Articoli relativi a ‘Energia rinnovabile’

Gli Italiani? Ecologisti a parole

Non e’ un quadro propriamente edificante quello che dipinge l’ Osservatorio Edison sugli italiani e l’energia nella ricerca sui ‘comportamenti piu’ diffusi fra le famiglie’: abbiamo un Paese di ecologisti dichiarati che adotta comportamenti assolutamente contraddittori sintetizza il sociologo Enrico Finzi, curatore dell’indagine.
Gli italiani, secondo la ricerca (condotta con 1.071 interviste su un campione rappresentativo di 34,1 milioni di nostri concittadini tra i 25 e 65 anni), prediligono le fonti rinnovabili, come il solare (64%), l’eolico (63%) e l’energia idroelettrica (52%), a scapito delle fonti tradizionali come il petrolio (1,7%), il carbone (8%) e il metano (25%). La ragione principale della preferenza, in tutti e tre i casi, consiste nella maggiore ‘ecologicita” dell’energia offerta da vento, acqua e sole.
Quando pero’ si passa ai comportamenti quotidiani – dall’uso delle lampadine a basso consumo al car pooling, all’utilizzo attento degli elettrodomestici – si scopre che il 38% degli italiani non adotta alcun comportamento ecosostenibile mentre il 27% si impegna ma senza troppa convinzione.
Esiste una evidente contraddizione collettiva – commenta Finzi -, e’ chiaro che la coerenza non sempre si trova sotto i cieli del Belpaese. Eppure ci sarebbe molto da fare, dentro e fuori le mura domestiche, se e’ vero che oltre il 50% degli italiani si dichiara ‘energivoro’ e con consumi fuori controllo. E questo anche se nessuno sa con esattezza quanti chilowattora consuma, sostiene Finzi, a dimostrazione del fatto che in tema di energia siamo anche poco informati. Un elemento, questo, che emerge anche da altre passaggi dell’analisi. Ad esempio la predilezione per l’eolico e il solare, oltre che da motivazioni ambientali, viene spiegata da piu’ della meta’ dei ‘supporter’ delle due fonti rinnovabili con la motivazione che si tratta di energia ”conveniente” (in realta’ senza i sussidi vento e sole sarebbero antieconomici). Su una cosa gli italiani non pare abbiano cambiato idea: il no al nucleare. Se il 12% ritiene che possa contribuire alla sicurezza energetica del Paese, l’80% lo considera altamente pericoloso per la salute e l’ambiente.

Fonte: Ansa

Progetto perforazione Campi Flegrei: allarme internazionale, rischio eruzione

La foto pubblicata sulla rivista Popular ScienceAllarme internazionale sul progetto di perforazione dei Campi Flegrei per ottenere nuove fonti di energia: attenzione, c’è il rischio di innescare reazioni a catena, il vulcano potrebbe addirittura esplodere.
A lanciare l’Sos due media americani, Popular Science (con tanto di foto che riproduce l’eruzione del Vesuvio) e l’autorevole rivista scientifica Nature: il primo con un articolo di Clay Dillow invita i napoletani “a trattenere il respiro” mettendo in guardia contro la possibilità che la trivella intercetti del magma sotto alta pressione perchè – spiega il giornale – teoricamente si potrebbe provocare una eruzione. E Nature non è da meno: nel mirino sempre il magma che secondo la rivista potrebbe causare esplosioni o una serie di piccole scosse di terremoto potenzialmente molto pericolose. Il responsabile del progetto, Giuseppe De Natale, ribadisce però le rassicurazioni già fornite in passato: non c’è nessun pericolo, le trivellazioni non procureranno danni.

Fonte: Il Mattino

Google: un’autostrada subacquea per l’eolico

Google investe nell'eolicoCon una super-autostrada sottomarina di seicento chilometri Google sbarca nel campo dell’energia eolica e, dopo il primo investimento verde firmato “Google Energy” a dicembre, torna a concentrarsi su un progetto estraneo al mondo dell’hi-tech.
Il colosso di Internet si è unito ad un gruppo finanziario di New York per investire in un piano da 5 miliardi di dollari per la realizzazione off shore, lungo la costa atlantica degli Stati Uniti, di una «spina dorsale» per impianti eolici che potrebbe potenzialmente cambiare per sempre la mappa elettrica dell’intera regione.
La rete coprirà un’area di circa 630 chilometri dal New Jersey alla Virginia e sarà in grado di collegare turbine eoliche per 6.000 megawatt di potenza (ovvero circa il 60% dell’energia eolica prodotta negli Stati Uniti l’anno scorso e una quantità sufficiente a servire circa 1,9 milioni di case). Crediamo molto in questo tipo di progetti, capaci di coniugare affari e sviluppo, ha detto la società californiana in un comunicato.
La svolta verde di Google è stata benedetta dall’amministrazione Obama. Il segretario al Territorio Ken Salazar, che dovrà in ultima istanza dare il via libera al progetto, ha già diffusamente elogiato l’iniziativa parlando di «un pilastro» dal punto di vista energetico e di un punto di svolta per il settore eolico. Oltre al colosso di Mountain View, che ha un interesse del 37,5% nel progetto iniziale, prendono parte ad Atlantic Wind Connection anche la società di investimento Good Energies, la conglomerata giapponese Marubeni e l’azienda del Maryland Trans-elect. Sta cambiando pelle, Google, e lo dimostra anche l’investimento nel settore finanziario annunciato dal chief economist della società, Hal Varian, nel corso della Conferenza a Denver della “National Association of Business Economists”. Varian ha annunciato che gli esperti economico-finanziari del gruppo stanno studiando come mettere a punto il “Google Price Index”, un indice giornaliero per misurare l’inflazione in base ai dati degli acquisti effettuati online. Il manager ha precisato che al momento la società sta soltanto raccogliendo i dati per poter elaborare l’indice, e che non ha ancora deciso se pubblicarli o meno. Ma Google crede nel suo indice: il principale vantaggio del Gpi sarebbe quello di poter ottenere i dati economici in modo molto più rapido, utilizzando le risorse online. I dati ufficiali del “Consumer Price Index” (Cpi), infatti, vengono raccolti a mano nei negozi e pubblicati su base mensile con qualche settimana di ritardo. L’indice non sarebbe una soluzione alternativa al Cpi, perchè – ha precisato Varian – il mix di prodotti che vengono venduti su internet è diverso da quello dell’economia generale. Approfondisci anche qui.

Fonte: LaStampa

Eolico: la turbina senza pale che produce energia a basso costo

Una turbina eolica di nuova concezione, senza pale, potrà produrre energia a costi convenienti. Lo afferma l’azienda americana Solar Aero, che ha brevettato e sta sviluppando il nuovo modello di centralina eolica, denominata turbina Fuller, dal cognome dell’inventore. Secondo la società, considerando tutti i costi del suo ciclo di vita, la nuova turbina consentirà di produrre energia a circa 9 centesimi di euro al kWh: una cifra del tutto paragonabile a quella dell’elettricità oggi immessa in rete.
Il progetto è un’evoluzione di un modello brevettato nel 1913 dal geniale scienziato e inventore serbo Nikola Tesla. La tecnica consiste in una serie di sottili dischi metallici, impilati uno sull’altro ma separati da spazi vuoti. La loro disposizione è studiata in modo che quando il vento soffia in questi spazi, crea un movimento d’aria che aziona il movimento rotatorio dei dischi. L’energia meccanica del movimento è poi trasferita a un albero motore collegato ad un normale generatore. Secondo il brevetto depositato, il vantaggio principale della nuova turbina è che “grazie al disegno aerodinamico è efficiente a velocità del vento molto diverse, il che la rende più indicata rispetto alle turbine quelle tradizionali”. Ad esempio il piccole esemplare nella foto ha una potenza di 10 kw, secondo Solar Aero.
Un altro lato positivo dell’assenza di pale è la possibilità di installare le turbine su piloni più bassi rispetto a quelle tradizionali, o anche sui tetti degli edifici cittadini. Inoltre l’impatto paesaggistico sarà minore, così come non ci sono rischi di danneggiare gli uccelli in volo. Oltre che nell’energia eolica, il nuovo modello potrà essere utilizzato in campo geotermico, dove è un fluido riscaldato a muovere la turbina. Anche in questo caso il vantaggio sarà notevole: la turbina potrà funzionare a temperature più basse rispetto a quelle oggi in uso, e sarà quindi particolarmente indicata nei casi in cui la fonte geotermica non produce abbastanza calore per una turbina tradizionale.

Fonte: LaStampa

Tocco di Casauria: paesino abruzzese modello di eco-energia, in prima pagina sul New York Times

Italia in prima pagina sul New York Times grazie a un paesino abruzzese di 2.700 abitanti: il progetto per la produzione di energia alternativa realizzato a Tocco da Casauria, in provincia di Pescara, viene proposto oggi come modello esemplare nel campo della produzione di energia pulita. La foto delle pale abruzzesi immerse nelle vecchie montagne d’ Abruzzo apre la front page del più importante giornale al mondo.
Un’antica città italiana ha ora il suo vento di ritorno titola il quotidiano, sottolineando che Tocco da Casauria grazie al suo sistema di produzione di energia rinnovabile produce più elettricità di quanta ne consumi, riuscendo così a fare profitti con l’eccedenza. Qualcosa di straordinario sta succedendo in Italia scrive il New York Times, che nel suo servizio di apertura riferisce nel dettaglio della storia dell’ impianto di Tocco da Casauria, uno degli 800 casi “verdi” sviluppatisi di recente sul territorio italiano. Dovendo far fronte a costi dell’elettricità sempre più alti – scrive il quotidiano americano, citando dati di Legambiente – piccole comunità di una Nazione conosciuta più per i suoi problemi con i rifiuti che non per la sua ‘consuetudine ambientalista’ trovano la salvezza economica producendo energia rinnovabile. Più di 800 comunità italiane producono oggi più energia di quanta ne consumino grazie alla recente realizzazione di impianti di energia rinnovabile. Nel caso di Tocco da Casauria, definito “la quint’essenza di un tipico paese italiano di 2.700 abitanti”, l’energia rinnovabile è stata una “benedizione”. Grazie alle sue pale eoliche e ai suoi pannelli solari, hanno elettricità in abbondanza tanto il cimitero del paese quanto il suo complesso sportivo, senza parlare delle case residenti. Tocco è in gran parte ancora aggrappato al passato. Tuttavia da un punto di vista energetico Tocco è molto dentro al futuro scrive il New York Times. Che fa di Tocco un esempio da seguire anche in America.

Fonte: Ansa

 

North Carolina State University: foglie artificiali per produrre energia solare

Il tentativo è già stato tentato da altri, questa volta è il turno della North Carolina State University, che hanno sviluppato un concept per una foglia artificiale in grado di generare energia dai raggi del sole. La sostanza usata è un gel flessibile a base d’acqua con l’aggiunta di molecole recettive ai raggi solari. Le molecole potrebbero e dovrebbero essere sintetiche, ma per ora i ricercatori hanno utilizzato clorofilla naturale, per abbattere i costi di ricerca. Quando il dispositivo è esposto alla luce solare, le molecole presenti reagiscono come nella fotosintesi clorofilliana generando energia; in seguito gli elettrodi all’interno, rivestiti di nanotubi di carbonio, particolato carbonioso o grafite, per ridurne i costi rispetto al platino, agirebbero come conduttori. La resa energetica per ora è molto bassa, ma i ricercatori intravedono grossi margini di miglioramento, magari trovando pure il modo di “coltivare” questo gel direttamente sulle superfici interessate a raccogliere energia dal sole.

Fonte: E-cology

Le pile del futuro? Si ottengono dai virus!

Le batterie del futuro potrebbero essere costituite da minuscoli virus spruzzati sul dispositivo che devono alimentare, dai vestiti ai cellulari.
Lo affermano due ricerche presentate in questi giorni, una del Mit e una dell’università del Maryland, in cui microrganismi non pericolosi sono stati usati per costruire le parti fondamentali di una pila. Per il loro studio, presentato al meeting dell’American Chemical Society, i ricercatori del Mit hanno usato un virus chiamato M13, che infetta soltanto i batteri. Con alcune modifiche genetiche, il microrganismo incorpora i metalli necessari a diventare un perfetto catodo, il polo positivo della pila, che può quindi essere utilizzato per formare una batteria leggera e che funziona a temperatura ambiente. In futuro film sottili creati con questi virus potrebbero essere incorporati nei tessuti o nei dispositivi, fornendo energia. Dall’altro lato di una futura pila a virus ci potrebbe essere l’anodo realizzato dall’università del Maryland: in questo caso è stato utilizzato il virus del mosaico del tabacco, che come testimonia l’articolo su Acs nano è stato modificato per creare un elettrodo di silicio: Per ora il procedimento avviene solo in laboratorio – spiega James Culver, uno degli autori – ma in futuro pensiamo di far crescere i virus modificati direttamente nei campi, in modo da rendere il processo più economico.

Fonte: Ansa

Copenhagen, l’hotel a pedali: i clienti generano energia elettrica in cambio di un pasto gratis

Arriva l’hotel a pedali. I clienti sono invitati ad usare cyclette che trasformano il movimento in energia elettrica pulita e rinnovabile; in cambio ricevono un pasto gratis. Il Crowne Plaza Copenhagen Towers non è un alberghetto da quattro soldi: 366 camere, un sito internet che promette servizi e comfort fuori dal comune. L’hotel è situato a due passi dal centro di Copenhagen. Le cyclette collegate alla dinamo per trasformare in energia elettrica il movimento degli ospiti non sono certo una sua esclusiva: sono state installate da poco anche al rifugio per senzatetto di Detroit gestito dalla Cass Community Social Services, tanto per fare un’esempio. Ma con un’importante differenza. A Detroit, i barboni sono invitati a pedalare (e a produrre energia) soltanto in nome della salute. All’hotel di Copenhagen, coloro che produrranno almeno 10 watt ora di elettricità riceveranno in omaggio un pasto a base di prodotti locali, del valore di 44 dollari Usa. Guadagnarsi il pranzo (o la cena) non è per nulla difficile: secondo i calcoli dell’hotel, pedalare per un’ora alla velocità di 30 chilometri all’ora produce circa 100 watt ora di elettricità. Dunque sei minuti bastano per sedere a tavola gratis. Peraltro, quei 100 watt ora sono sufficienti appena per tenere accesa una lampadina. E dunque incidono solo simbolicamente sull’impatto ambientale dell’hotel, che comunque sfrutta l’energia geotermica per la climatizzazione, è dotato di pannelli solari e possiede certificazioni ecologiche.
Su Reuters Copenhagen, i clienti dell’hotel che generano energia elettrica pedalando ricevono un pasto gratis
Sul Guardian l’hotel a pedali di Copenhagen

Fonte: Blogeko

L’Algeria frena Desertec, progetto solare nel deserto del Sahara

Il progetto Desertec subisce una prima battuta d’arresto. Secondo il quotidiano saudita The Nation, il governo algerino, per ora in forma ufficiosa blocca il grande solare che entro il 2050 dovrebbe soddisfare il 15% dei consumi elettrici europei. Lo scorso giugno il ministro dell’Energia algerino, Youssef Sifi, aveva già criticato l’iniziativa, annunciando che il governo algerino pensa a un progetto alternativo e più importante di Desertec.
Gli algerini sarebbero più interessati al nucleare civile, per il quale diversi accordi sono già stati siglati con Francia, Stati Uniti, Cina e Argentina. Oltre alla durata del progetto, considerata troppo lunga, a frenare gli entusiasmi c’è anche la preoccupazione per la sovranità del territorio, aveva spiegato il ministro, dato che le installazioni saranno di proprietà di Paesi stranieri.
Il piano prevede la costruzione di decine di centrali a energia solare termodinamica nel deserto, in particolare nel Sahara ma anche in Arabia Saudita, con costi stimati in 400 miliardi di euro. Secondo i primi studi, per raggiungere l’obiettivo del 15% del fabbisogno europeo, cioè circa 585 mila MW di potenza, sarà necessario coprire di pannelli solari un’area di deserto pari a un quadrato con un lato di 67 km. Dopo il prevedibile no dell’Algeria, restano favorevoli al progetto Tunisia e Marocco. Dopo i tedeschi Munich Re, Siemens e Deutsche Bank, tra i fondatori del progetto, si sono aggiunti alla joint venture anche l’italiana Enel Green Power (Egp), la francese Saint Gobain, la spagnola Red Electrica, la marocchina Nareva e l’americana First Solar. Resta in dubbio la partecipazione dell’algerina Cevital che potrebbe ritirarsi in seguito alla decisione del governo.

Fonte: IlCorriereDellaSera

Energia rinnovabile: raccogliere elettricità dall’umidità dell’aria

Si prospetta una nuova fonte di energia pulita e rinnovabile. Raccogliere elettricità dall’umidità dell’aria. Dalle goccioline di vapore acqueo presenti nell’atmosfera. L’idea – del tutto nuova – sarebbe da guardare con un certo sospetto se non fosse contenuta in una ricerca presentata durante questa settimana al convegno dell’ American Chemical Society, una società scientifica e professionale che conta quasi 160.000 iscritti e che pubblica libri e riviste scientifiche.
Ecco di cosa si tratta. Fernando Galembeck, un ricercatore dell’Università di Campinas in Brasile, dice che le goccioline di vapore acqueo presenti nell’atmosfera non sono elettricamente neutre, ma si caricano di una piccolissima quantità di elettricità quando vengono a contatto con microscopiche particelle di polvere o di altri materiali presenti nell’aria. Non solo. Una volta accumulata la carica elettrica, le goccioline possono trasferirla ad altri materiali con cui entrano in contatto. Basta scegliere i materiali più adatti, dice Galembeck: si potranno realizzare dei pannelli con cui coprire tetti ed edifici. Egli ha battezzato l’elettricità così raccolta hygroelectricity, cioè elettricità umida o elettricità dall’umidità. I luoghi migliori per trasformare in energia elettrica i raggi del sole sono notoriamente quelli più soleggiati. Per raccogliere l’ hygroelectricity sarebbero invece ideali i climi umidi. Anzi, sostiene ancora Galembeck: assorbendo elettricità dall’atmosfera si preverrebbe addirittura la formazione dei fulmini che possono recare gravi danni a cose e persone.

Sul sito della American Chemical Society: “l’elettricità raccolta dall’aria potrebbe diventare la nuova energia alternativa” (qui).

Sulle Bbc News “il dibattito sulla possibilità di ricavare energia elettrica dall’aria” (qui).

Fonte: Blogeko

Parigi: edificio riscaldato da calore umano…della metropolitana

A Parigi il calore umano emanato dai passeggeri della metropolitana e quello prodotto dal passaggio dei convogli verranno usati per contribuire al riscaldamento di un edificio. Nella capitale francese sono in corso varie iniziative per ricavare energia elettrica da fonti rinnovabili: le turbine sotto i ponti della Senna e sul tetto di un museo a Belleville. Altre idee decisamente più creative e inconsuete riguardano il recupero dell’energia che altrimenti andrebbe dispersa: sfruttare per il riscaldamento il calore delle fognature. E ora anche quello della metropolitana. L’iniziativa viene da Paris Habitat, l’agenzia che gestisce gli alloggi pubblici. Il punto di partenza è il fatto che nella metropolitana fa sempre caldo: 14-20 °C per tutto l’anno, anche nel cuore dell’inverno, a causa del calore prodotto dal passaggio dei treni e dai corpi dei passeggeri. E’ come se fosse energia geotermica, cioè calore proveniente degli strati profondi della crosta terrestre: verrà condotta verso 17 appartamenti della famosa rue Beaubourg. L’edificio è stato scelto perchè già esiste una scala che scende nella metropolitana: altrimenti si dovrebbe aprire un passaggio, e questo renderebbe il costo troppo elevato. E’ il motivo per cui l’esperimento non potrà essere generalizzato. Il calore proveniente dalla metropolitana non sarà sufficiente per fornire una temperatura confortevole agli appartamenti: esisterà un impianto di riscaldamento complementare, ma il consumo di energia dovrebbe risultare ridotto di un terzo. Entro la fine dell’anno dovrebbe essere indetta la gara d’appalto per la realizzazione.

Fonte: Blogeko

Rinnovabili. Lampada stradale alimentata da sole e vento

L’azienda coreana Yuyang DNU ha presentato al Salone Internazionale sui sistemi di illuminazione tenutosi in questi giorni a Daegu (Corea del sud) un innovativo sistema che sfrutta il vento e il sole per l’illuminazione stradale. Si tratta di un sistema ibrido, denominato YWS-500, composto da una lampada Led da 56 Watt alimentata da una mini turbina eolica da 500 Watt e da tre piccoli pannelli solari da 100 Watt ciascuno. L’energia prodotta dalla mini turbina eolica e dai piccoli pannelli solari viene stoccata in una batteria interna da 200 Ampere, pronta ad fornire energia per il funzionamento della lampada led nelle ore serali o in caso di condizioni meteorologiche sfavorevoli (scarsa insolazione o assenza di vento). La duplicità del sistema di alimentazione rende la lampada utilizzabile pressoché ovunque, con il vantaggio di avere una notevole autonomia di funzionamento ed essere facilmente installabile. Inoltre, l’energia stoccata nella batteria consente di alimentare la lampada – anche in assenza di energia per 3 giorni, per 8 ore al giorno.

Fonte: LaStampa

Energia marina: potenziale doppio del nucleare

Uno studio realizzato da Frost & Sullivan mette in luce che l’energia tratta dal mare (moto ondoso, le maree, le correnti) costituisce una risorsa più affidabile e prevedibile rispetto a fonti come l’eolico e il solare, con un potenziale in grado di soddisfare il 20 per cento dell’attuale domanda elettrica mondiale. A livello mondiale l’energia da mare ha un potenziale stimato in 6.000 terawattora annui (ossia il doppio di quanto produce tutto il nucleare del mondo) per gli impianti a moto ondoso e di altri 700 TWh per quelli alimentati dalle maree: un mercato che potrebbe arrivare a mille miliardi di dollari. Tra i vantaggi di questa fonte, rispetto alle altre rinnovabili come eolico e solare, c’è la maggiore prevedibilità della produzione. Già ora governi e aziende stanno investendo molto nel settore: come Gran Bretagna, dove si dedicano decine di milioni di sterline in diversi progetti e nella ricerca. Con la crisi finanziaria però c’è stato un rallentamento e alcuni progetti sono stati messi in stand-by o abbandonati, come l’impianto da 9 milioni di euro per sfruttare il moto ondoso che doveva essere realizzato ad Agucadoura in Portogallo da Pelamis Wave Power e Babcock & Brown. Occorreranno almeno altri 5-10 anni, stima il rapporto, prima che le tecnologie escano dalla fase dimostrativa e i costi inizino a scendere. L’ostacolo maggiore sono i grossi investimenti necessari: attualmente il costo di un megawatt di potenza per un impianto a moto ondoso è di circa 2,4 milioni di euro.

Fonte: LaStampa

Energia rinnovabile? Pdl propone legge per accellerare investimenti petroliferi

Snellire le procedure per le trivellazioni di petrolio, garantire controlli sui pozzi e indennizzi ai cittadini in caso di incidenti: sono queste le finalità di un disegno di legge presentato al Senato dal gruppo del Pdl, prima firmataria la senatrice siciliana Simona Vicari. Il ddl istituisce un’Agenzia per le risorse minerarie ed energetiche e per la sicurezza delle attività estrattive. Contiene inoltre una delega al Governo per l’adozione di un testo unico delle disposizioni in materia di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi.
Il provvedimento ha il fine di accelerare gli investimenti nel settore della ricerca petrolifera: attualmente – ha spiegato Vicari nel corso della conferenza stampa di presentazione a palazzo Madama – occorrono 6-7 anni per il rilascio di un’autorizzazione, ci sono diversi investimenti fermi per un’occupazione che può toccare circa 60 mila occupati all’anno. Quanto all’agenzia, oltre ad avere il controllo della sicurezza nella terraferma e per il mare, avrà il compito di accelerare e dare tutte le autorizzazioni che attualmente sono un po’ disseminate. Il ddl offre anche la possibilità per i cittadini di ottenere indennizzi in caso di danni ambientali. Il tema della sicurezza – ha affermato Cesare Cursi, presidente della commissione Industria del Senato – è fondamentale anche dopo ciò che abbiamo visto in televisione a seguito del disastro nel golfo del Messico. La popolazione – ha aggiunto – deve essere sicura, nell’impianto della legge ci sono più sicurezza e più controlli, e la stessa Agenzia, che non è una nuova authority, vuole essere un modo più efficiente di affrontare questi problemi.

Fonte: LaStampa

Energia: il governo approva misure urgenti

Giovedì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legge in materia di trasmissione, distribuzione e produzione di energia con carattere strategico nazionale. In base al nuovo decreto, su proposta dei Ministri dello sviluppo economico, Infrastrutture, Ambiente e Semplificazione normativa, il Consiglio dei Ministri, di intesa con le Regioni e le Province Autonome coinvolte, individua gli interventi e le opere urgenti connesse con la trasmissione, distribuzione e produzione di energia. A definire il carattere di urgenza sono le esigenze di sviluppo economico, che possono portare anche all’individuazione di mezzi e poteri straordinari. Gli interventi possono essere realizzati con il finanziamento da parte di soggetti privati. Le intese siglate tra Regioni e Governo devono definire le modalità di azione dei commissari straordinari, nonché la dotazione di mezzi a loro disposizione. Nel caso in cui non sia raggiunto l’accordo tra Governo e Regioni, dopo trenta giorni dalla consegna dell’atto alla Conferenza delle Regioni o dopo il primo incontro con l’ente locale interessato, il Governo può individuare in modo indipendente gli interventi e definire i criteri per l’attività dei commissari straordinari. I commissari sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri. Col consenso delle Regioni il panorama potrebbe cambiare. In presenza di pubbliche amministrazioni che non abbiano rispettato i termini di legge, ai commissari potrebbero essere riconosciuti poteri di sostituzione e deroga. Utili alla realizzazione degli interventi considerati urgenti e prioritari.

Fonte: EdilPortale

Eolico. La Francia punta sull’off-shore

Nel corso del dibattito parlamentare per il rinnovo della legge per lo sviluppo sostenibile (cosiddetta Grenelle Environnement, del 2007), il governo di Parigi ha presentato un programma di sviluppo dell’energia eolica che prevede un’accelerazione della potenza installata off-shore, con circa 6.000 MW entro il 2020. L’obiettivo esplicitamente dichiarato è duplice: da un lato soddisfare le esigenze ambientali e di riduzione delle emissioni climalteranti previste dalla legge in discussione; dall’altro sviluppare una industria nazionale capace di competere a livello internazionale nel settore. Un piano per il quale il governo francese si è mosso con largo anticipo. Già dalla primavera 2009, infatti, l’esecutivo parigino ha chiesto ai prefetti delle regioni costiere considerate più favorite (Bretagna, Loira, Alta-Normandia, Aquitania e Provenza-Costa Azzurra) di avviare una ampia consultazione tra tutte le parti interessate per identificare tutti gli eventuali ostacoli e i problemi tecnici, normativi e ambientali delle varie zone. Questa indagine, che dovrà concludersi entro la fine di giugno, consentirà di presentare nell’estate una selezione di una dozzina di aree favorevoli allo sviluppo dell’eolico-off-shore. Parallelamente è inoltre intenzione del governo adottare nuove norme che semplifichino fortemente le procedure per l’approvazione dei progetti e per la connessione degli impianti alla rete elettrica nazionale. Quindi entro ottobre 2010 è prevista la prima gara per l’assegnazione di concessioni in mare per 3.000 MW eolici. I progetti dovranno essere selezionati entro il marzo 2011.

Fonte: LaStampa

Rinnovabili & lavoro: Italia ancora troppo scettica

I posti di lavoro assicurati dalla green economy? Tra qualche anno in Germania supereranno quelli nel settore automobilistico. Il ritorno al nucleare? Una sottrazione di fondi e di attenzione che rischia di rallentare la corsa dell’Italia che può riagganciare il locomotore dei paesi guida. Parola di Guglielmo Epifani. L’ex segretario della Cgil ha scelto un tema caldo e una platea qualificata per lanciare l’Associazione Bruno Trentin, il nuovo laboratorio di riflessione sindacale.
Il tema è il rapporto tra energia e lavoro. A intervenire sono stati, tra gli altri, il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, il segretario dell’Ueapme (l’associazione europea delle piccole e medie imprese) Andrea Benassi, il presidente della Lega Coop Giuliano Poletti, il segretario della Cgil Susanna Camusso. Guest star: Jeremy Rifkin, il teorico della terza rivoluzione industriale che ha dipinto lo scenario di una democrazia rafforzata dalla creazione di una rete energetica diffusa che toglie potere agli oligopoli, distribuisce ricchezza, offre garanzie contro i blackout e protegge l’ambiente.
Vent’anni fa la terza rivoluzione industriale sembrava un’utopia, oggi è il modello verso cui marciano le tre economie più importanti: Stati Uniti, Germania, Cina – ha detto Epifani – il nuovo sta crescendo ma in Italia il vecchio resiste. L’88 per cento dell’energia viene ancora dai fossili e la scelta del governo di far ripartire il nucleare è in netta controtendenza rispetto all’andamento dei mercati. Il 62 per cento degli investimenti è concentrato sulle fonti rinnovabili e la percentuale tende a salire. In questo quadro che senso ha puntare come minimo 20 miliardi di euro nella costruzione di quattro nuove centrali e accantonarne più del doppio per uno smaltimento corretto delle scorie e degli impianti?
La Cgil chiede posti di lavoro. Subito. Investendo nella direzione indicata dall’Europa che ha fissato gli obiettivi del 20 – 20 – 20 dando dieci anni di tempo ai paesi membri per potenziare le rinnovabili e tagliare le emissioni serra che stanno facendo aumentare il caos climatico, cioè le alluvioni, gli uragani, le siccità devastanti e prolungate. Su questa strada c’è un ostacolo: l’Italia è dominata dalla logica del no che blocca l’innovazione e il futuro. Mantenere tutto fermo significa però aggravare l’inquinamento. Assumersi la responsabilità di una prospettiva di disastro climatico che si fa sempre più minacciosa. Rifkin ha ricordato che la catastrofe del Golfo è pari a sei – sette volte il disastro della Exxon Valdez, la petroliera affondata in Alaska. Continuare ad affidarsi al petrolio, ha aggiunto il presidente della Foundation on Economic Trends, vuol dire continuare a moltiplicare rischi di questo genere. Rischi ai quali, sottolinea Antonio Filippi, della Cgil, non corrispondono vantaggi sul piano occupazionale: Per produrre un terawattora di energia elettrica servono 75 lavoratori nel nucleare, 918 nell’eolico, ancora di più nel fotovoltaico. L’occupazione verde in Italia vale già oggi 100 mila posti di lavoro. Secondo l’Istituto di ricerche economiche e sociali si può arrivare a quota 250 mila solo nel settore delle rinnovabili. A patto di guardare avanti e non indietro.

Fonte: LaRepubblica

Solar Impulse e il primo volo nei cieli europei

Solar Impulse, l’aereo che nel 2010 ha vinto la scommessa di volare di notte grazie alla sola energia del sole, nel 2011 partira’ alla sfida dei cieli europei. Ma il velivolo voluto dallo svizzero Bertrand Piccard non mira a trasportare passeggeri, bensi’ un messaggio: abbiamo dimostrato che con la tecnologia pulita si possono vincere sfide che si credevano impossibili e che questo e’ possibile gia’ adesso, esultano Piccard e Andre’ Borschberg, l’ingegnere svizzero che ha pilotato l’aereo Solar Impulse. L’anno prossimo prevediamo di viaggiare piu’ spesso e piu’ lontano nei cieli europei, in diverse capitali a bordo dell’attuale prototipo mentre parallelamente – ha spiegato Borschberg – proseguira’ la costruzione del prossimo aereo, il velivolo dell’ultima sfida del progetto Solar Impulse: realizzare il giro del mondo in cinque tappe, nel 2013. Per i promotori di Solar Impulse, il 2010 e’ stata l’ora di verita’. Per quasi otto anni avevamo girato il mondo per promuovere il progetto, ma non avevamo nulla di concreto da proporre, se non un discorso. Dopo il primo volo, tutto e’ cambiato. Avevamo dimostrato la fattibilita’ del nostro progetto, ha spiegato Piccard in un recente incontro con la stampa internazionale all’aerodromo di Payerne (Svizzera). E’ qui che la mattina dell’8 luglio 2010, Solar Impulse e’ atterrato dopo aver volato per la prima volta giorno e notte per piu’ di 26 ore a 8mila metri di altitudine grazie alla sola energia del sole. Il volo piu’ lungo e alto della storia dell’aviazione solare.
La notizia e le immagini hanno fatto il giro del mondo e 22 milioni di visitatori si sono collegati al sito web per seguire l’avventura. Ai comandi, Andre’ Borschberg. E’ stata un’avventura incredibile. L’aereo faceva il ”pieno” mentre volavo, ha raccontato. Era il secondo grande successo di Solar Impulse, dopo il primo volo di un paio d’ore in aprile, sempre con il prototipo HB-SIA, frutto di una collaborazione che coinvolge un’ottantina di partner, tra cui numerose aziende private, che hanno preso parte ai lavori di concezione, costruzione, sperimentazione e volo. L’aereo, custodito in un apposito hangar, e’ impressionante nelle sue dimensioni: ha l’apertura alare di un Airbus A340 (63,4 m) ed il peso di un’automobile (1.600 kg): la struttura e’ in fibre di carbonio e la superficie delle ali e’ coperta da celle solari sottilissime. Circa 12.000 cellule fotovoltaiche in grado di alimentare quattro motori elettrici. Sembra un’enorme libellula ed e’ un concentrato di ingegno.
Sembra fragilissimo, ma puo’ raggiungere una velocita’ media di 70 km orari. Il nuovo velivolo, quello per il giro del mondo, integrera’ tecnologie che si sono nel frattempo rese disponibili ed offrira’ maggiore spazio al pilota. Piccard e Borschberg si alterneranno. La nuova sfida deve ancora essere vinta ma i due ideatori di Solar Impulse non sembrano avere dubbi. Il volo e’ una avventura recente nella storia umana, ma improvvisamente proprio la storia ha cominciato a correre e la stessa definizione della parola impossibile’ e’ cambiata, secondo Bertrand Piccard, caduto nel pentolone dell’avventura da piccolo, con il nonno Auguste Piccard che su una mongolfiera nel 1932 stabili’ il record del mondo ed il padre Jacques che nel 1960 s’immerse invece nel punto piu’ basso del mondo. Lo stesso Bertrand Piccard e’ gia’ entrato nei libri dei record. Nel 1999 ha effettuato il primo giro della Terra senza scali con un pallone aerostatico. Ed e’ proprio da questa avventura che e’ nata l’ambizione di Solar Impulse.
Ho toccato con mano la nostra dipendenza dal carburante. Giorno dopo giorno, le scorte di propano liquido si esaurivano ed abbiamo rischiato di fallire. Da qui e’ nata l’idea di fare nuovamente il giro del mondo, ma senza carburante, grazie all’aereo solare. L’obiettivo non sara’ di stabilire un nuovo record, ma di fornire una dimostrazione delle possibilita’ offerte dalle energie rinnovabili, di promuovere lo spirito pionieristico. I cambiamenti climatici sono spesso presentanti come un problema e associati a costi, ma nessuno si mobilita’ se si parla solo di problemi e di costi. Noi preferiamo parlare delle soluzioni per ridurre i consumi e la nostra dipendenza dalle energie fossili e notevoli risparmi sono gia’ possibili, spiegano Piccard e Borschberg. In un Paese europeo ricorrendo alle nuove tecniche e alle nuove energie nel settore delle abitazioni e dei trasporti privati si puo’ gia’ risparmiare la meta’ dell’energia. Per l’altra meta’, i risparmi sono piu’ difficili, ma questo non deve essere un freno. Il messaggio di Solar Impuse e’ semplice: se un aereo puo’ volare di giorno e di notte senza carburante, allora nessuno potra’ dire che queste tecnologie non possono funzionare per auto, computer, il riscaldamento o l’illuminazione, conclude Piccard.

Fonte: Ansa