Archivio della categoria ‘ENERGIE RINNOVABILI’

Cina: sforbiciata ai sussidi per le istallazioni solari off-grid

Pechino ha deciso di decurtare, a partire da quest’anno, le sovvenzioni concesse nell’ambito del programma di sostegno “Golden Sun”

(Rinnovabili.it) – Con i prezzi della componentistica solare in continuo ribasso, la Cina ha deciso di rimettere mano ai sussidi statali e tagliare le tariffe incentivanti concesse all’interno del ‘Golden Sun Program’. Fino ad oggi il programma di sostegno ha concesso sussidi a quanti dal 2009 hanno realizzato tetti fotovoltaici o impianti a terra ‘off grid’, ovvero con una produzione di energia destinata all’autoconsumo anziché alla vendita all’operatore di rete. Per il paese divenuto ormai il più grande produttore mondiale di moduli fotovoltaici è arrivato però il momento di riformulare la propria politica di incentivi adeguandola alle attuali condizioni di mercato. Pechino, attraverso il proprio ministro delle Finanze, ha in questi giorni annunciato di essere pronta a decurtare il sussidio concesso ai progetti, che passerà pertanto dagli attuali 1,09 euro/Watt per i moduli in silicio cristallino e 0,97 euro/Watt per quelli a film sottile, ad un 0,84euro/Watt per entrambe le tecnologie.

L’aumentata produzione cinese ha fatto si che il costo dei pannelli scendesse del 47% lo scorso anno, portando ad un eccesso di capacità dopo i tagli apportati a vari FiT europei. ”La riduzione delle sovvenzioni non è significativa, data la caduta dei prezzi dei componenti solari”, ha commentato Lian Rui, analista senior per la società di ricerca Solarbuzz società di ricerca, ha detto oggi per telefono. ”Nonostante i tagli però, gli sviluppatori possono ancora assicurarsi rendimenti elevati”. Il governo ha inoltre deciso di concedere sovvenzioni supplementari ai progetti che utilizzano la tecnologia delle smart-grid e micro-grid, ma non sono stati rivelati dettagli in merito.

Fonti:Energia Rinnovabili.it

 

Uk: avviate le istallazioni per il parco offshore dei record

E’ iniziata a fine gennaio l’istallazione delle prime due turbine che daranno vita all’impianto eolico offshore che toccherà il GW di potenza istallata

(Rinnovabili.it) – Il progetto per la costruzione della più grande centrale eolica offshore ha preso il via. Lo scorso 27 e 28 gennaio si è infatti proceduto all‘istallazione delle sue prime due turbine delle 175 previste dal progetto, con la previsione di farle entrare in funzione entro marzo prossimo.

Il parco eolico della London Array, costruito alla foce del Tamigi, rappresenterà la fattoria eolica dei record e, secondo i dati rilasciati dall’azienda, il completamento dell’impianto è previsto per fine anno. Durante i mesi rimanenti bisognerà quindi provvedere anche alla realizzazione delle 75 piattaforme che ancora non sono state gettate. Nella prima fase di costruzione si arriverà a toccare una potenza istallata di 630 MW mentre nella seconda fase si prevede l’implemento della potenza con la previsione di raggiungere il GW istallato segnando così il record mondiale per capacità.

Nel frattempo risulta in fase di completamento anche il parco eolico offshore con una capacità istallata di 500 MW realizzato sulle coste della contea di Suffolk, nell’East Anglia, dove sono stati già posizionati 133 rotori di cui 108 già producono energia elettrica, collegati alla rete con la previsione di portare il progetto a compimento entro la fine dell’anno.

Fonti:Energie Rinnovabili.it

In 3 anni 800 autorizzazioni ambientali

Piu’ di 800 procedimenti attivati, di cui oltre 650 conclusi (81%) e circa 150 attivi. E’ questo il bilancio di quasi 3 anni di attivita’ della Commissione di verifica dell’impatto ambientale (Via e Vas) del ministero dell’Ambiente. I pareri riguardano 109 opere civili, 108 opere energetiche e 48 opere industriali. Per il ministro Prestigiacomo “l’elevato standard di efficienza raggiunto ha consentito di migliorare i requisiti di sostenibilita’ ambientale del nostro sistema produttivo”.
Fonte: notizie virgilio.it

Rinnovabili: il futuro del fotovoltaico è vegetale

La bio-elettronica fa passi da gigante e sostituisce lo strato di Silicio delle celle fotovoltaiche tradizionali con un impasto di molecole adibite alla fotosintesi, puntando alla produzione di energia rinnovabile, dalle foglie morte e dall’erba tagliata nei nostri giardini. La notizia appare molto interessante, soprattutto per la produzione di energie rinnovabili da fonti sostenibili.

La ricerca condotta da Andreas Mershin, biofisico e ricercatore del MIT, Massachusetts Institute of Technology (Usa), consiste nell’estrazione delle molecole adibite alla fotosintesi delle specie vegetali, chiamate fotosistema I (PS-I), stabilizzarle e spruzzarle su un substrato di vetro ricoperto da nanofili di ossido di zinco e spugne di biossido di titanio. Nel momento in cui i raggi solari incidono sulla superficie così ottenuta, il biossido di titanio e il materiale foto sintetico assorbono la luce, trasformandola in elettricità che viene portata via dai nanofili. La chiave per raggiungere ulteriori miglioramenti dell’efficienza, secondo lo studioso, sarebbe quella di trovare un modo per esporre una maggiore superfiche del PS-I al sole.

Il ricercatore, ad oggi, ha dimostrato un rendimento del suo materiale del solo 0,1%, mentre per essere di qualche utilità il dispositivo deve raggiungere almeno il 2%, ma annuncia di proseguire nei suoi studi, promettendo risultati migliori.

Fonte:  Tecnologiaericerca.com

Le rinnovabili riducono il costo del ritardo sugli obiettivi di Kyoto

L’Italia nel quadriennio 2008-2011 ha accumulato un debito di 700 milioni € per il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Le rinnovabili stanno però contribuendo a ridurre il deficit. Il contatore Kyoto Club visualizza ora in tempo reale la riduzione del debito grazie alla produzione di elettricità verde, riduzione che a fine 2012 arriverà a 800 milioni €.

L’Italia ha accumulato nei primi quattro anni di conteggio di Kyoto un debito di oltre 700 milioni di euro. Conteggiando anche la quota attribuita all’Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie IPCC) il debito si ridurrebbe a 300 milioni di euro.

Questi dati, aggiornati al 2011, sono migliori rispetto agli anni passati e tengono conto del calo delle emissioni climalteranti dovuto alla crisi economica e ai positivi risultati sul fronte dell’efficienza e delle energie verdi.

In particolare, la produzione elettrica da rinnovabili nel periodo 2008-2011 (vedi grafici sotto) ha consentito una riduzione pari al 40% del taglio delle emissioni climalteranti rispetto al 1990 previsto per l’Italia (14 milioni di tonnellate/anno). Inoltre, ulteriori riduzioni delle le emissioni vengono dalla crescita del contributo delle rinnovabili termiche, dei biocombustibili e dai miglioramenti dell’efficienza energetica.

Va ricordato che l’obiettivo assegnato all’Italia come media nel periodo 2008-2012, è di 485 Mt CO2 eq, cioè il -6,5% rispetto alle 519 Mt del 1990. Nel 2008 le emissioni climalteranti erano arrivate a 542 Mt, mentre una prima stima sui valori del 2011 indica emissioni per 486 Mt.

Quest’anno, l’ultimo del periodo di Kyoto, il nuovo contatore del sito del Kyoto Club (nel sito in alto a sinistra) calcolerà il vantaggio economico dato dal calo delle emissioni climalteranti legato proprio all’aumento della produzione di rinnovabili elettriche.

La nostra stima indica che l’elettricità verde dal 1° gennaio 2008 al 16 febbraio 2012, anniversario di Kyoto, ha già contribuito a ridurre di 590 milioni di euro i costi di Kyoto.

grafico andamento 1

L’incremento del guadagno dall’inizio dell’anno è di 31 milioni €, un valore che alla fine del 2012 dovrebbe portare il contributo delle rinnovabili elettriche in termini di riduzione delle emissioni a 800 milioni €. Senza questo contributo il debito per Kyoto sarebbe stato a fine 2012 di circa 1,5 miliardi di euro.

grafico andamento 2

Anche di questo risultato si parlerà nel corso del Convegno annuale di Kyoto Club dal titolo “I cambiamenti climatici come opportunità. Da Durban al Rio+20 Earth Summit” (Roma, 16 febbraio 2012).

FONTE:QUALENERGIA.IT

Catasto energetico: diamoci una mossa!

Le statistiche sulle caratteristiche energetiche del parco edilizio italiano hanno dimostrato, durante la presentazione milanese, tenutasi prima dell’estate, del Primo Monitoraggio sull’Attuazione della Certificazione Energetica in Italia, che tra il settembre 2007 al maggio 2011, solo in Lombardia, sono stati depositati circa 550.000 attestati di certificazione energetica. Un dato che assegna il primato alla Lombardia in materia di certificazione e che ha portato a realizzare una mappatura delle prestazioni isolanti dei componenti opachi e del fabbisogni energetici degli edifici in modo da ottimizzare sempre più il controllo dei consumi di individuare i punti deboli degli involucri edilizi impiegati fino ad oggi.   Un catasto energetico  per ogni Regione permetterebbe di sviluppare progetti di ristrutturazione edilizia sul patrimonio esistente in modo molto più agevole e meno sperimentale… Si dovrebbe ragionare sul fatto che,  i  tempi medi di realizzazione di opere di ristrutturazione su edifici preesistenti  si ridurrebbero considerevolmente se si conoscessero già tutti gli aspetti termici ed impiantistici con i quali ci si dovrà confrontare  durante la progettazione ed esecuzione dei lavori.  Bisognerebbe  imporlo a tutte le amministrazioni regionali!

 

Fonte: http://gogreen-ecoarchitetto.myblog.it/

Cellulari: eco ricaricarli con il bonsai solare da salotto

Un piccolo albero tecnologico, un bonsai – très chic da tenere su un mobile – pronto a “nutrire” la batteria del nostro telefono cellulare in modo green.

Si chiama Solar Bonsai Electree, è stato inventato dal designer francese Vivien Muller ed è in grado di ricaricare gli apparecchi elettronici catturando l’energia solare grazie ai 27 pannelli fotovoltaici installati sulle punte dei suoi rami.

«L’ispirazione per Electree è arrivata in primo luogo osservando gli alberi: le foglie degli alberi naturali sono in realtà dei “pannelli solari” – ha commentato Muller  – La natura ha selezionato nel corso di milioni di anni, le strutture più efficaci per catturare l’energia del sole, la loro forma è quindi secondo me il miglior mezzo per sfruttare questo tipo di risirsa».

L’invenzione, riportata recentemente sul blog di tecnologia Red Ferret, ha trovato il connubio perfetto tra fonti pulite, esteticità e funzionalità. Attraverso i pannelli solari in silicio amorfo, il mini – albero riesce a immagazzinare l’energia solare in una batteria da 13.500 mAh (Milliampere-hour) situata sotto la base del congegno.

Dopo 36 ore di sole la batteria è pronta per essere usata e, attraverso una connessione Usb, è in grado di ricaricare i più svariati dispositivi tecnologici mobili come telefoni cellulari e lettori Mp3, dando contemporaneamente un tocco di classe al salotto di casa.

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/green-design/cellulari-eco-ricaricarli-bonsai-solare-salotto_4687.html

Tunnel solari: luce naturale in stanze buie e si risparmia energia

Con l’arrivo dell’inverno e l’avvento dell’ora solare si sono perse ore di luce. Durante i mesi più freddi il consumo di energia aumenta e questo in primo luogo per riscaldare gli ambienti interni, in secondo luogo per illuminarli.

Un’alternativa alla luce artificiale è rappresentata dai tunnel solari. Questi ultimi sono sistemi architettonici che permettono di portare la luce naturale in quei locali accessori come cantine, cabine armadio, bagni ciechi e corridoi, dove l’unica fonte di illuminazione è rappresentata dalla luce artificiale.

Come si legge su CasaEnergia, «si tratta di un lucernario tubolare in grado di captare la luce naturale esterna e di trasportarla attraverso speciali condotti nelle stanze prive di finestre o con scarsa illuminazione». Il funzionamento di questa tecnologia avviene grazie al principio degli specchi. In pratica, «uno speciale captatore, posto in copertura, convoglia i raggi solari all’interno di un condotto tubolare, completamente rivestito di materiale riflettente, il quale, a sua volta, trasporta la luce naturale fin dove necessario, coprendo anche distanze elevate e raggiungendo, per esempio, ambienti interrati».

Una soluzione ottimale non solo dal punto di vista del comfort visivo, che si ottiene grazie all’effetto positivo della luce naturale in una stanza buia, ma è una scelta vincente anche dal punto di vista del risparmio energetico: con un tunnel solare, infatti, si arriva a risparmiare oltre il 40% sui costi tradizionali imputabili all’illuminazione artificiale e questo perché il suo utilizzo è limitato alle sole ore notturne.

Un altro aspetto vantaggioso è rappresentato dal comfort termico che i tunnel solari garantiscono agli ambienti. «Grazie a una speciale schermatura – si legge su CasaEnergia – posta sulla sommità del cavedio in copertura, che blocca i raggi ultravioletti, i tunnel solari, a differenza delle normali finestre, trasportano la luce, ma non il calore, illuminando le stanze senza scaldarle» e questo risulta particolarmente importante nel periodo estivo quando c’è bisogno di luce, ma si vuole contenere il consumo di energia dovuto al raffrescamento dei locali.

Questo sistema può essere utilizzato non solo in case di nuova costruzione, ma anche in caso di ristrutturazione, con una spesa che si attesta generalmente attorno ai 500 euro e a cui si devono aggiungere le spese di installazione. Qualora si decidesse per l’acquisto di un impianto di questo tipo, si raccomanda di rivolgersi a tecnici specializzati o direttamente alle aziende produttrici. Considerando che, al momento, l’Italia è leader europeo di installazioni, con oltre 33.000 interventi effettuati, non dovrebbe essere un problema rintracciare un rivenditore qualificato.

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/green-design/tunnel-solari-luce-naturale-stanze-buie-risparmia-energia_4766.html

Rinnovabili: arriva il dispositivo che sfrutta pioggia, vento e sole

Energia green in balia degli agenti atmosferici addio. Grazie a un nuovo impianto messo a punto in Gran Bretagna, le fonti rinnovabili potrebbero non essere più volubili come un tempo.

I ricercatori dell’Institute for Materials Research and Innovation dell’Università di Bolton, infatti, hanno costruito un dispositivo in grado di generare elettricità in qualsiasi condizione meteorologica: si tratti di sole, di vento oppure di pioggia.

«La maggior parte delle forme di energia rinnovabili sono intermittenti –  dice Elias Siores, autore principale dello studio alla rivista New Scientist – il vento non sempre soffia con continuità e il cielo non è sempre sgombro da nubi. Quello che cercavamo era qualcosa che prendesse l’energia da diversi elementi».

E così i ricercatori, per imprigionare la potenza del vento e della pioggia, hanno creato dei nastri flessibili di un polimero chiamato fluoruro di polivinile, su materiali ceramici piezoelettrici lunghi 20 centimetri, in grado di generare energia se stimolati da gocce o raffiche. E per sfruttare anche le belle giornate, il nuovo dispositivo è stato rivestito con un sistema fotovoltaico flessibile a cui sono stati attaccati una coppia di elettrodi in grado di raccogliere l’energia solare prodotta: Siores spiega che 10 centimetri quadrati di questo sistema fotovoltaico sono in grado di generare da 1 a 2 watt di energia solare.

Anche se per il momento tali generatori ibridi verrebbero usati per applicazioni su piccola scala – per ricaricare per esempio dispositivi di bassa potenza come i telefoni cellulari perché ogni nastro è in grado di generare solo una energia costante di pochi milliwatt – la strada della ricerca è quella giusta. Hod Lipson, professore della Cornell University di Ithaca, New York ha infatti affermato: «E’ utile e sensato unire diverse forme di energia rinnovabile, perché si completano a vicenda perfettamente».

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/rinnovabili-arriva-dispositivo-sfrutta-pioggia-vento-sole.html

Pannelli fotovoltaici: il Sud Italia sfida il made in Cina

Dal Sud Italia arriva una sfida all’importazione di pannelli fotovoltaici di fabbricazione cinese: l’azienda Cappello Alluminio ha deciso di costruire la serie micron di pannelli utilizzando esclusivamente tecnologia e prodotti Made in Ue.

E a quanto riportano i diretti interessati, i risultati non tardano ad arrivare: sembra infatti che il prodotto ottenuto non solo aumenti la resa dell’impianto, ma venga anche costruito con costi inferiori rispetto a quelli dei pannelli realizzati con i prodotti made in Cina.
Si tratta di una conquista non solo a livello produttivo, ma vantaggiosa anche per le tasche degli italiani, grazie alle disposizioni del Quarto Conto Energia, che prevedono una premialità del 10% sugli incentivi erogati per gli impianti fotovoltaici costruiti interamente in Europa. Ma non è solo questo, alla base di tutto si ritrova infatti una svolta all’innovazione tecnologica e alla qualità produttiva. E sulla filiera non ci sono dubbi: la recente certificazione Factory inspection, che permette di etichettare i pannelli micron Made in Ue, è stata rilasciata dalla Tuv Intercert, che ha verificato l’intero ciclo produttivo; dalla stringatura delle cellule fotovoltaiche all’interconnessione delle stringhe, dall’assemblaggio alla laminazione del modulo fino ai test elettrici, l’origine di ogni elemento è stata verificata come europea.
I pannelli siciliani sono stati così tra i pochi in tutta Europa e i primi nel mezzogiorno italiano a ricevere la certificazione Made in Ue. L’azienda, che occupa 80 dipendenti, non ha dunque sbagliato nel decidere di puntare sullo sviluppo della produzione europea. È infatti inconcepibile, ha spiegato il general manager dell’azienda, Giorgio Cappello, «che l’Italia, secondo paese per lo sviluppo del fotovoltaico, importi quasi l’80% dei componenti dai paesi asiatici».

Geotermico, tra Toscana e Campania potenza di 4 centrali nucleari

 

Molti cittadini, ormai, sanno che il fotovoltaico sta producendo, solo in Italia, energia elettrica pari al contributo di 5 centrali nucleari. Meno, forse, sono a conoscenza delle potenzialità della geotermia.

 

Come ricorda il premio Nobel Carlo Rubbia, recentemente intervistato da Repubblica, nel sottosuolo di Toscana, Lazio Campania giace una risorsa che potrebbe produrre energia pari a 4 centrali nucleari, a prezzi piuttosto contenuti.

 

L’alternativa atomica si fa sempre più lontana quindi, proprio in termini tecnici. C’è infatti un altro dettaglio, non trascurabile, la tempistica: molti credono nel potenziale delle rinnovabili, ma sanno che queste fonti avranno bisogno di ancora qualche anno per riuscire a soddisfare una buona percentuale del fabbisogno energetico nazionale. Per questo, alcuni indicano il nucleare come una fonte “sicura”, che potrebbe sopperire a questo gap.

 

 

Peccato che, a detta dello stesso premio Nobel Rubbia, questa sia una «sciocchezza», esplicitata dal fatto che il nucleare sarà pronto, in caso si decidesse di procedere con il piano nazionale, tra15 – 20 anni, e, anche allora, non sarà in grado di contribuire efficacemente al mix energetico. Perchè ciò avvenga, infatti, il Belpaese dovrebbe ospitare 20 centrali, in grado di coprire il 25% del fabbisogno energetico.

 

 

Come rispondere quindi alla domanda energeticadel Paese? La soluzione sembra grigia, colore, peraltro, scelto per la scheda del quesito referendario sull’atomo, ma le alternative esistono, come sottolinea Massimo Orlandi, amministratore delegato di Sorgenia: «il giusto mix di fonti di energia sarà quello fatto da gas e rinnovabili».

 

 

Orlandi spiega come lo scenario di approvvigionamento energetico di metano sia mutato con lo sviluppo di tecniche per l’estrazione di gas non convenzionale: «nel mondo sono stati scoperti 250 anni di riserve di gas naturale, il combustibile fossile più pulito che esiste. Negli Stati Uniti il prezzo è sceso a un terzo. Ci si deve aspettare una riduzione dei prezzi in tutto il mondo e una significativa riduzione del rischio geopolitico». Sembra d’accordo lo stesso Carlo Rubbia, che ha ricordato come il gas sia arrivato al 60% di efficienza, producendo una quantità di CO2 due volte e mezza più bassa di quella del carbone.

 

 

Gas e geotermia dunque, fonte energetica che nel mondo produce energia pari a cinque centrali nucleari, per non parlare delle grandi possibilità del Belpaese. Spostandosi a livello locale infatti, Rubbia evidenzia le grandi potenzialità energetiche nascoste nel sottosuolo di Toscana, Lazio e Campania: sfruttandole si potrebbe arrivare a produrre energia pari al lavoro di 4 centrali nucleari, più o meno il quantitativo che il Governo si auspica di raggiungere con la nuova stagione nucleare italiana.

 

 

Del resto sembra che le realtà locali siano già sulla strada giusta: in Toscana Enel Green Power e Lampo Greengas, azienda di Parma, hanno presentato un’intesa volta a recuperare la CO2 emessa dall’impianto di geotermia di Valle Secolo, a Larderello (Pisa).

 

 

Progetto ambizioso, tanto da essere il primo al mondo dedicato all’integrazione fra i processi produttivi dell’energia elettrica e dell’anidride carbonica nel settore geotermico, promosso a pieni voti dall’assessore regionale alle attività produttive, Gianfranco Simoncini: «questo è un progetto che coniuga innovazione, riqualificazione ambientale e occupazione, tre obiettivi fondamentali soprattutto in un periodo difficile qual e’ quello che stiamo vivendo».

 

 

Fotovoltaico: Imq rilascia il certificato per +10% di incentivi

Le associazioni di settore hanno già sollevato le principali problematiche relative alle Regole Applicative del IV Conto Energia che sono state pubblicate dal Gse.

Uno dei problemi più grandi riguarda la necessità di far certificare impianti in costruzione o già entrati in esercizio dal primo giugno come Made in Europe. «I produttori si stanno attrezzando per le certificazioni – ha osservato Gianni Chianetta, presidente di Assosolare – ma si rischia di rendere inapplicabile la norma se non si ammetterà nel transitorio l’autocertificazione da parte dei produttori».

L’importanza del certificato d’ispezione di fabbrica è determinato dal fatto che, una volta ottenuto, sia possibile accedere al bonus del 10%sulle tariffe incentivanti previsto dal IV Conto Energia.

La notizia è che Imq – Istituto Italiano del Marchio di Qualità, attivo nel settore della certificazione, è stato appena riconosciuto comeorganismo abilitato al rilascio anche di questa tipologia di certificato, in quanto «ente terzo notificato a livello nazionale ed europeo, nonché Membro della IECEE in ambito fotovoltaico».

Per l’ottenimento del documento, Imq dovrà accertare che per l’impianto fotovoltaico il costo di investimento in moduli, inverter e sistemi di acquisizione dati, componentistica elettrica, trasformatori, strutture di sostegno e opere civili (ossia componenti diverse dal lavoro) sia attribuibile per almeno il 60% a dispositivi di provenienzaeuropea.

Per gli impianti che entreranno in funzione dal 30 giugno 2012, Imq può anche provvedere al rilascio degli altri documenti obbligatori per il Gse: ISO 9001 (Sistema di gestione della qualità); OHSAS 18001(Sistema di gestione della salute e sicurezza del lavoro); ISO 14000 (Sistema di gestione ambientale).

Inoltre, all’Istituto si può richiedere:
  • la certificazione dei componenti (moduli, inverter, strutture di sostegno);
  • la certificazione degli impianti;
  • la qualificazione degli installatori fotovoltaici;
  • le verifiche ispettive periodiche degli impianti;
  • i corsi di formazione per gli installatori anche delle reti in franchising.
Fonte: go green.virgilio.it

Energia dai campi: il futuro è nelle mucche e negli scarti agricoli

La Spagna ha deciso di investire nel biogas e, grazie al sostegno economico dell’Ue, ha dato vita a Geronimo II, un progetto per il recupero dienergia rinnovabile negli allevamenti di bovini e ovini. In questo modo si otterranno due successi: la riduzione dei liquami animali e la produzione di energia a basso impatto ambientale. Coordinato dal Parco Scientifico e Tecnologico dell’Università di Girona, Geronimo II è parte integrante della fase 2010 del programma Intelligent Energy-Europe, che l’ha finanziato con un importante contributo, pari al 75% del totale.

L’intento è quello di diffondere la cultura del biogas come alternativa concreta ai combustibili fossili, proponendo di inserire elementi diinnovazione tecnologica nelle aziende che producono latte e che allevano suini, in modo da sviluppare un settore in grado di offrire grandi vantaggi all’intero comparto rurale e all’ambiente, garantendo al tempo stesso una produzione energetica decentrata. Formula ritenuta dall’Uestrategica per migliorare il trattamento di grandi quantità di liquami, che attualmente minacciano l’ambiente, ma anche per ridurre i costi energetici delle operazioni.
E non è tutto: la prospettiva rinnovabile si fa ancora più concreta se, oltre al biogas, si valuta il contributo delle biomasse a livello comunitario: i diversi piani d’azione adottati dai singoli stati membri prevedono un deciso aumento nella produzione di elettricità e calore da biomasse: dai 52,2 TWh del 2005 ai 130,9 TWh del 2020.
È proprio in quest’ottica che i vertici europei meditano di vincolare il 30% del sostegno all’agricoltura ad investimenti sostenibili. Di questi, circa un miliardo di euro dovrebbe finire nelle casse d’Italia, paese il cui suolo agricolo è stato sfruttato nel corso dei secoli, ma che attualmente subisce episodi di abbandono o sotto utilizzazione. Una rivisitazione dell’agricoltura in chiave energetica potrebbe quindi tradursi in una nuova occasione di sviluppo per i campi italiani.

Innovazioni: pronto il fotovoltaico che funziona senza Sole

 

Le innovazioni in campo tecnologico continuano a fare passi da gigante e prospettano come possibile qualcosa che, solo fino a poco tempo fa, sarebbe stato impensabile. E, spesso, le rivoluzioni più grandi sono dovute a un cambio di paradigma, a uno sguardo diverso sulla realtà.

 

È quello che è successo anche al Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston dove è stato appena creato un nuovo sistema fotovoltaico super efficiente che è capace di produrre energia elettrica sfruttando il caloreinvece della luce solare diretta.

 

I ricercatori hanno realizzato dei dispositivi “sun-free” che, grazie a una piastrina di tungsteno su cui sono state incise miliardi di piccole buche, riescono ad assorbire calore (di qualsiasi tipo) e convertirlo in luce riemessa con particolarilunghezze d’onda che possono essere facilmente catturate dalle celle fotovoltaiche per poi produrreelettricità.

 

Sfruttando questo principio, al Mit sono riusciti a produrre un generatore delle dimensioni di unbottone e lo hanno alimentato a butano; in questo modo l’apparecchio è in grado di durare tre volte più a lungo rispetto alle batterie al litio dello stesso peso. Nel caso in cui, poi, il dispositivo fosse alimentato con il calore generato dal decadimento di un radioisotopo, potrebbe generare elettricità per 30 anni senza bisogno di ricariche omanutenzione.

 

In futuro, la nuova tecnologia potrebbe essere usata per la ricarica degli smartphone o perstrumentazioni medicali, ma potrebbe anche rappresentare la fonte ideale di elettricità per le navicelle spaziali impegnate in missioni lontane dal Sole.

 

 

 

«Essere in grado di convertire il calore da varie fonti in energia elettrica senza parti meccaniche in movimento potrebbe portare a enormi benefici – afferma Ivan Celanovic, ingegnere ricercatore del Mit  – soprattutto se fossimo in grado di farlo in modo efficace, relativamente a buon mercato e su piccola scala».

 

Fotovoltaico: l’Italia può diventare leader se investe nella ricerca

«Adesso rielaboriamo una nuova strategia energetica nazionale. Stiamo lavorando a incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, bisogna fare in modo che ci siacertezza pluriennale per coloro che la vogliono produrre, ma anche certezza per le imprese che la consumano e che in Italia pagano più dei concorrenti stranieri». Sono queste le ultime dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo EconomicoPaolo Romani sul futuro energeticodel paese a seguito delle consultazioni referendarie dello scorso giugno.

Dunque, il governo sembra aver recepito le richieste delle associazioni di settore che da tempo invocano a gran voce una revisione del Quarto Conto Energia.

In questa situazione, ancora provvisoria, Virgilio Go Green ha contattato Thomas Brown, ricercatore e docente di Elettronica Organica e Biologica presso il Polo Solare Organico dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” nato con i finanziamenti dellaRegione Lazio, per approfondire l’argomento.

È innegabile che in questo momento, nonostante ilfotovoltaico pesi poco sulla produzione e sulconsumo energetico nazionale, «la sua crescita negli ultimi anni sia stata molto forte, con tassi medi annui di circa il 30%». Certo, la situazione è legata al sistema di incentivazione nazionale, tuttavia «è prevedibile che tale crescita continui e, anzi, i numeri aumentino nei prossimi anni». Questo anche perché la tecnologia sta avanzando, ad esempio, negli ultimi cinque anni il costo deipannelli fotovoltaici convenzionali in silicio si è molto ridotto.

Il futuro di questa tecnologia è sicuramente vario proprio a causa della grande crescita prevista nel mercato. «Si stanno sviluppando e facendo largo nel mercato le nuove tecnologie a film sottile. C’è da considerare anche la loro diversità in base alle applicazioni che possono avere: per esempio, sono molto diverse le tecnologie FV adatte a ai sistemi su grande scala, rispetto a quelle distribuite su piccola scala, superfici curve, applicazioni portatili o per il building integrated».

Tra l’altro, vista l’esplosione di nuovi produttori e tecnologie comincia a diventare importante la questione delle certificazioni. Di recente, infatti, IFI (Comitato industrie fotovoltaiche italiane), e l’organismo internazionale di certificazione KIWA hanno definito le linee guida per il riconoscimento della qualifica Made in Europe dei moduli fotovoltaici; «le certificazioni sui pannelli – in termini di parametri come i watt picco prodotti, l’efficienza di conversione, ecc. – sono importanti per far sì che l’acquirente possa scegliere con fiducia il tipo di pannello o anche tecnologia più adatta per i suoi scopi e budget».

Ma il vero punto cruciale per rendere l’Italia uno dei leader del settore è il continuo investimento inricerca e sviluppo. Molte università e centri di ricerca stanno entrando in questo campo, così come i privati: negli ultimi anni infatti sono nate diverse realtà di produzione di pannelli in silicio convenzionale e alcune altre per lo sviluppo di film sottili. Di certo, «con nazioni come la Cinadiventa difficile competere sui prezzi delle tecnologie convenzionali. È per questo che puntare sulla ricerca e sviluppo diventa ancora più importante e, vista anche la grande crescita che si avrà nel PV, l’investimento dovrà essere continuo in modo che l’Italia possa beneficiare a livello tecnologico/commerciale di tale opportunità».

Si può anche decidere di non investire solo sulla produzione e messa sul mercato di un prodotto finito, ci si può anche specializzare nello sviluppo di una tecnologia da esportare, attraverso ad esempio illicensing di intellectual property. «Sicuramente bisogna trovare modi intelligenti per incentivare la produzione e la ricerca e sviluppo, sia a livello universitario che privato, in modo da far diventare l’Italia un leader, non solo nell’installazione, ma anche nella fabbricazione di moduli e pannelli fotovoltaici ed elettronica di controllo. Inoltre, ci saranno rewards enormi anche per chi sviluppa metodi efficienti e cost-effective per l’accumulotrasporto gestione della potenza prodotta dal fotovoltaico oltre che per la fabbricazioni di moduli: sviluppati insieme possono spingere il fotovoltaico a diventare una sorgente massiccia di energia (in un paese dove c’è Sole) oltre che fornire quel competitiveadvantage a chi le sviluppa».

Eolico. I cantieri di Danzica puntano su Germania post-atomo

 

Il vento dell’eolico soffia sui cantieri di Danzica, simbolo della rivoluzione di Solidarnosc negli anni Ottanta e oggi della speranza che le pale ‘offshore’ portino una svolta nell’economia locale e dell’intera regione baltica. “La Germania ha deciso di rinunciare entro il 2022 al nucleare e questo permetterà all’eolico di decollare in fretta”, è il ragionamento che si fa nel settore, sintetizzato da Thomas Gaarbdo, vicepresidente di Gsg Towers, la nuova filiale degli storici cantieri polacchi, per il 75% in mano ad industriali ucraini, mentre il 25% è dello stato polacco. Le ‘towers’, le torri prodotte da questa nuova società sono enormi cilindri d’acciaio alti 100 metri, che pesano 270 tonnellate, destinate all’installazione di pale eoliche sia terrestri che marine. Ma è l’offshore lo sbocco a cui punta Danzica: il mercato dell’eolico infatti è giunto a saturazione e, dice Gaardbo, “l’unico sviluppo possibile in Germania è nell’offshore, attiva dall’ottobre 2010, che quest’anno conta di costruire 60 ‘torri eoliche’ e 300 di qui al 2014. La Germania è il mercato promesso, ma anche la Polonia promette sviluppi, sull’onda della determinazione del governo a ridurre la dipendenza dal carbone in termini di emissioni di C02, e dalla Russia per le forniture di gas. Il carbone attualmente copre il 90% del fabbisogno energetico polacco e per rispettare gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni dannose entro il 2020 bisognerà diversificare seriamente, si ripete a Varsavia. Con lo sbocco sul Baltico, costa ventosa e relativamente poco abitata, la Polonia ha un forte potenziale eolico. Un recente studio internazionale suggerisce la costruzione di un mega-parco offshore da 5,5 gigawatts invece della prima centrale nucleare allo studio. Lo sviluppo dell’energia eolica porterebbe alla creazione di oltre 9.000 posti di lavoro e permetterebbe di abbattere i costi dell’elettricità. Nel frattempo, piccoli progetti crescono. La piccola comunità rurale di Kisielice, nel Nord del Paese, ha 39 pale eoliche per una capacità globale di 64,5 megawatt, ovvero il 5% dell’intera capacità polacca. Coprendo ampiamente il fabbisogno energetico dei 6.500 abitanti. E con altre nove torri in arrivo.

 

Fonte: http://www3.lastampa.it/

Clima/ Geoingegneria, discusso strumento per fermare cambiamento

Sulla lotta al cambiamento climatico e sule misura per arginare la crescita delle temperature si apre un nuovo fronte di battaglia: oggetto dello scontro sono le cosiddette tecniche di geoingegneria, ovvero l’utilizzo delle moderne tecnologie per modificare artificialmente l’ambiente fisico e gli ecosistemi in genere. Al centro della disputa si trova ora l’IPCC, il panel di scienziati Onu che studia i cambiamenti climatici, che proprio sulle tecniche di geoingegneria ha organizzato in questi giorni un incontro di esperti in Perù.

Da un lato vi sono le pressioni esercitate da quei settori della ricerca e dell’industria che vedono nelle tecniche di manipolazione del clima una strada importante da percorrere – e quindi da sostenere adeguatamente sul piano finanziario – per limitare le emissioni e differirne gli effetti per un tempo sufficiente ad implementare strategie più efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.Dall’altro vi sono le preoccupazioni (sollevate soprattutto nel mondo ambientalista) sugli esiti potenzialmente imprevedibili di queste manipolazioni e sulle prospettive connesse all’utilizzo di tecnologie considerate ad elevato rischio ambientale.

Sul primo fronte, a difesa delle tecniche di geoingegneria, è sceso in campo il britannico Institution of Mechanical Engineers, che chiede all’IPCC di portare avanti programmi come, per esempio, quello per la realizzazione di alberi artificiali, capaci di assorbire la CO2 dall’atmosfera con un efficacia che può arrivare ad essere fino a mille volte superiore rispetto a quella degli alberi naturali. A dar manforte a questo appello concorre oggi un gruppo di istituti e di partner industriali che ha dato vita in Olanda ad un programma di ricerca quinquennale che ha l’obiettivo di mettere a punto la realizzazione di foglie artificiali capaci di replicare il processo della fotosintesi.

Sul fronte opposto si schierano quanti vedono nelle tecniche di geoingegneria non solo una strada assai rischiosa da percorrere, ma anche un modo per sottrarre l’industria dalle responsabilità che le derivano in ordine alla diminuzione del proprio carico di emissioni di gas serra. Proprio alla vigilia dell’appuntamento di Lima 125 organizzazioni non governative, rappresentanti di una quarantina di Paesi di tutti i continenti, hanno inviato una “lettera aperta” all’IPCC perché si faccia carico della valutazione di questi rischi e della deresponsabilizzazione che ne conseguirebbe in termini di minore impegno alla riduzione delle emissioni climalteranti.

Fonte: virgilio.notizie.it

 

Maleo – L’elettrodotto pronto a tempo di record

 

Sarà completato entro la fine del 2011, sei mesi prima rispetto al programma prestabilito, il nuovo maxi elettrodotto Maleo-Chignolo Po in corso di realizzazione da parte di Terna. Lo hanno confermato ieri i vertici del colosso energetico italiano nel corso della presentazione di quella che si preannuncia come una vera “autostrada dell’energia”, dal costo di 250 milioni di euro. Il tracciato sarà lungo 24 chilometri e passerà per nove comuni, toccando due province (Lodi e Pavia): Maleo, Corno Giovine, Fombio, Orio Litta, San Fiorano, Santo Stefano Lodigiano, Senna Lodigiana, Somaglia e Chignolo Po.L’elettrodotto Maleo-Chignolo sarà una delle linee elettriche ad altissima tensione (380 chilovolt) più ecologiche d’Italia, costruito con tecnologie avanzate in grado di abbinare alta efficienza e ridotto impatto ambientale. Oltre il 70 per cento del tracciato sarà realizzato con avveniristici sostegno tubolari “monostelo”, posati tramite quattro elicotteri e quattro macchine trivellatrici e che manderanno in pensione i vecchi e mastodontici tralicci che costellano i nostri campi. A fronte della costruzione di 24 chilometri di nuova rete, spariranno 64 chilometri di vecchie linee esistenti, per un totale di 225 tralicci, che saranno demoliti. Per ogni chilometro di nuova linea aerea, 3 chilometri di vecchi elettrodotti saranno dismessi. Complessivamente l’opera consentirà il recupero di 80 ettari di territorio, pari a 130 campi di calcio (liberati dalla servitù da elettrodotto), e di 2000 tonnellate di materiale (acciaio, alluminio, vetro e calcestruzzo), pari a dieci volte il peso della Statua della Libertà. Prevista inoltre la riduzione delle emissioni di CO2 (anidride carbonica) per circa 150mila tonnellate l’anno. «Si è cercato fin dall’inizio di minimizzare gli impatti con aree a tutela ambientale e naturalistica attraverso la riduzione di 4,7 chilometri di linee aeree nel Parco Adda Sud – hanno spiegato da Terna -. È stato inoltre evitato l’attraversamento del fiume Po e del passaggio nel sito di importanza comunitaria delle Monticchie di Somaglia». Le due stazioni elettriche di Maleo e Chignolo Po verranno poi “mascherate” attraverso la piantumazione di alberi di specie autoctone. Dal punto di vista strategico, il nuovo elettrodotto permetterà di potenziare il sistema elettrico lombardo, che da solo assorbe il 20 per cento circa dell’intero fabbisogno italiano. Permetterà inoltre di ridurre il rischio di congestioni sulla rete. E ancora, la nuova “autostrada dell’energia” garantirà un risparmio di 26 milioni di euro l’anno: 20 milioni derivanti dall’eliminazione di una parte degli attuali “colli di bottiglia” e 6 milioni derivanti dalla riduzione delle perdite di trasporto sulla rete elettrica. Le due stazioni elettriche (Maleo e Chignolo Po) sono in fase di ultimazione e di fatto rappresenteranno i terminali dell’imponente elettrodotto. La stazione di Chignolo sarà messa in servizio già nel prossimo mese di agosto, quella di Maleo invece tra agosto e novembre. I cantieri per l’elettrodotto sono stati aperti nel luglio 2010; entro la fine del 2011 sono previsti il completamento dei lavori e la messa in servizio dell’opera. Un centinaio le persone al lavoro nei cantieri, 18 le imprese coinvolte nei lavori. Alla presentazione dell’iniziativa, ieri a Chignolo, c’erano il presidente di Terna Luigi Roth, il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia, l’assessore regionale all’ambiente ed energia Marcello Raimondi e il prefetto di Lodi, Peg Strano Materia.

 

Fonte: http://edicola.ilcittadino.it/