Archivio della categoria ‘TECNOLOGIA’

Ebarrito: il “green store”

eBarrito è uno store che pensa in verde e realizza tutti gli arredi in cartone: lavorato, inciso, fustellato, tante forme e un design unico per un green franchising. eBarrito è un nuovo brand che si occupa di borse e accessori in pelle tutto all’insegna del green thinking. Dal bancone alle scaffalature, dagli espositori ai lampadari tutto è stato concepito interamente in cartone, materiale ecosostenibile, riciclato e riciclabile! Autrice degli interni dello store, è la designer Francesca Signori che ha messo in risalto l’ecletticità di questo materiale povero creando un ambiente variegato, ricco, gioioso e carico di significati ecologici. Per ora potete dare un’occhiata agli store eBarrito nei punti vendita di Novara, Cremona e Reggio Emilia.

Fonte: “Architettura & Design”. Clicca per leggere la notizia completa.

Ecomoda: la Keybag

Keybag: innovativa, fashion, ecologica. Non è una borsa porta chiavi, ma una keyboard o tastiera del pc trasformata in borsa. Disegnata e realizzata dal designer portoghese Joao Sabino, la Keybag è la conferma di come i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Raee) si possano riciclare e trasformare, dopo aver concluso la loro funzione primaria, in oggetti utili e anche alla moda. Si tratta di piccoli e grandi elettrodomestici o anche computer, il cui smaltimento da rifiuti pone delle problematiche vista la presenza di sostanze dannose per l’uomo e l’ambiente. Per questo la legge impone ai produttori sistemi di recupero e di trattamento. Ma c’è chi di propria iniziativa dà nuova vita a queste apparecchiature! La borsa si può personalizzare con messaggi da richiedere su ordinazione oppure acquistata direttamente presso i negozi indicati nel sito di SabinoFonte Ecowiki

Locomotiva elettrica tedesca: la Merkel rilancia l’auto verde

La Germania di Angela Merkel non vuole solo restare la locomotiva economica d’Europa: è decisa anche a diventare il paese di punta per lo sviluppo, la produzione, la diffusione a casa e l’export di auto elettriche. Il paese che nel mondo delle quattro ruote è simbolo per eccellenza delle vetture di qualità e di alte prestazioni anche nella produzione di massa lancia, per iniziativa della cancelliera, una vera e propria rivoluzione culturale per restare primi della classe nell’automobile anche nell’èra del dopo-petrolio. 
Con investimenti sia statali sia dell’industria, con norme e leggi che incoraggeranno l’uso di auto elettriche e sostanziali sgravi fiscali per chi le acquista, Berlino vuole diventare prima nel mondo nel settore, e cambiare le abitudini dell’automobilista tedesco medio: deve imparare a preferire l’auto elettrica in nome dell’ambiente e della sostenibilità energetica.
Di qui al 2020, secondo il piano che Angela Merkel ha illustrato lunedì nella capitale insieme a responsabili dei big del comparto, dovranno circolare almeno un milione di auto elettriche nella Repubblica federale. Insomma, dopo la svolta a sinistra su welfare e integrazione imposta al suo partito, dopo lo strappo con la scelta dell’addio il più veloce possibile al nucleare civile, ‘Angie’ Merkel lancia un’altra rivoluzione culturale e strutturale della società tedesca e del modo di pensare dei conservatori europei. “Il nostro paese – ha detto la cancelliera– nel futuro deve essere al vertice nel mercato globale delle auto elettrica: il miglior produttore e fornitore.” Ha aggiunto al suo fianco Henning Kagermann, ex numero uno del colosso del software Sap e ora presidente della Npe, l’agenzia nazionale per l’elettromobilità:“E’ chiaro a tutti che l’elettromobilità saprà imporsi, e sarà una storia di successo per la nostra economia”.
Pian piano, ma neanche poi tanto piano, insomma, gli automobilisti tedeschi dovranno imparare a disaffezionarsi alle loro poderose 12 cilindri e preferire auto elettriche, le quali però dovranno comunque offrire le migliori prestazioni possibili e piacere di guidare. E la clientela di tutto il mondo, sperano la Merkel, la Npe e i big dell’auto made in Germany, potrà preferire auto elettriche tedesche a quelle della concorrenza francese, americana, asiatica. Il gap con Usa, Francia, Giappone va colmato al più presto. Anche grazie all’alleanza strategica con la Cina, che sta diventando lo specialista nella progettazione e produzione in massa di batterie e cellule d’energia per le auto elettriche e già ha stretto intese con Volkswagen e Mercedes.
Ma con quali politiche e strumenti riuscirà la rivoluzione dell’auto elettrica a Berlino? Ecco i principali punti del piano del governo Merkel, della Npe e dei produttori d’auto:
1 – La ricerca e sviluppo delle nuove tecnologie. Entro il 2013 il governo investirà un miliardo di euro.
2 – Gli investimenti delle aziende. I produttori del comparto sono decisi a investire a breve circa 17 miliardi di euro nello sviluppo e produzione di auto elettriche made in Germany.
3 – Gli incentivi fiscali: primo, chi compra un’ auto elettrica di qui al 2015 sarà esentato per dieci anni dal pagamento della tassa di circolazione. Inoltre, la tassazione sarà diversificata anche per le auto di servizio dei poteri pubblici o delle aziende. Inoltre chi usa l’auto elettrica come seconda auto potrà immatricolarne una sola delle due e non entrambe.
4 – Privilegiare la circolazione di auto elettriche: i comuni dovranno permettere a chi guida un’auto elettrica di viaggiare sulle veloci corsie preferenziali riservate ad autobus e taxi, che in Germania ovviamente sono rispettate molto più che non altrove e quindi consentono ben altre velocità effettive di spostamento.
5 – L’ aiuto all’uso dell’auto elettrica: parcheggi gratuiti e garanzia di posto per il parcheggio nei centri urbani se guidi un’auto elettrica.
6 – Gli aiuti all’industria e alla clientela: gli investimenti nell’auto elettrica e l’acquisto di auto elettriche saranno agevolati concrediti a basso tasso della KfW, la banca pubblica per l’aiuto all’economia.
7 – Le prospettive per l’occupazione. Berlino calcola che lanciandosi decisa nella produzione delle auto del dopo-petrolio potrà creare a breve trentamila nuovi posti di lavoro, un totale pari a circa un terzo dei dipendenti Volkswagen in Germania.
Fin qui il piano governativo. Restano incognite e difficoltà: dai problemi progettuali per le auto elettriche, alla loro autonomia, cruciale per un popolo di grandi turisti in auto come i tedeschi. O problemi relativi alla scarsa diffusione di prese elettriche o colonnine di rifornimento di elettricità. Ma anche su questo terreno, il governo si sta muovendo in accordo con i produttori d’energia. Per l’auto made in Germany, che già oggi nell’autunno dell’epoca del motore a combustione interna è punto di riferimento e concorrente più temuto per ogni produttore, l’èra del dopo-petrolio sta già cominciando alla grande. Con l’appoggio e visioni strategiche da parte del potere politico, il centrodestra illuminato di ‘Angie’ Merkel, e con l’appoggio esterno indiretto dei Verdi, il più dinamico partito d’opposizione.

Fonte: LaRepubblica

Ecoclean: il pannello di alluminio che si autopulisce e depura l’aria

Un pannello pre-verniciato che si autodeterge e pulisce anche l’aria intorno a sé. È stato messo a punto dall’Alcoa una nuova soluzione sostenibile dedicata in primo luogo agli edifici commerciali. Il funzionamento è piuttosto semplice. Utilizzando tecnologia brevettata dall’azienda giapponese Toto, viene applicato un rivestimento di biossido di titanio, chiamato EcoClean, sulla la superficie in alluminio preverniciato nota come Reynobond. Il risultato è un vero e proprio pannello di alluminio che, se combinato con la luce solare, funge da catalizzatore per abbattere gli inquinanti organici sulla sua superficie e anche sull’aria intorno, come lo smog. Ulteriore vantaggi, legati ad EcoClean, ricadono sui costi di manutenzione che vengono notevolmente ridotti oltre che alla decomposizione di smog e altri inquinanti, dalla sporcizia a fumi diesel, che si depongono sulle superfici degli edifici. Per dare una stima, 10 mila metri quadrati di Reynobond con EcoClean hanno riescono a pulire l’aria quanto 80 alberi. “Alcoa è impegnata a soluzioni innovative sostenibili per oggi e domani”, ha dichiarato Craig Belnap, Presidente di Alcoa Architectural Products. “La passione è una forza trainante del nostro business architettonico. Le nostre conoscenze offrono nuove modalità per i prodotti di alluminio per l’edilizia e tendono a soddisfare gli standard della bioedilizia, con l’uso di prodotti naturali di pulizia come Reynobond con EcoClean, e soluzioni avanzate per la facciata che contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2 e il consumo di energia“.

Fonte: GreenMe

Batterie ad idrogeno per i device portatili?

La SiGNa Chemistry Inc ha presentato le prime batterie ad idrogeno utili per ricaricare tecnologie outdoor come smartphone, notebook e dispositivi GPS.

La società è da sempre impegnata nel campo dell’innovazione tecnologica e si occupa in particolar modo nello sviluppo della chimica cosiddetta “verde”.

Le ricerche che hanno portato alla scoperta di batterie adidrogeno per dispositivi portatili, sono avvenute nel laboratorio del cofondatore della Signa Chemistry nonché James Dye, professore di chimica presso la Michigan States University. Grazie ai suoi studi sui metalli alcalini, il Professor Dye è riuscito a sfruttare la potenza del siliciuro di sodio che è alla base dei nuovi prodotti Signa. In pratica con l’aggiunta di acqua per siliciuro di sodio è possibile produrre idrogeno in grado di generare energia per le celle a combustibile

“Nel nostro laboratorio siamo stati in grado di produrre metalli alcalini a base di silicio, questi sono composti fondamentalmente da sodio e silicio che, a loro volta, sono derivati da sabbia e da sale. Con l’aggiunta di acqua al Silicio di Sodio, siamo in grado di produrre idrogeno che genera l’energia sufficiente per alimentare una cella. In più, il prodotto di scarto della reazione è il silicato di sodio, ecologico, è lo stesso prodotto contenuto dai dentifrici”.

La società, basandosi sulla scoperta del professor Dye dell’Università del Michigan, riuscirà a produrre idrogeno a bassa pressione: sarà la pressione stessa ad essere convertita in energia elettrica utilizzando una cella a combustione a basso costo.

La nuova fonte d’energia verde sarà utile non solo agli utenti che utilizzano tecnologie outdoor, ma rappresenterà una vera e propria svolta per le popolazioni del Terzo Mondo dove il divario digitale è ancora molto forte e dove l’energia elettrica scarseggia ed è considerata un bene di lusso. Dopo quasi 50 anni di ricerca finalmente una tecnologia che risolverà limiti, costi e conseguenze legate allo sfruttamento dell’elettricità.

“Ho lavorato con i metalli alcalini per 50 anni” ha detto così il professor Dye. “La mia ricerca soddisfava tutti i canoni richiesti dalla Signa, così, quando sono venuti a propormi la loro idea, non mi è stato difficile effettuare alcuni adattamenti”.

Utilizzando un processo simile, il professor Dye è stato in grado di creare una fonte di energia capace di alimentare una bicicletta elettrica. Le celle a combustibile sviluppate dai partner della Signa Chemistry Inc. sono di differente formato, vanno da una capacità di un watt fino a tre chilowatt, cioè celle capaci di alimentare una bici elettrica per circa 161 km ad una velocità di 41 km/h.

Fonte: Liquida

Bulb Box per lo smaltimento dei rifiuti elettronici

Insegnare ai ragazzi il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici (Raee), in particolare delle lampadine a risparmio energetico, che presto andranno interamente a sostituire quelle a incandescenza: con questo intento WWF, Ecolight e Ikea portano nelle scuole di Carugate (MI) la Bulb Box, la scatola di cartone ideata per recuperare le lampadine usate.

Non tutti sanno infatti che, sebbene l’Unione Europea abbia messo al bando le vecchie lampadine, che da settembre 2012 saranno interamente sostituite con quelle a risparmio energetico, queste ultime sono classificate come Raee e devono essere recuperate e smaltite in modo appropriato per evitare che venga disperso nell’ambiente il mercurio che contengono (pensate che un solo milligrammo è in grado di inquinare 4.000 litri d’acqua) e per permettere il riutilizzo delle parti in vetro e plastica. Per questo è importante sensibilizzare i consumatori e i cittadini, incominciando proprio dalle nuove generazioni: 140 ragazzi di terza elementare delle scuole di Carugate saranno così coinvolti il 4 maggio in una giornata di animazione e informazione, guidata dalla cooperativa Idea, che spiegherà l’importanza e le modalità di smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
I ragazzi riceveranno l’ormai famosa Bulb Box, presentata in occasione dell’Earth Hour e già sperimentata con successo in Norvegia e nel nostro Paese: si tratta di una scatola di cartone dove poter raccogliere le lampadine fluorescenti compatte (quelle a basso consumo, per intenderci) che, una volta riempita, potrà essere consegnata dagli alunni alla piattaforma comunale per la raccolta differenziata oppure allo store IKEA più vicino. I rifiuti così raccolti verranno poi conferiti ad Ecolight, il consorzio che gestisce il corretto smaltimento e il recupero delle lampadine a basso consumo nel nostro Paese.

Il Comune di Carugate è stato scelto dal WWF, insieme a Monopoli (Ba) e Corchiano (Vt), in virtù del suo impegno nella tutela ambientale, dimostrato con progetti sulla raccolta differenziata, la mobilità sostenibile e l’illuminazione pubblica: “Il tema ambientale è tra le priorità dell’amministrazione comunale”, spiega infatti l’assessore all’Ecologia di Carugate, Giovanni Villa. “Siamo stati il primo Comune in Italia ad avere un regolamento edilizio sostenibile. Sul fronte dei rifiuti, abbiamo raggiunto il 70% nella raccolta differenziata e, per quanto riguarda i Raee, abbiamo addirittura anticipato gli attuali obblighi di legge coinvolgendo nella raccolta sia i ragazzi sia i negozi”. E l’impegno verso l’ambiente ha da tempo contagiato anche le scuole della città: “Promuoviamo ormai da cinque anni la raccolta differenziata delle cartucce della stampanti”, ricorda Marinetta Virgilio, docente delle primarie di Carugate. “Con la Bub box andremo a sensibilizzare i nostri ragazzi anche sul recupero delle lampadine a risparmio energetico”.

I ragazzi di Carugate sono pronti, voi cosa aspettate? Trovate la vostra Bulb box in tutti i punti vendita IKEA e riportandola piena avrete 3 lampadine in omaggio!

 

Fonte: GreenMe

Caricatore universale per auto elettriche

Al Salone di Shanghai Audi ha presentato il caricatore universale per auto elettriche, frutto della collaborazione con altre Case. Audi ha presentato al Salone Auto di Shangai un piccolo ma importante gadget sogno nel cassetto dei possessori di auto elettriche, cioè il caricatore universale, valido per qualunque Paese. Con la speranza che una simile presa sia adottata anche per gli apparecchi elettrici di uso comune come computer, stampanti o telefoni cellulari. In attesa di vedere i dettagli di questi nuovo sistema di ricarica (in realtà si tratta solo di una presa multiuso), si sa che non vi saranno più limitazioni né sul tipo di corrente che ricaricherà le batterie né sul tipo di spina da inserire. “Una minor varietà di interfacce per i veicoli ridurrebbe la difficoltà di lanciare sul mercato auto elettriche. Questo sistema universale di ricarica permette al costruttore di risparmiare sui costi di progettazione delle prese e ai consumatori di utilizzare il mezzo dove meglio credono e con un’unica spina”. Il nuovo sistema è stato creato grazie alla collaborazione tra i 3 grandi costruttori tedeschi e mondiali – Audi, Bmw e Mercedes – in vista della messa sul mercato europeo di veicoli ad emissioni zero. Negli Stati Uniti, la presa di ricarica universale è stata sviluppata in collaborazione con i costruttori del Michigan, in modo da poter essere impiegata anche da loro. Al momento è in fase un ulteriore processo di standardizzazione a livello internazionale che sarà completato a breve.

Fonte: BlogEcologia

Natural Born Object: sostenibilità, natura, design

Parlare di ecologia significa prima di tutto capire questo termine, che porta con sé un significato più ampio di quello che gli è comunemente attribuito. Infatti, anche se oggi questa parola definisce una serie di comportamenti e misure per contrastare l’inquinamento, ha una valenza ben più ampia e profonda. L’ecologia è infatti scienza che studia il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Dunque, se gli oggetti costituiti da materiale riciclato, piuttosto che quelli progettati per un ciclo di vita sostenibile, sono necessari per ridurre l’impatto della produzione industriale sull’economia e sulla società, bisogna considerare che raramente soddisfano il crescente bisogno dell’uomo di riunirsi all’ambiente in cui si è evoluto. A questo scopo esiste però una nuova generazione di oggetti, identificati come “Natural Born Object”. Questi sono mobili, lampade, sedute di utilizzo comune, che ospitano piante viventi al loro interno.
Questo tipo di oggetti, raccolti per la prima volta con tale denominazione pochi anni fa sulla rivista italiana Nemeton Magazine, sta prendendo piede in diversi paesi dell’unione europea, fino all’estremo oriente. Sono quasi sempre giovani progettisti a trovare idee interessanti che coniughino funzionalità e verde, creando oggetti spesso provocatori che vogliono portare, come avviene già da tempo in architettura, il verde in primo piano nell’ideazione di nuovi prodotti. Gli esempi sono diversi, già presentati in occasioni di prestigio come il Salone del Mobile di Milano. Questo è il caso di Mathieu Lehanneur, che con il sistema notte Once Upon a Dream, ma anche con il suo purificatore d’aria Andrea, ha già portato diversi esempi di Natural Born Object in esposizioni di alto livello. Altri progetti sono invece già stati portati agli occhi di grande aziende del settore, come Saturnia di Philippe Nigro per PibaMarmi, o il concept di cucina-allevamento proposto da Philips. Questa nuova sensibilità apre strade innovative alla progettazione in termini ecologici, e introduce un nuovo tipo di rapporto con gli oggetti di tutti i giorni; da oggetti, talvolta emozionali, funzionali a prodotti che ospitano una pianta vivente dalla quale trarre benessere e piacere.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Dal 1° gennaio: stop ai sacchetti plastica

In Italia, a breve ci sara’ una rivoluzione per chi fa la spesa. Negozi, supermarket, mercati di strada, non potranno piu’ consegnare la merce negli ‘shopper’ di plastica. Il Consiglio dei Ministri ha confermato lo stop al loro utilizzo dal 1/o gennaio 2011, senza proroghe. In pensione, quindi, quella che fu considerata una delle massime ‘innovazioni’ del secolo passato: i sacchetti, come noi li conosciamo, verranno sostituiti da equivalenti realizzati in materiale biodegradabile o carta, mentre qualcuno scegliera’ di portarsi la borsa da casa, magari la ‘retina per la spesa’ delle nostre nonne.
E’ una grande innovazione, quella introdotta dal governo – ha commentato il ministro Stefania Prestigiacomo, che si e’ opposta all’introduzione dell’ennesima proroga – che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’ inquinamento, rendendoci tutti piu’ responsabili in tema di riuso e di riciclo. Soddisfazione senza riserve da tutte le organizzazioni ambientaliste che temevano, forse per i forti interessi economici implicati, una nuova proroga per l’entrata in vigore del divieto.
Al ministro Prestigiacomo va il nostro plauso per aver scongiurato, oggi in Consiglio dei Ministri, una ulteriore proroga allo stop alle buste di plastica gia’ previsto dalla legge Finanziaria 2007, ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Vigileremo affinche’ questa importante misura da noi fortemente voluta non sia nuovamente messa in pericolo dalle pressioni delle lobby dei produttori di plastica. La messa al bando dei sacchetti di plastica e’ un risultato importante non solo per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche per chi scommette sull’innovazione e sulla chimica verde, ha sottolineato Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd.
Da parte sua la Coldiretti, in sintonia, ricorda che gli italiani sono tra i massimi utilizzatori in Europa di shopper in plastica, con un consumo medio annuale di 300 sacchetti a testa” e che ”in Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da paesi asiatici come Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l’ ambiente in modo pressoche’ permanente poiche’ occorrono almeno 200 anni per decomporli.
Il problema non si limita a quello che si vede tra i rifiuti delle citta’, ma occorre pensare, per esempio, a quello che accade nei fiumi italiani e piu’ in generale del mondo, quando le sponde ad ogni piena si trasformano in vere discariche; oppure alle isole di plastica alla deriva negli oceani. Secondo stime riportate sempre dalla Coldiretti, per produrne 200 mila tonnellate vengano bruciate 430 mila tonnellate di petrolio.

Fonte: Ansa

2011: arrivano gli incentivi per gli infissi

Anche nel 2011 saranno previste le detrazioni del 55% per la ristrutturazione e riqualificazione energetica di case ed appartamenti. Le detrazioni riguarderanno anche i costi sostenuti per la sostituzione dei vecchi infissi, caldaie e pannelli solari, protagonisti del risparmio energetico.
Questo è quanto previsto della nuova finanziaria 2011. Le detrazioni saranno spalmate però su più anni, 10 anni anziché degli attuali 5.
Le detrazioni non sono cumulabili con altre agevolazioni fiscali previste da altre disposizioni di legge nazionali per i medesimi interventi.
Ecco i limiti di spesa:
per ristrutturazioni edifici: 181.818 euro (con detrazione massima di 100mila euro).
per pannelli solari: 109.091 euro (con detrazione massima di 60mila euro).
sostituzione vecchie caldaie con caldaie a condensazione o pompe di calore: 54.545 euro (con detrazione massima di 30mila euro).

Fonte: BlogEcologia

Nissan Leaf: l’auto virtuosa del 2011

Con 257 punti la Nissan Leaf ha vinto l’ambito premio di auto dell’anno 2011 superando l’Alfa Romeo Giulietta (248 punti) e l’Opel Meriva (244 punti).
La Leaf è la prima auto elettrica a vincere questo premio un forte segno che i tempi stanno cambiando e che auto elettriche e mobilità sostenibile stanno diventando realtà sempre più vicine e concrete.
Il presidente della Giuria Hakan Matson ha dichiarato che: la giuria ha riconosciuto la Nissan LEAF è un’assoluta novità nello scenario delle auto elettriche. Nissan LEAF è la prima vettura elettrica che può essere equiparata sotto molti aspetti ai veicoli tradizionali.

Fonte: Ecoblog

Logitech: la tastiera wireless a energia solare

Avete scelto una tastiera wireless per il vostro computer? Vi piace l’idea di ridurre il numero di cavi ma siete stanchi delle batterie che si scaricano e vanno ricaricate o sostituite? Logitech ha pensato a voi con la nuova Wireless Solar Keyboard K750. Si tratta di una tastiera senza fili alimentata ad energia solare. Questa tastiera per Pc aiuta l’utente a risparmiare sull’acquisto delle batterie e ad eliminare lo stress di sostituzioni e ricariche, è inoltre amica dell’ambiente, in quanto contribuisce a ridurre i pericolosi rifiuti elettronici. Nella sua costruzione infatti sono stati impiegati materiali privi di PVC e la confezione con cui viene messa in vendita è completamente biodegradabile. Se vi fosse venuto il dubbio, state tranquilli, la prima tastiera solare di Logitech funziona anche con l’illuminazione interna ed è in grado di mantenere la carica fino a tre mesi in condizioni di buio completo. Non avete quindi nessuna scusa, è tempo di far entrare il solare anche nel vostro ufficio.

Fonte: FotovoltaicoBlog

Savoy, l’hotel amato da Monet, Churchill, Bogart, Monroe diventa un tempio della sostenibilità

Hotel SavoyRiapre l’hotel amato da Monet, Churchill, Bogart e Marilyn Monroe. E diventa un tempio della sostenibilità. Seduto in una delle stanze del Savoy, guardando fuori, Claude Monet ritraeva le Rive del Tamigi. In quella stessa camera, anni o decenni dopo, avrebbero soggiornato Charlie Chaplin, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, Humphrey Bogart. Il piano terra era il regno incontrastato del barman Harry Craddock, autore di uno dei cocktail più noti al mondo: il Martini Dry. Winston Churchill e il suo staff, invece, erano soliti sedersi al ristorante per pranzo: le discussioni politiche prendono una piega migliore se accompagnate da buon cibo.
La grandezza dell’hotel Savoy di Londra si può comprendere solo ripercorrendo tutte le vite che dal 1889, anno in cui Richard D’Oyly Carte lo fondò, ad oggi si sono sfiorate tra quelle mura. In una sorta di Castello dei destini incrociati che si appresta ad un nuovo capitolo: dopo tre anni di ambizioso ed accurato restauro – i rumor parlano di oltre 200milioni di sterline (circa 230 milioni di euro) – ha riaperto il 10 ottobre.
L’hotel, 268 tra stanze e suite gestite dal gruppo Fairmont Hotels, presenterà in versione rinnovata le sue location storiche: il Thames foyer; il River Restaurant, tempio della cucina francese contemporanea dello chef Ryan Murphy; l’American Bar e il leggendario Savoy Grill, oggi gestito dalla Gordon Ramsey Holdings e guidato dallo chef Stuart Gilles, i cui piatti si ispirano a quelli del grande chef Escoffier. Un mix tra tradizione e innovazione: l’interior design, curato da Pierre Yves Rochon, evoca lo storico stile eduardiano e Art Deco che fin dall’Ottocento ha caratterizzato il Savoy. Tra le novità ci sono le Royal Suites – la seconda notte in una delle due nuove suites costa solo un pound, equivalente del costo di una notte ai tempi della prima apertura, nel 1889 – il Beaufort Bar e la Savoy Tea area. Contemporanea e lussuosa anche l’area fitness: dalle pareti in vetro o dalla piscina al rooftop si gode una splendida vista su Londra.
L’hotel non perde il suo carattere avanguardistico – lo stesso che nell’Ottocento lo fece diventare un luogo simbolo della Londra di lusso – e riapre con un progetto originale: il maggiordomo ecologico. Se l’hotellerie di lusso si sta orientando sempre di più verso le politiche sostenibili per ridurre i consumi, il Savoy ha pensato di proporre un accorgimento green rivolto direttamente alle esigenze degli ospiti: per sapere qual è il miglior ristorante eco della City o l’ultimo edificio realizzato seguendo i dettami della green architecture basterà rivolgersi all’eco butler, insomma. Il Savoy ha investito molto sul tema della sostenibilità ambientale sia sul piano dei progetti – che spaziano dal recupero dell’olio delle cucine, trasformato in biodisel, al riciclo di candele, francobolli e computer in collaborazione con alcune associazioni di beneficienza – sia , di conseguenza, su quello economico: la cifra destinata alla tecnologia environmental friendly è di 2,4 milioni di sterline.

Fonte: Luxury24

Facoltà Ingegneria di Modena dedicata a Enzo Ferrari.

La Facoltà di Ingegneria di Modena vanta una tradizione ventennale. L’attuale sede della Facoltà, realizzata su una superficie di 160.000 mq., risponde ai più avanzati orientamenti in materia di didattica e ricerca presentandosi come un moderno campus universitario: 18 aule, 11 laboratori ed un’ampia biblioteca sono a disposizione di studenti e docenti. La Facoltà si inserisce in un contesto produttivo caratterizzato dalla presenza di affermate case automobilistiche, industrie chimiche e meccaniche, ceramiche e biomedicali, oltre a vivaci e competitive imprese dei settori: informatica, elettronica industriale e telecomunicazioni, contando circa 2400 iscritti.

L’offerta didattica si articola in cinque lauree (Ing. Elettronica e delle Telecomunicazioni, Ing. Informatica, Ing. dei Materiali, Ing. Meccanica, Ing. Civile e Ambientale) e in sei lauree magistrali (Ing. per la Sostenibilità dell’Ambiente, Ing. Informatica, Ing. del Veicolo, Ing. Meccanica, Ing. Elettronica, Ing. dei Materiali). Sono attivi inoltre tre Master universitari (Ing. del Veicolo, Oleodinamica-Fluid Power, Esperti nella Internazionalizzazione delle imprese) e tre Scuole di Dottorato di Ricerca (High Mechanics and Automotive Design & Technology, Information and Communication Technologies e Multiscale Modelling Computational Simulations and Characterization in Material and Life Sciences).

A seguito l’intervista al Preside di Facoltà Ing. Giuseppe Cantore

Realizzazione Chiara Vannoni.

Nokero: nasce la lampadina solare

Una società di Honk Kong ha ideato una lampadina alimentata da quattro mini pannelli solari, con la quale i produttori sperano di raggiungere i milioni di persone che non hanno ancora accesso all’elettricità, oppure zone momentaneamente al buio a causa di una calamità naturale.  L’omonima azienda produttrice della Nokero N100 stima che oltre 1,6 miliardi di persone utilizzano il fuoco come fonte principale di illuminazione, soprattutto tramite lampade a kerosene che emettono ogni anno in atmosfera 190 milioni di tonnellate di CO2. 
Questa piccola lampadina, secondo l’azienda, fornisce cinque volte la luce delle lampade a petrolio utilizzando una minima quantità di energia. Ha le stesse dimensioni di una lampadina a incandescenza standard a cui sono stati aggiunte le celle solari, 5 led e una batteria NiMH (nichel-metallo idruro) sostituibile e ricaricabile. Le condizioni meteorologiche, le stagioni, e la latitudine possono ovviamente influenzare i tempi di ricarica. Ma l’azienda afferma che una giornata di ricarica al sole è in grado di fornire circa due ore di luce. Con la ricarica completa, che si ottiene con due giorni di esposizione al sole, le ore di luce prodotte dal bulbo solare diventano quattro. Sembra poco, ma secondo quanto afferma Tom Boyd, rappresentante della Nokero, uno studio realizzato dalle Nazioni Unite riferisce che l’utilizzo medio di una lanterna di kerosene è di 1,5 ore al giorno. Basterebbero quindi i raggi solari di un solo giorno per sostituire l’uso quotidiano di una lanterna a petrolio. Boyd afferma infine che la batteria è sostituibile a basso costo, il che significa che può durare molto di più di 2 anni, soprattutto se si considera che i pannelli solari sono fatti per durare 10 anni e i led possono essere usati da 50.000 a 100.000 ore. In definitiva la vita della lampadina dovrebbe essere di circa 5-10 anni. Il costo di una singola lampadina è di 15 dollari ma una scatola da  48 costa 480 dollari.

Fonte: Casa&Clima

Torino Porta Susa: prima stazione energeticamente autosufficiente

Riparte il progetto Torino Porta Susa, la stazione di arrivo e partenza dei treni “Alta velocità” e di interscambio con le reti metropolitane. L’imponente scrigno di cristallo e acciaio sarà pronto entro il prossimo anno in occasione del 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia, e sarà coperto da oltre 3.000 pannelli fotovoltaici per il massimo risparmio energetico. Lo scorso 13 dicembre sono stati inaugurati i primi 2 binari dei 6 previsti. Tra le caratteristiche della nuova stazione Porta Susa che la renderanno unica nel suo genere: l’autosufficienza energetica della stazione, alimentata interamente ad energia solare. Saranno oltre 3 mila, infatti, i pannelli solari che andranno a rivestire la galleria superficiale della stazione, lunga 385 metri. L’impianto fotovoltaico si estenderà su una superficie di 6 mila metri quadrati ed avrà un costo complessivo di oltre 5 milioni di euro: 865 euro a pannello solare a cui va aggiunto 1 milione e mezzo di euro per la copertura in silicio e vetro. La galleria superficiale della stazione che collega corso Bolzano e corso Inghilterra, sarà il cuore dell’impianto fotovoltaico. Rivestita dai pannelli in silicio, la galleria, infatti, garantirà una produzione di circa 825 kWh l’anno. “I pannelli come spiegano gli architetti del progetto sono disposti in tutta la lunghezza e vengono irradiati instantaneamente con lo stesso angola d’incidenza. A ciascuna zona verrà collegato un inverter di caratteristiche elettriche in grado di lavorare al meglio delle sue potenzialità.” La nuova stazione Porta Susa, con i suoi 15 mila metri quadrati di superficie, 500 treni al giorno e i suoi 3 mila pannelli solari, oltre a diventare la prima stazione della città di Torino, rappresenterà un perfetto esempio di sintesi tra tecnologia e rispetto dell’ambiente.

Fonte: BlogEcologia

Carpisa e la “Green Revolution”

Dal 6 al 27 marzo Carpisa lancia la sua Green Revolution, iniziativa per il recupero e il riciclo di materiali utili delle borse vecchie. Basta consegnare borse vecchie e malandate nel negozio Carpisa più vicino per contribuire a un corretto smaltimento e per ricevere in cambio una eco-shopper. Green Revolution è anche una campagna e un catalogo: Carpisa ha realizzato con materiali riciclati e riciclabili alcune linee di borse e accessori della prossima collezione primavera/estate. I costumi, realizzati dalla designer Silvia Aymonin, sono stati realizzati utilizzando il tyvek, materiale traspirante, completamente riciclabile e privo di sostanze tossiche. I dettagli sono stati impreziositi da materiali di riciclo – bottiglie, latte, giornali – disegnato dall’artista Roxy in the box . Per informazioni, visita il sito di Carpisa

Fonte: MarieClaire

Le maglie dei Mondiali di calcio 2010 sono ecosostenibili

A Londra le nuove maglie dei mondiali di calcio che partiranno il prossimo 11 Giugno in Sudafrica saranno ecosostenibili: ognuna prodotta dal riciclo di 8 bottiglie di plastica. Il processo, che prevede il prelievo delle bottiglie dalle discariche giapponesi e taiwanesi e la produzione di filati poi convertiti in tessuto, oltre a risparmiare sulle materie prime permette di ridurre il consumo di energia fino al 30% rispetto alla produzione con poliestere vergine. Sono state finora mostrate la maglia del Brasile, quella della nazionale Inglese, del Portogallo, Olanda, Usa, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Serbia e Slovenia. L’iniziativa è considerevole soprattutto in considerazione della gran risonanza che uno sport come il calcio ha nel mondo. Pensate solo a quante persone interessate al calcio, giungerà la notizia!

Fonte: AcquistiVerdi