Archivio della categoria ‘ENERGIE RINNOVABILI’

Nuove visioni per città sostenibili

Trasformare idee e progetti in risultati concreti: è lo scopo che si prefigge il nuovo concorso dello IED di Roma dedicato alla promozione di una nuova cultura dell’ecologia urbana, intitolato “VERSO UN ECOSISTEMA URBANO. Visioni per città sostenibile” , una consultazione internazionale per studenti e giovani architetti finalizzata ad attribuire due borse di studio per il Master in Environmental Design.

Il Master, molto innovativo in un Paese come il nostro che troppo spesso lascia poco spazio ai giovani e ai loro progetti eco-sostenibili, è realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Architettura, istituzione riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) come Istituto Scientifico Speciale e ha l’obiettivo di formare professionisti esperti nell’ambito della progettazione ambientale.

Estetica e utilità pratica devono quindi unirsi per portare alla costruzione della casa perfetta.

Due indirizzi in Sustainable Urban Design e Landscape Design si sviluppano attraverso una parte propedeutica comune, volta alla costruzione del bagaglio di competenze teorico pratiche relative ai concetti di sostenibilità, ecologia, territorio, impronta ecologica, energia rinnovabile, progettazione bioclimatica, gestione sostenibile della mobilità e delle acque, agricoltura di prossimità.

Fonte: next. liquida. it

Nuova moda a Parigi? Il car sharing elettrico

Il successo di Velib, il progetto di bike-sharing che ha ottenuto un successo clamoroso nella città francese (lo utilizzano quotidianamente quasi 200.000 parigini), ha permesso di lanciare un progetto ancora più ambizioso: Autolib.

L’idea è semplice: l’utente si reca in una delle mille stazioni presenti a Parigi e dintorni, sceglie la vettura dall’apposita colonnina, stacca la spina d’alimentazione e parte.

A Parigi il 58% degli abitanti non è motorizzato, in pratica il 2,5% in più rispetto a dieci anni fa. Secondo uno studio dell’APUR, una vettura passa il 95% del suo tempo nel parcheggio, il 16% dei parigini se ne serve meno d’una volta al mese.

Dietro ad Autolib c’è il miliardario Vincent Bollerè, selezionato dall’amministrazione cittadina di Parigi per dare il via a questo nuovo programma di ‘condivisione auto’ su scala metropolitana, che ha battuto colossi quali il consorzio di Avis Autonoleggio e la RATP, la società che gestisce la rete di trasporti di Parigi. L’abbonamento costerà 12 euro al mese, con la possibilità di opzioni giornaliere o settimanali e anche i turisti saranno in grado di utilizzare il servizio, a patto che abbiano una patente di guida riconosciuta in Francia.

La macchina scelta per il servizio è la Bluecar, la vettura progettata con Pininfarina.

La vettura concept era lunga 3,65 metri, pesava 1.120 kg ed era spinta da un motore elettrico da 50 kW (68 CV) di potenza massima. Della vettura di serie, che dovrà essere su strada entro settembre, per ora si sa solo che ha quattro posti e tre porte e che è dotata di radio e navigatore satellitare, avrà 150 km di autonomia, con un tempo di ricarica di quattro ore.

Fonte: next.liquida.it

Global Observer, ecco l’aereo ad idrogeno

Un velivolo che vola in alto e a lungo, visto l’ultimo record battuto da Global Observer, il celebre aereo privo di pilota, realizzato dalla società AeroVironment e il primo ad essere completamente alimentato ad idrogeno, ha sorvolato le nostre teste per una settimana consecutiva, senza dover ricorrere a tappe intermedie e rifornimenti.

Un bel successo per la compagnia che ha creato l’aereo con lo scopo di realizzare un’alternativa ai classici satelliti.

Già, perchè il Global Observer è in grado di volare ad un’altezza compresa tra i 10.000 ed i 20.000 metri, ben al di sopra del massimo raggiungibile da un aereo normale e di stare, letteralmente, sopra le nuvole, caratteristica che gli permette di non doversi preoccupare nemmeno di eventuali problemi legati al meteo avverso.

Grazie alla sua affidabilità, al fatto di non necessitare di alcun aiuto o guida umana e di mantenersi in modo autosufficiente per oltre una settimana, il Global Observer potrebbe, in linea teorica, coprire ogni punto della Terra con soli due esemplari che seguissero rotte differenti (ogni aereo sarebbe in grado di perlustrare aree larghe migliaia di chilometri quadrati).

Il motore a combustibile liquido, in grado di far girare quattro eliche che sostengono la struttura dell’aereo, leggerissimo, potrebbe costituire la base per una nuova generazione di motori a idrogeno da utilizzare anche per mezzi più… terrestri.

I tempi degli esami però, non sono ancora finiti per i Global Observer, che prima di entrare ufficialmente in attività, dovrà superare altri test, necessari per valutare meglio la resistenza dei suoi componenti e soprattutto quella dei sofisticati strumenti che verranno montati al suo interno.

Fonte:next. liquida.it

Pannelli fotovoltaici, ecco le novità: ultrasottili e da dipingere

Che il fotovoltaico fosse un’utile fonte di energia, ormai, era notizia nota. Che potesse essere anche bello ed esteticamente piacevole, tanto da essere inserito di buon grado nell’architettura della propria casa, invece, è sorpresa recente.

L’Università di Melbourne, in Australia, ha condotto in merito un’affascinante ricerca, concentrandosi sulla composizione dei pannelli fotovoltaici, e arrivando, grazie all’ausilio delle nanotecnologie, ad elaborare la realizzazione di strutture rinnovabiliultraleggere, in grado addirittura di essere pitturate o stampate.
Questa scoperta permetterà di evitare ingombranti strutture da installare sugli edifici, appoggiandosi invece a celle solari talmente piccole da poter essere sospese in un liquido. I pannelli così sviluppati vengono realizzati utilizzando nanocristalli del diametro di pochi milionesimi di millimetri, impiegando così solo l’1% dei materiali necessari per i pannelli convenzionali. La tecnologia brevettata si basa infatti su inchiostri contenenti i nanocristalli: scegliendo la giusta combinazione di inchiostro superficie, vetro, plastica o metallo che sia, è possibile crearecellule solari efficienti usando pochissimo materiale o energia. Ecco quindi che questi pannelli potranno essere integrati negli edifici durante la costruzione, diventando, a piacimento dell’utente finale, parte delle finestre o del tetto.
In sintesi, il meccanismo ideato funziona grazie ainanocristalli, particelle semiconduttrici di un materiale detto cadmio telluride, che ha forti capacità di assorbimento della luce. Grazie alle loro dimensioni microscopiche, le particelle rimangono sospese nella soluzione e possono essere così applicate su una varietà di materiali.Asciugandosi, gli strati di nanoparticelle formano una pellicola e depositando diversi strati di pittura si possono correggere le irregolarità che possono comparire durante il processo di asciugatura. Il risultato e’ una pellicola densa e uniforme, ideale per formare pannelli solari ultraleggeri.

Fa riflettere anche il commento di Brandon MacDonald, coordinatore della ricerca, secondo il quale le celle così create, stampabili e flessibili, potranno contribuire a ridurre sostanzialmente il costo dell’energia rinnovabile. Insomma, saremmo di fronte ad un progresso tecnologico che, oltre a rendere le rinnovabili più adattabili alle esigenze comuni, sarebbe anche orientato a integrare il fotovoltaico non solo nelle case dei cittadini, ma anche nel libero mercato.

Fonte: virgilio.gogreen.it

Archimede: la centrale a energia solare termodinamica

Tutto ha avuto inizio con Archimede: l’idea di utilizzare gli specchi per sfruttare l’energia solare e incendiare le navi nemiche venne proprio al famososcienziato.

Dopo di lui, l’idea si è modernizzata e ha preso forma grazie al premio Nobel Carlo Rubbia, che ha intuito la possibilità di ottenere il massimo rendimento dall’accumulo di calore solare, attraverso lo sviluppo dell’energia termodinamica.
Tutto questo ha portato all’inaugurazione diArchimede, la prima centrale solare a specchi parabolici realizzata dall’Enel.
L’impianto è composto da 54 moduli di specchi parabolici che raccolgono l’irradiazione solare e scaldano una parte dei 5 km di tubi assorbitori, anche questi frutto di un brevetto tutto italiano(tubi isolanti dell’impresa Angelantoni). Nei condotti scorrono dei sali fusi, che riescono a raggiungere alte temperature senza infiammarsi, arrivando così ai generatori, in cui il calore viene trasformato in vapore e utilizzato per il movimento delle turbine. L’energia termica prodotta viene quindi trasferita alla vicina centrale Enel, dove contribuisce allagenerazione elettrica.
L’ambizioso progetto è costato 60 milioni di euro, porterà alla produzione di 5 Megawatt di elettricità ed eviterà l’emissione in atmosfera di 3250 tonnellate di anidride carbonica all’anno. Non male per una centrale piccola, ma che vanta una delle tecnologie più avanzate nel mondo delle rinnovabili, in grado di accumulare energia anche di notte e in condizioni metereologiche avverse.
Questa innovazione permetterà ad Enel di partecipare al grande progetto Desertec, anche se le grandi  potenzialità dell’energia del sole non sono considerate sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico italiano: il direttore generale Enel, Fulvio Conti e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomohanno infatti inaugurato la centrale siciliana ricordando l’intenzione di affidarsi anche all’energia nucleare.
Il vecchio atomo torna quindi a farsi sentire, nonostante i grandi entusiasmi per una vittoria tutta italiana e rinnovabile.
Unico assente ai festeggiamenti? Il premio Nobel Carlo Rubbia, che, forse, avrebbe potuto essere il “padrino” della festa. Motivo dell’assenza? Non è stato chiarito da nessuna delle parti.

Fonte: virgilio.gogreen.it

Inghilterra, pale eoliche come il Big Ben

Saranno dei veri e propri monumenti alla tecnologia ecosostenibile. L’Eti (Energy Technologies Institute), l’istituto britannico preposto a sviluppare nuove tecnologie energetiche,ha lanciato un progetto da dieci milioni di sterline per la produzione di una rivoluzionaria generazione di rotori eolici.

Strutture dotate di pale enormi, lunghe 90 metri, questi colossi verranno installati su turbine offshore di nuova generazione, visibili a chilometri di distanza. La loro altezza infatti sarà pari a quella del simbolo per eccellenza della Gran Bretagna,il famoso Big Ben.

Secondo gli ingegneri inglesi ogni rotore avrà la capacità di generare fino a10 Mw di potenza ciascuna. L’aumento di grandezza non ha uno scopo puramente velleitario, ma risponde ad una precisa esigenza di efficienza. Un recente studio dell’Eti ha infatti concluso che l’aumento del 50 per cento della grandezza delle pale eoliche (quelle oggi in produzione arrivano a 60 metri) potrebbe abbattere i costi dell’ energia di un terzo.

Una equipe di ricercatori danese, invece, ha calcolato che potrebbero essere costruite turbine fino a 20 Mw di potenza grazie a questa innovazione. Per adesso gli ingegneri inglesi sono nella fase preliminare del progetto, che prevede esclusivamente lo studio del design delle pale in modo da sviluppare quello più aereodinamico. Successivamente inizierà la produzione industriale al fine di installare lungo la costa inglese decine di rotori.

La fase di studio, secondo l’Eti, sarà completata entro il 2014 e subito dopo si passerà alla produzione. “La creazione di lame molto lunghe con la giusta rigidità e nel contempo conprestazioni aerodinamiche mantenendo un costo accettabile, sarà una sfida enorme per l’industria”, afferma il Chief Executive dell’Eti David Clarke. “Ma investire in questo progetto per produrre lame più grandi e più efficienti è un passo fondamentale per l’intero settore. Servirà a preparare il terreno per le turbine più efficienti, che a loro volta contribuiranno ad abbassare i costi di produzione dell’energia elettrica”, ha concluso Clarke.

Fonte: next.liquida.it

Flower power: arte o eolico?

…o tutte e due? Le sperimentazioni dell’arte contemporanea stanno ormai toccando le strade più inaspettate, fino a fondersi con settori in apparenza lontanissimi. Gli artisti si cimentano nella tecnologia attraverso i videogame, sperimentano metodi innovativi e creativi per sensibilizzare verso il riciclo dei rifiuti, rimettono in sesto edifici abbandonati. Il mito dell’artista come entità che vive in un mondo a sé è ormai lontano: si può essere creativi e al tempo stesso fare qualcosa per il mondo che ci ospita.

Uno degli ultimi esempi in questo senso è il tentativo di coniugare l’arte e le nuove forme di energia. L’immagine che tutti noi formiamo nella nostra mente pensando alle nostre città è quello di un luogo grigio, tetro, fumoso. Fantasticare sullo sviluppo delle energie rinnovabili non è da meno: il colore asettico dei pannelli solari e la bruttura estetica degli impianti eolici non sono un’immagine molto più confortante alla vista.

Cosa accomuna entrambe le visioni? Mancano i colorimancano le più elementari forme espressive. Come i fiori.

E se… bastasse costruire impianti belli da vedere per far capire alla gente l’importanza delle energie rinnovabili? Come i flower power, gli impianti eolici a forma di albero fiorito che vedete nella foto qui accanto. Creati dal team olandese NL Architects, sono caratterizzati da una forma gradevole agli occhi e al tempo stesso funzionale al suo scopo: ogni ramo dell’albero, il cui numero è variabile da tre a nove corrisponde infatti a una turbina, unita al cavo d’acciaio che fa da tronco.

I flower power hanno proprietà decisamente innovative rispetto ai comuni impianti finora realizzati: non solo per la facilità di montaggio (è sufficiente poco meno di un’ora), ma anche per la forte resistenza – i flower power sono in grado di sopportare fino a 190 km/h di vento – e una produzione media annua che varia tra 13.000 kw/h di energia (albero a tre rami) fino a 55.000 kw/h (albero a nove rami).

Fonte: next.liquida.it

Google è termo… dinamica

Una ne pensa e cento ne fa: ovviamente parliamo di google, che da qualche tempo ha iniziato ad interessarsi concretamente al mondo delle energie rinnovabili.

Un settore nel quale la sua capacità di leggere il futuropotrebbe rivelarsi vincente.

L’ultima mossa della società di MountainView riguarda il settore termodinamico.

Assieme al DOE, il dipartimento dell’energia statunitense, Google supporterà finanziariamente la costruzione di una grande impianto termodinamico, che sorgerà nel cuore del deserto della California (il celebre deserto del Mojave).

Il progetto, chiamato Ivanpah Solar Electric Generating System (ISEGS), realizzato dalla società statunitense BrightSource Energy ha dei costi enormi, si parla di una cifra superiore al miliardo e mezzo di dollari: circa 170 milioni di dollari verranno dalla società di Brin & Page, che, con questa cifra, fa segnare il suo personalissimo record di “contribuzione” per un progetto green.

Una volta operativa e a pieno regime, la centrale dovrebbe raggiungere una capacità di quasi 400 MW, più che sufficienti per coprire i fabbisogni energetici di oltre 150mila abitazioni. La California è all’avanguardia nel settore termodinamico, vuoi per il suo clima e ubicazione geografica, vuoi per l’attenzione che le amministrazioni locali, non ultima quella guidata dall’oramai nuovamente stella hollywoodiana Arnold Schwarzenegger, hanno dedicato alle energie rinnovabili.

Fonte:next.liquida.it

 

PRAMAC PRESENTA LA ECO HOSPITALITY

 

Pramac ormai da 10 anni partecipa al motomondiale come Team satellite Ducati nella categoria MotoGP, grazie alla passione e all’impegno di Paolo Campinoti, Team Principal della scuderia. Dalla scorsa stagione per meglio promuovere il nuovo impegno dell’azienda verso le energie rinnovabili e il rispetto dell’ambiente, il Pramac Racing Team si è proposto come the Green Energy Team, ovvero una scuadra ecologica focalizzata nella riduzione dell’inquinamento. Dimostrando così che anche in un mondo particolare come quello delle corse motociclistiche sia comunque possibile impegnarsi per il rispetto dell’ambiente.

Con semplici iniziative come l’utilizzo di moto elettriche all’interno del paddock (caricate con pannelli solari e pale eoliche posizionate sui camion del team), l’utilizzo di cibi e bevande prodotte inaziende certificate a zero produzione di CO2, l’impiego di vernici ecologiche e detergenti biologici, il rifornimento dei camion sempre con ecodisel, la raccolta differenziata in pista, l’utilizzo di sola carta riciclata con queste e altre piccole cose il Pramac Racing Team ha dimostrato che qualcosa si può fare.

E questo qualcosa in più è nato grazie alla creazione dell’Eco Hospitality, un veicolo speciale che possa sintetizzare e concentrare in un unico progetto il massimo della tecnologia disponibile dedicata al rispetto dell’ambiente. Il progetto Pramac Eco Hospitality vuole essere una dimostrazione che le tecnologie di oggi già ci permettono di abbattere praticamente a zero la produzione di CO2 delle nostre case, dei nostri uffici, delle nostre aziende.

La Pramac Eco Hospitality è un veicolo unico ed innovativo a zero emissioni di CO2, autosufficiente come produzione di elettricità grazie 70 m2 di pannelli solari Pramac Micromorph e ad una tripala eolica Pramac disegnata da Philippe Starck. L’elettricità prodotta viene impiegata per il funzionamento di tutte le componenti elettriche presenti all’interno dell’hospitality naturalmente a basso consumo, come lampade a led, televisori, frigoriferi Elettrolux classe A+, apparecchiature da ufficio, ecc. In aggiunta la corrente in eccesso è usata per caricare una batteria che garantirà corrente nelle ore notturne, fino a 10 ore. La gestione di tutte le componenti elettriche è delegata all’innovativo sistemaPramac Green Box sviluppato insieme a Microsoft per l’ottimizzazione dei consumi domestici e le applicazioni domotiche.

Inoltre il veicolo è stato costruito in materiali leggeri come l’alluminio che permetterà di evitare la verniciatura riducendo così anche l’inquinamento dovuto alle vernici. Le doti di leggerezza di questo veicolo, che sono stimate con un peso complessivo in ordine di marcia pari alla metà di un normale camion a 3 assi, permetteranno di dimezzare i consumi della motrice Iveco Eco-Stralis 460 che lo traina e di conseguenza dimezzare le emissioni nocive prodotte nei trasferimenti. Nell’intero progetto anche una speciale attenzione è stata rivolta all’utilizzo di soli materiali reciclabili o reciclati sia nella costruzione del camion che negli arredi interni come il pavimento in plastica reciclata o il mobilio Kubedesign in cartone reciclato.

Fonte: motogp.sportmediaset.it

Energy Island, gli arcipelaghi dell’energia

Esiste una fonte d’energia immensa e praticamente inutilizzata: è l’oceano.

Per sfruttare il suo potenziale alcuni ingegneri hanno ideato leEnergy Island, delle vere e proprie isole galleggianti in grado di imbrigliare la forza dell’oceano per produrre energia elettrica e acqua potabile.

Ogni isola ha in dotazione un sistema di scambio di calore che sfrutta le diverse temperature dell’acqua.

Tutto il processo produttivo ha inizio in superficie dove sono posti dei pannelli che utilizzano il calore dell’acqua e la luce solare, canalizzata attraverso degli specchi, per riscaldare un liquido racchiuso all’interno dell’isola stessa. Questo plasma, probabilmente una miscela di acqua e ammoniaca, si riscalda fino a raggiungere il punto di ebollizione.

Il gas prodotto poi viene utilizzato per mettere in funzione una turbina che produce elettricità. Il vapore viene raffreddato attraverso una serie di serpentine che risucchiano l’acqua gelida dell’oceano profondo. Si parla di una serie di tubazioni lunghe anche mille metri. L’unico elemento di scarto prodotto dal processo sarà acqua desalinizzata o distillata che a sua volta potrà essere stoccata e portata a terra per usi domestici o agricoli. Per un paese come l’Arabia Saudita ad esempio, ricco di calore, ma povero di acqua, sarebbe una soluzione molto conveniente.

L’ingegnosa trovata è dell’architetto inglese Alex Michaelis e di suo padre Dominic. La location più adatta all’installazione è la zona tropicale come il Mar dei Caraibi, l’Oceano Indiano e il Mar Cinese meridionale. Le piattaforme galleggianti hanno una forma esagonale formata da sei triangoli equilateri di 300 metri di lato ed in totale occuperebbe 23,4 ettari.

Ogni isola potrebbe produrre 250 Megawatt di energia che verrebbe poi trasportata a terra con dei cavi sottomarini. Secondo alcune stime servirebbero 50.000 di questi impianti per soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero pianeta. Le isole sono costruite in modo da poter funzionare in maniera solidale. Due, tre o anche dieci isole messe assieme abbatterebbero i costi di costruzione, installazione e manutenzione e fornirebbero energia come una centrale elettrica tradizionale. Il passo successivo sarebbe quello di impiantare delle strumentazioni per l’elettrolisi in modo da produrre idrogeno dall’acqua di mare.

Fonte: next.liquida.it

Gli Usa dicono sì alla forza del vento

Finalmente il sì del governo statunitense è arrivato. E’ questione di giorni e la prima pietra del progetto Cape Wind sarà posata. Dopo dieci anni di consultazioni il Dipartimento degli Interni ha approvato la realizzazione del primo impianto eolico off-shore degli Stati Uniti. Il Segretario Ken Salazar ha firmato il decreto con il quale autorizza la costruzione degli impianti e catapulta gli Usa verso il futuro, il progetto eolico fuori costa più conosciuto e dibattuto del Paese.

Saranno 130 i rotori installati grazie alla firma sul Cop (Construction and Operation Plan).
Luce verde alla costruzione dei piloni nel tratto di Oceano Atlantico di 40 chilometri quadraticonosciuto come Nantucket Sound. Se tutto andrà come i tecnici hanno stabilito, il parco eolico sarà in grado di imbrigliare l’energia dei venti che soffiano sull’oceano Atlantico per generareenergia elettrica sufficiente a rifornire migliaia di case della costa.

L’energia eolica offshore è la nuova frontiera energetica per il nostro settore”, ha detto Denise Bode, amministratore delegato di Awea, l’azienda appaltatrice. “Grazie al Segretario Salazar di essere un portavoce dell’energia eolica offshore e per il suo impegno a rendere questo settore una realtà. Il Segretario ha capito le opportunità di lavoro e di produzione che l’eolico offshore può portare in America e sa che ha bisogno di un sostegno politico a lungo termine”.

Dopo un approfondito esame dell’impatto ambientale, siamo fiduciosi che questo progetto eolicooffshore commerciale – il primo nella nazione – potrà andare avanti”, ha dichiarato il Segretario dell’Interno Ken Salazar in un comunicato stampa diffuso dal Dipartimento.
Il ministero dell’Interno sta cercando di dare una spinta al processo di costruzione di nuovi impianti eolici al largo della costa atlantica. I due maggiori avversari che dovranno essere sconfitti nei prossimi anni sono le lobby petrolifere, che cercano di mantenere gli Usa legati a fonti energetiche fossili, e alcuni gruppi locali che vedono le pale come un pugno nell’occhio al landscape oceanico.

Fonte: next.liquida.it

Plastica elettrica, si può fare!

Fin dalla sua invenzione la corrente elettrica ha sempre comportato costi elevati per la distribuzione delle infrastrutture e per raggiungere luoghi isolati e lontani dai centri.

Ma il campo dell’energia elettrica e non solo potrebbe essere rivoluzionato a tempi brevi grazie ad una nuova scoperta di un team di scienziati e docenti d’università australiani.

Una nuova tecnica, che si serve dei fasci di ioni,permetterebbe di creare un nuovo materiale plastico conproprietà metalliche e quindi, se raffreddato ad una temperatura sufficientemente bassa, con la possibilità di condurre elettricità corrente senza resistenza. La plastica, infatti, si lascia attraversare talmente poco dall’elettricità, che è comunemente utilizzata per isolare cavi o materiali avvolti dall’alta tensione, mentre ora potrebbe andare a sostituire gli oggetti metallici che fino ad oggi ha protetto.

I fasci di ioni sono solitamente utilizzati nell’industria microellettrica per rendere conduttori elementi come il silicio; questi  tentativi di adattare un processo simile a membrane plastiche iniziarono già negli anni 80, ma fino ad oggi non avevano dato alcun risultato positivo.

La stranezza e la bellezza di questo nuovo materiale sta forse nei nuovi affascinanti oggetti che presto potrebbero entrare in commercio: piccoli dispositivi portatili con display che si potrannoripiegare o persino arrotolare.

La ricerca, pubblicata sul giornale ChemPhysChem, spiega quanto possa essere interessante questa scoperta dato che permetterebbe di servirsi degli aspetti più utili dei polimeri, come per esempio della flessibilità meccanica, la robustezza e i bassi costi, per poi sommarvi come detto la conduttività elettrica, cosa normalmente non associata alla plastica.

È proprio uno dei professori facenti parte del team, Andrew Stephenson, ad affermare il vastissimo potenziale che ora si apre per applicazioni utili nel campo dei materiali leggeri e in quello della elettronica plastica, spalancando le porte ad una nuova generazione tecnologica.

 

La cucina a energia solare

È stata sperimentata da molti a Milano, durante la Design Week 2011, la Lapin Kulta Solar Kitchen Restaurant, ovvero la stazione per cucinare tramite energia solare.
Nata dal progetto della birra scandinava Lapin Kulta, e dalle idee del catalano Marti Guixé assieme al finlandese Antto Melasniemi, la cucina solare ha come scopo unire il buon cibo e l’energia pulita attraverso la tecnologia.

Immaginate le piazzole dei camping. Ad oggi tavolini e, se ben attrezzate, barbecue. Pensate di non dover più cercare legna da ardere (con le connesse emissioni e pericoli per i boschi) ma di trovare già lì, nei boschi pronti per la scampagnata, le cucine solari.
Le riconoscerete dalla forma: sfere tagliate che hanno all’interno un gioco di specchi che attirano e convogliano la luce del sole e il calore.

Non si brucia nulla (a parte i cibi in caso di disattenzione e di sole… equatoriale), non si consuma nulla (eccezion fatta per lo squisito cibo che vi sarete preparati). Emissioni nulle e tanta soddisfazione per i primi piatti a impatto zero in relazione all’energia usata.

 

L’India conquista il sole

Avrebbero potuto chiamarli Icaro, ma sarebbe stato di cattivo auspicio. Si chiamano invece Hale Uav e sono aerei ultraleggeri made in India, capaci di alzarsi in volo a quote molto alte per catturare l’energia solare. Uno dei più grossiproblemi relativi al fotovoltaico infatti è rappresentato dalladispersione di energia in atmosfera.

Quando un raggio luminoso lascia il sole percorre miliardi di chilometri prima di arrivare alla Terra. In questo spazio il vuoto non interpone alcun ostacolo; una volta entrati in atmosfera, invece, i raggi solari vengono rallentati e perdono potenza a causa della presenza di ossigeno e azoto. L’energia contenuta nelle radiazioni quindi degrada e quando arriva al suolo, dove solitamente sono approntati i pannelli solari, possiede solo una frazione dell’energia che aveva all’inizio.

Gli Haler Uav hanno lo scopo di supplire a questo inconveniente. Grazie alla loro particolare conformazione aereodinamica, questi velivoli sono in grado di raggiungere  i 30mila piedi di quota, circa 11mila metri. La particolarità di questi aerei è che utilizzano pochissima energia per rimanere in aria e si muovono grazie ad alcuni motori elettrici che si alimentano grazie agli stessi pannelli solari posti sulle ali. Durante il giorno i pannelli solari immagazzinano energia nelle celle a combustibile poste all’interno della carlinga e durante la notte l’energia stoccata viene rilasciata per far muovere l’aereo.

Con un’apertura alare di 400 piedi (circa 140 metri), Hale Uav è in grado di volare ininterrottamente per 5 anni senza aver bisogno di toccare terra a meno di eventuali guasti.
Le applicazioni di questo velivolo sono molteplici e non sempre nobili. Il premier indiano si è detto prudente in quanto un aereo del genere potrebbe volare sopra i cieli di uno stato come aereo spia e trasmettere informazioni di intelligence. Una sorta di spione che dall’alto è in grado di acquisire informazioni senza mai stancarsi.

D’altro canto gli usi energetici sono molto più interessanti. Una volta in quota l’aereo potrebbeimmagazzinare energia per una settimana e poi tornare a terra. Qui potrebbe “scaricare” le batterie nella linea elettrica del Paese prima di ritornare in volo per ricaricarsi.

Non è la prima volta che gli scienziati tentano di ridurre le distanze terra-sole. In passato sono stati ideati dei satelliti in grado di essere messi in orbita e lì, nel vuoto più assoluto, dove i raggi del sole mantengono la loro massima potenza, spiegare enormi vele di fotovoltaiche per raccogliere l’energia. I problemi che però hanno bloccato il progetto sono stati due: in primo luogo i detriti spaziali che avrebbero causato frequenti danni alle vele, in secondo luogo il problema ditrasmettere al suolo l’energia raccolta.

fonte immagine: Google Images

 

MIT: l’energia da una foglia

Nel nostro domani produrre energia pulita, alla portata di tutte le tasche, sia in termini di costi che di dimensioni, sarà semplice come bere un bicchier d’acqua.

La notizia arriva dal Mit (Massachussetts Institute of Technology) e ci anticipa la tecnica del futuro che permetterà ad ogni abitazione di avere piccole centrali di energia solare.

L’ispirazione? La natura!

Infatti, sempre più scienziati e ricercatori per trovare le soluzioni del futuro iniziano a studiare i meccanismi perfetti che l’ambiente già riproduce dopo migliaia di anni di “esperimenti”.

E il nostro domani energetico potrebbe passare da una bottiglia contenente una foglia. Non stiamo parlando di piante acquatiche prodotte da madre natura ma di una foglia artificiale, di silicio, grande come una carta da poker e ricoperta da cobalto e fosfati, materiali assolutamente risparmiosi ed atossici.

Come le foglie delle piante in balcone, le darete dell’acqua, anzi ce la immergerete e la esporrete alla luce. Ecco che la fotosintesi innescherà  una reazione chimica, l’acqua verrà scissa nelle sue componenti: idrogeno ed ossigeno, che, una volta separati, verranno inviati ad una cella a combustibile e utilizzati per creare energia elettrica, sia di giorno che di notte. E anzi sarebbe più corretto parlarne al presente perché dopo anni di studi i prototipi sono finalmente pronti.

Se guardare le piante vi scalda il cuore, la foglia realizzata al MIT sicuramente vi riscalderà casa, con 3-4 litri di acqua al giorno, neanche tanto pulita, potendo così magari recuperare gli scarti del lavaggio di verdure o di casa. E come tutte le “piante” che si rispettino, anche quella del MIT non emetterà sostanze tossiche nell’aria e, assicurano, sarà a zero emissioni di CO2. Entro un paio d’anni, grazie a un accordo con la società Tata Energy sarà possibile vedere i primi reattori in commercio.

 

Solare/ Anche l’Australia punta sui grandi impianti

Anche l’Australia gioca la carta dei grandi impianti solari per aumentare il contributo delle fonti rinnovabili al bilancio energetico del Paese. In particolare due progetti – uno dei quali molto innovativo – hanno ricevuto nei giorni scorsi il via libera dalle autorità competenti e saranno realizzati a Moree (New South Wales) e a Chinchilla (Queensland). L’impianto di Moree prevede l’installazione di 650.000 pannelli fotovoltaici su una superficie di 1.100 ettari, per una potenza totale di 150 MW. L’inizio dei lavori di costruzione è previsto per la metà del 2012, con un investimento che, complessivamente, dovrebbe ammontare a oltre 900 milioni di dollari australiani (665 milioni di euro), di cui circa un terzo sarà messo a disposizione dal governo federale.

Sul sito di Chinchilla è invece prevista una centrale solare termodinamica, dove, cioè, la radiazione solare viene concentrata per riscaldare ad altissima temperatura un fluido che viene poi utilizzato per produrre il vapore necessario a generare elettricità tramite convenzionali cicli termoelettrici. In questo caso la tecnologia prevista è quella degli specchi lineari di Fresnel, posti orizzontali sul suolo, sopra i quali è posto un particolare tubo contenente il fluido da riscaldare. Si tratta del primo impianto di questo genere di grande taglia (250 MW) che verrà realizzato al mondo (attualmente il maggiore impianto di tipo Fresnel è una centrale dimostrativa da 1,4 MW in servizio in Spagna). Si tratta inoltre di un impianto ibrido, cioè accoppiato ad una centrale termoelettrica a gas che fungerà da back-up per i momenti in cui non c’è il sole (ad esempio di notte), o che produrrà energia potenziata dalla centrale solare in caso di necessità sulla rete. L’investimento previsto per la parte solare dell’impianto ammonta a 1,2 miliardi di dollari australiani (886 milioni di euro), di cui poco meno della metà di provenienza pubblica.

 

Eolico off-shore: burocrazia e polemiche in Italia

Non bastava il taglio agli incentivi per il fotovoltaico. Adesso il governo minaccia di ridurre anche il margine di crescita dell’eolico, tagliando gli aiuti statali e rendendo ancora più complicati i passaggi burocratici. Questa volta però l’opposizione non è stata a guardare e ha presentato un’interrogazione parlamentare, perché l’energia eolica offshore è di fatto ostacolata dal Governo.
I piani per la realizzazione di impianti eolici off-shore sottoposti a parere della Commissione tecnica per la valutazione dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente sono attualmente 19, ma per sei di questi è stato richiesto anche il parere del Ministero per i beni e le attività culturali, che ha dato un giudizio complessivo sull’intero progetto.
Non si comprende perché un impianto eolico off-shore, per la parte che non insiste su ambiti territoriali e che spesso non è visibile dalla costa, debba essere sottoposto a questo doppio parere. – hanno commentato i parlamentari del PD – Naturalmente è doveroso che nell’autorizzare ogni impianto eolico off-shore si tenga conto del suo impatto sull’ambiente marino, ma questo compito è di stretta competenza del Ministero dell’ambiente. Non vorremmo che questo supplemento di indagine compiuto dal Ministero dei beni culturali fosse l’ennesimo tentativo di imbrigliare il settore delle energie rinnovabili. Al Ministero dell’ Ambiente – hanno continuato i parlamentari del Pd – con la Commissione Via si possono fare tutte le verifiche necessarie per gli impianti eolici off-shore escludendo quelli che impattano sul paesaggio senza bisogno di ostacoli da parte di un Ministero, quelli dei Beni Culturali, che troppo spesso si dimostra nemico delle rinnovabili per pregiudizio ideologico.
E mentre nel resto d’Europa si dismette il nucleare per mettere a punto nuovi impianti per l’eolico, l’Italia segue la direzione opposta: l’Inghilterra è il Paese con più centrali, e nel 2009 in Danimarca è stato inaugurata la più grande centrale eolica offshore al mondo mentre negli Stati Uniti, – hanno continuato i parlamentari – dove secondo le previsioni i venti marini potrebbero arrivare a coprire il 20% del fabbisogno energetico, si stanno realizzando grandi investimenti. E c’è ancora chi afferma che il nucleare è indispensabile perché le rinnovabili non arriveranno mai a coprire l’intero fabbisogno!

Fonte: GreenMe

Ferraris (Enel), con stop possibile aumento prezzi

In atto Trend per ridurre la capacità delle centrali.

Lo stop al nucleare potrebbe far salire i prezzi dell’energia in Europa. Lo ha spiegato il direttore finanziario dell’Enel, Luigi Ferraris, nel corso della conference call con gli analisti. “Oggi – ha detto Ferraris – vediamo chiaramente un trend generale, in particolare in Germania, per ridurre la capacità delle nuove centrali, per rivedere i programmi esistenti o addirittura per cancellarli”.

Considerando anche l’avvio degli stress test in Europa, Ferraris ha concluso che l’attesa è quindi, in ogni caso, “per una riduzione di capacità nucleare”.

Pertanto, ha proseguito, “dovremo aspettarci un aumento dei prezzi, non solo in Italia”, ma “anche nell’Europa del nord”. A conferma di ciò, Ferraris ha citato “l’ultimo contratto che abbiamo firmato in Italia in questi giorni, che è stato pari a circa 75-76 euro MWh per il 2012”. Quindi “é ragionevole prevedere che i prezzi andranno su, come si vede anche dall’andamento delle quotazioni delle commodities e dalla domanda di gas che arriverà dal Giappone e dagli altri paesi”

Fonte: Ansa