Articoli relativi a ‘CURIOSITA’ DAL WEB’

Moda&Ecologia: 8 idee per una rivoluzione sostenibile

  • 1. Tingere con l’aria: la tintura e il finissaggio del colore sui tessuti rappresentano l’impatto più grande dell’industria tessile per l’ambiente. Circa l’85% delle acque, il 75% dell’energia e il 65% dei prodotti chimici utilizzati nella produzione tessile, viene impiegato nella tintura e nella finitura. Questo è il motivo per cui rendere più sostenibile e meno impattante  questa parte del processo è così importante. Durante il processo di tintura l’acqua viene utilizzata per applicare il colore ma anche, in pressione, per spingere i tessuti attraverso i macchinari. Aziende invece come Fongs sono in grado di utilizzare l’aria per spingere i tessuti da un macchinario all’altro, riducendo così la quantità di acqua utilizzata. Con questo metodo la tintura di una t-shirt, che normalmente può richiedere 200 litri di acqua, può utilizzarne soltanto 50 (Textile World). Un’altra alternativa, che suona come ecologica, è un sistema chiamato AirDye (utilizzato dalla Colorep) che lavora con coloranti che  trasferiti sulla stoffa, attraverso il calore, dalla carta al tessuto in un unico passaggio. Questo processo può permettere di risparmiare da 25 ai 280 litri di acqua nella tintura di un chilo di tessuto, fa risparmiare energia e non produce sottoprodotti nocivi.
    2. Stampe digitali: un’altra tecnologia che procede in questa direzione è la stampa digitale, un processo in cui le stampe sono direttamente applicate ai tessuti con le stampanti, con conseguente riduzione di circa il 95%  di acqua, il 75% di energia e di rifiuti. Questa tecnica è stata utilizzata da progettisti come Maria Katrantzou, Alexander McQueen e Basso & Brooke. Le aziende che producono macchine e inchiostri includono la giapponese Itochu Corp e Huntsman ma tessuti a stampa digitale  possono essere facilmente reperiti anche  on-line.
    3. Bottiglie riciclate in PET: forse uno dei materiali più in crescita di utilizzo negli ultimi anni è il poliestere riciclato dal PET, che è passato da esperimento dell’innovativa azienda Patagonia, nella metà degli anni ’90, a materiale comunemente impiegato al giorno d’oggi. Tessuti contenenti una certa percentuale di PET riciclato si possono trovare in molte etichette di oggi e, recentemente, il materiale sta facendo progressi per entrare nel mondo dell’altamoda con Ecotech Zegna e i suoi solar jacket. Anche se questi tessuti non sono biodegradabili, la loro produzione usa meno petrolio rispetto alla produzione di nuovo poliestere e riduce la discarica di molte bottiglie di plastica nelle discariche.
    4. Sughero: non è certamente un nuovo materiale rivoluzionario ma la sua presenza nella moda è aumentata negli ultimi anni. Il motivo? Con l’industria del vino che è passata alla plastica e ai tappi a vite, i gruppi ambientalisti e il business stanno spingendo per l’utilizzo di questo materiale in altri ambiti per proteggere le foreste di sughero in Portogallo (se non è un affare redditizio, non sopravvivrà a lungo). Dal momento che la pelle sta diventando un materiale meno popolare tra gli ambientalisti, la versatilità del sughero sta avendo grande popolarità in questo momento. Va detto inoltre che è impermeabile, resistente al fuoco, di facile pulizia e di lunga durata, repellente alla polvere e allo sporco, cosa si può cercare di meglio?
    5. Tessuti in materiali riciclati: il PET non è l’unico materiale riciclato. Tra le altre alternative, per esempio, ci sono i tessuti realizzati con nylon recuperato da prodotti come reti e tappeti da Mipan. Un esempio di impiego di questo materiale è la linea di costumi da bagno Eco Panda. Alcune aziende riciclano anche avanzi industriali di cotone evitando così di farli finire dentro gli inceneritori o le discariche, creando nuovi materiali. Un esempio è l’iniziativa italiana EcotecProject.
    6. Lavaggio gratis dei vestiti. Congeliamo i Jeans: negli anni passati molte aziende hanno sviluppato tessuti resistenti alle macchie che hanno bisogno di poco o nessun lavaggio. Ma cosa succederebbe se ci fosse un capo di abbigliamento che non ha bisogno di alcun lavaggio? Rientra in questa categoria la linea di jeans recentemente lanciata dal produttore brasiliano Tristar; questi pantaloni possono essere ripuliti dai batteri (non dalle macchie) con 24 ore nel freezer all’interno di un sacchetto speciale. Secondo i proprietari del marchio, questa prassi ucciderebbe tutti i batteri. Le macchie, tuttavia, hanno bisogno di essere lavate in modo tradizionale.
    7. Tessuti ricavati da nuovi materiali esotici: dalle alghe alle fibre di banano, i ricercatori stanno cercando di trovare il materiale migliore per la produzione di tessuti. Alcune nuove alternative includono il Seacell, prodotto con cellulosa di verdure miste con alghe marine; Piña fiber, realizzati con fibre ottenute dalle foglie delle piante di ananas; Lenpur, dalla polpa di legno di abete bianco coltivato in modo sostenibile e Banana fabric, realizzato con steli e foglie di alberi di banana.
    8. Ortica: tutto è nato a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi hanno dovuto trovare un’alternativa al cotone per fabbricare le proprie uniformi perché il mercato tessile, era dominato dall’Inghilterra. E anche se se n’è parlato per anni, è stato solo di recente che l’ortica è entrata nel mondo della moda. Diversi progetti in Europa hanno cominciato a sviluppare nuovi modi per produrre tessuti in ortica e uno dei prodotti commerciali realizzato con essa, STINGplus, ha recentemente vinto un premio a Londra. L’anno scorso, anche in Inghilterra, il presentatore della BBC, Kylie Pentelow, indossava il primo abito realizzato in fibre di ortica, realizzato da un progetto di indagine della Leicester’s De Montfort University. Vantaggi? E’ un erba infestante molto resistente, non ha bisogno di fertilizzanti e pesticidi e per la coltivazione richiede poca acqua. Inoltre le sue fibre sono più lunghe e più forti rispetto quelle a quelle del cotone e più sottili di quelle della canapa. Alcuni la considerano la fibra più sostenibile in assoluto.

Fonte: GenitronSviluppo

Bando di selezione pubblica per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore di beni culturali

Il termine di scadenza per la presentazione delle domande per il conseguimento delle qualifiche professionali di Restauratore di beni culturali e di Collaboratore restauratore di beni culturali, previsto al comma 1 dell’art. 3 del bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 29 settembre 2009, serie Concorsi, è prorogato al 30 aprile 2010.
Il termine di scadenza per la presentazione delle attestazioni in ordine all’attività di restauro svolta dal richiedente, previsto al comma 6 dell’art. 3 del bando sopraindicato, è prorogato al 31 luglio 2010.
Consultate il sito http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Avvisi/visualizza_asset.html_1275213658.html.

Il Gse pubblica il nuovo rapporto sul fotovoltaico

Insieme al rapporto sui Certificati Verdi, è stato pubblicato nei giorni dal GSE, anche quello sulla situazione del fotovoltaico in Italia. Ebbene, numeri alla mano, emerge che nel nostro Paese si dispone attualmente di una potenza fotovoltaica installata di 815 MW, costiutita da circa 60.000 impianti distribuiti nello stivale.

I seguenti dati ci indicano la situazione nel periodo compreso fra il settembre 2008 e l’agosto 2009. Ed ecco che emerge come le Regioni che più si distinguono in positivo per diffusione di questa tecnologia sono l’Emilia Romagna (in modo particolare per impianti sino a 20 kW), la Basilicata e la Puglia (queste ultime per impianti con una potenza compresa fra i 20 e i 50 kW, mentre la Puglia è leader in solitario anche per le potenze sino a 1 MW). Capitolo Conto Energia.

Il Gse comunica che al gennaio 2009 sono in esercizio 61.874 impianti che hanno avuto accesso al Conto Energia di 813 MW. La considerazione che più balza all’occhio è il fatto che sarebbero appena 2 i MW di potenza installata che non usufruiscono dell’incentivo. Probabilmente si tratta di impianti stand-alone (quindi non connessi alla rete) e di impianti che per diversi motivi (burocratici e/o di cattiva organizzazione dei proprietari degli impianti) hanno perso la possibilità di usufruire dell’incentivo.
Probabilmente si tratta di impianti stand-alone (quindi non connessi alla rete) e di impianti che per diversi motivi (burocratici e/o di cattiva organizzazione dei proprietari degli impianti) hanno perso la possibilità di usufruire dell’incentivo.

Il Gse stima che la potenza fotovoltaica con il Conto energia supererà a breve i 900 MW e prevede che il limite di potenza fotovoltaica (che è di 1.200 MW) di questo passo dovrebbe raggiungersi nel luglio di quest’anno.

Da quel momento in poi sarà curioso sapere quali saranno le strategie della nostra politica considerando che, di pari passo all’avvento del Conto Energia, si è creato un indotto di imprese specializzate nel settore che rappresentano una realtà economica non trascurabile nel Paese.

Via | Gse.it
Foto | Flickr