Articoli relativi a ‘Toscana’

Bit: parte la sfida dei piccoli Comuni per un turismo dal gusto antico

Small is beautiful, piccolo è bello, si diceva un tempo in economia, ma oggi il detto è stato rilanciato alla Bit di MIlano che sta per chiudere i battenti. Infatti da MIlano è partita la sfida di un gruppo di piccoli comuni tra Lazio, Toscana e Umbria – capeggiati dal Comune di Porano, piccolo centro umbro di 2000 anime, in provincia di Terni, e circondato da mura medievali – ai grandi centri di attrazione turistica. L’amministrazione comunale è consapevole dei limiti, soprattutto economici, che hanno questi piccoli centri, ma non si perde d’animo. L’idea dei sindaci dei Comuni interessati, che per ora sono nove, è quella di poter dare un’offerta turistica incentrata sul recupero di un gusto antico e autentico dell’Italia profonda, anche se bisogna investire (e molto) in immagine e marketing. I Comuni di questa zona che si espande per una cinquantina di km dispongono di zone archeologiche, castelli, parchi naturalistici ma hanno poche infrastrutture. Non c’è l’autostrada o grosse arterie stradali e per questo scontano una difficoltà oggettiva.

Fonte: EcoSeven

 

 

La geotermia e la produzione di energia elettrica

Sapevate che la Toscana è l’unica regione in Italia dotata di impianti geotermoelettrici? Ebbene sì, il primato lo detiene la città di Pisa con il 47% degli impianti e una produzione pari al 54%! Seguono le province di Siena e Grosseto con il 28% e il 25% dei 32 impianti totali. Dati statistici che sembrano non essere confortanti, e invece in termini di produzione di energia geotermica l’Italia si colloca al terzo posto della produzione mondiale il cui primato spetta agli Stati Uniti, e al quarto posto per incidenza sulla produzione rinnovabile con il 7,7%, e per l’incidenza sulla produzione lorda totale con l’1,8%.
La geotermia è la fortuna energetica dell’Islanda. L’isola basa la sua esistenza energetico-climatica sul naturale equilibrio tra l’acqua calda di profondità e l’atmosfera glaciale esterna. Un equilibrio naturale sfruttato dagli islandesi anche per la produzione di energia elettrica con gli impianti geotermici.
Capiamone un po’ di più di questo tipo di scienza e di tecnologia spesso citata nelle descrizioni di numerosi progetti di Architettura Ecosostenibile. La geotermia è la scienza che studia il calore terrestre. Il calore terrestre nasce nella crosta e nel mantello a causa del decadimento radioattivo di alcuni elementi che li compongono, e successivamente viene trasferito verso la superficie terrestre mediante convezione del magma o di acque profonde. Da qui nascono la maggior parte dei fenomeni come le eruzioni vulcaniche, le sorgenti termali, i geyser, o le fumarole. Questo calore naturale proveniente dal sottosuolo può essere sfruttato per generare energia geotermica. Un impianto geotermoelettrico è una struttura in grado di produrre energia elettrica dall’energia termica interna ad un fluido geotermico. Per fluido geotermico si intende il vapor d’acqua o una miscela di acqua e vapore che negli strati profondi della crosta terrestre si riscalda a contatto con rocce calde. Si parlerà dunque a seconda della fonte principale, di sistemi geotermici a vapore dominante quando l’alta temperatura determina la formazione di accumuli di vapore o, ad acqua dominante, se l’acqua rimane allo stato liquido.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Toscana: si passa dalle miniere al fotovoltaico

Potranno ospitare impianti fotovoltaici i terreni che un tempo sono stati sede di attivita’ minerarie ed oggi bonificati.
Lo prevede una recente modifica all’Accordo Colline metallifere siglato nel 2009 da Regione, Province di Grosseto e Siena, Comuni di Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Scarlino, Manciano e Chiusdino, Arpat, Societa’ Syndial e Eni. Lo rende noto la Regione. La modifica consentira’ agli enti coinvolti di installare impianti per fotovoltaico e/o solare termico (previa conferenza dei servizi e nel rispetto delle opportune precauzioni), proprio la’ dove un tempo c’erano attivita’ legate alle miniere, senza percio’ prevedere l’utilizzo di altre aree destinate ad altro, per esempio a scopi agricoli. Prende dunque concretezza l’ipotesi gia’ prefigurata nelle ”Linee guida in materia di bonifica dei siti inquinati” redatte l’anno scorso dalla Regione Toscana che gia’ aprivano alla green economy.

Fonte: Ansa

Toscana: individuate le aree vietate al fotovoltaico

Dopo l’Emilia-Romagna, che con una delibera approvata il 6 dicembre dall’Assemblea legislativa ha disciplinato la localizzazione degli impianti fotovoltaici sul territorio, anche la Toscana interviene nella materia attraverso una proposta di delibera, approvata dalla Giunta regionale e che andrà all’esame del Consiglio regionale dopo il confronto con gli enti locali. Con il provvedimento, firmato dagli assessori all’ambiente e energia Anna Rita Bramerini, al governo del territorio Anna Marson e all’agricoltura Gianni Salvadori, viene fornita una prima individuazione delle zone dove sarà vietata l’installazione di impianti fotovoltaici a terra, in attuazione delle linee guida nazionali sulle rinnovabili emanate lo scorso settembre.
La delibera pone un limite alla diffusione in area agricola di impianti fotovoltaici di grandi dimensioni (superiori ai 200 kW), favorendo gli impianti di piccola dimensione (da 5 kW a 20 kW) e media dimensione (da 20 a 200 kW), e privilegiando la funzione di integrazione del reddito agricolo.
Con una tabella viene fornito un primo elenco delle aree non idonee al fotovoltaico, distinte per potenza degli impianti e dimensione (da 5 a 20 kW, da 20 a 200 kW ed oltre 200 kW) e per tipologia. Le zone inidonee al fotovoltaico sono: “siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco”, tra cui spicca la Val D’Orcia; “aree e beni immobili di notevole interesse culturale”, “aree e immobili vincolati”, “zone all’interno di coni visivi e panoramici la cui immagine è storicizzata”, “emergenze culturali e zone contigue a parchi archeologici e culturali”, “aree naturali protette”, “zone umide ai sensi della convenzione di Ramsar”; “aree Dop, Doc, Docg e Igp”; “aree classificate a rischio idraulico e geomorfologico e aree adibite a interventi di messa in sicurezza” e infine “zone vincolate in base all’art.142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio”. Sono definite caso per caso le eventuali eccezioni ammesse, per esempio le aree già urbanizzate prive di valore culturale-paesaggistico, le aree degradate e i siti di ex attività estrattive e infine le attività connesse all’agricoltura purché le modalità di installazione abbiano il minor impatto possibile.
I criteri di inserimento degli impianti nelle aree idonee, spiega una nota regionale, saranno invece specificati in un atto successivo così come l’individuazione delle aree non idonee per le altre tipologie di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, biomasse, ecc.). Con questa proposta – ha commentato l’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini – la Toscana si allinea agli indirizzi nazionali coniugando lo sviluppo del fotovoltaico con la valorizzazione del territorio rurale e della sua economia. Nei prossimi giorni si aprirà una ulteriore fase di lavoro in cui sarà fatta una rapida ricognizione presso Province e Comuni per raccogliere proposte di individuazione di ulteriori aree non idonee per il fotovoltaico e per le altre energie rinnovabili.
Con questa scelta – afferma l’assessore al governo del territorio Anna Marson – salvaguardiamo il paesaggio rurale e l’agricoltura, attività essenziale alla riproduzione del paesaggio stesso, indirizzando le installazioni di grandi impianti nelle aree già urbanizzate o degradate. Nelle prossime settimane, con atto successivo, specificheremo i criteri per l’inserimento nel paesaggio degli impianti fotovoltaici anche nelle aree idonee.

Fonte: Casa&Clima