Articoli relativi a ‘Italia’

Presentato il progetto del nuovo STADIO dell’AS ROMA: è in arrivo il “moderno COLOSSEO”

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E’ stato presentato mercoledì mattina in Campidoglio dal presidente James Pallotta e dal sindaco della capitale Ignazio Marino il progetto per la costruzione del nuovo stadio della AS ROMA.

L’impianto, ribattezzato dalla cronaca internazionale e dal suo stesso progettista, l’architetto Dan Meis, il “moderno Colosseo”, verrà costruito impiegando le più moderne tecnologie al fine di integrare in maniera versatile e armoniosa materiali quali l’acciaio, il vetro, il teflon e la pietra. Una facciata in pietra, infatti, richiamerà alla memoria i classici archi dell’Anfiteatro Flavio a cui Dan Mais dichiara di essersi appunto ispirato per la sua progettazione.

L’opera sarà pronta entro l’estate 2016 e si prone di diventare una pietra miliare in una delle città più belle e più significative al mondo dal punto di vista architettonico. Il nuovo stadio sorgerà nell’area di Tor de Valle ed ospiterà 52.500 posti che diventeranno 60.000 mila per le partite internazionali e i grandi eventi. Le tribune saranno a ridosso del campo, «un vero muro umano per spaventare gli avversari» ha dichiarato il suo progettista.

Il “moderno Colosseo” comprenderà anche un ampio spazio dedicato all’intrattenimento di visitatori e tifosi che sarà aperto tutto l’anno sette giorni su sette. Al suo interno sorgeranno infatti negozi, ristoranti, bar e il museo interattivo sulla A.S. Roma (Hall of Fame). Inoltre, accanto al nuovo stadio sorgerà una struttura che ospiterà gli allenamenti della squadra. Il complesso comprenderà due campi regolamentari, un campo di piccole dimensioni, palestre e strutture di riabilitazione fisica progettati per garantire alla squadra tutti gli strumenti necessari per competere ai massimi livelli.

Come sottolineato dalle cronache statunitensi del Wall Street Journal e New York Times e da quelle inglesi del Financial Time, l’ investimento di un miliardo di euro previsto per la realizzazione dell’intero progetto (stadio ed infrastrutture) dovrebbe servire anche come spinta propulsiva per la ripresa economica della città di Roma, nonchè di quella del campionato italiano descritto come “in declino rispetto ai suoi principali concorrenti europei in termini di ricavi e prestazioni”.

Rinnovabili: le linee guida diventano legge (o quasi)

Dopo quasi sette anni di attesa, e una marea di polemiche, le linee guida nazionali sulle energie rinnovabili sono state pubblicate nella Gazzetta ufficiale n.219 del 18-9-2010.
Per l’esattezza le linee guida erano previste dal famoso D.Lgs 387/03, la madre di tutte le leggi sulle rinnovabili in Italia. Una legge, la 387, che avrebbe dovuto mettere il nostro paese al passo con gli altri compagni e concorrenti europei. Ma non è stato così proprio perchè le linee guida, previste dalla 387 del 2003 insieme a quelle regionali (i cosiddetti Per, piani energetici regionali) si sono fatti attendere troppo mentre i piani regionali man mano venivano approvati. Si sono creati, così, centinaia di conflitti tra stato e regioni: il primo affermava la piena competenza in fatto di energia, le seconde rispondevano che una legge regionale che c’è vale sempre di più di una nazionale che non c’è ancora. Cioè le famose linee guida. Che oggi sono legge (o quasi, mancano pochi giorni per l’entrata in vigore), modificano leggermente il decreto stesso che le prevedeva e sono un grosso compromesso dovuto al fatto che, in questi sette anni, sono stati compiuti molti errori anche nel settore dell’energia rinnovabile. Punto e a capo, speriamo che si possa iniziare un cammino nuovo.

Fonte: EcoBlog

Serbia-Italia: 10 centrali idroelettriche per il mercato italiano

E’ stata costituita a Belgrado la joint venture tra Seci energia  (holding energetica del gruppo Maccaferri) e l’azienda elettrica serba, Eps, per la realizzazione di 10 centrali idroelettriche sul fiume Ibar, in Serbia. Alla presenza del ministro dell’Energia serbo, Petar Skundric e dell’ambasciatore d’Italia, Armando Varricchio, l’accordo è stato siglato da Gaetano Maccaferri, presidente del gruppo italiano e dal direttore generale Eps, Dragomir Markovic: le due parti detengono rispettivamente il 51 e il 49% della nuova società. Con le dieci centrali sul fiume Ibar entra nella fase operativa il maxi accordo energetico siglato lo scorso anno tra Roma e Belgrado per produrre in Serbia 1000 MW di energia idroelettrica, interamente destinati al mercato italiano.
La Serbia ci ha mostrato grande fiducia procedendo alla costituzione della joint venture, nononstante il parlamento italiano non abbia ancora ratificato l’accordo, contrariamente a quanto già fatto da quello di Belgrado ha spiegato ad Apcom Luciano Scipione, di Seci energia. Ma al di là degli incidenti di percorso della politica– incluse le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, architetto della maxi intesa con Belgrado – i lavori per la realizzazione delle nuove 10 centrali dovrebbero iniziare il prossimo anno, come ha informato il ministro serbo, Skundric.
Con una potenza massima installata di 103 MW e una capacità produttiva di 450 GW/h ora l’anno, le dieci centrali sull’Ibar rappresentano solo il primo blocco del maxi piano in base a cui tutti i 1000 MW prodotti in Serbia arriveranno in Italia via Montenegro, attraverso la linea di trasmissione ad alta tensione ed il cavo sottomarino che saranno iivece realizzati da Terna. Il blocco da 103 MW di centrali sull’Ibar prevede investimenti di 285 milioni di euro. Il secondo, invece, ha costi stimati di 650 milioni di euro che saranno investiti in tre nuove maxi centrali sul fiume Drina, da 150 MW l’una di potenza installata ed una capacità complessiva produttiva di 1500 Gw/h. La tranche mancante per arrivare alla quota 1000 MW prevista dall’accordo tra i governi di Roma e Belgrado, sarà poi in parte coperta da micro centraline, con una potenza installata al di sotto dei 10MW. A questa fetta della torta punta la società bresciana Val Fin, del gruppo Ciocca, il cui presidente, Giuseppe Ciocca, ha presentato il progetto in occasione della sigla della joint venture tra Seci ed Eps. Entro due anni dovremmo arrivare a realizzare impianti produttivi nel tratto bosniaco del fiume Drina informa il rappresentante di Seci, Scipione. Così composto, il collage di centrali idroelettriche italiane in Serbia (e Bosnia) dovrebbe arrivare entro 5-10 anni ai 1000 MW interamente destinati al fabbisogno italiano di energia rinnovabile.

Fonte: LaStampa

Rinnovabili & lavoro: Italia ancora troppo scettica

I posti di lavoro assicurati dalla green economy? Tra qualche anno in Germania supereranno quelli nel settore automobilistico. Il ritorno al nucleare? Una sottrazione di fondi e di attenzione che rischia di rallentare la corsa dell’Italia che può riagganciare il locomotore dei paesi guida. Parola di Guglielmo Epifani. L’ex segretario della Cgil ha scelto un tema caldo e una platea qualificata per lanciare l’Associazione Bruno Trentin, il nuovo laboratorio di riflessione sindacale.
Il tema è il rapporto tra energia e lavoro. A intervenire sono stati, tra gli altri, il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, il segretario dell’Ueapme (l’associazione europea delle piccole e medie imprese) Andrea Benassi, il presidente della Lega Coop Giuliano Poletti, il segretario della Cgil Susanna Camusso. Guest star: Jeremy Rifkin, il teorico della terza rivoluzione industriale che ha dipinto lo scenario di una democrazia rafforzata dalla creazione di una rete energetica diffusa che toglie potere agli oligopoli, distribuisce ricchezza, offre garanzie contro i blackout e protegge l’ambiente.
Vent’anni fa la terza rivoluzione industriale sembrava un’utopia, oggi è il modello verso cui marciano le tre economie più importanti: Stati Uniti, Germania, Cina – ha detto Epifani – il nuovo sta crescendo ma in Italia il vecchio resiste. L’88 per cento dell’energia viene ancora dai fossili e la scelta del governo di far ripartire il nucleare è in netta controtendenza rispetto all’andamento dei mercati. Il 62 per cento degli investimenti è concentrato sulle fonti rinnovabili e la percentuale tende a salire. In questo quadro che senso ha puntare come minimo 20 miliardi di euro nella costruzione di quattro nuove centrali e accantonarne più del doppio per uno smaltimento corretto delle scorie e degli impianti?
La Cgil chiede posti di lavoro. Subito. Investendo nella direzione indicata dall’Europa che ha fissato gli obiettivi del 20 – 20 – 20 dando dieci anni di tempo ai paesi membri per potenziare le rinnovabili e tagliare le emissioni serra che stanno facendo aumentare il caos climatico, cioè le alluvioni, gli uragani, le siccità devastanti e prolungate. Su questa strada c’è un ostacolo: l’Italia è dominata dalla logica del no che blocca l’innovazione e il futuro. Mantenere tutto fermo significa però aggravare l’inquinamento. Assumersi la responsabilità di una prospettiva di disastro climatico che si fa sempre più minacciosa. Rifkin ha ricordato che la catastrofe del Golfo è pari a sei – sette volte il disastro della Exxon Valdez, la petroliera affondata in Alaska. Continuare ad affidarsi al petrolio, ha aggiunto il presidente della Foundation on Economic Trends, vuol dire continuare a moltiplicare rischi di questo genere. Rischi ai quali, sottolinea Antonio Filippi, della Cgil, non corrispondono vantaggi sul piano occupazionale: Per produrre un terawattora di energia elettrica servono 75 lavoratori nel nucleare, 918 nell’eolico, ancora di più nel fotovoltaico. L’occupazione verde in Italia vale già oggi 100 mila posti di lavoro. Secondo l’Istituto di ricerche economiche e sociali si può arrivare a quota 250 mila solo nel settore delle rinnovabili. A patto di guardare avanti e non indietro.

Fonte: LaRepubblica