Archivio della categoria ‘ENERGIE RINNOVABILI’

Urban Field: energia elettrica e acqua da finti alberi

Se gli alberi delle foreste pluviali sono minacciati dalle motoseghe delle multinazionali, quelli delle città non se la passano certo meglio: inquinamento atmosferico, vandalismo, incidenti stradali… le problematiche legate al verde urbano sono infinite, sia per i cittadini, sia per le stesse piante. Non c’è quindi da stupirsi se i progetti per la creazione di alberi artificiali si stanno moltiplicando in tutto il mondo. Al risparmio idrico e a quello economico (niente potature) si aggiungerebbe la possibilità di produrre energia elettrica pulita, immagazzinare l’acqua piovana e filtrare l’aria che respiriamo. E c’è già chi pensa a interi parchi finti.
Treepods, ad esempio, è l’albero progettato dai designer Mario Caceres e Christian Canonico: si tratta di una “pianta” rivestita di una membrana che filtra l’aria, purificandola dalle particelle inquinanti. L’energia necessaria ad alimentare questo processo è fornita da piccoli pannelli solari dislocati a guisa di “fogliame”, nonché da un sistema cinetico di giochi disposti alla base, giochi con i quali i cittadini possono interagire. In più, la stessa energia prodotta durante il giorno sarebbe poi utilizzata per illuminare dall’interno il Treepods durante le ore di buio. Il tutto utilizzando come materiale base la plastica riciclata delle bottiglie! Ma perché accontentarsi di un albero solo quando si potrebbe creare un intero parco? È il caso del progetto Urban Field, finalista al concorso SHIFTBoston, che sfrutta il principio della piezoelettrica per creare energia elettrica, e non solo. Grazie alla forza del vento, infatti, gli “alberi” del designer Anthony Di Mari sono in grado di creare una differenza di potenziale in seguito alla compressione della base alla quale sono ancorati uno a uno, differenza di potenziale che viene sfruttata per creare corrente elettrica. A questo non trascurabile vantaggio va aggiunta la possibilità di accumulare l’acqua piovana e utilizzarla, in caso di bisogno, per l’irrigazione del verde circostante. Le applicazioni, insomma, sono infinite. Ma una domanda sorge spontanea: non sarebbe più semplice (e salutare e intelligente e utile e…) prendersi cura delle piante e cercare di inquinare meno?

Fonte: GreenMe

Ikea Italia punta sulle rinnovabili

Ikea Italia punta con decisione su energie pulite e autoprodotte investendo 12 milioni di euro per ridurre i consumi di energia e incrementare l’efficienza nei suoi punti vendita. L’investimento fa riferimento al periodo 2007-2010 ed ha portato all’acquisto di 225 gigawattora di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’azienda svedese sta ora finanziando altri progetti che le permetteranno di raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, ovvero di utilizzare il 100% di energia acquistata e/o prodotta da fonti rinnovabili, riducendo in modo importante le emissioni di CO2, e incrementando del 25% l’efficienza energetica dei sui negozi. Nel 2010 l’approvvigionamento di energia elettrica da fonti rinnovabili nei punti vendita Ikea è stato pari all’83%, mentre è stato recuperato il 90% dei rifiuti prodotti. Nel 2011 le risorse destinate al fotovoltaico saranno l’investimento ambientale più importante dell’azienda e, entro agosto, ogni negozio Ikea avrà la sua piccola centrale ad energia solare: pulita, rinnovabile e sostenibile. Saranno infatti circa 150000 i moduli in silicio amorfo che saranno posati sui tetti dei punti vendita Ikea nei prossimi mesi, una superficie grande come 16 campi da calcio. Questo intervento coprirà circa il 10% del fabbisogno elettrico di Ikea Italia, ma c’è da giurare che l’azienda non si fermerà qui.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Nomisma: tagli incentivi non meno del 30%

Per dare continuita’ al mercato italiano del fotovoltaico e’ ipotizzabile una riduzione di non meno del 30% degli incentivi che potrebbe essere contenuta nel decreto interministeriale di prossima emanazione. E’ quanto sostiene Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, intervenuto ad un incontro, organizzato dal Kyoto Club sulla governabilita’ del settore fotovoltaico, alla luce del decreto legislativo sulle energie rinnovabili, emanato il 3 marzo e firmato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano lo scorso 7 marzo. E’ un taglio importante quello del 30% – riconosce Tabarelli – con il quale, comunque, il mercato reggerebbe. Si fermerebbe, invece, se venisse lasciato nell’incertezza o se si proponessero tagli simili a quelli tedeschi. L’Italia non puo’ arrivare all’efficienza tedesca.
Il presidente di Nomisma Energia ha fatto sapere che ci sono ”continui contatti” con il Ministero dello Sviluppo Economico che sta ”lavorando alacremente” per produrre prima della scadenza (31 maggio 2011) un quadro sugli incentivi. Rimodulare gli incentivi, per Tabarelli era necessario, perche’ quelli mantenuti finora sono stati troppo generosi e hanno generato un boom del settore. Dobbiamo riconoscere che tra i 200mila impianti che generano 7,2 GW ci sono anche molti piccoli imprenditori e famiglie. E’ un caso imprenditoriale dietro al quale e’ evidente una sensibilita’ ecologica. Bene ha fatto, dunque, per Tabarelli il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani a ”mettere le mani su questo tema”. Quanto alle critiche al provvedimento che stanno arrivando soprattutto dall’opposizione, si tratta di ”forzature” alle quali ”occorre resistere”.

Fonte: Ansa

Borsa Solare: il fotovoltaico a portata di mano!

Applicare pannelli solari a qualsiasi oggetto di uso comune sta diventando una mania contagiosa: telefonini, condizionatori, ombrelloni, computer portatile… ogni scusa è buona pur di produrre energia pulita a costo zero. Eppure, a nessuno era ancora venuto in mente difornire un servizio personalizzato. Ci ha pensato un italiano, Marco Ballini, il cui progetto “Borsa Solare” prevede l’applicazione di un piccolo pannello fotovoltaico di terza generazione su ogni tipo di borsa. Basta inviare qualche foto, prendere le misure e… il gioco è fatto! Le celle solari dei moduli sono le cosiddette Dye Sensitized Cells, basate sulla tecnologia organica messa a punto dallo svizzero Michael Gratzel.
L’azienda produttrice è invece la statunitense Konarka, che ha appena ottenuto dal National Energy Renewable Laboratory il record mondiale di efficienza energetica per le sue celle organiche, totalizzando un più che dignitoso 8.3% (il silicio, per intenderci, ha un rendimento del 15-20%).
Una tecnologia innovativa, messa per la prima volta in commercio in Italia, che ha il vantaggio non trascurabile di rendere i pannelli riciclabili (o quasi) a fine ciclo vita. Anche il succo di mirtilli, ad esempio, può diventare un ottimo fotoattivatore di celle solari organiche!
Nello stesso sito internet dov’è possibile prenotare il servizio e riciclare le borse che non ci piacciono più, dando loro “nuova energia”, inoltre, saranno presto messe in vendita le Borse Solari pronte all’uso dell’azienda tedesca Neuber’s, vincitrici nel 2010 del Premio Miglior Prodotto Innovativo ID TechEx Printed Electronics Europe. In entrambi i casi, il sistema di ricarica è tutt’altro che complicato: il sole colpisce il pannello della borsa, il pannello ricarica le batterie al litio integrate, le batterie – grazie agli appositi cavi in dotazione – ricaricano telefonini, lettori mp3, fotocamere, eccetera… Il tutto nel massimo rispetto dell’ambiente! Per maggiori info sul riciclo della vecchia borsa scrivi a info@borsasolare.it, oppure visita il sito borsasolare.it.

Fonte: GreenMe

Parco Solare Sud: il ponte eolico della Salerno-Reggio Calabria

Lo spostamento di un tratto di Salerno-ReggioCalabria in galleria ha offerto l’occasione per un concorso internazionale che stimolasse progettisti ma anche, e forse soprattutto, l’opinione pubblica sulla possibilità di riutilizzare tratti autostradali dimessi, in particolare quello compreso tra Scilla e Bagnara: l’idea è quella di non demolire gli imponenti viadotti di cemento, che sono ormai parte di un paesaggio entrato nell’immaginario collettivo e che porrebbero un enorme problema legato allo smaltimento delle macerie, ma, al contrario, di farli rientrare in un progetto sperimentale di nuove tecnologie eco-compatibili.
Il progetto vincitore dello studio francese PR+OFF propone un visionario villaggio verticale per ospitare gli snowbird europei dotato di piccole abitazioni, un centro medico, luoghi di svago e negozi che sfrutta i piloni in cemento armato come scheletro da cui staccare un sistema di spazi che offrono suggestivi scenari sul Mediterraneo.
Gli altri risultati, molto diversi tra loro, presentano in molti casi un filo conduttore nella constatazione che l’area è attraversata da correnti d’aria molto forti sfruttabili con sistemi per produrre energia eolica.
Una delle proposte più avveniristiche in questo senso è il progetto secondo classificato al concorso, quello di Coffice, uno studio romano che ha ideato un sistema integrato di sfruttamento dell’energia solare e di quella eolica. Anche in questo caso i piloni diventano scheletro ma la loro funzione è quella di sostenere un apparato di turbine che contribuiscono a costruire una nuova scenografia ipertecnologica. Una delle due corsie autostradali viene convertita in una “promenade” verde, un sistema di piccole serre per la coltivazione di prodotti locali alternati a filari di alberi e punti belvedere mentre l’altra, che resta dedicata al traffico automobilistico ma limitandolo al livello locale, viene riassaltata con un manto stradale di nuovissima generazione a celle fotovoltaiche già in sperimentazione negli Stati Uniti. Un progetto in grado di rispondere alle necessità energetiche di circa 15000 famiglie. Una competizione interessante che apre le porte a un nuovo modo di ripensare il costruito: la consapevolezza che la trasformazione di quasi 10 km di tracciato avrà un costo notevolmente inferiore ai 40 milioni di euro richiesti dalla demolizione.
Il Parco Solare Sud ha un approccio concettualmente opposto, di agopuntura ambientale, incentiva il riuso dell’esistente prima del consumo di nuovo territorio, l’integrazione paesaggistica, l’autoproduzione energetica e l’autosostenibilità economica. L’idea è di sviluppare, a partire dalle energie rinnovabili, una nuova filiera fondata sull’economia verde che possa portare ricerca, sperimentazione, tecnologie, produzione, lavoro e turismo per tutta la Calabria. (dal bando di concorso).

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

KMZERO ROAD: la strada che produce e non consuma

E se una strada non fosse solo una strada? La domanda potrebbe sembrare tendenziosa ma in realtà nasconde un’idea semplice eppure a suo modo pionieristica. Da quando ne abbiamo memoria, le strade sono sempre servite per collegare un luogo all’altro, permettere la viabilità di persone, mezzi e merci e negli ultimi decenni essere anche fonte di preoccupazione per il portafogli. D’altro canto è ben noto l’impatto ambientale delle strade e il costo per la loro gestione, oltre che per la loro realizzazione. Ribaltando questo immaginario nasce KMZERO ROAD, un progetto di strada che non vuole essere solo sinonimo di produzione di smog, inquinamento acustico e deturpazione del paesaggio, ma diventa elemento attivo e produttivo del territorio. Ideato da Giulio Ceppi, docente al Politecnico di Milano e fondatore dello studio Total Tool, il progetto ha già trovato ampia considerazione presso numerose aziende italiane e si appresta a diventare realtà con un primo kilometro di test.
KMZERO ROAD è un concept per un sistema-strada che si comporta come un organismo, con un proprio metabolismo interno, capace di dialogare ed interagire con il contesto ambientale esterno e di trarne vantaggi operativi – afferma Giulio Ceppi –  anche in termini di sicurezza e di futura gestione economica: la strada si trasforma in risorsa energetica, contribuendo alla sicurezza e all’integrazione attiva di diverse funzioni. La strada immaginata in questo progetto, sfrutta tanto i fattori naturali presenti nel sito (sole, vento…) quanto il passaggio degli autoveicoli, per produrre energia pulita e rinnovabile. Cio’ attraverso l’impiego di tecnologie e soluzioni pratiche che abbattono l’impatto ambientale e riducono in modo sensibile la presenza di fattori inquinanti emessi in atmosfera: il tutto, grazie soprattutto a un uso integrato di pannelli solari con moduli microelici e geotermici.
L’ investimento per la realizzazione del progetto (misurato su di un chilometro di strada) è pari a circa 7 milioni e 690 mila euro, ammortizzabili in circa sei anni grazie al ricavo annuo di 1.190.000 euro. In altre parole, la costruzione di un chilometro di KMZERO ROAD può costare circa il 20% in più di una normale strada ma con la possibilità nel medio termine di poter diventare non solo un luogo a minor impatto ambientale ma anche un sito produttore di energie e quindi capace di diventare soggetto attivo della catena industriale. Il progetto, condotto da Total Tool si è avvalso della collaborazione con un consorzio di aziende attive sul territorio lombardo e nazionale composto da Vitali spa, per la parte relativa alle infrastrutture stradali, Italcementi, Mapei, insieme con gestori di energie rinnovabili come Dedalo, e produttori di componenti avanzati come Systaic, Daku e Virtgen.
Una formula imprenditoriale, anche questa, che mette al centro l’obiettivo e il raggiungimento di standard prestazionali efficaci piuttosto che il piano finanziario. Un progetto che si avvale del resto della collaborazione e condivisione di reparti e professionalità anche molto distanti tra di loro.L’interdisciplinarietà così come la consapevolezza dell’impatto ambientale del progetto supportano questa idea dai tratti avveniristici ma che sta cercando di trovare una loro ragione nella realtà. Sono iniziate le pratiche per poter realizzare il primo chilometro di prova nel bergamasco, infatti. Chissà che a breve non ci troveremo ad attraversare un tratto di strada capace di produrre più energia di quanta ne consumi.

Fonte: GreenMe

Eolico: Obama accelera su sviluppo offshore

L’obiettivo dell’amminsitrazioen statunitense è accelerare lo sviluppo di impianti eolici in mare (offshore). A tal fine i responsabili dei Dipartimenti degli Interni e dell’Energia, Ken Salazar e Steven Chu, hanno annunciato finanziamenti di 50,5 milioni di dollari per sviluppare una rete di distribuzione elettrica idonea al trasporto dell’elettricità da esse prodotte nelle aree ad alta densità abitativa del Medio Atlantico. L’annuncio è stato dato in occasione della presentazione di un piano strategico nazionale a favore dell’eolico offshore, una tecnologia che è oggi considerata negli USA un tassello essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo indicato dal presidente Obama di coprire entro il 2035 l’80% della domanda elettrica USA con fonti pulite e a ridotta emissione di CO2. Il programma, che sarà coordinato dai due Dipartimenti, è volto a promuovere e a sostenere lo sviluppo di un’industria eolica nazionale che sia competitiva a livello mondiale. Al tempo stesso, il varo del programma sottintende l’impegno degli uffici federali a favorire una crescita che sia rispettosa dei vincoli ambientali e che non entri in conflitto con gli altri usi della risorsa oceanica. Sotto il profilo tecnico il piano intende fornire assistenza a tutte le iniziative che promettono di contenere i costi, di fornire soluzioni ingegneristiche affidabili e ad elevato rendimento e di garantire un adeguato livello di integrazione con la rete elettrica. Secondo quanto ha dichiarato Chu, la strategia nazionale per lo sviluppo di questo settore si pone come obiettivo quello di ottenere l’installazione di 10.000 MW di potenza entro il 2020 e di accelerare la crescita nel decennio successivo per arrivare entro il 2030 ad un contributo di 54.000 MW dall’eolico offshore.

Fonte: LaStampa

Solar Impulse: l’aereo solare

L’idea di un aereo solare nasce nel 2003 in Svizzera, presso l’École polytechnique fédérale de Lausanne, con la collaborazione ed il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Europea, Dessault, Solvay, Omega SA, Deutsche Bank, Bayern Material Science, Altran Technologies e Swisscom.
Fu Bertrand Piccard, già protagonista di imprese da record come il giro del mondo non-stop su un pallone aerostatico, a dare il via al progetto con André Borschberg, Luigino Torrigiani e Brian Jones; l’obiettivo era ed è quello di ripetere la circumnavigazione del globo, ma questa volta su un velivolo completamente alimentato dalla luce solare. Così il progetto crebbe, finché il team non divenne un grande gruppo di lavoro multi-disciplinare di una cinquantina di specialisti provenienti da sei Nazioni, assistiti da circa 100 consulenti esterni. Dopo anni di studio e di sviluppo, nel 2009 nasce il primo prototipo del Solar Impulse. L’aereo, chiamato HB-SIA, non è un vero e proprio velivolo, ma solo un progetto dimostrativo, dotato di una cabina di pilotaggio non pressurizzata e con una limitata quota di tangenza; è ultra-leggero poiché la sua struttura a nido d’ape è progettata in fibre di carbonio ed è un monoposto con un’apertura alare pari a quella di un Airbus 340. Le celle fotovoltaiche sono poste sopra l’ala e sulla coda per alimentare l’aereo durante i voli diurni, mentre parte dell’energia accumulata viene immagazzinata in delle batterie, così da permettere anche il volo in notturna. Il 7 luglio 2010, coi suoi quattro motori, il primo Solar Impule è finalmente decollato alle 6:51 a.m. da un campo di aviazione di Payerne, in Svizzera. Ha fatto ritorno per l’atterraggio il mattino seguente alle ore 9:00 a.m., ora locale. Più di 24h di volo. Si è dunque pronti alla costruzione di un secondo e più evoluto velivolo, che prenderà il nome di HB-SIB e che dovrebbe vedere la luce (in ogni senso) proprio nel 2011, per esser pronto a circumnavigare il globo nel 2012. Se l’obiettivo del suo ideatore è soprattutto quello di compiere un nuovo record, ciò che a noi interessa è la reale speranza di avere un mezzo di trasporto come l’aeroplano in una versione tutta sostenibile, che dia la possibilità di muoversi senza inquinare il pianeta. Certamente bisognerà aspettare qualche anno, forse qualche decennio, ma i limiti non sembrano affatto invalicabili e si può sperare di salire un giorno, poi non così lontano, su un Solar Impulse passeggeri, alla portata di tutti.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Tokyo: parte progetto eco-stazione hi-tech

Stazioni ferroviarie ‘verdi’, dotate delle ultime tecnologie in materia di risparmio energetico e tutela ambientale, per dare vita a moderne oasi nella giungla di cemento metropolitana. E’ quanto intende fare l’operatore ferroviario Jr East, che a Tokyo ha annunciato l’avvio del futuristico progetto ‘Ecosute’ (stazione ecologica) cominciando dal distretto del business di Shinjuku, dove la stazione di Yotsuya, sulla frequentata linea Chuo, sarà la prima a essere ristrutturata con i nuovi standard.
L’iniziativa si basa su 4 pilastri: risparmio energetico con l’utilizzo di illuminazioni a basso consumo, impiego di energie rinnovabili con pannelli solari, realizzazione di ambienti interni che i passeggeri percepiscano come eco-compatibili, e, da ultimo, creazione di spazi aperti con aree verdi. La stazione pilota di Yotsuya sarà ristrutturata utilizzando lampadine di tipo Led ad alta efficienza energetica, e sul tetto della struttura sarà creato un piccolo parco aperto al pubblico battezzato ‘parco tascabile’. Sulle pensiline delle piattaforme ferroviarie è previsto uno spazio per erba e piante, e sempre sui tetti anche l’installazione di generatori fotovoltaici dalla potenza di 50 kilowatt. Obiettivo dichiarato della riconversione, che costerà circa un miliardo di yen (quasi nove milioni di euro), è abbattere di almeno il 40% la quota di emissioni nocive prodotte dalla struttura esistente. L’operatore ferroviario prevede di iniziare i lavori a Yotsuya in primavera, puntando a completare la ristrutturazione entro marzo 2012.

Fonte: Ansa

Germania: crescono i green jobs

I posti di lavoro legati alle energie rinnovabili – i cosiddetti green jobs – continuano a crescere in Germania: alla fine del 2009 il settore ha raggiunto la cifra di 340.000 occupati, quasi la popolazione di Firenze. Il dato è più che raddoppiato rispetto al 2004, quando gli addetti erano 160.000. Lo riferisce il rapporto Erneuerbar beschäftigt! (Occupato rinnovabile!), realizzato dal Ministero tedesco dell’economia e della tecnologia in collaborazione con l’Istituto di ricerca sulle strutture economiche (GWS).
Il settore con più occupati in Germania è quello delle biomasse, che nel 2009 dava lavoro a 128.000 persone (il 125% in più rispetto al 2004). Segue l’eolico, che con 102.100 lavoratori ha fatto registrare un aumento del 60%: una crescita sensibile ma minore rispetto ad altri campi, a causa del fatto che nel 2004 l’energia eolica era più sviluppata. L’energia solare invece ha più che triplicato (+221%) il dato del 2004, arrivando a 64.700 addetti. La crescita maggiore è stata però quella del geotermico: con un aumento del 706% rispetto al 2004 ha raggiunto la cifra di 14.500 addetti.
La grande crescita dei green job riflette la forte spinta politica della Germania in favore delle energie rinnovabili, ma anche e soprattutto la tendenza internazionale: buona parte del fatturato delle industrie tedesche delle energie pulite viene dalle esportazioni. Il rapporto formula anche le previsioni fino al 2030, elaborando quattro diversi scenari a seconda degli sviluppi del mercato internazionale. Nello scenario più ottimista gli occupati del settore supereranno la cifra di 650.000.

Fonte: LaStampa

Eolico sì, eolico no. 25% in meno le installazioni in Italia

Nuova fiammata nella diatriba tra favorevoli e contrari alle pale eoliche in Italia. Alcune organizzazioni ambientaliste, piu’ sensibili alla tutela del paesaggio, ne parlano come un supremo e inutile scempio, e denunciano la cecita’ di chi difende questo ”imbroglio da fermare”. Amici della terra, Comitato nazionale del paesaggio, Italia Nostra e Mountain Wilderness Italia hanno rinfocolato la polemica con una recente conferenza stampa congiunta in cui si sono dichiarati ”favorevoli alle rinnovabili e all’ efficienza”, ma assolutamente contrari all’eolico e al ‘fotovoltaico a terra’, ovvero ai grandi impianti solari sui terreni una volta agricoli. Cosi’, nonostante l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) sottolinei come nell’ultimo anno in Italia ci sia stato un crollo delle istallazioni eoliche (-25%), Rosa Filippini, leader storica degli Amici della terra, chiede una moratoria di tutte le istallazioni e autorizzazioni per evitare assalto alla diligenza prima che entrino in vigore le nuove regole del settore che sono ora all’esame delle Camere. Oreste Rutigliano, di Italia Nostra, parla di un massacro in pieno svolgimento, con una lobby dell’eolico ancora piu’ rabbiosa e intenta a succhiare incentivi all’infinito nonostante che nel nostro paese il funzionamento delle pale eoliche sia modesto, con una media di ‘pieno regime’ di appena 1550 ore l’anno. Anche Vittorio Sgarbi ci va giu’ duro definendo l’eolico una turpe speculazione economica.
Il presidente del Comitato nazionale del paesaggio, Carlo Ripa di Meana si appella al Presidente della Repubblica perche’ ci difenda ”dall’assalto ai valori tutelati dall’articolo 9 della Costituzione” e chiede ”un contrattacco” che ci liberi da questa vergogna: un prelievo delle gia’ scarse risorse operato da ”speculatori di una finanza torbida”, con l’ acquiescenza, quando non addirittura complicita’ di settori dell’ambientalismo nostrano. E cosi’ – chiamata in causa direttamente da una ‘lettera aperta’ inviata dal presidente onorario di Mountain Winderness, Carlo Alberto Pinelli – Legambiente risponde alle accuse di ”sacrificare l’ambiente al mantenimento in vita della costosa Goletta Verde”, ovvero di vendersi in qualche modo alla lobby dell’eolico. Il responsabile energia dell’associazione del cigno verde, Edoardo Zanchini difende senza se e senza ma l’eolico come ”fonte di energia che funziona”, pur riconoscendo che ”senza dubbio in alcune parti d’Italia, soprattutto al sud, si sono fatti errori”. Per Zanchini, ”occorre un cambio di modello energetico” e Legambiente, insieme ad altre organizzazioni, si batte per questo. ”Ci battiamo per l’eolico. Sono sette anni che su questo, come sul solare a terra, chiediamo delle regole e finalmente nel luglio 2010 sono state approvate le linee guida per l’approvazione dei progetti di impianti eolici”, sette anni di lavoro, mentre ”altri si occupavano solo di paesaggio”. Le pecche dell’eolico – sottolinea Zanchini – come i ‘certificati verdi’ troppo generosi o le infiltrazioni mafiose, sono colpe della politica e che la politica e’ chiamata a risolvere. In quanto alla questione ‘estetica’ Zanchini ricorda come gli impianti eolici di una certa taglia, in Italia rappresentino solo il 3%, e quindi, sul nostro territorio si possono percorrere centinaia e centinaia di chilometri senza vedere una sola pala eolica. Discorso analogo per il fotovoltaico a terra: e’ vero, occupa terreno agricolo ma, una volta smontato, ”il terreno torna agricolo, mentre non accade cosi’ per la cementificazione delle nostre coste e delle nostre periferie”.

Fonte: Ansa

Mobilita’ sostenibile: Parma sposa l’elettrica

Muove i primi passi a Parma il progetto sulla mobilità elettrica che, nell’arco di cinque anni, dal 2011 al 2015, porterà a 300 il numero di colonnine destinate alla ricarica delle batterie. La città ha alzato oggi il sipario sul progetto ‘Zero Emission City’, nel corso del convegno ‘Politica Europea per la mobilita’ elettricà.
All’incontro, introdotto dal sindaco di Parma Pietro Vignali e dal direttore generale di EnergyLab, Silvio Borsetti, hanno partecipato tra gli altri il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, e il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi. E’ stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione della mobilità elettrica in Europa. In Europa si registrano singoli interventi economici legati a ciascun Paese.
In Inghilterra, ad esempio, il governo ha finanziato il programma di sviluppo elettrico con 230 milioni di sterline. Dall’1 aprile 2010, inoltre, i veicoli elettrici delle imprese sono detassati e dal 2011 gli acquirenti di auto elettriche riceveranno uno sconto del 25% sul prezzo di listino fino ad un massimo di 5.000 sterline.
In Spagna il Piano d’Azione per il Veicolo Elettrico prevede investimenti pubblici pari a 590 milioni in due anni, incentivi per veicoli elettrici fino al 20% del prezzo totale, con un tetto di 6.000 euro e la creazione di un parco di 250.000 veicoli elettrici entro il 2014.
In Germania, invece, un’iniziativa congiunta del governo e delle industrie automobilistiche tedesche punta ad un milione di veicoli elettrici entro il 2020.
Infine, in Francia il piano Borloo prevede un investimento di 250 milioni per l’ installazione di 75.000 colonnine di ricarica sulla rete stradale e 5.000 euro di incentivo all’acquisto di un’auto elettrica fino al 2012, mentre entro il 2015 è previsto un parco di veicoli elettrici 100.000 unità.
In Italia nel 2010 sono state vendute solo 103 auto elettriche (pari allo 0,01% del mercato automobilistico) contro le 69 del 2009. I concessionari, secondo una ricerca di InterAutoNews presentata al recente Motor Show di Bologna, parlano di un mercato potenziale del 2-5%. A ottobre 2010 è stato presentato il disegno di legge 3553, nel quale si prevedono, ma non sono state ancora definite, iniziative finanziarie a supporto della mobilità elettrica. L’iniziativa promossa dal comune di Parma prevede un investimento complessivo richiesto di 9 milioni, di cui 1,9 nella fase iniziale di start up; incentivi all’acquisto di un veicolo elettrico fino a 6.000 euro; 100 vetture elettriche entro il 2011, che diventeranno circa 1.000 nel 2015.

Fonte: Ansa

Canadian Solar & SunEdison per il più grande impianto fotovoltaico d’Europa

Canadian Solar, una delle più importanti aziende nel settore dell’energia solare, ha contribuito alla realizzazione del più grande impianto fotovoltaico d’Europa sviluppato dalla società americana SunEdison – l’operatore leader nei servizi di energia solare, parte di MEMC Electronic Materials.
Il nuovo sistema è in grado di erogare 70 megawatt (MW), copre un’area di 850 mila metri quadrati a San Bellino, in provincia di Rovigo ed è stato completato in soli 9 mesi. L’installazione produrrà energia verde equivalente al fabbisogno di circa 16.500 famiglie e assicurerà un risparmio annuale in termini di CO2 pari a 40 mila tonnellate equiparabile alle emissioni prodotte da 8.000 automobili. La grandezza di questo progetto dimostra l’elevata qualità del lavoro svolto da SunEdison e dai suoi partner, incluso Canadian Solar. Siamo davvero orgogliosi che i nostri moduli siano stati scelti per far parte dell’impianto di Rovigo grazie alla comprovata qualità ed affidabilità dei nostri prodotti commenta Shawn Qu, Chairman, President & Chief Executive Officer (CEO) di Canadian Solar. Canadian Solar ha già installato oltre 1 GW di moduli in tutto il mondo negli ultimi 8 anni e il nostro prossimo obiettivo sarà continuare a lavorare con clienti come SunEdison, per promuovere la diffusione dell’energia solare a livello mondiale. Il progetto è stato acquistato da First Reserve, attraverso la joint venture, già oggetto di comunicazione pubblica, stabilita tra First Reserve Corporatione SunEdison. Programmi di investimento gestiti o coordinati da Partners Group AG e Perennius Capital Partners SGR hanno partecipato al progetto con la joint venture First Reserve. E’ stato recentemente annunciato l’intervento in project finance per 276 milioni di euro con la partecipazione di alcune delle maggiori banche europee, tra cui Banco Santander, Unicredit Corporate Banking, Dexia Crediop, Natixis, Société Générale e Crédit Agricole.

Fonte: PienoSole

MilanoZero: il cuore verde della capitale economica

Nel 2013 nascerà MilanoZero. Quartiere per uffici, eco-sostenibile e innovativo. Nasce dalla collaborazione di Renato Ferrari (studio architettura FZ) con il Politecnico di Milanosu commissione della famiglia Altieri, proprietaria dell’area su cui sorgerà la nuova area e dove, anni addietro, sorgeva il vecchio sito industriale della Domenico Altieri Chimica.Milano zero è un complesso composto da 10 strutture, avente ognuna una funzione diversa, dotato di soluzioni eco-sostenibili, individuate dai progettisti per realizzare un complessocertificato Leed, classe Platinum. MilanoZero si estenderà per oltre 50 mila metri quadri, di cui 40 mila destinati agli uffici e 10mila agli hotel, in una zona poco distante dall’ aeroporto di Linate. L’acceso è riservato a pedoni, bici o minicar elettriche. Per il funzionamento del complesso verranno impiegati, oltre a pannelli fotovoltaici (con una produzione di circa 960 mila kilowattora di energia di cui 900mila per il centro) anche due pozzi geotermici a 35-40 metri di profondità, 20 centimetri di coibente negli edifici e giardini pensili (9.250 metri quadri) realizzati in cima alle costruzioni. Questi ultimi contribuiranno non solo a rendere esteticamente più gradevole il complesso visto dall’alto, ma miglioreranno il rendimento energetico degli edifici e ridurranno l’effetto del deflusso delle acque causato dalle tempeste. Ciclo chiuso e autonomo fatto di tre parti distinte: i pozzi geotermici dell’acqua di falda, le macchine di climatizzazione, fulcro dell’impianto, e le apparecchiature di erogazione del calore. Questo, sempre secondo Ferrari, eviterà l’emissione in atmosfera di 190.000 kg di anidride carbonica. Il costo di realizzazione previsto è di circa 1500/2000 euro al metro quadro e verranno affittati a un prezzo che si aggira attorno ai 250 euro al metro quadrato l’anno. Il cuore verde milanese presto inizierà a pulsare.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Rinnovabili: polemiche sugli incentivi

La proposta di decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili rischia di bloccare lo sviluppo del settore in Italia. Lo affermano alcune tra le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf) assieme a tre delle più importanti organizzazioni del settore delle rinnovabili (Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia), che propongono una serie di emendamenti per migliorare il decreto, garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020. Secondo le associazioni, infatti, lo schema di decreto, pur contenendo alcuni elementi positivi (incentivazione della generazione termica e della biomassa), prevede una revisione dei meccanismi incentivanti che rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, soprattutto di eolico e solare fotovoltaico.
L’attuale sistema degli incentivi ha consentito all’Italia di attirare investimenti per miliardi di euro con sviluppo della produzione di energia e la creazione di posti di lavoro. Risultati raggiunti anche grazie a un sistema nazionale di incentivi «che necessita di una profonda revisione per eliminare alcune distorsioni interne e rispondere in maniera più efficace agli obiettivi europei al 2020». Le critiche al decreto sulle rinnovabili, che recepisce la direttiva europea, sono ingenerose», ha replicato Stefano Saglia, sottosegretario dello Sviluppo economico con delega all’energia. «Sul decreto all’esame delle commissioni parlamentari siamo aperti al confronto». Secondo il sottosegretario «l’Italia resterà il primo Paese europeo per incentivi, mentre Paesi leader del settore come Spagna e Germania stanno riducendo gli incentivi pubblici. Il nostro progetto tende a ridurre i sussidi gradualmente e a sostituire il meccanismo dei certificati verdi. Se l’attuale meccanismo se non verrà corretto, nel 2020 avremo un esborso di 9 miliardi di euro». Ma l’Ewea, l’associazione dell’industria eolica europea, chiarisce che l’Italia è l’ultima della classe, con il Lussemburgo, in Europa nella produzione di energia rinnovabile. Nell’Unione europea 25 Stati prevedono di poter rispettare gli obiettivi fissati da Bruxelles sulle rinnovabili o addirittura di superarli. L’Italia è sotto dello 0,9% rispetto all’obiettivo del 17% e ha informato la Commissione europea che intende utilizzare il meccanismo di cooperazione per raggiungere il suo obiettivo nazionale. Peggio di noi sta solo il Lussemburgo con un deficit del 2,1%.
L’Anev, Associazione nazionale energia dal vento, denuncia un malessere tra gli operatori del settore, con il primo anno nel 2010 di crescita dell’eolico in Italia: riduzione del 25% della potenza annua rispetto agli anni passati. Tendenza, secondo l’Anev, che mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020 e allo stesso tempo l’occupazione dei 67 mila addetti nel settore ipotizzati. «Il tutto a causa della normativa che ha fortemente penalizzato l’eolico nazionale per il calo drastico degli incentivi». La potenza cumulativa raggiunta di 5.797 MW al 31 dicembre 2010 «potrebbe ancora consentire il raggiungimento dei valori necessari per ottemperare all’obbligo comunitario», ma «solo mediante un tempestivo adeguamento della normativa», conclude l’associazione.

Fonte: CorrieredellaSera

Torraca: quando il sud sceglie la virtù e scarta il vizio!

Avete mai sentito parlare di Torraca? Parliamo di sud, provincia salernitana, un esempio virtuoso di comune che punta all’efficienza energetica e all’eco-sostenibilità. Un paese di poco più di mille abitanti, nel cuore del Cilento, dove strade, parchi, gallerie sono illuminate da Led. Il comune così riesce a ottenere un considerevole risparmio (circa il 70% dei consumi energetici), una riduzione del 70% dei costi di manutenzione, e l’eliminazione dell’inquinamento luminoso. Il sindaco Daniele Filizola:  l’idea di sostituire le lampadine a incandescenza con i led mi è venuta visitando un’azienda privata, la Elettronica Gelbison. Con loro abbiamo avviato la sperimentazione e, da una sola piazza, siamo passati a tutto il paese. Questo ci ha reso famosi nel mondo, ma sono molte altre le soluzioni che stiamo adottando: dagli impianti fotovoltaici alla centralina di biomassa. Persino la piscina comunale è autosufficiente! Abbiamo avviato anche una collaborazione con l’Università di Napoli per un corso di laurea dedicato proprio alle problematiche energetiche e ambientali.
Torraca è una nota meta turistica, che gode della vicinanza di Sapri, da cui è in progetto una monorotaia per collegare la piscina comunale, alla pista di kart e alla stessa Torraca, alimentata da un impianto fotovoltaico di 50 kilowatt.
A proposito di piscina comunale, alimentata da un impianto di 50 kilowatt di pannelli fotovoltaici la struttura è stata collegata a un impianto solare termico da circa 25 metri quadri, ridotti i consumi per evaporazione di oltre il 50% con un sistema di copertura isotermica per piscine, e l’impianto d’illuminazione interno ed esterno alla piscina adotta la tecnologia a Led.
Per quel che concerne il fotovoltaico già impiantanto sul territorio: Torraca conta quattro impianti fotovoltaici da 45,5 kilowatt ciascuno, con una produzione annua di circa 200.000 kilowattora (ciascuno) che provvedono all’illuminazione della pista go-kart e della piscina comunale, e non solo, si riesce a vendere il surplus di energia elettrica alla rete elettrica oltre che a recuperare i benefici economici dalla vendita di certificati verdi nazionali e usufruire degli incentivi del conto energia (122 tonnellate di anidide carbonica in atmosfera in meno). Ancora: la società a partecipazione pubblica Sviluppo Torraca srl ha intrapreso la realizzazione di una fabbrica che produrrà moduli fotovoltaici, creando nuovi posti di lavoro e diventando un laboratorio di studio per giovani ricercatori. Torraca, inoltre aderisce al progetto “Comuni AzzeroCO2” promosso dall’omonima AzzeroCO2.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Enel Green Power: nuovo impianto fotovoltaico in Umbria

Prosegue la crescita nel fotovoltaico di Enel Green Power. Nel Comune di Deruta, in provincia di Perugia, la societa’ delle rinnovabili di Enel, ha completato un impianto fotovoltaico a terra realizzato con 3.330 moduli in silicio policristallino, installati presso un terreno agricolo di proprieta’ dell’ Universita’ di Perugia, per un’estensione totale di circa 2,5 ettari. L’impianto, si legge in una nota, ha una potenza installata di 1 MW, in grado di produrre piu’ di 1,2 milioni di kWh all’anno, pari al consumo medio di circa 450 famiglie. Sara’ cosi’ possibile ottenere un risparmio in combustibili fossili per quasi 105 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) l’anno, e di circa 700 tonnellate di Co2 che non verranno emesse in atmosfera.

Fonte: Ansa

Honduras: impianto a biomasse alimentato da “erba re”

L’industria tessile dell’Honduras ha in programma di puntare sulla biomassa per ridurre – e in prospettiva eliminare – la dipendenza dalle forniture elettriche della rete pubblica. L’obiettivo è di contrastare la crisi determinata dai crescenti costi dell’energia e anche di migliorare la qualità delle forniture, oggi soggette a frequenti interruzioni.
Lo ha dichiarato Jesus Canahuati, direttore della honduregna Asociación de Maquiladores (imprese tessili) annunciando la realizzazione di impianti a biomassa per 70 MW, in grado di coprire circa il 25% dei 300 MW impegnati dal settore nelle zone industriali del nord, e precisamente di Choloma, Buena Vista, Green Valley e Gildan. I nuovi impianti sono di tipo termoelettrico e prevedono di bruciare come combustibile l’ “erba re”, diffusa in tutto l’ovest del Paese. Si tratta di una pianta tropicale perenne che può raggiungere i 3 metri di altezza, con un gambo simile a quello della canna da zucchero. Il vantaggio economico sarebbe rilevante. Secondo le stime fornite da Canahuati, il chilowattora ottenuto con impianti alimentati dall’ “erba re” presenta un costo inferiore del 30% rispetto alle tariffe praticate attualmente dalla Compagnia Elettrica Nazionale. La costruzione degli impianti avrà inizio nel prossimo mese di febbraio e richiederà 20 mesi di lavoro. Il passo successivo è quello di puntare sull’autosufficienza energetica dell’intero comparto tessile, realizzando (nei prossimi 10 dieci anni) una potenza a biomassa di circa 1.000 MW, alimentata da coltivazioni dedicate di “erba re”, realizzate da circa 2.500 piccole e grandi aziende agricole, in grado di creare nelle zone rurali quasi 20.000 nuovi posti di lavoro.

Fonte: LaStampa