Articoli relativi a ‘Bioedilizia’

Approvato il documento per l’aumento degli ecobonus su bioedilizia

 

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Il documento di Serena Pellegrino (Sel) raccoglie l’unanimità.

ROMA, 1 APR – “Oggi è più concreta la possibilità che i benefici fiscali collegati alla ristrutturazione degli immobili e al miglioramento delle prestazioni energetiche si avvantaggino di un ulteriore e significativo incremento applicando i criteri della bioedilizia e utilizzando materiali biocompatibili certificati”. Lo dichiara la parlamentare friulana Serena Pellegrino (SEL), presentatrice di una risoluzione, sottoscritta dalla maggior parte dei gruppi parlamentari, diretta ad aumentare la detraibilità fiscale alle ristrutturazioni effettuate con materiali e tecniche biocompatibili: il documento, oggi, è stato approvato all’unanimità in Commissione ambiente della Camera.

“Un plauso al Governo che ha dato il suo parere positivo. Abbiamo fatto un enorme passo avanti. – commenta Pellegrino – Il comparto edile nazionale si potrà qualificare non più come il principale nemico dell’ambiente del nostro Paese, in termini di cementificazione, speculazione e salute dei cittadini. Potrà invece diventare strumento per preservare la bellezza degli insediamenti civili, con l’obiettivo di diminuire i consumi energetici e equilibrare l’impatto ambientale attraverso una filiera a ciclo chiuso.” Prosegue la Pellegrino: “Sono particolarmente soddisfatta perché questo tipo di incentivazione produce effetti che vanno ben oltre il valore intrinseco di questa tipologia costruttiva, valore di per sé rilevantissimo in termini di favorevole bilancio energetico, consumo di materie prime e di salubrità abitativa”. E precisa: “Infatti , attraverso gli specifici benefici fiscali verrà positivamente coinvolta l’intera filiera verde della bioedilizia con la conseguente riduzione dell’impatto ambientale e importanti esternalità:maggiore utilizzo di risorse rinnovabili, ridotti consumi energetici e idrici, tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, maggiore sostenibilità delle problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti”.

Fonte: ANSA

Una bio-edilizia è possibile!

Il termine rinnovabile viene citato nell’ambito architettonico ed edilizio quasi esclusivamente a proposito della produzione di energia, che dovrebbe essere risolta impiegando fonti naturali come sole e vento per non depauperare le risorse del pianeta, sempre più in pericolo. Stesso concetto dovrebbe guidare la scelta dei materiali da costruzione per favorire il risparmio di energia:  riducendo le dispersioni termiche degli involucri e limitando il suo impiego nell’ambito della produzione dei singoli componenti edilizi.

Esiste ormai in commercio un discreto numero di prodotti non soltanto caratterizzati da un basso contenuto di energia grigia (impiegata per la produzione e per il trasporto in cantiere), ma anche realizzati esclusivamente con materie prime rinnovabili, naturali. In questa prospettiva l’industria edilizia non consumerebbe più suolo per la produzione dei suoi manufatti, ma contribuirebbe a farlo coltivare in maniera corretta, riducendone notevolmente l’impatto in termini di emissioni di CO2 in fase di produzione. Una fabbrica di questo genere può attivare circoli virtuosi anziché viziosi, sempre che si controlli in modo preventivo che le coltivazioni avvengano con le regole dell’agricoltura biologica, che non si causi l’impoverimento dei suoli utilizzabili per colture alimentari, che i processi di trasformazione delle materie prime e il trasporto delle stesse e dei prodotti finali non comportino l’impiego di troppa energia, specialmente se quest’ultima proviene da fonti non rinnovabili. In questo ambito vi sono alcuni materiali naturali che più di altri contribuiscono a migliorare il bilancio dei gas climalteranti e degli altri fattori che stanno minando il futuro del pianeta. Si tratta di specie vegetali rapidamente rinnovabili, in grado di rigenerarsi completamente in meno di 10 anni (alcuni anche in meno di uno). Tra queste si annoverano bambù, sughero, canapa e paglia. Le ultime due sono ritenute le risorse più significative per lo sviluppo della  nuova bioedilizia, in quanto appartengono a specie che crescono praticamente ovunque (riducendo i costi ambientali legati al loro trasporto), impiegano in questo ambito soltanto gli scarti di produzioni alimentari e tessili e sono lavorabili in modo semplice e poco energivoro. La paglia è considerata un ottimo materiale da costruzione da più di 100 anni e nonostante ciò è considerato un prodotto di nicchia, ritenuto ancora  poco affidabile.

Per contrastare questa situazione e diffondere questa famiglia di materiali in un mercato edilizio più ampio è necessario introdurre questi materiali nelle pratiche di costruzione legate alla prefabbricazione, la quale deve essere intesa come una strada da percorrere per ottimizzare la qualità degli stessi prodotti edilizi e del processo costruttivo in generale. Questa è una via in grado di far crescere la nuova architettura naturale nella giusta direzione. (Beatrice Spirandelli, architetto libero professionista, è membro del Consiglio dei Delegati ANAB. Redattrice della rivista “L’architettura naturale” si occupa anche del settore viaggi per anab architettura naturale).

Fonte: Anab

Plastic Dining Room: l’eco-ristorante costruito su bottiglie riciclate

In uno Yacht Club ci si aspetterebbe di trovare materiali e rifiniture pregiate, magari del marmo o del legno. E invece da Vancouver, in Canada, ci arriva la smentita. Perché presso lo Yacht Club del posto, è stata realizzata una sala ristorante rifinita con materiali riciclati e alimentata da energia pulita. Questo fa piacere, sì, ma c’è dell’altro, che vi sorprenderà.
La sala ristorante, infatti, galleggia su 1675 bottiglie di plastica da due litri. Sostituiscono il cemento, riducono il problema dello smaltimento della plastica e, soprattutto, sensibilizzano alla questione rifiuti. Un problema da non sottovalutare perché genera delle enormi isole di spazzatura che possono raggiungere dimensioni sorprendenti e danneggiare la flora e la fauna marina. L’hanno chiamata la Plastic Dining Room ed è il primo locale al mondo a galleggiare su così tante bottiglie di plastica da due litri. Come anticipato, ogni dettaglio della sala è realizzato con criteri di sostenibilità ambientale. Dall’energia, generata tramite pannelli solari, ai materiali utilizzati per le finiture, esclusivamente riciclati, tutto è pensato per ridurre i consumi energetici e gravare il meno possibile sull’ambiente. Trattandosi di un ristorante, dopo aver parlato del modo in cui è realizzato, è arrivato il momento di parlare del cibo che viene servito. Le specialità del posto, sono i piatti a base di pesce, rigorosamente locale. Acquistando i prodotti del mare dai pescatori della zona, si riducono infatti le emissioni di CO2 che deriverebbero da un eventuale trasporto. Continuamente a contatto con il mare, chissà se i membri dello Yacht Club, mangiando in una simile sala, saranno sensibilizzati al problema…

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Biomateriali per l’edilizia. Una scelta o la legge?

Da un po’ di anni si parla del difficile accostamento tra il costruire e l’utilizzo di tecniche e materiali biocompatibili. Ammettiamolo, la bioedilizia non è mai stata vista di buon grado dalla maggior parte dei tecnici, per non parlare di ciò che ne pensa la committenza, ovvero di coloro che ponendosi il problema di dover investire i propri sacrifici, vorrebbero vedersi costruire l’abitazione dei sogni, bella, salubre, staticamente eterna e non sentirsi cavie di esperimenti sull’abitare rispettando l’ambiente. D’altronde come dargli torto dato che, senza numeri alla mano, molte proposte di materiali innovativi sono sembrare non fondate su basi scientifiche. Ma i pregiudizi si sgretolano (era ora) e le tecniche avanzano, in quanto i test effettuati su alcuni materiali per la bioedilizia non fanno altro che dar torto a tutti i malpensanti d’occasione. Tegole, mattoni, intonaci e molti altri prodotti per l’edilizia sono stati rivisti in chiave “bio” mettendosi, nella maggior parte dei casi, qualitativamente al di sopra di tutti i materiali di comune utilizzo. In un paese della Comunità Europea come la Francia si crede in ciò qui scritto, e lo si fa da anni, mentre le stesse idee sembrano esser cestinate a priori a pochi chilometri di distanza. Sarà la committenza? I tecnici? Non si sa chi faccia ancora orecchie da mercante al riguardo, ma perché innanzi a proposte economicamente competitive, rispettose dell’ambiente e dell’uomo non si sceglie sempre la miglior soluzione? Già largamente utilizzati in altri Paesi della Comunità Europea, i materiali bio sembrano trovare spazio a fatica in Italia, eppure in un tempo in cui si deve far fronte alla crisi economico-energetica e ambientale nulla suona meglio di questi prodotti.
Regolano l’umidità all’interno degli ambienti, isolano termicamente ed acusticamente, hanno un ridottissimo impatto ambientale e soprattutto durano nel tempo così come i materiali comuni. Ottimo è, a questo proposito, l’esempio del bio-mattone, adatto sia alla fase di costruzione che in quella di ristrutturazione dell’esistente. La sola produzione è a ridotto impatto ambientale, ed il general manager di una delle ditte produttrici dichiara: “Con il nostro prodotto vogliamo veicolare non solo un materiale ecocompatibile e a emissioni zero, ma un modo nuovo di concepire l’edilizia”. La domanda sorge spontanea: “Riusciremo a vedere diffondersi dei biomateriali all’interno delle nostre costruzioni, o dovremo per forza di cose aspettare una legge che lo imponga?”

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Casa: eco-edifici con lana vetro, taglio emissioni e bolletta

Una bolletta piu’ leggera, la certezza di aiutare l’ambiente. Sono questi, essenzialmente, i vantaggi ottenuti isolando gli edifici attraverso l’impiego della lana di vetro considerando che il fabbisogno energetico medio di un edificio nostrano e’ di 200 chilowattora (Kwh) per metro quadrato all’anno, contro i 130 della Germania e i 60 della Svezia, e che il 28% delle emissioni italiane di CO2 deriva proprio dagli edifici. Della lana di vetro, realizzata con l’80% di vetro riciclato, e della possibilita’ di offrire una risposta alla riduzione della ‘fame’ energetica degli edifici se ne e’ parlato nel corso del convegno ”Valutazione scientifiche sulle lane di vetro alla luce dell’evoluzione normativa”, organizzato dalle universita’ di Urbino e di Torino oggi a Roma. Avendo un’edilizia sostenibile l’Europa potrebbe far risparmiare 270 miliardi di euro l’anno, oggi spesi per l’inefficienza energetica delle case (per di piu’ agli edifici europei possono essere attribuite 842 milioni di tonnellate di emissioni di CO2). Del resto il 40% del consumo totale di energia in Europa proviene dai suoi 160 milioni di edifici (piu’ dei trasporti con il 33% e dell’industria con il 26%). La dispersione energetica in Italia si amplifica dal momento che ”circa il 70% delle case” risale a prima della prima legge sull’isolamento termico del 1976. Impiegando tecniche di coibentazione e’ pero’ possibile risparmiare tra il 70 e il 90% dell’energia richiesta da un edificio e 3,3 milioni di barili di petrolio al giorno. E la lana di vetro viene ritenuta ”un’ottimo isolante” particolarmente adatta ”al clima mediterraneo”, senza contare che la quantita’ di energia necessaria a produrla e’ tre volte inferiore rispetto ad altri materiali. Gaetano Cecchetti dell’universita’ di Urbino e Pier Giorgio Piolatto dell’universita’ di Torino, infine, rassicurano in quanto agli effetti sulla salute umana.

Fonte: Ansa

Baviera: la casa ispirata alla Bauhaus

Una casa dove potersi riposare in mezzo alla natura: questo era il desiderio dei proprietari. Siamo in Baviera, nelle vicinanze di Ammersee-un villaggio con le tipiche case dalle finestre di legno scuro. E’ in questo contesto tradizionale della Germania del Sud che si trova la casa HI-MACS, dal nome del materiale principale dell’edificio, la pietra acrilica. Per la villa, il designer Karl Dreer si è ispirato allo stile Bauhaus. Dominano infatti linee minimaliste e simmetriche e forme pulite. La struttura, a pianta rettangolare in stile moderno, è sormontata da due volumi luminosi e aerei, con un unico pian terreno. L’edificio ispirato ad un design moderno ed estremo, non dimentica l’impatto ambientale. Nella sua costruzione, infatti, si è privilegiato l’uso di materiali ecologici, con un occhio di riguardo al risparmio energetico.
La struttura della casa è stata realizzata in tavole di pino sovrapposte trasversalmente e incollate, rivestite da uno strato di materiale isolante intonacato bianco. Grazie a questa tecnica la casa è stata costruita in pochi giorni. Come materiale di completamento e finitura è stata utilizzata pietra acrilica. Il progettista spiega che la scelta è ricaduta su HI-MACS per la sua versatilità di impiego, indipendentemente dalla condizioni atmosferiche che l’edificio dovrà sopportare, dalla presenza di alti tassi di umidità o di carichi pesanti. Le porte d’ingresso di grandi dimensioni, realizzate in HI-MACS, sono affiancate da ampie vetrate schermate da lamelle sempre in HI-MACS, che fungono da riparo della privacy e dal riverbero. All’interno gli spazi sono luminosi, grazie alla luce naturale delle vetrate, al sapiente uso dell’illuminazione artificiale a led, grazie anche all’altezza generosa delle stanze e alla scelta del colore bianco, che domina su pareti e arredo. Il tavolo della sala da pranzo, lungo 3,85 metri, è l’elemento centrale del primo piano attorno al quale ruotano cucina e soggiorno. Anche nella cucina colori chiari e linee pulite. La parte anteriore ed il piano con il lavello integrato sono realizzati in HI-MACS e le proprietà del materiale minerale sono pienamente sfruttate. Non ci sono infatti giunzioni ed il piano unico appare come un’unità funzionale ed igienica, grazie alla tenuta a umidità, acqua, batteri e muffe. A differenza di marmo, granito e mattonelle, la pietra acrilica garantisce assorbimento agli urti ed è più indulgente verso gli “incidenti domestici”, contenendo i danni causati da vetri caduti, contenitori, bottiglie. Anche nel soggiorno è stato utilizzato HI-MACS, sia per la creazione del coffee table vicino ai divani che per la realizzazione dell’involucro del camino a gas, lungo 2,30 metri. Pietra acrilica in tonalità arctic white anche per il pavimento esterno e per la bordatura della piscina. In questo modo viene mantenuta una continuità visiva e l’area esterna appare come una sola unità, interrotta solo dalla macchia azzurra dell’acqua.
Al primo piano nel volume di destra si trovano la camera da letto ed il bagno, caratterizzato da un lunghissimo lavabo di 2,50 metri realizzato in HI-MACS, così come le pareti,il piano doccia e il lavabo free standing collocati sul lato opposto del lavabo. Nel volume di sinistra sono invece collocati la Fitness area e gli uffici. Nella fitness e wellness area la doccia, il lavabo, le mensole e le piccole sedute sono anch’esse in HI-MACS. Nella sauna,in pietra acrilica, solo le panche sono realizzate in legno. Una piccola parete divide la wellness area dagli uffici, dai quali si accede ad una terrazza affacciata sul giardino, dove il parapetto, il tetto e tutti gli altri dettagli esterni sono realizzati in HI-MACS.

Fonte: Casa&Clima

Filippine: la scuola di plastica

Costruire una scuola con bottiglie di plastica e malta. Non è solo riciclo creativo di rifiuti, ma è molto di più. Il progetto Bottle school è stato portato a termine dalla MyShelter Foundation nelle Filippine, nella città di San Pablo Laguna nei pressi di Manila.
Tra gli obiettivi della Fondazione proprio la diffusione dell’architettura sostenibile che utilizzi materiale ricavato in loco. E a San Pablo Laguna abbondano le bottiglie in plastica e in vetro. A gestire il progetto Illac Diaz che ha raccontato di come lo abbiano anche deriso quando ha avanzato la sua idea: non è mai una cosa facile per le persone pensare a costruzioni alternative. E’ davvero molto difficile ottenere sostegno su qualcosa se la gente non sa cosa di cosa si sta parlando e se non è mai stato visto prima. Ogni anno ci mancano circa 7.000 classi. Questa carenza non è causata solo dalla crescente popolazione di studenti, ma anche dalle aule che sono danneggiate ogni anno dai forti tifoni. D’altra parte bere una soda richiede solo 7 minuti, mentre una bottiglia di plastica sopravvive almeno 700 anni. Così abbiamo pensato a questa nuova soluzione sostenibile, che è sia educativa sia ambientale.

Fonte: Ecoblog

Bioedilizia: le piastrelle da soffitto nascono dalle bottiglie di plastica

Grazie ad una costante attività di ricerca, alla dedizione e al desiderio di sperimentare degli addetti ai lavori, la bioedilizia sta davvero facendo passi da gigante. L’obiettivo principale è di studiare e realizzare progetti che siano salutari sia per l’uomo che per l’ambiente, impiegando esclusivamente materiali atossici ed eco-compatibili. È questo il caso, ad esempio, di un prodotto proveniente dalla costa occidentale degli Stati Uniti: pannelli e piastrelle da soffitto derivati dal riciclo della plastica. A prima vista, sembrerebbe un po’ assurdo o, alla meglio, improbabile, riuscire a conciliare plastica e bioedilizia: e invece la soluzione escogitata da Ceilume, un’azienda californiana all’avanguardia nella produzione di rivestimenti per interni, ha smentito ogni possibile pregiudizio. L’azienda ha infatti lanciato una linea di piastrelle in un materiale innovativo, appositamente realizzato, testato e brevettato. Stiamo parlando di Ceilume-P40-Plus, un composto proviene per il 60% dal riciclo; di questa percentuale, ril 40% è rappresentata proprio da bottiglie di plastica destinate a finire in discarica. L’ innovativa collezione di piastrelle da soffitto ecosostenibili di Ceilume, Sustainable Ceiling Tiles, è attualmente disponibile in sei stili diversi. Oltre a provenire dal riciclo, le piastrelle sono a loro volta riciclabili. Sono poi semplici da installare, non avendo bisogno di trattamenti particolari. Tra le loro caratteristiche troviamo la proprietà di riflettere la luce, che consente di sfruttare al meglio l’illuminazione naturale e di risparmiare sia energia che costi di bolletta, e quella di non assorbire né umidità né cattivi odori. Per questo, e per il fatto di essere facilmente pulibili, le Sustainable Ceiling Tiles sono particolarmente indicate per i soffitti di bagni e cucine.Il Ceilume-P40-Plus, il materiale “inventato” dalla Ceilume per rendere ecologici e sostenibili i suoi pannelli e le sue piastrelle, è stato recentemente premiato ai Bloom Awards dell’American Society of Interior Design, nella categoria dei materiali innovativi.

Fonte: Greenme

Europa: 22 mila chilometri quadrati per il fotovoltaico

L’European Photovoltaic Industry Association (EPIA), ha recentemente pubblicato uno studio in cui si rende noto che in Europa vi sarebbe spazio per la realizzazione di superfici di sfruttamento dell’energia solare sui tetti per almeno 22 mila chilometri quadrati. Se queste aree venissero sfruttate a pieno si potrebbero  generare 1.500 GW di energia fotovoltaica. Attualmente negli stati dell’Unione Europea, 4 tetti su 10 e 15 facciate su 100 sarebbero pronti all’uso. Bioedilizia e  bioarchitettura, sono chiavi importanti di sviluppo per migliorare l’apporto energetico del fotovoltaico. Lo sviluppo ecocompatibile all’interno degli edifici, oltre a generare un virtuoso impatto ambientale del settore edile, porterebbe un innalzamento  della qualità della vita.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Bioedilizia: il cemento armato è sostenibile?

Come scegliere il prodotto migliore, che soddisfi le nostre esigenze e contemporaneamente non danneggi l’ambiente? Ci soffermiamo su cemento e ferro per cercare di capire se una costruzione in conglomerato cementizio armato può considerarsi sostenibile. Il conglomerato cementizio armato è formato da pasta di cemento, sabbia, inerti e acqua a cui vengono aggiunti in opera tondini di ferro che lo rendono armato. Pur essendo uno dei materiali da costruzione più utilizzati in Italia, non è certamente sostenibile.
Il calcestruzzo, per le sue caratteristiche fisico-tecniche, non è consigliato in bioedilizia. Trattiene l’umidità, ha scarsa traspirabilità ed elevata conducibilità ed è facilmente aggredibile dagli agenti atmosferici. A causa delle difficoltà di posa in opera inoltre, nell’impasto vengono sempre inseriti degli additivi che da un lato riducono il rischio di formazione di pori e facilitano lo scivolamento all’interno delle casseforme, dall’altro hanno un forte impatto ambientale. Eppure oggi il calcestruzzo armato è spesso la soluzione scelta per realizzare fondazioni ed altri elementi strutturali. Se proprio non se ne può fare a meno, a quello additivato con scarti di lavorazioni industriali o prodotti di sintesi, meglio preferire il cemento puro. Oppure tentare con il cemento che assorbe la CO2 o con il calcestruzzo ricavato dal riso.
Anche sul fronte ferro, ovvero tondini metallici, il calcestruzzo armato perde punti rispetto all’acciaio. In un edificio in cui la presenza di parti metalliche è molto evidente, infatti, si verificano due fenomeni: l’effetto Faraday e l’effetto antenna. Il primo consiste nello squilibrio del campo elettromagnetico naturale proveniente dal suolo e dal cosmo, il secondo nell’alterazione del campo elettromagnetico artificiale prodotto dalle linee ad alta tensione, dai trasmettitori radio e tv ecc. Fenomeni sono negativi perché determinano interferenze con il funzionamento cellulare degli uomini e degli esseri viventi in generale. Converrebbe preferire tondini in acciaio ad alta resistenza in modo da limitarne le quantità impiegate. Ancora meglio i tondini in acciaio inox che consente l’eliminazione delle azioni di disturbo del campo elettromagnetico naturale.

Fonte: Architetturaecosostenibile

Risparmiare energia: la casa passiva

La casa passiva, tra le più interessanti frontiere della bioedilizia, sta conoscendo una grande diffusione nell’Europa centro-settentrionale e da qualche tempo anche in Italia, specie nel Trentino Alto Adige. L’aggettivo passivo in questo caso ha una connotazione positiva e indica l’autosufficienza energetica.

Il risparmio energetico è una delle ragioni principali di chi sceglie di costruire una casa passiva, i cui costi si stanno ridimensionando negli ultimi tempi grazie soprattutto al crescente interesse attorno a questa possibilità. Una costruzione di questo tipo prevede una combinazione efficiente di fonti energetiche rinnovabili, conservazione del calore e coibentazione degli ambienti. Il fabbisogno energetico per riscaldare la casa viene soddisfatto da pannelli solari fotovoltaici – posti sul tetto ed eventualmente nel giardino – insieme a fonti poco inquinanti, come ad esempio caldaie a pellet di piccole dimensioni. Non serve l’installazione di un impianto di riscaldamento tradizionale, anche perché il 90% del calore generato all’interno non sarà disperso: utilizzando i materiali tradizionali o quelli più consoni alla bioedilizia, infatti, i costruttori prestano una grande attenzione all’isolamento termico degli ambienti e al recupero del calore. In una casa passiva tutte queste le fessure di una casa ordinaria (dagli infissi alle prese elettriche) sono isolate con materiali leggeri e altamente efficienti (a base di cartone o legno), mentre le finestre sono dotate di un triplice vetro per favorire l’effetto serra e intrappolare i raggi del sole. Per conservare e riutilizzare il calore, prodotto anche da elettrodomestici e dagli stessi abitanti della casa, viene adoperato un complesso sistema di areazione con prese d’aria e bocchette distribuite un po’ in tutti gli angoli della casa: il loro compito è quello di sottrarre calore all’aria calda interna e cederlo, mediante il sistema noto come pompa di calore, a quella fredda proveniente dall’esterno. Così  la casa si garantisce un livello termico ottimale e un’altrettanto buona qualità dell’aria, che non risulterà mai secca. In una casa passiva, infatti, le finestre vanno aperte molto raramente e il ricambio d’aria deve avvenire solo attraverso il sistema di ventilazione, mentre una struttura analoga recupera il calore anche dall’acqua degli scarichi.

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