Articoli relativi a ‘solare’

Dalla Cina: il primo impianto a energia solare per l’aria condizionata

Dalla Cina arriva un impianto a energia solare per l’aria condizionata: il primo in tutto il mondo, pare. E in più è in grado di funzionare anche come impianto di riscaldamento per l’inverno. Una climatizzazione ecologica per 365 giorni all’anno e per 24 ore al giorno, insomma, anche se c’è la possibilità di usare il metano come fonte complementare di energia in caso di ripetuti giorni nuvolosi. Ne è stata diffusa una foto: sembra un filino ingombrante, e in più bisogna calcolare un’ignota estensione di pannelli solari sul tetto. Ma se le descrizioni mirabolanti corrispondono all’effettiva realtà, merita davvero la pena di sacrificare lo spazio. L’apparecchio è stato messo a punto da Shandong Vicot. Quanto costa? Non si sa. Però la società afferma che in tre anni il macchinario si ripaga da sè e che in meno di sette anni tutto l’investimento viene ammortizzato. L’impianto ha una capacità di utilizzare l’energia solare  27 volte superiore rispetto a quella di un normale sistema di produzione dell’acqua calda, dice ancora l’azienda, e un’efficienza di conversione raffreddamento-riscaldamento pari all’85%. La notizia su Inhabitat: qui.

Fonte: Blogeko

New York Times: il solare costa meno del nucleare

Negli Stati Uniti la produzione di energia solare costa meno di quella nucleare. Lo afferma un articolo pubblicato il 26 luglio sul New York Times, che riprende uno studio di John Blackburn, docente di economia della Duke University.
Se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è evidente, afferma Blackburn. Il solare fotovoltaico ha raggiunto le altre alternative a basso costo rispetto al nucleare, spiega Blackburn, nel suo articolo Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover. Il sorpasso è avvenuto da quando il solare costa meno di 16 centesimi di dollaro a kilowattora (12,3 centesimi di euro/kWh).
Il nucleare necessita di pesanti investimenti pubblici e il trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori di energia e dei cittadini che pagano le tasse. Secondo lo studio di Blackburn negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico è sempre diminuito, mentre quello di un singolo reattore nucleare è passato da tre miliardi di dollari nel 2002 a dieci nel 2010. In un precedente studio Blackburn aveva dimostrato che se solare ed eolico lavorano in tandem possono tranquillamente far fronte alle esigenze energetiche di uno Stato come il Nord Carolina senza le interruzioni di erogazione dovute all’instabilità di queste fonti.
I costi dell’energia fotovoltaica, alle luce degli attuali investimenti e dei progressi della tecnologia, si ridurrà ulteriormente nei prossimi dieci anni. Mentre, al contrario, i nuovi problemi e l’aumento dei costi dei progetti hanno già portato alla cancellazione o al ritardo nei tempi di consegna del 90% delle centrali nucleari pianificate negli Stati Uniti, spiega Mark Cooper, analista economico dell’Istituto di energia e ambiente della facoltà di legge dell’Università del Vermont. I costi di produzione di una centrale nucleare sono regolarmente aumentati negli ultimi anni e le stime sono costantemente in crescita.

Fonte: Corriere

Sumitomo investe in Puglia: 10 impianti solari per 45 mln euro

Sumitomo punta sull’energia solare in Italia e investe 5 miliardi di yen (circa 45 milioni di euro) per acquisire il controllo di dieci impianti in Puglia.
La trading house giapponese, scrive il quotidiano finanziario Nikkei, ha siglato ieri un’intesa con la tedesca SAG Solarstrom per rilevare l’85% di due controllate che vantano un potenziale di generazione elettrica di 9.700 kw, pari al quantitativo dei panelli solari montati su 2.800 abitazioni. Sumitomo, con questo blitz in Italia, amplia le sue attivita’ nel settore e in Europa partite nel 2008, dove ha solo impianti solari in Spagna e Francia, mentre il totale aggregato d’energia elettrica prodotta dal gruppo a livello globale e’ di 30mila kw. La compagnia, secondo i piani di sviluppo di medio termine, intende avviare operazioni anche in Medio Oriente e Usa avendo per obiettivo la generazione di 200mila kw. Nel breve periodo, tuttavia, Sumitomo aumentera’ di 3,3 volte la capacita’ in Europa entro la fine dell’esercizio fiscale 2011 per portarla a 100mila kw e, grazie al know how sviluppato in Europa, intende espandere le operazioni anche in altre regioni del mondo.

Fonte: Ansa

Energie Rinnovabili: i pannelli che funzionano di notte

Un pannello solare che funziona di notte è una contraddizione di termini. In una parola: impossibile. Ma Steven Novack, dell’Idaho National Laboratory del dipartimento americano dell’Energia, ha sviluppato un nuovo concetto di pannelli solari destinato a creare una vera rivoluzione nel settore. E soprattutto superare il grande limite dei pannelli solari: senza sole, quindi di notte, non producono energia, con le evidenti limitazioni che ciò comporta.
Novack parte da una constatazione di fatto: circa la metà dell’energia disponibile dello spettro solare arriva sulla Terra nella banda degli infrarossi (Ir). E parte di questa viene riemessa sottoforma di calore dal terreno durante la notte. Se la notte è nuvolosa, in parte gli infrarossi vengono riflessi verso il suolo. Ecco perché nei deserti, dove la copertura nuvolosa è assente, di notte la temperatura si abbassa notevolmente e fa freddo: il calore attraversa l’atmosfera e si disperde nello spazio come radiazione Ir.
Realizzando un sistema di microantenne della lunghezza d’onda degli infrarossi (sotto i 700 nanometri), test di laboratorio hanno verificato la possibilità di raccogliere l’84% dei fotoni riemessi dal terreno. Un sistema operativo reale utilizzabile su larga scala potrebbe arrivare al 46%. È comunque un’efficienza di gran lunga maggiore di quella dei migliori pannelli fotovoltaici attuali, le cui celle al silicio non oltrepassano il 20% nelle migliori condizioni. In realtà i pannelli tradizionali hanno efficienza ancora minore, perché se le celle non sono posizionate con un’angolatura precisa rispetto all’angolo di incidenza dei raggi solari oppure se si riscaldano troppo oltrepassando la temperatura ottimale di esercizio, la produzione di corrente elettrica crolla a frazioni di quella nominale. Le microantenne, invece, sono in grado di assorbire infrarossi in un ampio ventaglio angolare.
A differenza delle celle fotovoltaiche, che assorbono fotoni per liberare elettroni e generare energia, le microantenne funzionano in altro modo. Entrano in risonanza con la lunghezza d’onda degli Ir generando una corrente alternata, ma a una frequenza troppo alta per essere utilizzata. La corrente alternata (Ac) deve quindi essere trasformata in corrente continua (Dc), ma qui sorge un problema. I diodi semiconduttori al silicio che convertono la Ac in Dc non funzionano alle alte frequenze generate, spiega Aimin Song, ingegnere nanoelettronico dell’Università di Manchester. Inoltre quando vengono rimpiccioliti alle dimensioni delle microantenne, i diodi diventano meno conduttivi. Ma Song e, indipendentemente, Garret Moddel dell’Università del Colorado a Boulder, stanno risolvendo questo decisivo inconveniente con la creazione di un diodo di nuova concezione capace di utilizzare alte frequenze ottiche. Una volta superato il problema dei diodi, l’ideale sarebbe realizzare un pannello multistrato capace di funzionare a differenti frequenze. Capace quindi di assorbire sia la luce solare diurna, sia gli infrarossi emessi di notte dal terreno e anche quelli rispediti a terra dalle nuvole. Quindi un pannello che funzioni sia di giorno che di notte. In pratica la quadratura del cerchio. Oltre ai diodi, il problema consiste nel produrre microantenne delle dimensioni della radiazione infrarossa: alcune centinaia di nanometri (un nanometro è un milionesimo di millimetro). Al momento il gruppo di ricerca di Novack ad Idaho Falls ha creato microantenne capaci però di operare solo nell’infrarosso lontano, ma ritiene possibile realizzare entro pochi mesi microantenne in grado di lavorare anche nello spettro infrarosso medio e vicino.
Un grosso impulso a questa tecnologia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’energia solare, può arrivare dai nanotubuli in carbonio, messi a punto da Michael Strano, Han Jae-hee e Geraldine Paulus del Mit di Boston. Il gruppo, su Nature Materials dello scorso 12 settembre, ha reso noto di aver trovato il modo di realizzare le microantenne di Novack utilizzando i nanotubuli in carbonio. Strano e colleghi hanno realizzato una sorta di fibra lunga mille nanometri e spessa 400 nanometri composta da circa 30 milioni di nanotubuli. I costi dei nanotubuli al carbonio negli ultimi anni si sono dimezzati più volte e, secondo Strano, nel prossimo futuro scenderanno ad alcuni centesimi di dollaro alla libbra (poco meno di mezzo chilo). I nanotubuli finora realizzati hanno un’efficienza dell’87% nel rapporto tra energia prodotta rispetto a quella assorbita, ma il gruppo di ricerca sta lavorando a una versione avanzata con un’efficienza del 99 per cento. I nanotubuli si stanno dimostrando molto promettenti e vengono studiati anche al Centro di nanoscienze dell’Università di Copenaghen. In particolare Peter Krogstrup dell’Istituto Niels Bohr, in collaborazione con altri ricercatori finanziati dalla società SunFlake, si sta concentrando sulla purezza delle nanofibre, in cui la struttura elettronica è perfettamente uniforme in tutto il materiale. Un aspetto importante, in quanto più il nanotubulo è puro, maggiore è l’efficienza. In Danimarca però la ricerca, apparsa sul numero di novembre 2010 di Nano Letters, si concentra su nanofibre diverse, non di carbonio ma di gallio e arsenico. 
Circa 2 miliardi di persone non hanno accesso all’energia elettrica, quasi tutte in Paesi del Terzo mondo. Le rinnovabili, e in particolare il solare, potrebbero soddisfare il fabbisogno di almeno la metà delle popolazioni senza corrente elettrica, secondo le stime dello studio Bernoni ed Efrem realizzato per la seconda edizione di Good Energy Award. Lo sviluppo della nuova generazione del fotovoltaico notturno sembra destinato proprio a chiudere questo gap. E senza aggravare le emissioni di gas serra. È solo un problema di volontà di investire risorse nella ricerca in questa direzione.

Fonte: IlCorriereDellaSera

Energia: 2 italiani su 3 scelgono il solare, nucleare al 18%

Due italiani su tre sono per il solare (66%) mentre praticamente l’80% considera quella del sole l’energia del futuro seguita da quella eolica (28%). Resta stabile, al di sotto del 20% (18%), la propensione per il nucleare. Questi alcuni dei dati contenuti nel terzo rapporto sul solare condotto da Ipr per conto della Fondazione Univerde e presentato al convegno ‘Green economy-New society’, ecologia è economia,organizzato nell’ambito della rassegna Ecomondo, a Rimini, dalla Fondazione presieduta dall’ex ministro dell’ Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio Il rapporto fotografa un Paese sempre più convinto della necessità delle energie ambientali. In particolare, sul favore riscosso dal solare per il proprio fabbisogno energetico, rispetto al primo rapporto del 2009,quando gli italiani erano il 54%, si registra un aumento del 12%, che porta al 66% la percentuale di chi prende in considerazione il ricorso ai pannelli fotovoltaici; i più propensi risultano essere nell’ordine gli adulti tra i 35 e i 54anni (76%), i residenti del Centro d’Italia (75%) e in pari misura (69%), le donne e i residenti del Sud. In ogni caso, è opinione ormai praticamente unanime (90%, +6%) la necessità, da parte del Governo, di maggiori incentivi, e allo stesso tempo,cresce fino a sfiorare ormai la maggioranza assoluta degli italiani (48%, +4% rispetto alla scorsa rilevazione) la conoscenza della possibilità di usufruire di incentivi per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Maggioranza degli italiani anche convinta della necessità di un futuro energetico puntato sulle fonti rinnovabili: se al primo posto si conferma la preferenza per il solare (79%,stabile rispetto alle precedenti rilevazioni), seguita dalla eolica (28%, +3 rispetto alla scorsa rilevazione), resta stabile al di sotto del 20% (18%) la propensione per il nucleare.

Fonte: Ansa