Archivio della categoria ‘ARCHITETTURA’

Design 3: “Node chair” la nuova seduta di Steelcase

Presentate all’ultima edizione del NeoCon show di Chicago, le sedute Node Chair hanno fatto parlare molto di sè grazie al loro nuovo approccio progettuale.
La Steelcase è un’azienda produttrice di mobili per ufficio a livello mondiale, molto attenta ai cambiamenti della società e alle nuove esigenze. Proprio da questa costante attenzione e sensibilità nasce la seduta Node, la loro prima seduta dedicata all’istruzione. Diversamente dalle sedie che abbiamo sempre trovato nelle aule, pesanti, scomode, difficili da spostare e progettate secondo un modello di insegnamento ormai superato, le Node Chair permettono spostamenti rapidi, sono molto leggere ed ergonomiche. Il sedile girevole permette agli studenti di ruotare facilmente e visualizzare informazioni che vengono condivisi in tutta l’aula. Il disegno della seduta consente loro di cambiare posture e posizioni per un comfort maggiore. La sua base mobile offre la possibilità di muoversi avanti e indietro dalla modalità di apprendimento di gruppo alla didattica frontale senza interruzioni. La base e il bracciolo della seduta permettono di tenere zaini ed oggetti personali degli studenti. Inoltre, la sedia è dotata di un piano d’appoggio mobile -per computer portatili, libri e quaderni- che può essere disposto anche dal lato sinistro della seduta per un comfort maggiore per gli studenti mancini.
Leggi anche: Breathing chair; Mozzarella chair.

Fonte: Architettura&Design

Europa: 22 mila chilometri quadrati per il fotovoltaico

L’European Photovoltaic Industry Association (EPIA), ha recentemente pubblicato uno studio in cui si rende noto che in Europa vi sarebbe spazio per la realizzazione di superfici di sfruttamento dell’energia solare sui tetti per almeno 22 mila chilometri quadrati. Se queste aree venissero sfruttate a pieno si potrebbero  generare 1.500 GW di energia fotovoltaica. Attualmente negli stati dell’Unione Europea, 4 tetti su 10 e 15 facciate su 100 sarebbero pronti all’uso. Bioedilizia e  bioarchitettura, sono chiavi importanti di sviluppo per migliorare l’apporto energetico del fotovoltaico. Lo sviluppo ecocompatibile all’interno degli edifici, oltre a generare un virtuoso impatto ambientale del settore edile, porterebbe un innalzamento  della qualità della vita.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Da Israele, il pollaio che genera biocarburante dal trattamento degli scarti

Un recente concorso promosso dal Ministero israeliano dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale è alla ricerca di una ristrutturazione efficace per le fattorie situate in Galilea, più precisamente per i pollai. Ad aggiudicarsi la vittoria è stato il progetto degli Architetti Peleg/Burshteic che, con un design innovativo, è riuscito a incorporare le funzione necessarie di un pollaio in un unico edificio che provvede autonomamente alla produzione di energia e alla gestione delle fosse nere attraverso un sistema di ricircolo. Il pollaio prefabbricato, di circa 60 mq, è stato concepito come una galleria del vento capace di fornire una ventilazione costante, necessaria per il clima e il benessere degli animali. Turbine eoliche, pannelli solari e vegetazione sono stati installati sulla parte esterna della struttura per fornire energia al fabbricato. Mentre internamente sono presenti serbatoi d’acqua, silos per la conservazione delle uova e un sistema per generare biocarburante dal trattamento degli scarti. I produttori locali però, preoccupati dal fatto che il governo voglia imporre sulle loro proprietà un modello industriale, non hanno ancora accettato questa novità, ossia il concetto di produttività unita al design. Al contrario invece, Agrotop, allevamento industriale di polli, ha deciso di introdurre una versione di questo progetto nel Regno Unito.

Fonte: Casa&Clima 

La novità di Drill Design: paper-wood

Dal Giappone arriva un nuovo materiale: il paper-wood, realizzato alternando strati di legno e carta riciclata uniti per un nuovo materiale sostenibile. Il materiale risulta leggero ma estremamente resistente e, grazie alla carta colorata, è possibile caratterizzare i progetti finali con gradevoli fantasie e tocchi di colore. Ideatore di questo nuovo materiale lo studio giapponese Drill Design. Yusuke Hayashi e Yoko Yasunishi, fondatori di Drill Design, sono due giovani creativi attenti al design, alla grafica, al packaging e alle soluzioni d’arredo. I loro lavori seguono uno stile minimal e ricercato, in pieno japan style con un portfolio ricco che tocca molti ambiti della progettazione senza risparmiarsi sulla sperimentazione e messa a punto di nuovi materiali e l’utilizzo della carta come elemento principale o di supporto a diversi progetti.  Un’unione raffinata che si traduce in elementi d’arredo sostenibili, funzionali e performanti.

Fonte: Architettura&Design

Design 2: nasce la “mozzarella chair”

 

Bianca e densa come una mozzarella, ecco la “mozzarella chiar” di Tatsuo Yamamoto si presenta agli occhi dei visitatori del Salone del Mobile con una leggerezza stilistica unica, un design leggero e soffice impreziosito da un elemento in acciaio, spesso 2mm, che abbraccia tutta la seduta creando un armonioso gioco di contrasti materici e cromatici. Da un lato l’acciaio freddo e rigido e dall’altro un morbido tessuto elasticizzato soffice e confortevole.

L’unico aspetto negativo pare essere la mancanza di sostegno alla parte lombare della schiena e risulta impossibile utilizzare i lati della seduta come braccioli. Guarda anche la: Breathing chair

Visita il sito di Tatsuo Yamamoto

Fonte: Architettura&Design

Design: nasce la “breathing chair”

Semplice ma d’impatto è la sedia della designer Wu Yu-Ying vincitrice del premio Red Dot Award 2009.  L’ispirazione è arrivata osservando al microscopio un piccola sezione di corteccia di albero cambium. Wu Yu-Ying è ha scoperto il cuore di questo albero e il gioco di celle a diversa dimensione e forma impossibili da percepire a occhio nudo.

Nasce così Breathing Chair, una seduta in schiuma di lattice a densità controllata. Il disegno delle celle precedentemente osservato al microscopio è stato trasferito alla seduta sotto forma di texture 3D con diverse forme e grandezze. Grazie alla densità controllata (più soffice verso l’estremità superiore e più compatta verso il cuore e la base) è possibile essere avvolti da questo cubo che si modella sotto il peso del nostro corpo, trasformando le estremità del cubo in comodi braccioli. Un prototipo che ha destato l’attenzione di molte case produttrici di elementi d’arredo e che a breve probabilmente troveremo anche sul mercato. Peccato che il lattice dopo qualche tempo inizia a deteriorarsi. Guarda anche la “mozzarella chair”

Visita la pagina di Wu Yu-Ying

Vedi il video di Breathing Chair

Fonte: Architettura&Design

L’eco-office Ghella: il progetto di riqualificazione di RicciSpaini

L’ eco-office di Ghella consiste nella riqualificazione di un edificio esistente, per accogliere la sede di un gruppo imprenditoriale leader nel suo settore. Lo studio di architettura RicciSpaini interviene con standard di qualità nel rispetto del forte carattere architettonico originario, della qualità dell’ambiente di lavoro e del rispetto dei principi di contenimento dei costi energetici. Assumendo che la modalità di lavoro è cambiata e che essa stessa genera lo spazio, si fa riferimento al modello tipologico di ufficio combinato, le celle (per il lavoro singolo) e l’open space (per il lavoro di team). Le celle sono poste tutte lungo le facciate e si relazionano con lo spazio centrale tramite pareti vetrate a tutta altezza che consentono il passaggio della luce agli spazi interni e di vedere ed essere visti mantenendo un contatto visivo tra i singoli e il gruppo, assicurando il confort acustico per favorire la privacy e la concentrazione. La proposta di distribuzione degli spazi interni segue la geometria planimetrica esistente, ricavando gli ambienti di lavoro lungo il perimetro esterno e creando una ciambella distributiva attorno al cuore centrale, che accoglie i cavedi esistenti (trasformati in elementi illuminanti). Lo spazio dell’open space è scandito da bolle luminose che portano luce naturale/artificiale agli spazi interni. L’obiettivo è ampliare lo spazio adibito ad attività operative includendo la parte centrale del piano. Oltre a massimizzare la trasparenza delle partizioni interne sono stati pensati camini di luce nello spazio degli attuali cavedi, parzialmente utilizzati per le canalizzazioni degli impianti; essi captano la luce in copertura e la trasportano all’interno di condotti opachi con superficie interna riflettente. La riqualificazione della facciata prevede sistemi di ombreggiamento con sensori d’ambiente. La copertura diventa “captante” tramite l’istallazione di una pergola ombreggiante con pannelli per solare termico e per pannelli fotovoltaici.

Fonte: Archiportale

Torino: una “nuvola verde” sul nuovo centro direzionale Lavazza

Ha immaginato una “nuvola verde” per il nuovo centro direzionale Lavazza a Torino il team guidato di Cino Zucchi Architetti, vincitore del concorso di progettazione lanciato nel 2009 dalla nota azienda produttrice di caffè. La proposta di Zucchi, sviluppata assieme a Ai Engineering (tecnologie e strutture), Manens -TiFS (strategie ambientali e impianti) e Atelier G’Art (verde e paesaggio) ha superato i progetti di altri tre noti studi che hanno preso parte al conocorso a inviti, ovvero Mario Cucinella, Vanja Frlan Jansen e Luciano Pia. Il nuovo quartier generale di Lavazza sorgerà entro il 2014 sull’area dismessa dell’ex centrale Enel cittadina. La proposta vincitrice prevede il restyling del lotto di destinazione in un’ottica di maggiore apertura del tessuto urbano. Una nuova grande piazza alberata, al cuore dell’isolato, fungerà da membrana osmotica, favorendo il dialogo tra l’architettura industriale della centrale dismessa ed il nuovo volume della Lavazza. “L’edificio prende la forma di una grande “nuvola” che raccorda tra loro i vari fronti e gli edifici industriali conservati e convertiti a nuove funzioni, regalando una piazza verde alla città e aprendo un inedito accesso verso il lungo Dora. Il nuovo centro direzionale Lavazza si innesta sulla città esistente con grande attenzione: le altezze dei corpi edilizi e la qualità delle facciate sono attentamente studiati in rapporto agli edifici del contesto, alla qualità degli spazi aperti e all’orientamento solare. Il risultato è un progetto che fa riferimento all’architettura della Torino storica con una sensibilità contemporanea, attenta alle tecniche attuali e ai valori di durata e di rispetto per l’ambiente”, si legge nella relazione di progetto.

Il progetto preliminare della struttura è stato sviluppato coerentemente con quanto stabilito dai parametri di certificazione LEED (Leader in Energy and Environmental Design Green Bui lding Rating System). L’alto profilo del cliente e l’eccezionalità del luogo ci hanno stimolato a cercare un equilibrio tra il radicamento nel contesto e la creazione di una nuova architettura capace di comunicare al mondo il rapporto vivo tra un’azienda globale e la sua città. Gli spazi di lavoro Lavazza e la nuova piazza verde trasformeranno il recinto industriale esistente in un nuovo luogo urbano animato a tutte le ore, capace di incarnare stili di vita più consapevoli ha dichiarato Cino Zucchi.

Fonte: Archiportale

A Caserta un grande progetto di bioarchitettura: Il Quartiere Sostenibile

Lo chiamano the sustainable neighbourhood, il quartiere sostenibile, una sorta di cattedrale nel deserto casertano. Struttura residenziale multi funzionale concepita su larga scala, costruzione eco-sostenibile che ricoprirà 12 acri nella provincia di Caserta. L’autore è l’architetto Andrea Salvini, che insieme all’architetto Barbara Berni ha curato la fase progettuale. La design phase (che prevede la costruzione di 13 palazzi) è stata pensata per preservare l’ecosistema e le aree verdi. Ogni palazzo sarà composto di 20 unità, distribuite equamente su cinque piani dei quali il piano terra sarà destinato alle attività commerciali. Tutti i palazzi saranno costruiti seguendo lo stesso criterio, per conferire una certa coesione del design, ad esclusione dei materiali di facciata. Ogni struttura avrà un sistema di pannelli solari perpendicolare alla facciata che servirà ad illuminare, nelle ore notturne, l’intero palazzo, creando un effetto quasi artistico. Aspettiamo fiduciosi di vedere come procedono i lavori.

Fonte: BioEcoGeo

Ekokook: la cucina che ricicla tutto quello che avanza

Lo spreco trasformato in risorsa. Ogni residuo, considerato in passato un problema perché generatore di gas tossici dannosi per l’ambiente e per l’uomo, diventerà parte fondamentale di un processo di riciclaggio che punta a riutilizzare tutto. Questa la tesi da cui sono partiti, quasi dieci anni fa, i designer di Faltazi lab e che ha portato alla creazione di Ekokook, la rivoluzione francese della cucina. Struttura a isola, ecocompatibile, predisposta per ridurre i consumi, preparare cibi sani e mettere in pratica forme di stoccaggio intelligente, permette la produzione stessa di energia. La parte inferiore è progettata in modo da compattare e pressare i rifiuti solidi (assemblati attraverso la raccolta differenziata), mentre quelli organici vengono trasformati in concime. Il frigorifero è dotato di compartimenti stagni che evitano di disperdere energia e l’acqua viene utilizzata sia per cucinare che annaffiare le piante, mentre quella filtrata è impiegata nel forno a vapore e nella lavastoviglie. Molti vorrebbero fare la raccolta differenziata, ma spesso si scoraggiano di fronte alla difficoltà di doversi ricordare il colore di ogni materiale e all’inevitabile confusione che ne segue. Verde per il vetro, blu per la plastica, rosso per qualcos’altro. Questa nuova cucina ha un disegno su ogni sportello, semplice ed esplicativo che ricorda all’aspirante ambientalista cosa fare affinché si completi l’iter del riciclaggio. Un progetto complesso che ha come obiettivo quello di raggiungere l’autosufficienza energetica in casa e soprattutto in cucina.

Il nostro progetto è basato su quattro elementi essenziali – fanno sapere dal laboratorio – gestione degli sprechi, salute in cucina, riduzione del consumo energetico e stoccaggio intelligente. Ci concentriamo sui materiali che si trovano tra l’abitazione e le risorse esterne: ogni muro, balcone, finestra, porta o persiana può essere utilizzata come supporto per un’installazione ecocompatibile. Ogni installazione che interagisce con elementi esterni (lo scarico del lavandino, il secchio della spazzatura, etc.) è in grado di produrre un eco-beneficio immediato. Tutta l’aria, l’acqua, il vento e il sole che raggiungono la casa devono essere viste come preziose risorse da catturare e usare.

Fonte: Luxury24_Ilsole24ore

Il premio alla riqualificazione urbana attraverso la luce

La luce nell’architettura e in urbanistica ben si presta a qualificare l’immagine delle città, oggi sempre di più anche attraverso concorsi di altissimo profilo come “City People Light”, giunto all’ottava edizione, ideato da Philips e gestito in collaborazione con Luci. Come noto, la Lighting Urban Community International Association è l’unico network internazionale che riunisce rappresentanti di 95 città e numerosi professionisti dell’illuminazione. Essi hanno lo scopo di utilizzare la luce come strumento fondamentale per lo sviluppo urbano, secondo una visione che pone la sostenibilità ambientale al centro dell’intero progetto, impegnandosi nel rendere i centri abitati più a misura d’uomo. L’obiettivo è sempre lo stesso dalla prima edizione del 2002: spingere le città a migliorare, attraverso la luce, la qualità di vita ed il benessere delle persone che ci vivono, lavorano o transitano. Il premio, di 10mila euro, verrà riconosciuto alle città che, attraverso un progetto d’illuminazione innovativo e completo, sapranno integrare al meglio i bisogni della vita urbana contemporanea con le nozioni di “city”, “people” e “light”. Il concorso prevede un gran giurì di professionisti composto da lighting architect, lighting designer e assessori urbanisti che valuteranno i progetti in base a come sapranno integrare l’illuminazione outdoor con il patrimonio architettonico esistente e la vita del contesto urbano interessato, a come sapranno costruire l’identità notturna della città e al grado di sostenibilità ambientale del progetto. Le adesioni per l’edizione 2010 dovranno pervenire entro il 30 giugno 2010 e la premiazione dei tre vincitori avverrà in settembre a Chartres, in Francia, durante il forum annuale Luci. “Il concorso internazionale City People Light – ha dichiarato Marc de Jong, ceo Professional luminaires di Philips Lighting – è un’opportunità unica per gli architetti di urbanistica. Questa è l’occasione per condividere con il mondo esterno come un utilizzo creativo e sostenibile della luce possa davvero migliorare la vita dei cittadini”. Dalla prima edizione hanno partecipato al concorso ben 141 progetti: nel 2009 il primo premio è andato alla città finlandese di Jyväskylä, per il progetto che promuoveva innovative soluzioni d’illuminazione outdoor, capaci di permettere una miglior sicurezza della città, caratterizzata da un veloce aumento della popolazione e da una forte crescita urbana. Oltre a Jyväskylä sono state premiate nel 2009 Hangzhou in Cina e Lachen in Svizzera; due menzioni speciali sono state assegnate ai progetti illuminotecnici della città di Copenhagen in Danimarca, e di Moers in Germania.

Fonte: ArchiLight

Madrid: la Vivienda 108 dello studio A-cero

Lo studio di architettura spagnolo A-cero, diretto da Joaquin Torres e da Rafael Llamazares, ha presentato la Vivienda 108, casa unifamiliare nella città di Pozuelo de Alarcón, poco distante da Madrid. Di ispirazione scultorea, la casa si presenta interamente rivestita in travertino, con uno studio del posizionamento della pietra rispettoso delle forme curve e degli spigoli. Di notevole rilevanza gli aggetti laterali che alleggeriscono visivamente la struttura rendendola unica nel design; la continuità del rivestimento è interrotta solo in concomitanza dell’ingresso principale ove un setto verticale di granito scuro contrasta con il candore della facciata. Le finestre sono di grandi dimensioni per facilitare l’ingresso della luce naturale all’interno della casa in cui siamo si trovano al piano terra la hall, il soggiorno, la cucina e i servizio, e ad un livello inferiore – ugualmente affacciato sul giardino dato il dislivello esistente nel lotto – le zone più intime composte da camere da letto e dalla zona gioco. Anche per gli interni, andando incontro alle esigenze del cliente, sono stati scelti materiali di alta qualità ed apllicate finiture di prima classe. Con una superficie complessiva di 1000 mq, il risultato è una costruzione che dialoga con il contesto naturale e che, dal punto di vista del design, contiene i segni identificativi delle architetture di A-cero.

Fonte: Archiportale

Un tunnel solare per la tua casa: disegnato da Ross Lovegrove!

Un lampadario senza lampada può illuminare i nostri ambienti? Sì, se stiamo parlando del Tunnel Solare di Ross Lovegrove: la prima lampada a luce naturale, ma anche una scultura dal design organico, essenziale e bio-inspired. Uno dei più grandi esponenti del Green Design, disegna per Velux un nuovo tipo di illuminazione, che sfrutta la luce solare. Niente pannelli fotovoltaici, led o elementi che richiedono consumi energetici, ma il più semplice dei dispositivi: un tunnel ricoperto di Miro-Silver (materiale riflettente che aumenta la capacità di diffusione di oltre il 98% con qualsiasi angolo di incidenza dei raggi solari) che convoglia i raggi solari, dal tetto e li restituisce come luce all’interno delle case. La luce naturale viene distribuita nell’ambiente grazie al particolare diffusore a goccia che può essere regolato in altezza per modificare l’intensità luminosa. All’esterno si presenta come una qualunque finestra o cupolino Velux e per l’installazione bastano pochissime ore. Questo particolare sistema illuminante è stato insignito con il prestigioso Red Dot Award 2010 nella categoria Best of the Best 2010.

Fonte: Architettura&Design

Masdar: l’eco city center

Il team austro-tedesco del Laboratory for visionary architecture (Lava) ha vinto il primo premio per il progetto del centro città ecologico di Masdar, che verrà completato entro il 2016 negli Emirati Arabi. Gli architetti hanno presentato un progetto completamente sostenibile e tecnologicamente all’avanguardia che sarà adottato per la realizzazione di “Masdar, l’oasi del futuro”. Punto cardine del progetto sono i giganteschi girasoli, dotati di tecnologie fotovoltaiche e dislocati su tutta la piazza. Durante il giorno questi grandi ombrelloni resteranno aperti inglobando calore e luce solare, offrendo frescura ai passanti e ombra per le attività sottostanti. Alla sera gli enormi petali si chiuderanno per dar vita a grandi boccioli luminosi a graduale rilascio di calore. Lampade a sensori termici regoleranno l’intensità della diffusione della luce in base all’avvicinamento dei pedoni, oppure saranno attivabili on-demand con l’uso del cellulare. Il progetto vuole minimizzare il consumo di energia attraverso l’uso di superfici radianti, giardini pensili, sistemi di ventilazione a incremento delle naturali correnti d’aria, sistemi di raffreddamento a vapore, lastre rinfrescanti e pannelli con effetto oscurante, ombreggiamento delle facciate esterne che si affacciano sulla piazza e sensori automatici attiveranno o meno caratteristiche e funzioni ad hoc, in correlazione con il flusso pedonale. Sarà l’oasi del futuro: “una piazza dove vivere e adattarsi con l’ambiente concepita come un’esperienza spaziale e aperta, dove la qualità sia degli interni che all’esterno è eccelsa e il comfort più totale: 24 ore ininterrotte di accesso user-friendly a tutte le strutture pubbliche, uso flessibile dello spazio e tecnologia”.

Fonte: BioEcoGeo

Philips: bio-architetture sostenibili

Si chiamano Off The Grid, Sustainable Habitat 2020 e sono le nuove bio-architetture progettate dalla Philips. Il progetto è destinato alle megalopoli del 2020, in particolare alle emergenti megalopoli cinesi, ma si spera possano, poi, uscire dai confini del mondo asiatico. Il palazzo è progettato con una pelle particolare che reagisce e interagisce con l’ambiente, recupera le acque piovane, immagazzina calore, scherma o lascia passare luce, recupera energia pulita. Il corpo Off the Grid si presenta con una struttura leggera caratterizzata da particolari fiori, nucleo fondamentale di tutto il funzionamento bio-mimetico dell’edificio, che a seconda delle necessità si possono aprire per lasciar passare più o meno luce fino a rendere l’appartamento completamente trasparente, riducendo drasticamente l’utilizzo di luce artificiale. Allo stesso tempo, tali fiori, fungono da incanalatori di aria e vento. Il passaggio delle correnti di aria all’interno dei fiori genera energia pulita destinata ad alimentare l’edificio stesso fornendo, in più, aria pulita (depurata e privata di agenti allergici o tossici) per gli interni dell’edicifio e, grazie ai sistemi di canalizzazione, l’aria può anche essere raffreddata naturalmente (per i periodi estivi).  Sempre gli stessi fiori recuperano l’acqua piovana e l’umidità presente nell’aria (anche nei periodi di siccità). Una volta purificata e filtrata è possibile riutilizzarla nel circuito chiuso della casa. I rifiuti organici vengono trasformati in energia di biogas utilizzabile per il riscaldamento dell’appartamento o dell’acqua per il lavaggio.

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Bioarchitettura: premio ai 3 migliori progetti italiani

Nella cornice del Maxxi a Roma, premiati i tre migliori progetti italiani che hanno inserito il fotovoltaico in complessi edilizi. Una struttura ricettiva a San Martino di Badia, un’abitazione privata aPordenone e la Cittadella delle imprese sede della Camera di Commercio di Taranto sono i tre progetti vincitori del premio ‘tecnologie solari e qualita’ del progetto: integrazione del fotovoltaico in architettura’promosso dal gestore dei Servizi Energetici (Gse) e dalla Direzione Generale per il Paesaggio, Belle Arti e Architettura del Ministero per i beni Culturali (Pabaac). Il premio rientra in un protocollo d’intesa siglato tra il Gse e Pabaac per promuovere le sinergie tra architettura e le rinnovabili. Il progetto vincitore riguarda una piccola struttura turistica inserita nel complesso sciistico di Pian de Corones:’Abbiamo realizzato una copertura con lastre di vetro temprato e inserito all’interno le celle fotovoltaiche – spiega il progettista Matteo Ruzza – con un’autoproduzione di energia elettrica di 9mila kw all’anno’. Per il prossimo anno, Gse, Pabaac e il Maxxi hanno Annunciato un Concorso di idee rivolto all’architettura bio. ”Bisogna puntare sempre di più sull’architettura sostenibile”, dichiara l’architetto Cinzia Abbate, responsabile scientifico del premio Gse e Mininistero Beni culturali che oggi ha ‘incoronato’ i tre progetti italiani legati al fotovoltaico. Il premio è stato finanziato dal secondo Conto Energia Gse:”Un progetto che ha visto 1.467 megawatt di energia prodotti dal fotovoltaico – sottolinea Abbate – e che registra come il 62% di energia fotovoltaica venga propriodall’architettura sostenibile‘. In quest’ottica, si inserisce il Concorso di Idee lanciato da Gse-Beni Culturali-Maxxi, il cui bando uscira’ il prossimo anno e che intende sollecitare l’industria di settore, gli istituti di ricerca e i professionisti a investire nella ricerca progettuale per migliorare l’efficienza energetica. Oltre ai tre premi conferiti , anche 6 menzioni tra le quali figura la nuova Fiera di Roma.

Fonte: www.ansa.it

Anche le certificazioni nella bioedilizia aiutano l’ambiente

Nella bioedilizia la scelta dei sistemi di certificazione è fondamentale per la costruzione della casa ecologica migliore, quella con il maggior risparmio energetico, la casa più attenta all’ambiente e all’ecologia.

Non sempre però è facile scagliere il sistema di certificazione, per questo Ca’ Filiera, Associazione per il costruire sostenibile, ha tenuto un importante conferenza sull’argomento, per aiutare i cittadini a scegliera tra due dei maggiori enti certificatori per la bioedilizia: LEED e Casa Clima.

Come portavoce della società LEED è intervenuto nell’incontro pormosso da Ca’ Filiera, il direttore del distretto tecnologicno trentino Habitech, Thomas Miorin. Il suo intervento ha toccato principalmente il tema della diminuzione progressiva delle risorse naturali ed energetiche a fronte di una domanda sempre più crescente; proprio per questo l’edilizia deve assumere un ruolo cardine come mediatrice dell’abitare in modo confortevole ma che allo stesso temponon danneggi l’ambiente e limiti consumi ed energia: a fronte dei cambiamenti climatici devono necessariamente cambiare le scelte dell’uomo. LEED propone un sistema di etichettatura degli edifici attraverso cui promuovere l’abitare sostenibile, un sistema universale basato sul consenso e sulla partecipazione. Come ha poi spiegato la Dott.ssa Carlotta Cocco, amministratore di EvoTre s.r.l. , società di consulenza per l’edilizia sostenibile e certificazione LEED, la bioedilizia deve prendere in esame diversi parametri per calcolare l’impatto edilizio sul territorio, per questo si devono preferire materiali di costruzione locale o materiali riciclati, per abbattere le emissioni di C02 con il trasporto delle merci, così come l’utilizzo di piante autoctone.

Fonte:www.ecologiae.it

 

Una “PassiveHaus” – “Casa Passiva” in Inghilterra

Questa bella casa vittoriana nella zona ovest di Londra sembra ingannevolmente semplice, tranne per una piccola targa sulla porta anteriore dalla quale si capisce che questa è una delle prime case in Gran Bretagna che raggiunge gli standard diPassivHaus (casa passiva). Il che non è un’impresa facile.

L’anno scorso Lloyd ha delineato la sfida di apportare elevati standard ambientali come PassivHaus a questa casa patrimonio.

Tom Pakenham, creatore e proprietario di Green Tomato (un mini-cab impresa verde) ha ristrutturato questa casa con gli standard di PassivHaus. Voleva dimostrare che “le case a basso consumo energetico non solo sono molto più confortevoli spazi di vita rispetto ai vecchi catorci in cui viviamo ora, ma non devono apparire anche come un bunker nucleare”.

I lavori di conversione sono finiti ora dopo un anno, e come si può vedere, è una bella casa, luminosa e ariosa. I lavori non si incentrano solo sull’arredo ecologico, anche se sono state usate vernici eco e c’è un meraviglioso bancone della cucina fatta di bottiglie di vetro riciclato e vecchi mobili. La ristrutturazione si è concentrata più sul minimizzare il consumo energetico – l’accento si è posto sulla struttura fisica dell’edificio.

L’essenza del PassivHaus è l’isolamento.
Lo standard Passivhaus è difficile da raggiungere, richiede un sacco di isolamento, l’infiltrazione d’aria deve essere veramente basso. Le vecchie case spesso soddisfano quest’ultimo requisito, ma hanno una forte dispersione di calore.

L’isolamento della casa deve essere molto alto ed ermetico per mantenere il caldo. Il livello maggiore diPassivHaus è 15kwh/m2/per anno e questo edificio raggiunge il 13. L’isolamento si desume anche dal fatto che nella casa non vi era alcun segnale di telefonia mobile, perché ben fatto.

Il tetto è stato tolto e spogliato e messo nuovo gesso. Poiché l’isolamento esterno non è consentito l’intero accumulo doveva essere dall’interno. Si deve creare una sorta di tenuta intorno alla parte interna della casa. Ogni dettaglio deve essere esaminato. La tenuta dell’aria è essenziale così si è dovuto fare un controllo continuo per catturarla. Questo significava fare una cernieratura dei piani che ora siedono su travi in acciaio.

Nel piano seminterrato c’è uno scambiatore di calore formato da un motore che fornisce costante aria fresca.
E ‘ difficile da capire per un profano, ma non c’è caldaia o impianto di riscaldamento. Questo è il motivo per cui l’elevato livello di isolamento è fondamentale. A parte i guadagni di calore passivo, il calore viene fornito solo attraverso il sistema di ventilazione sostenuta da scambiatore di calore.

Sorprendentemente, il settanta per cento dell’acqua calda è derivata dai pannelli solari sul tetto, il resto sarà fornito dalla pompa di calore che è anche fonte di aria nel sistema di ventilazione.

Il tubo a destra, con la gabbia dei canarini in cima fà da apporto di aria fresca e quella di sinistra è un tubo di espulsione.

Al tempo stesso l’umidità doveva essere in grado di uscire, altrimenti gli ambienti sarebbero stati troppo umidi all’interno. Ci deve essere l’estrazione continua di aria umida da “stanze umide”, come la cucina e il bagno. Un estrattore in cantina è la chiave per l’intera operazione. Ci sono punti di estrazione nei soffitti del bagno e la cucina che prendono aria umida e puzzolente e la buttano verso l’esterno.

Il tetto sopra la cucina, sarà un tetto verde e fiorente in futuro. Questa foto mostra le prime settimane ed entro l’estate sarà (si spera) un prato di fiori selvatici. Anche in questa fase sta attirando molto interesse per l’avifauna locale.

I pannelli solari termici sono stati installati sul tetto, dovevano essere piatti e integrati in modo da non essere visti dai vicini. Ce ne sono 3 in totale, 2 integrati nelle liste sul versante anteriore del tetto e uno montato su un telaio sul tetto piano. La licenza edilizia è stata concessa sulla base del fatto che i pannelli hanno appaiono discreti.
Le finestre sono tutte in triplo vetro. Anche se c’era diffidenza all’inizio, in realtà sembrano funzionare perfettamente bene. E ’stato difficile trovare  finestre con 3 strati e alla fine sono state progettate e costruite interamente da zero. Si aprono in due modi diversi, verso l’esterno e verso l’alto. Lo scopo è quello di catturare il calore in modo che si stia  bene in inverno, ma potrebbe essere un problema in estate, se esposto a sud.

La ristrutturazione è quasi finita e la famiglia ha permesso di visitare la casa in modo che altri possano avere l’entusiasmo di intraprendere un lavoro simile. Non è una ristrutturazione a buon mercato, il 20% del denaro speso per i lavori è stato utilizzato per gli elementi di efficienza energetica e rinnovabile.
Questo si tradurrà in risparmio energetico diretto che aggiungerà valore della casa.

articolo tratto da: treehugger.com