Articoli relativi a ‘ENERGIE RINNOVABILI’

L’Italia e la mozione anti-europea: no alla green economy

L’Unione Europea è malata di catastrofismo? L’Italia ha la soluzione: via gli impegni a difesa della stabilità climatica, avanti con la vecchia economia basata sul petrolio e sul carbone. In controtendenza col resto d’Europa, la maggioranza che guida l’Italia presenta al Senato una mozione in cui si insegna la scienza agli scienziati dell’Ipcc (l’Intergovernmental Panel on Climate Change) e si chiede all’Europa di abbandonare la linea che ha consentito alla Germania di diventare uno dei leader mondiali nel settore efficienza e delle rinnovabili. La mozione mette in discussione la serietà e la correttezza nella divulgazione dei dati forniti dall’IPCC, nonché la moralità di alcuni suoi principali esponenti e invita a far saltare l’obiettivo europeo al 2020 di una riduzione del 20 per cento dei gas serra, di un aumento del 20 per cento dell’efficienza energetica e di una quota del 20 per cento di energia da fonti rinnovabili richiedendo l’attivazione in sede di Unione europea della clausola Berlusconi nel senso di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l’accordo del 20-20-20. Alla mozione della maggioranza si contrappone il centro-sinistra che ricorda come l’amministrazione Obama abbia deciso di investire 150 miliardi di dollari in dieci anni nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica per produrre entro il 2015 un milione di auto ibride (da 50 km con un litro) e per portare al 25 per cento entro il 2025 la quota di elettricità prodotta con fonti rinnovabili. Nel campo dell’efficienza energetica, si legge nel testo presentato dal centrosinistra, l’Italia va accumulando sempre più ritardo rispetto ai principali Paesi europei. Fino agli anni ’90 del secolo scorso eravamo uno dei Paesi europei con la più bassa intensità energetica, cioè col più basso rapporto tra energia consumata e Pil prodotto, poi abbiamo progressivamente perduto questo vantaggio e dal 2004 l’intensità energetica italiana è più alta della media della vecchia Unione europea a 15. Un declino che ha comportato effetti negativi sul piano dell’impatto ambientale e climatico, rappresentando un crescente disvalore competitivo per le nostre imprese.

Fonte: La Repubblica

Nuovo piano europeo per efficienza energetica: obiettivo risparmio

All’inizio del nuovo anno verra’ presentato ufficialmente il nuovo piano europeo sull’efficienza energetica, questa volta dedicato agli interventi su ”scala minore”. Se e’ nelle abitazioni che si concentra il 40% dei consumi, e’ necessario che quello del risparmio sia un obiettivo condiviso dai cittadini coinvolti nelle misure, nelle strategie e nei piani nazionali e locali mirati a ridurre gli sprechi, nel settore dell’edilizia, in quello abitativo privato, in quello pubblico, ma anche in quello dei trasporto. Proprio per questo il piano prevede di mettere a punto una rete di accordi con autorita’ e poteri locali. Che potranno coinvolgere anche un altro pubblico cui si indirizzera’ il programma, quello delle piccole e medie imprese che non sempre hanno compreso la valenza economica di integrare nei loro piani di sviluppo del business il contenuto della riduzione degli sprechi e dell’inserimento di fattori di innovazione ed efficienza. Per enti, utenze private, cosi’ come le piccole e medie aziende verranno dunque studiate oltre che misure di incoraggiamento ed incentivazione, campagne di sensibilizzazione che riguarderanno l’efficienza, le misure per combattere la dispersione oltre che strategie ”dedicate” al miglioramento dei trasporti, altro fronte cruciale delle battaglie del risparmio come di quella contro il cambiamento climatico.

Fonte: Ansa

Udine: un ospedale gioiello di sostenibilità

Che il sistema sanitario italiano non sia esempio di virtuosità credo non sia il caso di sottolinearlo, tuttavia fa piacere sapere che, nonostante tutto, da qualche parte del nostro Paese ci si stia attivando per invertire questo poco piacevole trend. Parliamo dell’ospedale di Udine, il cui progetto (presentato nei giorni scorsi) è considerato un vero e proprio gioiello di efficienza energetica senza eguali fra gli edifici della sanità nel nostro Paese.
Quali le particolarità? In sostanza sarà un centro sanitario capace non soltanto di essere autosufficiente sul piano energetico, ma anche di alimentare energeticamente parte della città. A consentire questo particolare mix di risparmio-produzione sarà una centrale tecnologica di trigenerazione che sarà realizzata nell’ospedale e garantirà la produzione di energia termica, frigorifera ed elettrica. Nello specifico “la centrale ospedaliera” garantirà energia termica a edifici esterni, tra i quali l’università, alcune scuole e una serie di condomini privati: in questo modo saranno di fatto eliminate le caldaie in 17 edifici scolastici e 16 palazzi.

Fonte: EcoBlog

Parco eolico del Brennero: produrrà anche idrogeno

Sarà destinata alla generazione di idrogeno l’energia prodotta nelle ore notturne dal parco eolico del Brennero.
Posto a 2.300 metri di quota, dove l’Alpine jet, vento che soffia costantemente garantisce condizioni perfette, il progetto di energia rinnovabile sarà realizzato dall’altoatesina Leitwind, in collaborazione con Ae (Azienda energetica) Bolzano e Merano. Il parco eolico sarà composto da 22 rotori, i quali produrranno circa 100 milioni di chilowattora di energia elettrica.
Il Brennero – ha detto il titolare di Leitwind, Michael Seeber, presentando il progetto – si rivelerà un sito di produzione di energia rinnovabile di grande efficienza e crediamo che possa diventare un corridoio verde, con la produzione di idrogeno grazie all’energia che verrà ricavata.

Fonte: Casa&Clima

Da turismo a rifiuti: 10 settori green-economy

Per lanciare la nuova “green economy”, il settore privato da qui al 2050 dovrebbe investire ogni anno il 2% del Pil globale, equivalente a circa 1,3 migliaia di miliardi di dollari. E’ questo il messaggio lanciato dal nuovo rapporto del Programma Onu per l’Ambiente (Unep), secondo cui il passaggio ad un’economia a basso contenuto di carbonio partirebbe dalla trasformazione “verde” di dieci aree chiave: agricoltura; edilizia; energia; pesca; foreste; industria; turismo; trasporti; gestione di acqua e rifiuti. Attualmente, il mondo spende una cifra compresa fra l’1% e il 2% del Pil in una serie di sussidi destinati a settori come quelli di carburanti fossili, pesca e agricoltura non sostenibili. Basterebbe quindi cominciare a ridistribuire le risorse, con una serie di vantaggi.
Secondo il rapporto, il passaggio alla green economy, se sostenuta da politiche a livello nazionale e internazionale, porterebbe nuovi posti di lavoro, in sostituzione di quelli persi progressivamente con l’economia tradizionale. Ad esempio, investire circa l’1,25% del Pil globale ogni anno nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, potrebbe tagliare la domanda di energia del 9% nel 2020 e quasi del 40% entro il 2050. E il passaggio alla green economy produrrebbe una crescita maggiore del Pil e del Pil pro capite, contribuendo ad alleviare la povertà e riducendo di un terzo le emissioni di gas serra, un obiettivo fondamentale per evitare i disastri dei cambiamenti climatici.

Fonte: Ansa

Ecco il MAI: modulo abitativo tecnologico

Dal lavoro congiunto tra CEii Trentino, Cnr-Ivalsa e Habitech, in collaborazione con circa 30 aziende artigiane trentine, nasce MAI (Modulo Abitativo Invalsa), prefabbricata in casa passiva legno ad elevato livello di modularità e sostenibilità. Si tratta di un modello di abitazione ecosostenibile al 100%, costituita da materiali riciclati rinnovabili il cui reperimento e produzione avviene entro un raggio limitato dal luogo d’origine. Il legno, naturalmente, proviene da foreste certificate di conifere.
La casa è composta da cinque moduli prefabbricati e trasportabili (superficie di 2,5×4 m per un’altezza di 3,5 m) che, insieme, formano un edificio di 33 metri quadrati. L’interno è composto da cinque vani: due stanze da letto, un bagno, una cucina, un soggiorno, totalmente arredati e completi di tutti i comfort ad alto risparmio energetico, a cui vanno aggiunte due terrazze esterne di 16 metri quadrati. Per quanto concerne poi gli aspetti tecnologici, la scelta dei progettisti di MAI è stata quella di adoperare un sistema integrato di solare termico in copertura ed un tetto verde, capace di controllare lo scarico a terra delle acque piovane, per coprire due dei cinque moduli. Gli involucri esterni delle pareti consentono di ottenere valori di trasmittanza e sfasamento termici pari a quelli di una casa passiva, eliminando completamente l’uso dei sistemi di riscaldamento tradizionali.
Il risparmio energetico è garantito da sistemi di controllo e gestione degli impianti meccanici e di illuminazione, oltre che da accorgimenti in fase di progetto. La resistenza al fuoco, infine, è garantita sia dall’uso di una facciata ventilata di tavole in legno con guaina traspirante impermeabile, sia da uno speciale rivestimento interno: tale combinazione consente la protezione totale degli strati di fibra di legno dagli agenti esterni.
Con questo sistema, fa notare con legittimo orgoglio il responsabile scientifico del progetto Ario Ceccotti, “una volta arrivati sul posto, non bisogna fare altro che avvitare dei bulloni… inoltre, è possibile costruire edifici di qualsiasi grandezza e forma architettonica”. Oltre al sistema a incastro, l’aspetto innovativo di ‘Mai’ è il ri-uso dei pannelli. La sua struttura portante (solai, pareti e coperture) è interamente realizzata con tavole di X-lam provenienti dalle prove effettuate nei quattro anni di studi in seno al progetto Sofie. Un vero e proprio ‘riciclo’, che rende questo edificio un prototipo dal design e dall’architettura estremamente curati, un concentrato di tecnologia, ricerca ed estetica. Tali peculiarità rendono per adesso MAI un’ottima testimonial adatta alla partecipazione ad eventi sulla sostenibilità ed un valido tester per indagini non invasive condotte da Cnr-Ivalsa: la strada per un abitare sostenibile è lunga ma credo che la direzione sia finalmente quella giusta.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

La Danimarca dice stop a petrolio e carbone

Carbone e petrolio non sono sinonimo di energia pulita: questo concetto è già entrato nelle idee della gente, che sta iniziando a sensibilizzarsi sull’importanza dello sviluppo sostenibile. Detto questo, passare dalle parole ai fatti non è certo una scelta facile. Moltissimi paesi del mondo stanno incrementando il business delle energie rinnovabili. Le fonti alternative stanno conoscendo una vera espansione, ma i combustibili fossili costituiscono ancora ovunque una parte fondamentale del pacchetto energetico.
L’ addio alle fonti tradizionali di energia sembra lontano? Eppure la Danimarca dà il primo segnale concreto di volerle abbandonare. Un’agenzia governativa danese ha infatti annunciato di recente che il 2050 potrebbe essere la data utile a congedare i combustibili fossili in tutto il paese. Un obiettivo tanto ambizioso quanto importante: quali strategie intende seguire lo stato?
Bastano due parole: energia eolica. Sotto questo punto di vista la Danimarca è davvero fortunata: oltre il 20% del consumo di elettricità proviene dal vento. È in assoluto la percentuale più alta al mondo, e addirittura nei giorni particolarmente ventosi si raggiunge il 40% di tutta l’elettricità prodotta da un paese delle dimensioni della Spagna. Attualmente la Danimarca produce 3mila megawatt di energia dalle centrali eoliche, principalmente offshore, una quantità che dovrebbe crescere a 18 mila nei prossimi 40 anni. Quindi il governo danese intende sfruttare l’eolico sei volte di più rispetto al presente. Certo, la strategia prevede anche qualche punto dolente: per scoraggiare il ricorso alle fonti energetiche tradizionali, si prevede di aumentare di dieci volte le tasse sui combustibili fossili, passando dagli attuali 5 corone per gigajoule a 50 corone entro il 2030. Una sfida che non spaventa il Primo Ministro danese Lars Rassmussen: l’obiettivo è possibile, anche se ha implicazioni sul piano del debito e dei posti di lavoro che vanno studiate. Ma sappiamo che dobbiamo partire adesso per raggiungerlo.

Fonte: Liquida

Green eMotion: il progetto europeo che apre la strada alla mobilità elettrica

La Commissione Europea ha dato il via ad un progetto, di durata quadriennale, per promuovere la mobilità elettrica in Europa con il coinvolgimento di 42 partner, tra cui società industriali, costruttori di automobili, utilities, comuni, università e istituti di tecnologia e ricerca, che dovranno mettere a disposizione, scambiare e ampliare il patrimonio di know-how ed esperienza accumulato in alcune regioni pilota europee (già definite o da definirsi) e affinare le tecnologie. Il tema centrale è lo sviluppo dei processi, degli standard e delle soluzioni IT a livello europeo per permettere ai veicoli elettrici un facile e continuo accesso alle infrastrutture di ricarica e ai relativi servizi in tutta l’Unione Europea. La standardizzazione è il fattore chiave per una veloce ed efficiente svolta europea verso la mobilità elettrica. Nelle regioni pilota saranno installati più di 10.000 punti di ricarica: circa 1000 a Barcellona, Madrid e Malaga, 400 a Roma e Pisa, quasi 3600 a Berlino e 100 a Strasburgo. In Danimarca, la nazione con la più alta percentuale di energia prodotta da centrali eoliche al mondo, gli importatori di auto prevedono di immatricolare 2000 auto elettriche entro la fine dell’anno e di installare altrettante stazioni pubbliche e semi-pubbliche di rifornimento a Copenhagen, Bornholm e Malmö. Anche in Irlanda è prevista l’introduzione di quasi 2000 veicoli elettrici e di circa 3500 stazioni di ricarica.
Le soluzioni applicate localmente fino a oggi, frutto dell’esperienza accumulata in regioni pilota specifiche, verranno ora inglobate in studi pan-europei, con l’obiettivo di preparare il terreno alla mobilità elettrica in tutta Europa. Ciò richiederà standard infrastrutturali, di rete, e di Information Technologies, afferma Heike Barlag di Siemens, coordinatrice del progetto Green eMotion. L’integrazione delle attività individuali in un’importante iniziativa di partnership ci sta dando slancio e visibilità, e garantirà lo sviluppo coordinato della mobilità elettrica. Il progetto Green eMotion mira a riunire e mettere a fattore comune l’esperienza fatta con autovetture, autobus e veicoli a due ruote elettrici e ibridi. In alcune regioni verranno effettuati dei test ulteriori quali lo scambio delle batterie, ricarica in corrente continua così come l’integrazione di reti intelligenti, il traffico cross-border, diversi sistemi di pagamento e la sperimentazione di modelli di business alternativi.
Siemens contribuisce allo sviluppo delle soluzioni per il software e le infrastrutture di ricarica e alla fondamentale definizione degli standard industriali. Lo scorso anno, lo sviluppo tecnico ha fatto un significativo passo in avanti. Per esempio, abbiamo sviluppato delle stazioni di rifornimento con tempi di ricarica veloci adatte alle esigenze del mercato. Queste permetteranno di ricaricare le auto elettriche con batterie disponibili in commercio nello spazio di un’ora. Nel medio termine abbiamo intenzione di ridurre i tempi di ricarica a meno di 15 minuti così da rendere brevissimi gli stop in caso di batteria scarica, ha dichiarato Ralph Griewing, responsabile delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici all’interno del Settore Energy di Siemens.
Al progetto Green eMotion partecipano le aziende Alstom, Better Place, Bosch, Ibm e Siemens, le aziende di servizio pubblico quali Danish Energy Association, EDF, Endesa, Enel, ESB, Eurelectric, Iberdola, RWE e PPC, i costruttori di automobili BMW, Daimler, Micro-Vett, Nissan e Renault, i comuni Barcellona, Berlino, Bornholm, Copenhagen, Cork, Dublin (rappresentato dalla compagnia energetica Codema), Malaga, Malmö e Roma, le università e gli istituti di ricerca Cartif, Cidaut, CTL, DTU, ECN, Imperial, IREC, RSE, TDC e Tecnalia, e gli istituti tecnologici DTI, fka e TÜV NORD.

Fonte: GreenNews

Rinnovabili: Romani, avanti spediti

ROMA – Il governo vuole procedere “speditamente” per fornire un nuovo sistema di incentivi alle rinnovabili, partendo già dalla prossima settimana con dei tavoli tecnici con i protagonisti del settore. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, al termine dell’incontro al ministero con imprese e banche.
E’ stata una riunione molto importante con tutti gli operatori e i consumatori, piccoli e grandi, una prima riunione propedeutica a tavoli tecnici e altri incontri di questo tipo che si terranno la settimana prossima e che mostra l’intenzione del governo di procedere molto speditamente a dare certezze definitive al settore fotovoltaico, ha spiegato. Secondo Romani, bisogna fare un confronto con gli incentivi degli altri Paesi europei e arrivare a una riduzione dei costi che renda gli incentivi compatibili con le esigenze di costo di cittadini e imprese. Il Paese è nelle condizioni per trovare la soluzione migliore.

PRESTIGIACOMO, ASSICUREREMO INVESTIMENTI IN CORSO
ROMA – Il governo punta ad assicurare gli investimenti in corso sulle rinnovabili. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo con gli operatori del settore. Il ministro ha aggiunto che obiettivo del governo è quello di moralizzare il settore con incentivi inversamente proporzionali all’innovazione tecnologica. Sono convinta – ha proseguito – che in pochissimi giorni produrremo un provvedimento che darà certezza, equilibrio, equità e futuro alle rinnovabili italiane.

MARCEGAGLIA, CALO INCENTIVI SIA GRADUALE DA 2012
ROMA – Un calo graduale degli incentivi a partire dal 2012. E’ ciò che propone Confindustria al governo per ridefinire il meccanismo di incentivi alle rinnovabili, in un documento presentato dalla presidente Emma Marcegaglia al tavolo tenutosi oggi al ministero dello Sviluppo economico. Gli industriali propongono anche, ha spiegato la presidente, un meccanismo di transizione per i progetti in corso fino a dicembre 2011, con un leggerissimo ‘decalage’ per arrivare a fine anno e un cap al valore degli incentivi al 2016, con un controllo molto ferreo per evitare gli sforamenti.

RINNOVABILI: GALAN, DAREMO CERTEZZE ENTRO DIECI GIORNI
ROMA – Abbiamo deciso di essere rapidi, entro 10 giorni arriveremo ad una conclusione per dare un quadro di certezze al settore. Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, al termine dell’incontro al ministero dello Sviluppo con gli operatori delle rinnovabili. Anche se la strada è lunga e gli interessi contrastanti – ha aggiunto – siamo sulla buona strada. Il governo, ha proseguito, vuole favorire chi per davvero si è impegnato, non gli speculatori.

Fonte: Ansa

Coste scozzesi: progetto da 10 mw per energia da maree

Il governo scozzese ha approvato il progetto della Scottish Power Renewables relativo ad un grande impianto dimostrativo per la generazione di energia elettrica dalle maree nel Sound of Islay, il tratto di mare che separa l’isola di Islay da quella di Jura, sulla costa occidentale della Scozia.
Il progetto, della capacità di 10 MW, prevede un investimento di 40 milioni di sterline (circa 46 milioni di euro) per installare 10 turbine da 1 MW, in grado di coprire la domanda elettrica di 5.000 famiglie. Il progetto, che dovrà essere approvato dalla Marine Scotland, l’organismo responsabile della gestione dei mari scozzesi, è considerato di importanza cruciale per testare una serie di fattori necessari per la diffusione su larga scala di questa tecnologia. In particolare, consentirà una migliore comprensione degli aspetti tecnici relativi alla distribuzione e alla manutenzione dei macchinari nonché dei sistemi di analisi e monitoraggio delle prestazioni. Secondo quanto è stato dichiarato da John Swinney, capo di gabinetto per la Finanza e la Crescita sostenibile, questo progetto rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo della tecnologia delle maree. Le coste scozzesi sono considerate uno dei luoghi migliori nel mondo per lo sfruttamento delle correnti di marea. La scelta di installare l’impianto nel Sound of Islay è stata effettuata dalla Scottish Power Renewables a seguito di una ricerca effettuata lungo la costa dell’intero Regno Unito proprio allo scopo di individuare il sito più idoneo allo svolgimento di un grande progetto dimostrativo.

Fonte: LaStampa

Decreto rinnovabili: settore a rischio paralisi

Nuova puntata del dibattito sul costo delle rinnovabili. Questa volta protagonista è il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, che intervenendo alla trasmissione ‘Radio Anch’io’ su Radio1 è tornato a sostenere che l’impatto degli incentivi alle rinnovabili è molto pesante ed ha annunciato che, per questo, è in preparazione un decreto legislativo che sarà pronto nei prossimi giorni, riferendosi probabilmente al provvedimento che recepisce la direttiva europea sulle rinnovabili (28/2009/CE) che, come ha ricordato lo stesso Romani, pone all’Italia l’obiettivo di raggiungere entro il 2020 una quata del 17% di consumi di energia primaria da fonti rinnovabili.
Quello che più preoccupa però sono le premesse
. Annunciando infatti che è stata individuata la sede dell’Agenzia per la sicurezza nucleare (anche se non ha detto dove) il ministro ha ribadito ancora una volta che il ritorno al nucleare è un’assoluta proprita, spiegando che è ancora lungo il cammino da fare e numerose le scadenze che attendono il governo. La questione è collegata evidentemente alla revisione del meccanismo di sostegno alle rinnovabili perché il ministro ne ha approfittato appunto per denunciare l’impatto pesante delle rinnovabili, aggiungendo che dal 2000 al 2010 sono stati pagati 20 miliardi in bolletta per aggiungere un 4% di energia rinnovabile. A parte il fatto che Romani avrebbe forse fatto meglio a specificare quanti soldi sono andati alle vere rinnovabili e quanti alle fonti assimilate e allo smantellamento del nucleare, i toni usati dal ministro sembrano purtroppo confermare quel clima di ostilità nei confronti dell’energia pulita più volte denunciato dalle associazioni del settore.
Nel mirino di Romani è finito prima il fotovoltaico, molto incentivato, ma con una percentuale di efficienza energetica molto, molto bassa. Poi il problema delle truffe. E a seguire il sistema dei certificati verdi che probabilmente va rivisto. Insomma, a tutto questo dovrebbe porre rimedio, secondo quanto ha fatto intendere il ministro, il decreto in arrivo. Parole che, come dicevamo, suscitano timori ai quali non è ancora facile dare un nome. Per questo l’Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper) si è affrettata a rivolgere un accorato appello al ministro Romani affinché consideri con la dovuta cautela gli effetti che tali disposizioni potrebbero avere sia per il settore economico in Italia sia per il raggiungimento degli obiettivi europei.
Dalla valutazione delle indiscrezioni di queste ore,  – si legge in una nota dell’associazione – in merito alla bozza di decreto di recepimento delle direttiva europea 28/2009/CE, sembra concretizzarsi il rischio che il provvedimento possa  provocare la paralisi per tutto il settore delle rinnovabili. Il decreto che, in recepimento della direttiva europea, – prosegue il comunicato – dovrebbe promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020, si sta invece rivelando uno strumento che per sanzionare presunti sviluppi speculativi del settore finisce per bloccare il settore nel suo complesso, non solo i grandi investimenti ma anche la generazione distribuita e gli impianti domestici di piccola taglia, emblematico al riguardo il blocco imposto alla crescita del fotovoltaico di qualsiasi dimensione.

Fonte: ZeroEmissioni

Mandare un’email è ecologico: costa solo 4 grammi di CO2

Quanta anidride carbonica produce un americano rispetto a un europeo? E quante emissioni comporta andare su Facebook o chattare con Skype? General Electric ha lanciato un’applicazione online, ‘How Much CO2 is created by’, creata dal designer David McCandless per ‘tradurre’ in emissioni di CO2 semplici attività quotidiane. Come dire: calcola quanta CO2 produci, e ti dirò chi sei. Basta andare su questo sito 1 per accedere a tantissimi dati sull’impronta umana sul pianeta in termini di anidride carbonica, costruendosi poi le proprie classifiche personali in base alla quantità di emissioni prodotte. Ci abbiamo provato anche noi. Ecco alcuni esempi di quanto si inquina nel compiere alcune tra le azioni più comuni.
Tecnologie. Emissioni bassissime (solo 34 grammi di CO2) per un’ora davanti a una tv da 15 pollici, 76 grammi per una tv da 28 pollici, ben 220 per una TV al plasma da 42 pollici. Una chiamata di 1 minuto da cellulare comporta 57 grammi di CO2.
Internet. Skype produce ogni anno 24 milioni di tonnellate di CO2, contro i 13.6 di Facebook. Una singola ricerca su Internet da un laptop produce 0.2 grammi di CO2. Mandare una email comporta solo 4 grammi di CO2, ma se l’allegato è pesante diventano 50 grammi. Internet nel suo complesso ne produce annualmente 300 milioni di tonnellate.
Vita domestica. Solo 12 grammi di CO2 per produrre una shopping-bag di carta, un pannolino riutilizzabile ne produce 200 kg all’anno; una lampadina a incandescenza 500 kg all’anno, mentre una a risparmio energetico solo 90 kg.
Acqua. Una bottiglia d’acqua da una fonte vicina a casa comporta 110 grammi di CO2, contro i 160 dell’acqua imbottigliata a grande distanza e i 215 di una importata dall’estero.
Cibo. Per fare un hamburger si emettono 2.5 kg di anidride carbonica, contro 1 kg per un hamburger vegetariano, un’arancia o una fetta di pane, 1.8 kg per 6 uova, 720 grammi per una bottiglia di latte, 210 kg per un anno di caffè, 12 kg per una forma di formaggio, 900 grammi per una bottiglia di birra d’importazione.
Matrimoni. Un matrimonio con cento invitati produce 5 tonnellate di CO2, mentre per uno in grande stile, con 300 invitati, si raggiungono le 85 tonnellate.
Sport. Una partita di calcio produce 820 tonnellate di CO2, i mondiali di calcio 2010 hanno emesso 2.8 milioni di tonnellate. 
I popoli più inquinanti. A sorpresa, gli australiani, con 30 tonnellate di CO2 all’anno per persona, seguiti dai nordamericani (28). Gli europei sono più morigerati: 15 tonnellate per un cittadino inglese. Meno ancora gli asiatici (“solo” 3,3 per un cinese) e gli africani (1 tonnellata per un abitante del Malawi), per una media mondiale di 7 tonnellate a persona.
Viaggiare. Un volo da New York a Miami comporta emissioni per 193 kg a persona, da New York a Londra 610 kg per persona. Ogni giorno, per tutti i voli nel cielo d’Europa, vengono emesse 560.000 tonnellate di CO2. Per tutti i voli aerei nel mondo, ogni giorno vengono emesse 670 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Una notte in hotel ne produce 25 kg.
Emissioni zero. Una mela colta in giardino è ‘zero-emission’, contro gli 80grammi di CO2 di una comprata al supermercato e i 150 di una importata dall’estero. Così come asciugare i panni al sole e fare un bagno con acqua riscaldata a energia solare.

Fonte: LaRepubblica

Germania: crescono i green jobs

I posti di lavoro legati alle energie rinnovabili – i cosiddetti green jobs – continuano a crescere in Germania: alla fine del 2009 il settore ha raggiunto la cifra di 340.000 occupati, quasi la popolazione di Firenze. Il dato è più che raddoppiato rispetto al 2004, quando gli addetti erano 160.000. Lo riferisce il rapporto Erneuerbar beschäftigt! (Occupato rinnovabile!), realizzato dal Ministero tedesco dell’economia e della tecnologia in collaborazione con l’Istituto di ricerca sulle strutture economiche (GWS).
Il settore con più occupati in Germania è quello delle biomasse, che nel 2009 dava lavoro a 128.000 persone (il 125% in più rispetto al 2004). Segue l’eolico, che con 102.100 lavoratori ha fatto registrare un aumento del 60%: una crescita sensibile ma minore rispetto ad altri campi, a causa del fatto che nel 2004 l’energia eolica era più sviluppata. L’energia solare invece ha più che triplicato (+221%) il dato del 2004, arrivando a 64.700 addetti. La crescita maggiore è stata però quella del geotermico: con un aumento del 706% rispetto al 2004 ha raggiunto la cifra di 14.500 addetti.
La grande crescita dei green job riflette la forte spinta politica della Germania in favore delle energie rinnovabili, ma anche e soprattutto la tendenza internazionale: buona parte del fatturato delle industrie tedesche delle energie pulite viene dalle esportazioni. Il rapporto formula anche le previsioni fino al 2030, elaborando quattro diversi scenari a seconda degli sviluppi del mercato internazionale. Nello scenario più ottimista gli occupati del settore supereranno la cifra di 650.000.

Fonte: LaStampa

Rinnovabili: polemiche sugli incentivi

La proposta di decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili rischia di bloccare lo sviluppo del settore in Italia. Lo affermano alcune tra le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf) assieme a tre delle più importanti organizzazioni del settore delle rinnovabili (Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia), che propongono una serie di emendamenti per migliorare il decreto, garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020. Secondo le associazioni, infatti, lo schema di decreto, pur contenendo alcuni elementi positivi (incentivazione della generazione termica e della biomassa), prevede una revisione dei meccanismi incentivanti che rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, soprattutto di eolico e solare fotovoltaico.
L’attuale sistema degli incentivi ha consentito all’Italia di attirare investimenti per miliardi di euro con sviluppo della produzione di energia e la creazione di posti di lavoro. Risultati raggiunti anche grazie a un sistema nazionale di incentivi «che necessita di una profonda revisione per eliminare alcune distorsioni interne e rispondere in maniera più efficace agli obiettivi europei al 2020». Le critiche al decreto sulle rinnovabili, che recepisce la direttiva europea, sono ingenerose», ha replicato Stefano Saglia, sottosegretario dello Sviluppo economico con delega all’energia. «Sul decreto all’esame delle commissioni parlamentari siamo aperti al confronto». Secondo il sottosegretario «l’Italia resterà il primo Paese europeo per incentivi, mentre Paesi leader del settore come Spagna e Germania stanno riducendo gli incentivi pubblici. Il nostro progetto tende a ridurre i sussidi gradualmente e a sostituire il meccanismo dei certificati verdi. Se l’attuale meccanismo se non verrà corretto, nel 2020 avremo un esborso di 9 miliardi di euro». Ma l’Ewea, l’associazione dell’industria eolica europea, chiarisce che l’Italia è l’ultima della classe, con il Lussemburgo, in Europa nella produzione di energia rinnovabile. Nell’Unione europea 25 Stati prevedono di poter rispettare gli obiettivi fissati da Bruxelles sulle rinnovabili o addirittura di superarli. L’Italia è sotto dello 0,9% rispetto all’obiettivo del 17% e ha informato la Commissione europea che intende utilizzare il meccanismo di cooperazione per raggiungere il suo obiettivo nazionale. Peggio di noi sta solo il Lussemburgo con un deficit del 2,1%.
L’Anev, Associazione nazionale energia dal vento, denuncia un malessere tra gli operatori del settore, con il primo anno nel 2010 di crescita dell’eolico in Italia: riduzione del 25% della potenza annua rispetto agli anni passati. Tendenza, secondo l’Anev, che mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi comunitari al 2020 e allo stesso tempo l’occupazione dei 67 mila addetti nel settore ipotizzati. «Il tutto a causa della normativa che ha fortemente penalizzato l’eolico nazionale per il calo drastico degli incentivi». La potenza cumulativa raggiunta di 5.797 MW al 31 dicembre 2010 «potrebbe ancora consentire il raggiungimento dei valori necessari per ottemperare all’obbligo comunitario», ma «solo mediante un tempestivo adeguamento della normativa», conclude l’associazione.

Fonte: CorrieredellaSera

Enel e Coldiretti: accordo per energia verde dai campi italiani

Un protocollo di intesa per collaborare nella realizzazione di progetti agro energetici finalizzati alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e, in particolare, da biogas e biomasse solide di origine agricola. Lo hanno firmato Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale di Enel, e Sergio Marini, presidente di Coldiretti. Questa collaborazione sarà in grado di valorizzare modelli di produzione sostenibili – alimentati da accordi di filiera – e di promuovere tecnologie innovative, con importanti ricadute sui sistemi economici locali, anche attraverso specifici progetti di ricerca.
In particolare, Enel Green Power, per Enel, e Consorzi Agrari d’Italia, quale soggetto indicato da Coldiretti, svilupperanno congiuntamente progetti mirati a favorire lo sviluppo di filiere agro energetiche locali, secondo un modello di generazione di energia distribuita da biomasse, in modo da sostenere lo sviluppo di veri e propri distretti agroenergetici. A tale scopo, verrà creata una nuova joint venture – partecipata al 51% da Enel Green Power e al 49% da CAI – che sarà dedicata prevalentemente alla promozione e all’implementazione di progetti di generazione di energia elettrica da biomassa solida da filiera nazionale, e che potrà sviluppare anche progetti fotovoltaici su tetti e terreni dei Consorzi Agrari. I singoli progetti a biomassa saranno messi a punto attraverso società di progetto dedicate, partecipate integralmente dalla nuova joint venture.

Fonte: LaStampa

Cina: l’aria condizionata e’ rinnovabile

Un climatizzatore alimentato con l’energia fornita da un pannello solare termico.
La Shandong Vicot, un’azienda cinese, ha presentato ufficialmente un prototipo di questo innovativo sistema. Si tratta di un passo in avanti nell’industria della climatizzazione, verso produzioni più verdi e un atto dimostrativo della Cina decisa a percorrere la strada delle rinnovabili. In questo caso, il progetto è condiviso tra Cina e Usa, i cui ingegneri lavorano da anni alla sua realizzazione.
E’ un progetto che presenta standard altissimi sia dal punto di vista delle prestazioni ambientali, che da quello del rendimento con un’efficienza di conversione raffreddamento e riscaldamento dell’85% e una potenzialità di utilizzazione dell’energia solare 27 volte superiore rispetto alla media di un sistema per la produzione di acqua calda. L’unità di condizionamento, tra l’altro, fornisce anche calore e acqua calda, con la possibilità di integrare il gas naturale come fonte supplementare di energia.

Fonte: Ansa

Senigallia: “Il lungo ponte verso le rinnovabili”

Il Gruppo Imprenditori di Senigallia (in sigla G.I.S.) ha organizzato un appuntamento in materia di energie rinnovabili e ambiente dal titolo “Il lungo ponte verso le rinnovabili”. L’incontro si terrà venerdì 26 novembre dalle 19 presso la sala convegni del Senbhotel. Moderatore della serata sarà il Professor Giorgio Turchetti dell’Università di Bologna, Direttore Centro Interdipartimentale «L. Galvani» (C.I.G.) per Studi Integrati di Bioinformatica, Biofisica, Biocomplessità. Interverranno relatori qualificati quali: Pierluigi Gradari, esperto in energie nucleari, risparmio energetico e fonti rinnovabili; Enrico Loccioni, Presidente dell’omonimo Gruppo innovatore e sperimentatore di sistemi ecosostenibili; Fabio Polonara dell’Università Politecnica delle Marche, estensore del Piano Energetico Ambientale Regionale; Pierluigi Rotoloni, esperto in tematiche sui combustibili nucleari. Su invito di Silvio Paquini, Presidente del G.I.S., parteciperà all’incontro anche il Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi.

Parigi: incentivi al fotovoltaico congelati per 3 mesi

Il primo ministro francese Francois Fillon ha annunciato che il Governo è costretto, a causa dell’impennata del numero di installazioni, a sospendere per tre mesi gli incentivi al fotovoltaico di taglia superiore a 3 kWp. Questo periodo servirà all’esecutivo per mettere mano al nuovo sistema d’incentivi alle rinnovabili che è diventato troppo oneroso per EDF, l’operatore elettrico d’Oltralpe costretto a riacquistare a prezzo incentivato l’energia prodotta.
Il meccanismo d’incentivazione: per sostenere l’energia verde ancora non competitive, EDF infatti è obbligata ad acquistare l’energia elettrica generata dai pannelli solari ad un tasso 10 volte superiore al suo prezzo sul mercato all’ingrosso. Ciò avrebbe avuto un’influenza negativa di circa 1,6 miliardi di euro nei conti del colosso francese. Le reazioni da parte delle associazioni di categoria all’annuncio del Governo sono state a dir poco feroci. Le pagine dei giornali francesi riportano termini come “decisione criminale”, “inaccettabile”, “assurda”.
Aumentano le bollette: ma c’erano già stati segnali premonitori molto chiari di una situazione che, in periodo di crisi, ha spostato a sostegno del settore Fv troppo denaro che pesa sulle bollette dei consumatori. I consumatori francesi, abituati al modesto costo dell’energia nel paese d’Oltralpe, quest’estate hanno registrato criticamente un primo, modesto ma significativo, aumento: +3% per le famiglie e +4-5,5% per le Pmi. Si tratta del dato più alto registrato da luglio 2003. Ma per gennaio 2011 un ulteriore rincaro del 3% è stato preannunciato dal Governo. Uno scenario simile non si presentava in Francia dagli anni’80, epoca della costruzione del parco nucleare.
Exploit del FV francese: la causa di questo nuovo aumento è da ricercarsi nell’esplosione del fotovoltaico che, nel 2009, complici i generosi incentivi protrattisi nel tempo di 0,58 euro a kW, ha registrato un grosso incremento. La potenza del parco impianti FV francese si è, infatti, moltiplicata per dieci nel giro di un solo biennio, passando dagli 81 MW di fine 2008 agli 850 MW di fine 2010. Ma ci sono progetti in attesa di approvazione per 4000 MW.
Il contributo al servizio pubblico dell’elettricità: nelle bollette elettriche francesi, la nuova voce di spesa figurerà con il nome di CSPE (contributo al servizio pubblico di energia elettrica), tassa con cui i consumatori contribuiranno a finanziare l’acquisto di elettricità FV prodotta in Francia da parte della compagnia Edf.
Il CSPE ha ricevuto accoglienze contrastanti in patria. In sua difesa si è schierato Michel Deifenbacher, autore dell’emendamento: “Non si può volere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e non assumersene i costi”. Mentre l’UFC, Associazione di difesa dei consumatori, si è detta “sbalordita”. In proposito Caroline Keller, portavoce dell’organizzazione, ha dichiarato: “E’ un cattivo segno: già l’impennata di agosto doveva far pensare”. Ma la Keller punta l’indice sul conflitto d’interessi del Governo, azionista di Edf e beneficiario diretto del miglioramento dei conti del fornitore elettrico d’Oltralpe.
Anche in Germania: ma la Francia non è la sola ad aver sollevato la questione. A fine settembre le prime pagine dei quotidiani tedeschi preannunciavano allarmisticamente un aumento delle bollette elettriche di 70 euro a famiglia a partire del 2011 (leggi). La causa starebbe nei favorevoli incentivi concessi al fotovoltaico (circa 8 miliardi stimati nel 2010) che hanno spinto privati e investitori a puntare su questa rinnovabile solare anche nelle poco assolati lander dell’Europa centrale.

Fonte: Casa&Clima