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Bisogna prevedere l’imprevedibile

Japan EarthquakeSe c’è una lezione che si può trarre dall’incidente di Fukushima è questa: quello che sembra impossibile può verificarsi. E se non si è preparati possono essere guai, come è successo appunto in Giappone. Anche le centrali nucleari americane devono attrezzarsi per prevedere l’imprevedibile.
È il succo di un nuovo rapporto appena pubblicato dalla National Academy of Sciences (NAS) degli Stati Uniti, intitolato “Lessons Learned from the Fukushima Nuclear Accident for Improving Safety of U.S. Nuclear Plants”. Commissionato dal Congresso all’indomani dell’incidente di Fukushima, il documento è stato elaborato nell’arco di due anni da una task force di 21 specialisti.
L’incidente di Fukushima, così come quelli di Three Mile Island e Černobyl, è stato causato da una concatenazione di eventi che non era stata preventivata in fase di progettazione dell’impianto. La NAS individua tre aree principali di rischio:

  • eventi esterni estremi. Fukushima rientra in questa categoria, perché lo tsunami del 2011 è stato superiore a tutti quelli del passato
  • errori umani e malfunzionamenti a catena. È il caso di Three Mile Island, dove l’errore umano si è sommato ai guasti della strumentazione
  • violazione deliberata delle norme. A Černobyl i tecnici avevano disabilitato i sistemi di sicurezza per condurre un esperimento non autorizzato.

Per la NAS dunque non basta l’approccio deterministico seguito finora: i processi di approvazione dei reattori e le norme regolatorie devono includere i principi più moderni di valutazione del rischio. In particolare, rivolgendosi all’industria nucleare americana e alla Nuclear Regulatory Commission (NRC), il documento raccomanda di rafforzare l’allocazione di risorse e la formazione del personale per fronteggiare situazioni senza precedenti e non previste.

Fonte: NuclearNews

 

È entrato in servizio il terzo reattore argentino

Atucha 2Dal 30 giugno l’Argentina ha tre reattori nucleari in attività commerciale: il secondo della centrale di Atucha (provincia di Buenos Aires) ha iniziato a immettere elettricità nella rete nazionale, aggiungendosi al primo della stessa centrale e a quello di Embalse (provincia di Córdoba).
Come riferisce un comunicato della Comisión nacional de energía atómica (Cnea), l’evento è stato celebrato alla presenza, fra gli altri, del ministro della pianificazione federale Julio De Vido, che ha azionato personalmente il comando di connessione alla rete.
Il nuovo reattore, del modello tedesco ad acqua pesante pressurizzata della Siemens, è stato intitolato all’ex presidente Néstor Carlos Kirchner, in pendant con il primo che porta il nome di Juan Domingo Perón.
In questa prima fase il reattore lavora al 5% della potenza; raggiungerà la piena potenza di 750 MW entro novembre. Sommato ai 335 MW del primo reattore di Atucha e ai 600 MW di Embalse, porterà a 1680 MW il totale della potenza nucleare installata in Argentina, sufficienti per soddisfare circa il 10% del fabbisogno elettrico nazionale. Inoltre entro il 2018 dovrebbe entrare in attività un piccolo reattore sperimentale (Carem) da 27 MW.
In tutta l’America Latina il totale dei reattori commerciali è salito a 7: oltre ai tre argentini, due nella centrale di Angra dos Reis (Brasile) e due in quella di Laguna Verde (Messico).
Secondo De Vido, l’Argentina si pone all’avanguardia in questo contesto: «Questa centrale è stata realizzata per più dell’88% con conoscenze e tecnologie sviluppate qui in Argentina, che si posiziona così a livello universale come sviluppatore e fornitore di tecnologia industriale».

Fonte: NuclearNews

Nucleare: Ue, fumata nera su stress test, nessun accordo

Discussione continuerà il 19 e 20 Maggio a Praga

Nessun accordo sui criteri e le modalita’ degli stress test per i 143 impianti nucleari europei: gli esperti delle 27 autorita’ nazionali responsabili della sicurezza nucleare, riuniti a Bruxelles, ”hanno fatto progressi, ma non hanno raggiunto – ha riferito la Commissione Ue – nessuna decisione finale”. Il commissario Ue all’energia Gunter Oettinger ha deciso di riconvocare una nuova riunione del gruppo Ensreg il 19 e il 20 maggio a Praga.

La discussione tra i 27 stati membri – precisa la Commissione Ue – ”proseguira’ anche a livello tecnico”.

L’allungamento dei tempi non preoccupa piu’ di tanto Oettinger: ”il contenuto e’ piu’ importante della tabella di
marcia. L’opinione pubblica si aspetta stress test credibili per coprire una vasta gamma di rischi e di questioni di sicurezza. Ed e’ su questo che stiamo lavorando”, ha dichiarato il commissario tedesco, determinato a non mettere la sua firma sotto test di resistenza che non siano adeguati alle problematiche sollevate dal disastro nucleare giapponese.
In particolare, Oettinger ritiene che le 143 centrali nucleari europee debbano essere messe alla prova anche per far
fronte a rischi di attacchi terroristici, incluso l’eventualita’ di aerei kamikaze, sull’esempio dell’attacco alle Torri gemelle
dell’11 settembre 2001 a New York.

Oltre al rischio terrorista, il commissario chiede che i test di resistenza tengano conto anche dei rischi del fattore umano, delle catastrofi naturali e dell’eventualita’ di incidenti. Ma la determinazione del commissario si scontra con le
resistenze di molti paesi. La Francia, che ospita ben 55 centrali nucleari sul proprio territorio, e’ contraria in
particolare ad includere nei test gli attacchi aerei e terroristici.  I rischi dovuti ad attacchi terroristici e alla
possibile caduta (anche accidentale) di aerei su un reattore sono gia’ stati tenuti in conto da Bruxelles, a partire dall’11
settembre 2001, in tutti i casi di approvazione e finanziamento per nuove centrali nucleari.
Il loro inserimento negli standard comuni terrebbe quindi conto di una prassi gia’ seguita, ma si scontra con problemi
relativi alla sicurezza nazionale di ciascun stato membro.  Il vertice Ue del marzo scorso, che ha lanciato gli stress
test, non ha fissato una scadenza precisa per la loro attuazione. L’ambizione pero’ e’ di riuscire a raggiungere
l’accordo tra i 27 al Consiglio dei ministri dell’Energia, il 10 giugno prossimo a Lussemburgo.

 

Fonte: Ansa