Archivio della categoria ‘TECNOLOGIA’

Curface:mobili eco dai fondi del caffè

Prendete un caffè, macchiato, lungo o decaffeinato che sia e immaginate di voler riciclare il più possibile. Tazzina o bicchiere, cucchiaio o paletta… tutto! Tazzina e cucchiaino, a meno che non siano in plastica, si riutilizzano; l’eventuale palettina invece, può essere trasformata in originali mobili, trasparenti o meno firmati dal gruppo Verissimo. Restano solo i fondi del caffè che finiscono nell’organico.
E se invece non fosse così?
Se anche i fondi di caffè potessero essere riciclati? Sembra strano ma è possibile. Ad inventare il sistema è stata l’azienda londinese Re-worked che ha sperimentato un metodo per trasformare i fondi del caffè in oggetti di arredamento, in particolare tavoli e sedie. Il nuovo materiale ecologico inventato dal gruppo di designer a capo dell’azienda, è Curface, un mix tra Coffee e Surface ed è ottenuto mescolando ai fondi di caffè della plastica riciclata post-consumo. Naturali, riciclati e disponibili in grandi quantità (basti pensare a quanti caffè ognuno di noi prende in un giorno…), i fondi del caffè hanno tutti i vantaggi di un materiale ecologico!
I fondi utilizzati per produrre Curface, provengono da uffici, caffetterie e fabbriche alimentari e prima di essere miscelati a plastica riciclata post consumo (in particolare quella proveniente da RAEE – Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), vengono opportunamente sterilizzati e compressi in lastre. La plastica riciclata per il confezionamento di Curface, viene fornita da Axion Polymer, un’azienda specializzata nel riciclo di materiali plastici.
Si ottengono delle superfici (Surfaces) di un colore scuro come caffè del quale emanano l’aroma. Si tratta di superfici che possono essere adoperate per realizzare tavoli oppure sedie e che, stando alle dichiarazioni di chi ha avuto il piacere di vederle, sono al tatto un misto tra la pelle ed il legno.
La Re-worked intende proporre inizialmente il suo prodotto ecologico in bar e caffetterie, così da sensibilizzare i clienti sul tema del riciclo e fare in modo che i più “eco” possano sorseggiare il proprio caffè con serenità sapendo che gli scarti che ne derivano avranno una nuova vita.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Bioedilizia: le piastrelle da soffitto nascono dalle bottiglie di plastica

Grazie ad una costante attività di ricerca, alla dedizione e al desiderio di sperimentare degli addetti ai lavori, la bioedilizia sta davvero facendo passi da gigante. L’obiettivo principale è di studiare e realizzare progetti che siano salutari sia per l’uomo che per l’ambiente, impiegando esclusivamente materiali atossici ed eco-compatibili. È questo il caso, ad esempio, di un prodotto proveniente dalla costa occidentale degli Stati Uniti: pannelli e piastrelle da soffitto derivati dal riciclo della plastica. A prima vista, sembrerebbe un po’ assurdo o, alla meglio, improbabile, riuscire a conciliare plastica e bioedilizia: e invece la soluzione escogitata da Ceilume, un’azienda californiana all’avanguardia nella produzione di rivestimenti per interni, ha smentito ogni possibile pregiudizio. L’azienda ha infatti lanciato una linea di piastrelle in un materiale innovativo, appositamente realizzato, testato e brevettato. Stiamo parlando di Ceilume-P40-Plus, un composto proviene per il 60% dal riciclo; di questa percentuale, ril 40% è rappresentata proprio da bottiglie di plastica destinate a finire in discarica. L’ innovativa collezione di piastrelle da soffitto ecosostenibili di Ceilume, Sustainable Ceiling Tiles, è attualmente disponibile in sei stili diversi. Oltre a provenire dal riciclo, le piastrelle sono a loro volta riciclabili. Sono poi semplici da installare, non avendo bisogno di trattamenti particolari. Tra le loro caratteristiche troviamo la proprietà di riflettere la luce, che consente di sfruttare al meglio l’illuminazione naturale e di risparmiare sia energia che costi di bolletta, e quella di non assorbire né umidità né cattivi odori. Per questo, e per il fatto di essere facilmente pulibili, le Sustainable Ceiling Tiles sono particolarmente indicate per i soffitti di bagni e cucine.Il Ceilume-P40-Plus, il materiale “inventato” dalla Ceilume per rendere ecologici e sostenibili i suoi pannelli e le sue piastrelle, è stato recentemente premiato ai Bloom Awards dell’American Society of Interior Design, nella categoria dei materiali innovativi.

Fonte: Greenme

L’arte di Gaetano Pesce per risollevare l’economia del design italiano

Posso mandare un messaggio al Presidente Napolitano? Dovrebbe cambiare la scenografia del discorso alla Nazione: design contemporaneo italiano al posto della solita libreria stile impero. Aiuterebbe l’industria.
Gaetano Pesce ha verve da vendere e sempre un’ idea nuova in testa. Mentre parla di come risollevare l’economia del design italiano – il migliore, sempre all’avanguardia – è a Milano per presentare Melissa+Gaetano Pesce uno stivaletto di plastica che ha realizzato per il marchio brasiliano, nato nel 1979 e fiore all’occhiello del gruppo Grendene.
L’archietto spezzino, da oltre vent’anni trapiantato nella Grande Mela, è uno dei designer italiani più amati. Nella sua carriera, cominciata sui banchi dello IUAV di Venezia dove si è laureato, Pesce ha sperimentato nuove linee e nuovi materiali, diventando un esponente del “Radical Design” negli anni Settanta. Oggi, a 71 anni, non ha smesso di guardare avanti e si è buttato a capofitto anche nella moda. L’incontro con Melissa – brand hi-tech e di successo, pronto a sbarcare negli Usa e in Europa con i suoi flagship store, a partire da New York – ha dato vita ad un modello fatto di dischetti di plastica. Il valore aggiunto della scarpa è quello di essere personalizzabile: la si può trasformare in una ballerina o in un sabot tagliando parte dei dischi. Melissa non è nuovo a collaborazioni di prestigio: ha lavorato con Jean-Paul Gaultier per ben due volte, con Thierry Mugler e Vivienne Westwood. Fino a gennaio 2011 la capsule è in vendita in esclusiva per l’Italia nel concept store milanese 10Corso Como, poi sarà acquistabile in tutti i retailer del marchio. Prendere un paio di forbici e modificare l’ opera di un grande artista: per realizzare completamente il concept di questa scarpa bisogna avere un bel coraggio…
È proprio questo il bello: partecipare al processo creativo significa appropriarsi dell’opera stessa. E per un prodotto di design credo che questo sia molto importante. Ho voluto ribadire un concetto: siamo tutti artisti, basta provarci. In Brasile il prodotto ha avuto un grande successo. È il punto di partenza per una collaborazione più ampia? Credo di sì. Per Melissa avevo pensato a una collezione molto varia: scarpe, sandali, borse, cinture. Questo modello ha fatto da apripista. Il ruolo della plastica sta cambiando: verrà bandita o quasi dall’uso quotidiano per motivi ambientali, ma è un materiale sempre più amato da moda e design. Cosa ne pensa? La plastica è un ottimo materiale da lavorare: versatile, funzionale. E comunque, secondo me, pensare di eliminarlo dalla vita quotidiana è sbagliato: il progresso avrà i suoi risvolti negativi, ma è necessario. Immagini se qualcuno si fosse messo a soppesare i rischi che derivano dall’ uso dell’elettricità e avesse deciso di eliminarla. L’essenza del design è sempre e comunque la pura sperimentazione? Oggi il design è un’espressione culturale adulta, è strettamente legato alla macchina economica. Il suo ruolo è quello di commentare la realtà. Io ho cercato di fargli assumere questo ruolo già in passato: alla fine degli anni Sessanta la mia Up Chair voleva simboleggiare la donna imprigionata in una rete di pregiudizi. Era un punto di vista sulla società. Se potesse dare un consiglio agli emergenti cosa direbbe loro? Rispondete alle vostre continue curiosità, cercando di non ripetervi. Cosa che ho sempre fatto anche io. Abita da anni a New York, ma per i 150 anni della Repubblica Italiana ha disegnato una collezione di tavoli con Cassina. Il legame con il nostro Paese è ancora forte? Vengo spesso in Italia. Vorrei però che l’immagine del Paese all’estero fosse diversa. All’ultima parata del Columbus day hanno sfilato quattro bersaglieri e dei bambini che sventolavano le bandierine tricolori. Avrebbero dovuto sfilare le Ferrari, le Tod’s, i mobili Made in Italy. Che progetti ha in cantiere? Un centro civico a Tel Aviv. E poi ho appena finito di realizzare una piscina coperta a San Pietroburgo. Poi ci sarà il salone: ho in mente una linea ispirata al circo e una a Thomas Jefferson. Ha scritto la dichiarazione d’Indipendenza: credo che sia uno stimolo interessante per il mercato americano.

Fonte: Luxury24

Biogrì: il barbecue a energia solare

Biogrì: il barbecue solareBiogrì è un’innovativo barbecue ecosostenibile funzionante esclusivamente ad energia solare. Non utilizza dunque fiamme dirette o indirette, piastre riscaldate, resistenze o altro, col vantaggio dunque di una cottura priva di fumi e particelle derivanti da combustione (come ad esempio avviene con i classici barbecue a legna o carbone). E’ dotato di un doppio dispositivo di rotazione grazie al quale si orienta verso il sole. La sola luce solare, opportunamente riflessa raggiunge temperature di 230-240°C, determinando la cottura dei cibi. Essendo facilmente trasportabile e non avendo bisogno di combustibili, è particolarmente adatto all’utilizzo in campeggi, pic-nic in campagna, boschi, al mare. Non ci sono pericoli di incendio in quanto privo di fiamme libere. Biogrì è un modello brevettato, ideato e realizzato in Italia. Per ulteriori informazioni su questa interessante innovazine ecologica vi invitiamo a consultare direttamente il sito www.biogri.com.

Fonte: BlogEcologia

Kinetic Energia: il braccialetto che genera energia

 

Kinetic Energy: il braccialetto che produce energiaKinetic Energy è un braccialetto. Inventato da due progettisti coreani. Accumula l’energia cinetica prodotta dai movimenti del corpo di chi lo indossa e la trasforma in energia elettrica, utile ad alimentare piccoli dispositivi elettronici. Gli ideatori sono Yun-Jung Sik e Choi Hyung-Suk, grandi osservatori del mondo che li circonda, che li ha ispirati nella progettazione del piccolo generatore di energia. Ogni giorno ci muoviamo e l’energia che impieghiamo per compiere i gesti quotidiani, va sprecata. Per evitare questo spreco, nasce Kinetic Energy, il braccialetto che accumula energia. Certo, l’energia che una singola persona è in grado di raccogliere, è sufficiente ad alimentare piccoli oggetti elettronici, non case ed elettrodomestici, ma se lo indossassero tutti?

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Photovoltaic Floor: piastrelle fotovoltaiche per un pavimento a risparmio energetico

Piastrella fotovoltaicaUn pavimento mai visto prima, costituito da piastrelle fotovoltaiche, è stato progettato in Spagna. Ci si cammina su, come su un normalissimo pavimento, ma il Photovoltaic Floor, sviluppato dalla divisione spagnola Butech del gruppo Porcelanosa, è assolutamente innovativo. Mai fino ad ora, infatti, la tecnologia del fotovoltaico era stata applicata ad un pavimento e così perfettamente integrata dal punto di vista architettonico. Ampi lastrici solari saranno utili non solo per feste in terrazza e barbecue, ma anche per accumulare tanta energia e potranno non essere occupate da ingombranti pannelli. Le ampie superfici agli ultimi piani di palazzi e villette, le piazze pubbliche, e le zone pavimentate dei giardini, si presteranno per il nobile scopo del risparmio energetico. Il Photovoltaic Floor, realizzato in collaborazione con Onyx Solar, azienda specializzata nel fotovoltaico, sarà in commercio a partire dalla fine del 2010. La grande innovazione del sistema, rispetto ai tradizionali pannelli, è l’uso di piastrelle fotovoltaiche in luoghi calpestabili, il che comporta che abbiano grande resistenza e durevolezza. Il prodotto potrà essere perfettamente integrato in tutti i progetti perché, in quanto nascosto, non ne danneggerà l’estetica. Utilità ed estetica sono coniugate in un unico prodotto che permette di eliminare i tradizionali pannelli fotovoltaici senza rinunciare al risparmio energetico e all’accessibilità degli spazi.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Bio-Glass: Superfici Riciclate e Riciclabili

bio-glassBio-Glass è un prodotto di Coverings Etc: l’azienda afferma che è al 100% riciclato e riciclabile. Come molti altri prodotti sul mercato, anche questo è realizzato con bottiglie riciclate. Tuttavia, secondo il Green Building, il prodotto è fatto con con contenuto riciclato pre-consumo, post-consumo in una miscela di entrambi, a seconda del colore. Bio-Glass è disponibile in sei colori: acquamarina, smeraldo, ambra fossile, malachite, giada orientale e bianco diamante. Viene fornito di una superficie in argento con la certificazione di Cradle 2 Cradle e non contiene coloranti o additivi. Bio-Glass è venduto con una finitura naturale in fogli da 110x49x3/4.

La provenienza della materia prima determina il colore del prodotto finale: le piastrelle bianche derivano da vetro riciclato pre-consumo (di cui è possibile controllare la contaminazione e l’esatta derivazione), mentre le colorazioni più scure identificano le lastre realizzate con materia prima riciclata post-consumo. Katherine Salant del Washington Post ha segnalato Bio-Glass a Greenbuild  di recente ed è stato valutato 1900 € circa al metro quadrato (installazione esclusa) da Coverings Etc. Ha affermato che il materiale di cui è composta la superficie è ottenuto dal riscaldamento e dalla fusione di schegge di vetro riciclate, un processo che gli conferisce un “look” distintivo. “Bio-Glass offre un materiale verde ma senza compromessi sull’estetica. 100% vetro riciclato: no coloranti o altri additivi. Riciclabile al 100% e può essere inserito nel contenitore stesso riciclo del vetro insieme a bottiglie di bevande”, spiega il web site dell’azienda produttrice che presenta un prodotto riciclato e riciclabile ma esteticamente pregiato.

Links utili e approfondimenti

Fonte: GenitronSviluppo

Winshelter: nuovo software Enea per valutare proprietà termiche, solari e luminose dei serramenti e dei sistemi di schermatura solare

L’Enea annuncia la release del software WINSHELTER (WINdows and SHading Energy Lighting and Thermal Evaluation Routine) consente di calcolare le proprietà termiche, solari e luminose dei serramenti e dei sistemi di schermatura solare, secondo l’attuale  quadro normativo di riferimento nazionale ed europeo.
E’ uno strumento, si legge nella nota dell’Agenzia, destinato a tutte le figure professionali coinvolte nel processo di miglioramento dell’efficienza energetica e nella certificazione energetica degli edifici: progettisti, tecnici, imprese, piccoli operatori di settore (ditte di infissi, serramenti, schermature solari) e operatori della formazione.
Il software è stato realizzato da Enea in collaborazione con Stazione Sperimentale del Vetro e dispone di un ampio database di prodotti forniti dalle associazioni di categoria Assites, Assovetro, EdilegnoArredo, SiPVC, UNCSAAL.
WINSHELTER è stato sviluppato nell’ambito del tema di ricerca “Determinazione dei fabbisogni e dei consumi energetici dei sistemi edificio-impianto, in particolare nella stagione estiva e per uso terziario e abitativo e loro razionalizzazione. Interazione condizionamento e illuminazione” nell’Area Usi Finali dell’accordo di programma ENEA-MSE, Ricerca di Sistema nel settore Elettrico (RSE). RSE comprende attività di ricerca e sviluppo le cui ricadute sono a totale beneficio degli utenti del sistema elettrico nazionale. WINSHELTER è scaricabile in modo gratuito, previa registrazione, dal sito: http://www.pit.enea.it/

Fonte: Casa&Clima

Pop, minimal o riciclata: la bicicletta solidale dei designer

Ci riuscirono gli inglesi, già qualche anno fa, a sdoganare la bicicletta nell’immaginario chic al punto da renderla bandiera dell’eco-sostenibile di classe. Niente sudore a nudo da Critical Mass o abiti stropicciati da studente trafelato, ma il caschetto politicamente corretto ed ecologicamente sostenibile del biondissimo sindaco di Londra Boris Johnson (che lo salvò più volte dal lancio inconsulto di oggetti dai finestrini dei Suv nel traffico). Allora i giornali britannici narravano indignati il ratto delle due ruote del futuro premier conservatore, David Cameron, e Vivienne Westwood arrivava pedalando al suo atelier milanese.
Adesso in Francia ci si sono messi anche 12 creativi di tutto il mondo a ricordare quanto è cool andare in bicicletta, soprattutto in edizione limitatissima. Il progetto charity si chiama Be Cycle and Fashion e fra i suoi organizzatori ha un portale multimediale internazionale dedicato alla solidarietà, La Chaine du Coeur. I proventi delle vendite saranno destinati ad Act Responsible, un’associazione che promuove campagne pubblicitarie di utilità sociale o ambientale.
Risultati molto diversi fra loro ma stessa base di partenza per tutti e 12: una “fixed gear” della Peugeot – per dirla con i tecnicismi un modello celebre di bici “a scatto fisso”, quelle nate per la pista da corsa e adattate alle strade di città. La più bella in assoluto (almeno se siete femmine, da piccole vi lasciavate vestire da confetto e tuttora possedete una Graziella con cestino) è quella disegnata dalla madrina del progetto, la spagnola Agatha Ruiz De La Prada, che sotto la canna ha appiccicato uno dei suoi cuori fuxia e l’ha abbinato con pedali arancioni. Chi invece la vorrebbe griffatissima, con buona pace del minimalismo, le preferirà probabilmente la bicicletta secondo Kenzo, con due fiori colorati al posto dei raggi. Per chi ha le gambe lunghe (molto lunghe) c’è la bici geometricamente modificata da Marithé+François Girbaud (i due francesi, moglie e marito, che fra il resto si sono inventati un modo di stingere i loro vendutissimi jeans evitando di sprecare acqua), e per le maniache della raccolta differenziata il trentenne Ylan Anoufa ha usato tappi di alluminio avanzati (più di 500). Se poi per voi la vita è una lotta e vi siete francamente stancate di scegliere, il designer di Peugeot, François Duris, ha inventato una bicicletta con due facce e due anime, mezza kitsch e mezza essenziale. Fra gli altri creativi che hanno partecipato al progetto – il cui prototipo però non è ancora stato svelato dagli organizzatori – c’è anche l’enfant prodige belloccio del design europeo, Ito Morabito (marchio Ora Ito), il ragazzo che divenne famoso per aver virtualmente creato una borsa ergonomica di Louis Vuitton che le clienti cercavano inutilmente nelle boutique monomarca. Guarda la galleria.

Fonte: Luxury24

Eolico: la turbina senza pale che produce energia a basso costo

Una turbina eolica di nuova concezione, senza pale, potrà produrre energia a costi convenienti. Lo afferma l’azienda americana Solar Aero, che ha brevettato e sta sviluppando il nuovo modello di centralina eolica, denominata turbina Fuller, dal cognome dell’inventore. Secondo la società, considerando tutti i costi del suo ciclo di vita, la nuova turbina consentirà di produrre energia a circa 9 centesimi di euro al kWh: una cifra del tutto paragonabile a quella dell’elettricità oggi immessa in rete.
Il progetto è un’evoluzione di un modello brevettato nel 1913 dal geniale scienziato e inventore serbo Nikola Tesla. La tecnica consiste in una serie di sottili dischi metallici, impilati uno sull’altro ma separati da spazi vuoti. La loro disposizione è studiata in modo che quando il vento soffia in questi spazi, crea un movimento d’aria che aziona il movimento rotatorio dei dischi. L’energia meccanica del movimento è poi trasferita a un albero motore collegato ad un normale generatore. Secondo il brevetto depositato, il vantaggio principale della nuova turbina è che “grazie al disegno aerodinamico è efficiente a velocità del vento molto diverse, il che la rende più indicata rispetto alle turbine quelle tradizionali”. Ad esempio il piccole esemplare nella foto ha una potenza di 10 kw, secondo Solar Aero.
Un altro lato positivo dell’assenza di pale è la possibilità di installare le turbine su piloni più bassi rispetto a quelle tradizionali, o anche sui tetti degli edifici cittadini. Inoltre l’impatto paesaggistico sarà minore, così come non ci sono rischi di danneggiare gli uccelli in volo. Oltre che nell’energia eolica, il nuovo modello potrà essere utilizzato in campo geotermico, dove è un fluido riscaldato a muovere la turbina. Anche in questo caso il vantaggio sarà notevole: la turbina potrà funzionare a temperature più basse rispetto a quelle oggi in uso, e sarà quindi particolarmente indicata nei casi in cui la fonte geotermica non produce abbastanza calore per una turbina tradizionale.

Fonte: LaStampa

North Carolina State University: foglie artificiali per produrre energia solare

Il tentativo è già stato tentato da altri, questa volta è il turno della North Carolina State University, che hanno sviluppato un concept per una foglia artificiale in grado di generare energia dai raggi del sole. La sostanza usata è un gel flessibile a base d’acqua con l’aggiunta di molecole recettive ai raggi solari. Le molecole potrebbero e dovrebbero essere sintetiche, ma per ora i ricercatori hanno utilizzato clorofilla naturale, per abbattere i costi di ricerca. Quando il dispositivo è esposto alla luce solare, le molecole presenti reagiscono come nella fotosintesi clorofilliana generando energia; in seguito gli elettrodi all’interno, rivestiti di nanotubi di carbonio, particolato carbonioso o grafite, per ridurne i costi rispetto al platino, agirebbero come conduttori. La resa energetica per ora è molto bassa, ma i ricercatori intravedono grossi margini di miglioramento, magari trovando pure il modo di “coltivare” questo gel direttamente sulle superfici interessate a raccogliere energia dal sole.

Fonte: E-cology

Giappone: parcheggi solari per ricaricare le biciclette elettriche

Parcheggi dotati di tetto solare per le biciclette elettriche ibride, che si ricaricano in modo completamente ecologico quando rimangono inutilizzate. Sanyo, gigante giapponese dell’elettronica, ne ha costruiti due a Tokyo, e un altro è in arrivo. Secondo me, è la strada giusta e dovrebbe essere imboccata anche per le auto elettriche, che altrimenti solo fino a un certo punto sono migliori di quelle con motore a scoppio.
Ed ecco cosa succede in Giappone. Le bici ibride elettriche sono note anche come “pedelec” o “biciclette a pedalata assistita”. Quando si pedala, entra in funzione un motore elettrico in grado di diminuire la fatica del ciclista e aumentare un po’ la velocità. Comodissimo soprattutto per affrontare le salite. I parcheggi solari di Sanyo sono accanto alle stazioni di Sakura Shinmachi e Sakura Josui. Il terzo sarà alla stazione di Odakyu Line Kyodo. Sono destinati alle bici pubbliche a noleggio. Al bike sharing, se preferite. Il colpo d’occhio si presenta così. Il tetto di ogni parcheggio è coperto da 46 metri quadrati di pannelli fotovoltaici, della capacità di 7,56 kilowatt, e corredati da batterie agli ioni di litio in grado di stoccare l’energia e di renderla disponibile anche quando piove e di notte: in quest’ultimo caso non solo per ricaricare le bici, ma anche per alimentare l’illuminazione a Led dell’area. Viene raggiunta così la completa indipendenza dalla rete elettrica e dall’energia prodotta a partire dai combustibili fossili o dalle centrali nucleari. I due parcheggi già operativi sono in grado di provvedere alla ricarica di 40 bici ciascuno. Il terzo sarà per 20 biciclette.
Il comunicato stampa e le foto di Sanyo: in Giappone parcheggi solari per le biciclette elettriche

Fonte: Blogeko

Bulb box: progetto promosso da Ikea, Ecolight e Wwf per il riciclo delle lampadine a risparmio energetico

È possibile compiere un passo in più per aiutare l’ambiente grazie alla Bulb box Ikea che contribuisce al corretto riciclo e recupero delle lampadine a risparmio energetico esauste.
Il progetto è stato ideato e promosso da Ikea, Wwf Italia e dal consorzio Raee Ecolight.
Presso tutti i 18 punti vendita Ikea in Italia è possibile ritirare la Bulb box, una semplice scatola dove raccogliere le lampadine a basso consumo che ormai non funzionano più e riconsegnarla nei negozi.
Un gesto semplice che produrrà almeno tre vantaggi: le lampadine a risparmio energetico così raccolte saranno avviate verso un corretto percorso di smaltimento e recupero dal consorzio Ecolight; per ogni scatola consegnata, Ikea donerà al Wwf un euro per i suoi progetti di conservazione e, infine, in cambio della Bulb box ai clienti IKEA Family verrà dato un buono per una confezione di tre lampadine a basso consumo “Sparsam E27” da 11W.
L’obiettivo è raccogliere almeno la metà delle scatole che sono in distribuzione, precisa in una nota Riccardo Giordano, environmental manager di Ikea Italia. Che significa, riciclare oltre 100mila lampadine evitando così la dispersione nell’ambiente di una quota significativa di sostanze inquinanti pericolose come mercurio e polveri fluorescenti, ma anche permettendo il recupero di quasi 7 tonnellate di vetro.
L’iniziativa, la prima in Italia di questo genere, è già stata proposta con successo in Norvegia.
Vogliamo fare un altro passo avanti nell’attenzione per l’ambiente – prosegue Giordano – stimolare i nostri clienti a recuperare correttamente le lampadine a risparmio energetico. E stimolare, nel contempo, all’uso di lampadine che consumano l’80% in meno delle tradizionali lampadine a incandescenza e hanno una durata circa dieci volte superiore. Secondo la normativa le lampadine a risparmio energetico sono a tutti gli effetti dei Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Contrariamente alle tradizionali lampadine a incandescenza quelle a risparmio energetico devono essere trattate con attenzione: per il loro contenuto di mercurio -in media ne hanno un milligrammo, ma tanto basta a contaminare 4mila litri d’acqua-, sono classificate come rifiuti pericolosi, spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio che si occupa della gestione e dello smaltimento dei Raee che ritirerà la lampadine esauste raccolte. Un loro corretto trattamento permette non solamente di smaltire le componenti inquinanti, ma anche di recuperare vetro che viene riutilizzato, per esempio, nella creazione di oggetti in vetro, nuove lampadine, ma anche piastrelle. L’anno scorso, in Italia, sono state raccolte più di 900 tonnellate tra lampadine a risparmio energetico e neon. Nei soli primi sei mesi di quest’anno, la raccolta sta raggiungendo le 1.400 tonnellate, facendo così presagire almeno un raddoppio rispetto al 2009. Per il Wwf si tratta di un’iniziativa che va nel percorso di sensibilizzazione dei cittadini su un corretto uso dell’energia e smaltimento dei rifiuti. Con un semplice ed efficace gesto si può contribuire in prima persona a ridurre le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici ed evitare la dispersione di sostanze tossiche dell’ambiente causate da un non corretto smaltimento delle lampade fluorescenti compatte. Il Wwf ricorda che ormai siamo in piena fase di transizione nell’uso delle vecchie lampadine a incandescenza in virtù della normativa europea che ha sancito la progressiva messa al bando delle vecchie lampade a incandescenza: già oggi sono fuori mercato quelle con potenza da 100 e da 75 watt , entro il 2011 toccherà a quelle 60W e da settembre 2012 tutte le altre di inferiore potenza.
L’Unione Europea, attraverso l’eliminazione delle lampade inefficienti, conta nel 2020 di arrivare a risparmiare, nel solo settore domestico, circa 39 miliardi di kWh all’anno (rispetto ai consumi stimati per quella data) e questo eviterà l’emissione di oltre 15 milioni di tonnellate di CO2.

Fonte: LaStampa

As much as you need: la lampada touch

As much as you need un naming che lascia intendere molto di questa lampada! In un epoca touch non poteva non mancare anche una lampada touch! Design minimal ed utilizzo estremamente intuitivo. Basta un leggero sfioramento per attivare la lampada e scegliere il livello di intensità luminosa. Più si sfiora maggiore sarà il numero di LED attivati; in tutto 15 pronti a dare un tocco di luce all’ambiente, ad accompagnarci durante lo studio o la notte. Il concept è interessante e forse sarà nato osservando qualche altra lampada ad attivazione touch, ad esempio la PizzaKobra di Ron Arad. Qui assistiamo ad un concetto simile ma con un feeling d’uso estremamente migliorato. Se in PizzaKobra al tocco si attivavano tutti e sei i led in simultanea qui è possibile scegliere il numero di led da attivare. Si sfiora da destra verso sinistra, maggiore è la lunghezza del tocco maggiore è il numero di led che via via si accenderanno. Per spegnerla un solo tocco da sinistra verso destra. Un movimento familiare soprattutto per chi ha uno smartphone! Ideatore di As much as you need, il designer coreano Hong-kue Lee che, probabilmente, si sarà trovato spesse volte a desiderare una lampada con voltaggio regolabile e dal design più contemporaneo e iphoniano.

Fonte: Architettura&Design

Cnr premia “Fuel Buster”, l’eco-veicolo alimentato da un pannello fotovoltaico

E’ lungo poco più di 3 metri, alto 90 centimetri e pesa 96 chili. E’ Fuel Buster: il veicolo ibrido alimentato da un pannello fotovoltaico e una cella a combustibile idrogeno che ha vinto il concorso per giovani inventori INVfactor anche tu genio, organizzato da Cnr, ministero della Gioventù e Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
A realizzare l’auto ibrida sono stati gli studenti dell’I.P.S.I.A. ‘A. Ferrari’ di Maranello. Considerata la prossimità con la Ferrari, c’é da dire che il prototipo del veicolo è stato testato proprio nel circuito di Fiorano.
Il secondo premio è andato ad un’invenzione nata da un incontro, quello tra i ragazzi dell’Istituto tecnico industriale ‘Galileo Galilei’ di Bolzano e Klaus Marsoner. Klaus è un giovane di 30 anni colpito da un grave handicap motorio inseguito ad un incidente stradale. Gli studenti, per lui hanno realizzato Softline, un poggiatesta regolabile, con cuscinetti gonfiabili, collegabile a qualsiasi tipo di sedile.
Al terzo posto si è classificata un’invenzione che strizza l’occhio al risparmio energetico nel campo della mobilità. E’ SYV (Solar Hybrid Vehicle), una bicicletta con pannello solare e pedalata assistita, con motore brishless e batterie agli ioni di litio. SYV può fare fino a 40 km (alla media di 25km/h) senza consumare altro che energia solare. E nei giorni di pioggia si usa il motore. Costo con la pioggia: 11 centesimi di euro.
La giuria ha conferito anche il premio ‘Creativita’ femminile’ che è andato ad un gruppo di studentesse del Liceo Scientifico Salutati di Montecatini Terme, che hanno inventato una scarpa da ginnastica dotata di solenoide che converte l’energia meccanica prodotta dalla camminata (o corsa) in energia elettrica.
I premiati parteciperanno al Ligh-10 Accendi la luce sulla scienza, iniziative del Cnr nell’ambito della ‘Notte europea dei ricercatori’.

Fonte: Ansa

 

Studioata e il progetto “Riluci”: lampade sostenibili da vecchie insegne

Studioata, studio di architettura torinese impegnato nel campo delle costruzioni, della grafica e del design ha ideato un sistema per riciclare le insegne dei negozi, continuamente sostituite e conferite in discarica.
Un’insegna assume un valore storico e affettivo, ricorda momenti ed emozioni vissuti in un paese, un quartiere o una città e sostituirla significa sradicarla dal suo contesto e allontanare gli abitanti dai ricordi ad essa collegati.
Studioata le fa  rivivere, trasformandole in corpi illuminanti e pezzi unici di design, con qualche modifica in chiave sostenibile, le vecchie lettere delle insegne diventano lampade, abatjour, luci d’arredo. Il progetto è stato intitolato Riluci: le vecchie insegne faranno luce di nuovo e saranno il simbolo di una nuova vita, all’insegna della sostenibilità ambientale.

Blow Car, l’auto gonfiabile

E’ solo un prototipo ma desta particolare curiosità questo nuovo modello di automobile che a breve verrà presentato. Il suo nome è Blow Car ed è un’auto gonfiabile la cui messa a punto nasce da un’iniziativa di Dario Di Camillo, architetto di 58 anni, abruzzese, da tempo impegnato nel campo della ricerca.  La sua mission ha un fine ben preciso:  contenere i consumi riducendone sensibilmente il peso grazie alla sostituzione parziale delle tradizionali lamiere esterne con una struttura gonfiabile.
L’idea della micro-car gonfiabile, spiega Di Camillo, nasce nel 2007 grazie soprattutto allo sviluppo degli studi e delle conoscenze in fatto di tecnologia aerospaziale. Il segreto, puntualizza il ricercatore, è la carrozzeria dell’auto che utilizza la tecnologia degli inflatable systems la stessa usata dagli scivoli d’emergenza degli aerei, i paracadute, gli airbag e per le sonde aerospaziali. La sicurezza, conclude, non è trascurata in quanto l’abitacolo e la meccanica sono protette da una struttura resistiva ridotta all’essenziale, ma in grado di assicurare la sicurezza dei passeggeri. Tre le versioni della Blow Car: elettrica, ibrida e termica. In tutti i casi di motorizzazione la vettura sarà disponibile in due versioni: small, che consentirà il trasporto di due passeggeri, e medium, per quattro. Costerà tra gli 11.000 e i 15.500 euro, a seconda delle motorizzazioni.

Fonte: EcoBlog

In Scozia la turbina sottomarina da record

Entro la fine di settembre in Scozia verrà installata la turbina sottomarina AK1000 la più grande turbina del mondo realizzata da Atlantis Resources Corporation.
La turbina, che verrà inserita all’interno dell’impianto di Invergordon, e verrà utilizzata per alimentare un Data Center,  ha un diametro di circa 18 metri, pesa 130 tonnellate ed è alta 22,5 metri e sarà in grado di produrre, a fronte di una velocità delle correnti marine pari a circa 2,65 metri al secondo, circa  1 MW di potenza ovvero l’equivalente di energia per sostenere circa 1000 abitazioni.
A differenza degli impianti eolici, le turbine sottomarine sono più silenziose e nascoste alla vista, ed anche per questo motivo è possibile sfruttare la potenza del mare anche vicino alle aree urbane.
L’Amministratore delegato di Atlantis, Timothy Cornelio, ha dichiarato: “L’inaugurazione e l’installazione della turbina AK1000 è una pietra miliare, non solo per Atlantis, ma per l’industria elettrica marina nel Regno Unito. Esso rappresenta il culmine di 10 anni di duro lavoro, dedizione e convinzione da tutti i nostri partner, collaboratori, amministratori ed azionisti. La turbina AK1000  è in grado di liberare il potenziale economico del settore dell’energia marina in Scozia e incrementare notevolmente la capacità di produzione di energie rinnovabili della Scozia negli anni a venire”. Ha poi aggiunto “Siamo all’inizio di un nuovo boom industriale, simile allo sviluppo del petrolio e ai giacimenti di gas del Mare del Nord. Se il governo sostenesse lo sfruttamento del mare  come ha fatto, con successo, in passato per l’industria petrolifera nel Mare del Nord allora il futuro  delle enrgie prodotte dal sfruttamento del mare sarà molto luminoso e lo sarà anche per la stessa Scozia”.

Fonte: Redazione GreenCity