Articoli relativi a ‘India’

Rinnovabili: Astonfield investe 3 miliardi di dollari in India

La compagnia statunitense Astonfield, operante nei settori eco-energetici, ha annunciato la volontà di investire tra i 2 e i 3 miliardi di dollari nello sviluppo di tecnologie energetiche pulite in India entro i prossimi cinque anni. Stando a quanto affermato dai vertici societari, sarebbero circa 17 gli Stati indiani che potrebbero beneficiare dello straordinario impiego di risorse finanziarie finalizzate a supportare la crescita ecocompatibile della nazione.
Più in particolare, la compagnia avrebbe dichiarato che, mentre l’India può da una parte vantare uno scarso apporto di depositi petroliferi, può dall’altra parte godere di risorse energetiche in quantità davvero invidiabili, come accade ad esempio per il sole, con il subcontinente che detiene uno dei livelli di irraggiamento più importanti del mondo. Ad ogni modo, per garantire un pieno sviluppo dell’industria dell’energia solare, sarà necessario abbassare sensibilmente i costi inerenti la produzione di tale risorsa eco-energetica, rendendo così economicamente più conveniente la generazione di elettricità dal sole. Tra i primi progetti che la Astonfield svilupperà nel subcontinente indiano, figurano un impianto da 11,5 MW nel Gujarat e un altro impianto da 5 MW nel Rajasthan, cui, a seguire, dovrebbe succedere un impianto da 5 MW nel Bengala Occidentale, quest’ultimo ancora da confermare.

Fonte: Ecoo

 

Energia: l’idroelettrico salverà l’India

In India il 40% della popolazione non ha accesso alla rete elettrica e un terzo degli imprenditori lamenta la scarsa affidabilità del sistema elettrico e l’alto costo dell’energia elettrica. Ma, al tempo stesso, l’economia indiana è oggi al secondo posto al mondo per tasso di crescita, e il Paese è al sesto per consumi energetici, pari al 3,4% della domanda totale mondiale. Per sostenere la crescita economica e superare le difficoltà attuali è  urgente un sensibile incremento della capacità di generazione elettrica. Il settore idroelettrico potrebbe fornire un rilevante contributo. Attualmente il 64% del fabbisogno elettrico del Paese viene soddisfatto da circa 99.600 MW di impianti termoelettrici, prevalentemente a carbone. La potenza idroelettrica installata è di 37.000 MW e soddisfa il 24% della domanda. Inoltre le risorse potenziali sono molto elevate e guardate con favore per le preoccupazioni ambientali legate all’inquinamento degli impianti a carbone e alle emissioni di CO2. Si stima che il potenziale realizzabile ammonti ad almeno 84.000 MW da grandi impianti e a 6.870 MW da mini-impianti. Inoltre le agenzie governative hanno già individuato 56 potenziali siti per l’eventuale realizzazione di impianti a pompaggio, mentre sono non meno di 85 i progetti di impianti in via di realizzazione o proposti.

Fonte: LaStampa

India: grande progetto per il fotovoltaico, ma vuole solo pannelli indiani

Il governo indiano ha deciso che nella prima fase del programma che prevede la realizzazione di 20 mila MW solari (tra fotovoltaico e a concentrazione) da installare entro il 2022, potranno essere utilizzate solo celle fotovoltaiche costruite in India. Saranno consentite importazioni di celle solo nel caso in cui l’industria nazionale non sia in grado di far fronte alla domanda. Lo hanno anticipato alla stampa indiana funzionari del ministero per le Energie nuove e rinnovabili, precisando che per la prima fase del programma solare verranno emesse rigide linee-guida da rispettare. Sulla decisione hanno influito le pressioni esercitate dall’industria nazionale, che nel solare è ancora piccola ma in forte crescita. In passato molte aziende estere si sono dimostrate interessate a entrare nel mercato solare indiano, in particolare quelle cinesi. Per evitare di dover dipendere massicciamente dall’importazione, l’India sta ora tentando di recuperare il tempo perduto.
La prima fase del programma Jawaharlal Nehru National Solar Mission prevede l’installazione di 1.300 MW solari entro il marzo 2013. Le tariffe incentivanti previste per la prima fase del programma sono pari a circa 0,30 euro/kWh per il fotovoltaico e 0,26 euro/kWh per il solare termodinamico. Dopo aver scatenato una guerra dei prezzi che ha colpito duramente l’industria europea e statunitense di pannelli e celle solari di silicio cristallino (-20% per le tedesche Conergy e Solarworld), la Cina ora punta a conquistare il mercato anche nelle turbine eoliche. Questo settore è ora dominato dalla danese Vestas, dall’americana General Electric e dalla spagnola Gamesa, ma le cinesi Sinovel Wind, Xinjiang Goldwind Science & Technology Co. e Dongfang Electric hanno già scalato la top ten dei produttori mondiali e sono pronte a competere sui mercati mondiali. Goldwind, dopo aver realizzato unità produttive in Germania e in Australia, ne ha aperta un’altra a Chicago. Sinovel ha esportato quest’anno in India dieci turbine da 1,5 megawatt ognuna e ha acquistato tecnologie americane per turbine da 5 MW. Una turbina in Cina costa cirta 600 mila euro per megawatt, mentre in Europa e negli Usa il costo è superiore agli 815 mila.

Fonte: CorrieredellaSera

 

 

India: i postini si muovono con i risciò solari

La promessa fatta nel 2008 è stata mantenuta: ai Commonwealth Games è avvenuta la presentazione del Soleckshaw, il risciò solare, un tre ruote elettrico a pedalata assistita, alimentato da pannelli fotovoltaici, sarà consegnato ai postini indiani. Per ora gli esemplari presentati sono 10 ma a breve ne saranno consegnati in 1000 uffici postali del Rajastan fino a essere implementati nel resto del paese nei prossimi 3 mesi. Il vantaggio per gli indiani è innegabile: consente ai postini di percorrere più facilmente anche le zone impervie; grazie alla pedalata assistita si è aumentato di circa 50-60 km il loro tragitto; riescono a trasportare pacchi più pesanti; a fronte di tanta efficienza non aumentano le emissioni di Co2. Anzi, grazie alla ricarica a pannelli solari le emissioni sono praticamente ridotte a zero. Il progetto noto come Mark I è nato in otto mesi al CMERI, Central Mechanical Engineering Research Institute di Durgapur.

Fonte: Ecoblog