complesso e, solo ora, si inizia a capirne le procedure di base. Quando gli scienziati saranno riusciti a riprodurlo, avremo non pochi vantaggi: ripuliremmo l’atmosfera dalla CO2 in eccedenza con alberi artificiali, avremmo una fonte energetica a basso costo e non inquinante, e le nostre automobili potrebbero muoversi spargendo non gas mefitici ma profumate essenze.

Fonte: La Stampa. Per una rassegna stampa dai blog approfondisci su: Liquida Ambiente