Archivio della categoria ‘TECNOLOGIA’

Borsa Solare: il fotovoltaico a portata di mano!

Applicare pannelli solari a qualsiasi oggetto di uso comune sta diventando una mania contagiosa: telefonini, condizionatori, ombrelloni, computer portatile… ogni scusa è buona pur di produrre energia pulita a costo zero. Eppure, a nessuno era ancora venuto in mente difornire un servizio personalizzato. Ci ha pensato un italiano, Marco Ballini, il cui progetto “Borsa Solare” prevede l’applicazione di un piccolo pannello fotovoltaico di terza generazione su ogni tipo di borsa. Basta inviare qualche foto, prendere le misure e… il gioco è fatto! Le celle solari dei moduli sono le cosiddette Dye Sensitized Cells, basate sulla tecnologia organica messa a punto dallo svizzero Michael Gratzel.
L’azienda produttrice è invece la statunitense Konarka, che ha appena ottenuto dal National Energy Renewable Laboratory il record mondiale di efficienza energetica per le sue celle organiche, totalizzando un più che dignitoso 8.3% (il silicio, per intenderci, ha un rendimento del 15-20%).
Una tecnologia innovativa, messa per la prima volta in commercio in Italia, che ha il vantaggio non trascurabile di rendere i pannelli riciclabili (o quasi) a fine ciclo vita. Anche il succo di mirtilli, ad esempio, può diventare un ottimo fotoattivatore di celle solari organiche!
Nello stesso sito internet dov’è possibile prenotare il servizio e riciclare le borse che non ci piacciono più, dando loro “nuova energia”, inoltre, saranno presto messe in vendita le Borse Solari pronte all’uso dell’azienda tedesca Neuber’s, vincitrici nel 2010 del Premio Miglior Prodotto Innovativo ID TechEx Printed Electronics Europe. In entrambi i casi, il sistema di ricarica è tutt’altro che complicato: il sole colpisce il pannello della borsa, il pannello ricarica le batterie al litio integrate, le batterie – grazie agli appositi cavi in dotazione – ricaricano telefonini, lettori mp3, fotocamere, eccetera… Il tutto nel massimo rispetto dell’ambiente! Per maggiori info sul riciclo della vecchia borsa scrivi a info@borsasolare.it, oppure visita il sito borsasolare.it.

Fonte: GreenMe

KMZERO ROAD: la strada che produce e non consuma

E se una strada non fosse solo una strada? La domanda potrebbe sembrare tendenziosa ma in realtà nasconde un’idea semplice eppure a suo modo pionieristica. Da quando ne abbiamo memoria, le strade sono sempre servite per collegare un luogo all’altro, permettere la viabilità di persone, mezzi e merci e negli ultimi decenni essere anche fonte di preoccupazione per il portafogli. D’altro canto è ben noto l’impatto ambientale delle strade e il costo per la loro gestione, oltre che per la loro realizzazione. Ribaltando questo immaginario nasce KMZERO ROAD, un progetto di strada che non vuole essere solo sinonimo di produzione di smog, inquinamento acustico e deturpazione del paesaggio, ma diventa elemento attivo e produttivo del territorio. Ideato da Giulio Ceppi, docente al Politecnico di Milano e fondatore dello studio Total Tool, il progetto ha già trovato ampia considerazione presso numerose aziende italiane e si appresta a diventare realtà con un primo kilometro di test.
KMZERO ROAD è un concept per un sistema-strada che si comporta come un organismo, con un proprio metabolismo interno, capace di dialogare ed interagire con il contesto ambientale esterno e di trarne vantaggi operativi – afferma Giulio Ceppi –  anche in termini di sicurezza e di futura gestione economica: la strada si trasforma in risorsa energetica, contribuendo alla sicurezza e all’integrazione attiva di diverse funzioni. La strada immaginata in questo progetto, sfrutta tanto i fattori naturali presenti nel sito (sole, vento…) quanto il passaggio degli autoveicoli, per produrre energia pulita e rinnovabile. Cio’ attraverso l’impiego di tecnologie e soluzioni pratiche che abbattono l’impatto ambientale e riducono in modo sensibile la presenza di fattori inquinanti emessi in atmosfera: il tutto, grazie soprattutto a un uso integrato di pannelli solari con moduli microelici e geotermici.
L’ investimento per la realizzazione del progetto (misurato su di un chilometro di strada) è pari a circa 7 milioni e 690 mila euro, ammortizzabili in circa sei anni grazie al ricavo annuo di 1.190.000 euro. In altre parole, la costruzione di un chilometro di KMZERO ROAD può costare circa il 20% in più di una normale strada ma con la possibilità nel medio termine di poter diventare non solo un luogo a minor impatto ambientale ma anche un sito produttore di energie e quindi capace di diventare soggetto attivo della catena industriale. Il progetto, condotto da Total Tool si è avvalso della collaborazione con un consorzio di aziende attive sul territorio lombardo e nazionale composto da Vitali spa, per la parte relativa alle infrastrutture stradali, Italcementi, Mapei, insieme con gestori di energie rinnovabili come Dedalo, e produttori di componenti avanzati come Systaic, Daku e Virtgen.
Una formula imprenditoriale, anche questa, che mette al centro l’obiettivo e il raggiungimento di standard prestazionali efficaci piuttosto che il piano finanziario. Un progetto che si avvale del resto della collaborazione e condivisione di reparti e professionalità anche molto distanti tra di loro.L’interdisciplinarietà così come la consapevolezza dell’impatto ambientale del progetto supportano questa idea dai tratti avveniristici ma che sta cercando di trovare una loro ragione nella realtà. Sono iniziate le pratiche per poter realizzare il primo chilometro di prova nel bergamasco, infatti. Chissà che a breve non ci troveremo ad attraversare un tratto di strada capace di produrre più energia di quanta ne consumi.

Fonte: GreenMe

Solar Impulse: l’aereo solare

L’idea di un aereo solare nasce nel 2003 in Svizzera, presso l’École polytechnique fédérale de Lausanne, con la collaborazione ed il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Europea, Dessault, Solvay, Omega SA, Deutsche Bank, Bayern Material Science, Altran Technologies e Swisscom.
Fu Bertrand Piccard, già protagonista di imprese da record come il giro del mondo non-stop su un pallone aerostatico, a dare il via al progetto con André Borschberg, Luigino Torrigiani e Brian Jones; l’obiettivo era ed è quello di ripetere la circumnavigazione del globo, ma questa volta su un velivolo completamente alimentato dalla luce solare. Così il progetto crebbe, finché il team non divenne un grande gruppo di lavoro multi-disciplinare di una cinquantina di specialisti provenienti da sei Nazioni, assistiti da circa 100 consulenti esterni. Dopo anni di studio e di sviluppo, nel 2009 nasce il primo prototipo del Solar Impulse. L’aereo, chiamato HB-SIA, non è un vero e proprio velivolo, ma solo un progetto dimostrativo, dotato di una cabina di pilotaggio non pressurizzata e con una limitata quota di tangenza; è ultra-leggero poiché la sua struttura a nido d’ape è progettata in fibre di carbonio ed è un monoposto con un’apertura alare pari a quella di un Airbus 340. Le celle fotovoltaiche sono poste sopra l’ala e sulla coda per alimentare l’aereo durante i voli diurni, mentre parte dell’energia accumulata viene immagazzinata in delle batterie, così da permettere anche il volo in notturna. Il 7 luglio 2010, coi suoi quattro motori, il primo Solar Impule è finalmente decollato alle 6:51 a.m. da un campo di aviazione di Payerne, in Svizzera. Ha fatto ritorno per l’atterraggio il mattino seguente alle ore 9:00 a.m., ora locale. Più di 24h di volo. Si è dunque pronti alla costruzione di un secondo e più evoluto velivolo, che prenderà il nome di HB-SIB e che dovrebbe vedere la luce (in ogni senso) proprio nel 2011, per esser pronto a circumnavigare il globo nel 2012. Se l’obiettivo del suo ideatore è soprattutto quello di compiere un nuovo record, ciò che a noi interessa è la reale speranza di avere un mezzo di trasporto come l’aeroplano in una versione tutta sostenibile, che dia la possibilità di muoversi senza inquinare il pianeta. Certamente bisognerà aspettare qualche anno, forse qualche decennio, ma i limiti non sembrano affatto invalicabili e si può sperare di salire un giorno, poi non così lontano, su un Solar Impulse passeggeri, alla portata di tutti.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Tokyo: parte progetto eco-stazione hi-tech

Stazioni ferroviarie ‘verdi’, dotate delle ultime tecnologie in materia di risparmio energetico e tutela ambientale, per dare vita a moderne oasi nella giungla di cemento metropolitana. E’ quanto intende fare l’operatore ferroviario Jr East, che a Tokyo ha annunciato l’avvio del futuristico progetto ‘Ecosute’ (stazione ecologica) cominciando dal distretto del business di Shinjuku, dove la stazione di Yotsuya, sulla frequentata linea Chuo, sarà la prima a essere ristrutturata con i nuovi standard.
L’iniziativa si basa su 4 pilastri: risparmio energetico con l’utilizzo di illuminazioni a basso consumo, impiego di energie rinnovabili con pannelli solari, realizzazione di ambienti interni che i passeggeri percepiscano come eco-compatibili, e, da ultimo, creazione di spazi aperti con aree verdi. La stazione pilota di Yotsuya sarà ristrutturata utilizzando lampadine di tipo Led ad alta efficienza energetica, e sul tetto della struttura sarà creato un piccolo parco aperto al pubblico battezzato ‘parco tascabile’. Sulle pensiline delle piattaforme ferroviarie è previsto uno spazio per erba e piante, e sempre sui tetti anche l’installazione di generatori fotovoltaici dalla potenza di 50 kilowatt. Obiettivo dichiarato della riconversione, che costerà circa un miliardo di yen (quasi nove milioni di euro), è abbattere di almeno il 40% la quota di emissioni nocive prodotte dalla struttura esistente. L’operatore ferroviario prevede di iniziare i lavori a Yotsuya in primavera, puntando a completare la ristrutturazione entro marzo 2012.

Fonte: Ansa

Poltrona Punto G di Giovanni Bartolozzi

Punto G, la poltrona disegnata dal designer Giovanni Bartolozzi. Libreria, poltrona, chaise longue, postazione da lavoro, pouf e molto altro. Un oggetto ibrido che esalta le eccellenze dei distretti locali.
Un magistrale esempio di design e di eccellenze territoriali. Una poltrona insolita nella forma e, come avrete sicuramente notato, nel nome. L’idea di Giovanni parte dai maestri del design, come Castiglioni, Munari, Magistretti, per approdare ad un design contemporaneo che porta in sè l’influenza dell’italian design pronto ad ibridare le funzioni, esigenza comune anche al design contemporaneo.
Punto G è il perfetto esempio di questo concetto. E’ una seduta dotata di una struttura leggera, svuotata al suo interno e pronta ad accogliere libri, oggetti o riviste. A questa struttura va unito il piccolo pouf che completa l’opera creando una sorta di libreria multifunzione estremamente leggera e pronta a trasformarsi, in un solo gesto, in molto altro. Passiamo quindi da libreria ad altre configurazioni come poltrona, pouf, postazione da lavoro e porta oggetti; configurazioni che rispondono alle esigenze del vivere quotidiano sempre più blur e privo di nette divisioni tra lavoro, tempo libero e vita domestica.
La poltrona è interamente realizzata da artigiani e tappezzieri fiorentini ed ha un cuore in alluminio, che la rende resistente ma estremamente leggera, requisito necessario per le varie configurazioni della poltrona. Per tutti i romani che leggono, se volete, potete ammirarla dal vivo alla galleria d’architettura Come Se -Via dei Bruzi 4/6- anche se quella esposta in galleria è la versione prototipo, adesso la seduta è stata alleggerita e migliorata.
I lavori di Giovanni non si fermano certo alla poltrona Punto G, anzi. All’attività di designer va aggiunta quella di architetto e, non ultima, quella di scrittore. Tra gli ultimi lavori di Giovanni mi fa piacere citare il libro dedicato all’architetto Leonardo Ricci, dall’omonimo titolo, l’attività di redattore della rivista Arnolfo, e le collaborazioni con Metamorfosi, Spazio-Architettura e con la rivista on-line Archphoto. Insomma, una figura professionale piena ed eclettica. Vi invito a consultare i siti FabbricaNove e Soqquadro per scoprire tutti i lavori, di architettura e di design, di Giovanni Bartolozzi.

Fonte: Architettura&Design

Ecooler: dal Medio Oriente, lo schermo solare di raffrescamento passivo

Il vincitore degli IIDA 2010 Award e della Green Heart International competition è Ecooler, una schermata di mattonelle che prende spunto da elementi di design dell’antico Medio Oriente ed è una combinazione tra due elementi tradizionali: il mashrabiya e la Jara.
Il mashrabiya è una tessitura di separazione progettata per consentire all’aria e alla luce di filtrare tra gli spazi ed è un elemento architettonico di elegante e nobile effetto perché sintesi di contatto tra il dentro ed il fuori, tra il privato ed il pubblico.
La Jara è una brocca antica di argilla, utilizzata per il raffrescamento degli ambienti e che sfrutta il principio di evaporazione dell’acqua. Dalla sintesi di questi due elementi tradizionali nasce Ecooler, un semplice, ma innovativo, dispositivo ceramico di raffrescamento degli ambienti. Creatori di questo dispositivo sono i progettisti dello studio Kahn. Il sistema è molto semplice: si tratta di un coppo in ceramica in grado di trasportare e trasferire l’acqua, in grado, a sua volta, di rinfrescare gli ambienti interni. Utilizzando un connettore opportunamente designato, inoltre, il singolo elemento può essere collegato ad altre piastrelle, creando un vero e proprio schermo di raffrescamento passivo.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Beghelli presenta: Tetto d’oro, Acqualuce. Energia elettrica e acqua calda tutto in un unico impianto

Dopo il successo dell’offerta sul fotovoltaico “Tetto d’oro”, Beghelli lancia “Tetto D’oro Acqualuce Beghelli“, un nuovo pannello solare in grado di racchiudere sia la tecnologia fotovoltaica che quella solare termica e, dunque, capace di produrre contemporaneamente sia energia elettrica che acqua calda sanitaria. Il tutto in un unico impianto.
Grazie alle peculiarità tecnologiche dei nuovi moduli, che uniscono il sistema fotovoltaico all’impianto termico – ha spiegato Gian Pietro Beghelli, Presidente dell’omonimo Gruppo – Il Tetto D’oro Acqualuce Beghelli porta a casa del cliente sia energia elettrica solare, sia risparmi nella produzione di acqua calda, che, nel tempo, potranno diventare a costo zero. Si tratta di una vera e propria occasione d’oro per le nostre bollette – prosegue Gian Pietro Beghelli – poiché l’energia elettrica generata dall’impianto fotovoltaico permette, in molti casi, di azzerare la bolletta di casa, mentre quella termica fornisce una copertura del fabbisogno di acqua calda fino al 90% circa. Grazie all’ unione di due strutture in un’unica soluzione, gli utenti che sceglieranno questo nuovo prodotto potranno risparmiare sia denaro che spazio sul tetto, anche perché la resa del modulo fotovoltaico può aumentare fino al 20%, grazie al raffreddamento garantito dal liquido che circola nel circuito termico. Secondo le stime di Beghelli, per ammortizzare l’investimento sostenuto per l’acquisto di questo impianto (circa 19.690 euro) servono circa otto anni e successivamente si avrà un vero e proprio guadagno dalla produzione di energia e acqua calda. Infatti in tal modo è possibile usufruire sia degli incentivi per il fotovoltaico che quelli riservati al solare termico: così ai contributi erogati dal conto energia (per il fotovoltaico) potrà aggiungersi il bonus ricavato dalla detrazione fiscale del 55% è diventerà possibile recuperare ogni anno circa l’11,5% dell’investimento totale.
Per promuovere questo nuovo prodotto, Beghelli ha lanciato una nuova campagna pubblicitaria, con lo spot ‘Il Tetto D’oro Acqualuce Beghelli’, trasmesso in tv, in cui vengono mostrate scene di vita quotidiana. Prima di premere l’interruttore della luce o avviare la lavatrice, l’utente protagonista dello spot deve inserire una moneta per utilizzare l’energia: ogni giorno, ad ogni singolo gesto, si accompagna un costo in più sulla bolletta. Oggi però, grazie alle tecnologie presenti e al sole del nostro Paese, possiamo sfruttare le energie rinnovabili e immetterle nella rete. Sulle note di ‘O Sole’ mio, appaiono i Beghelli Point, che presentano agli italiani il progetto ‘Il Tetto D’oro Acqualuce Beghelli’, grazie al quale gli utenti possono avere un unico impianto fotovoltaico e termico, che produce energia elettrica e acqua calda, senza doversi preoccupare di pratiche burocratiche, progettazione e installazione.

Fonte: GreenMe

L’impegno eco-sostenibile della Nike

La parola ecosostenibile non basta più. Né a molti consumatori, né alle aziende, che cercano strade sempre più sofisticate – e credibili – per essere rispettose dell’ambiente e per consegnare così alle generazioni future un pianeta in buone condizioni e non prosciugato dagli eccessi consumistici delle società occidentali.
Si inserisce in questo quadro l’iniziativa del colosso americano dell’abbigliamento sportivo Nike, che ha progettato – e rilasciato sul mercato – un innovativo software “open source”. Battezzato “Environmental apparel design tool“, il programma è nato con l’obiettivo di supportare le imprese che operano nel campo dell’abbigliamento per diminuire l’impiego di risorse naturali nella produzione di capi e prodotti. Il software fa parte del progetto Considered Design e metterlo a punto non è stata impresa semplice: ci sono voluti sette anni e un investimento di sei milioni di dollari.
Ma il risultato è che usando l’Environmental apparel design tool, i designer possono fare scelte in tempo reale che contribuiscono a diminuire sensibilmente l’impatto ambientale del loro lavoro. Ogni software però, come sanno sia gli sviluppatori sia gli utenti, è perfettibile e per questo Nike ha deciso di farne un programma “open source”.
Questo strumento è nato per aiutare i designer a porre in essere scelte sostenibili all’inizio del processo di creazione del prodotto – spiega Hannah Jones, vice presidente Nike Sustainable business and innovation –. Negli ultimi quattro anni ci ha permesso di creare prodotti con standard di sostenibilità innovativi. Rendendo fruibile il nostro tool vogliamo in primo luogo migliorarlo e al contempo speriamo di porre le basi per creare in futuro standard industriali globali, comuni a tutti i produttori, per far si che vengano adottati processi di progettazione che tutelino l’ambiente e vengano messi in vendita prodotti davvero ecosostenibili.
Le magliette da calcio Nike, indossate in occasione dei campionati del mondo in Sud Africa, sono un esempio di come l’Environmental apparel design tool sia stato d’aiuto per progettare le divise più ecologiche e tecnologicamente avanzate della storia del calcio, che sono state realizzate in poliestere riciclato al 100% grazie al riutilizzo di quasi 13 milioni di bottiglie in plastica, pari a circa 254 tonnellate di rifiuti altrimenti destinati alla discarica.
Soltanto nell’ultimo anno, Nike ha raddoppiato l’utilizzo di poliestere riciclato risparmiando complessivamente 82 milioni di bottiglie di plastica altrimenti destinate anch’esse alla discarica. Secondo i calcoli fatti da Nike, se tutti i produttori di abbigliamento si impegnassero a convertire almeno un terzo della loro produzione in poliestere riciclato, la domanda di questo materiale sarebbe maggiore rispetto alla produzione annuale di bottiglie in Pet, che non contribuirebbero quindi ad alimentare le discariche di rifiuti.
In aggiunta all’Environmental apparel design tool, Nike lancerà nel corso del 2011 il Footwear design tool, il Material assessment tool e il Water assessment tool, tutti programmi creati per ottimizzare l’uso di risorse. Impegni che si integrano con il recente lancio da parte di Nike di GreenXchange (GX), un mercato basato sul web dove le aziende possono collaborare e condividere brevetti e strumenti che possano condurre a nuovi modelli di business sostenibili e innovativi.
Il 2010 è stato per Nike – che controlla, tra gli altri, i marchi Converse e Cole Haan – un ottimo anno, specie considerando l’ancora incerto clima economico generale: nel primo trimestre fiscale 2011 (che per il calendario americano è finito il 31 agosto 2010), Nike ha avuto ricavi per 5,2 miliardi di dollari, in crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2009 a cambi correnti e del 10% a cambi costanti. Ottima anche la redditività, con dividendi in crescita del 10% a 1,14 dollari per azione.

Fonte: Luxury24

Moda autunnale: in arrivo guanti e cappelli fotovoltaici

 

Per i freddi più intensi e le giornate sulla neve, ecco due accessori immancabili. Ci piacciano o meno, siano all’ultima moda o out, guanti e cappello non possiamo lasciarli a casa!
La novità nel campo, arriva da Yiran Qian, un designer tedesco che partecipando al Green Life nella categoria Green Design per le persone, ha presentato Endless Warm: guanti e cappello con qualcosa in più.
Si tratta di piccoli e sottili pannelli fotovoltaici a forma di fiocchi di neve che accumulano tutta l’energia che riescono a catturare dal sole e la rilasciano gradualmente sulle mani e sulle orecchie sotto forma di tepore. La bellezza di questo progetto di eco design sta nel fatto che fa capire come il sole, seppure così lontano, ci possa essere d’aiuto anche nelle piccole cose e ci possa essere vicino, raggiungendo la punta delle nostre dita per riscaldarcele. Dopo la borsa fotovoltaica, Endless Warm, è un accessorio green di cui non si può proprio fare a meno! Peccato però che non sia ancora in commercio. Per ora, infatti, è solo un concept e non è ancora stato realizzato.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Abiti e accessori eco: createli con le carte delle caramelle

Creare abiti e accessori eco con le carte delle caramelle potrebbe essere un modo divertente ed originale per ridurre i rifiuti ed avere nuovi accessori da indossare. Se avete un pizzico di fantasia e voglie improvvise di dolci, questa soluzione di design eco è quello che fa per voi…Borse, vestiti e non solo, tutti all’insegna del riciclo creativo.
E’ pieno pomeriggio, vi viene voglia di qualcosa di buono e vi trovate a passare vicino ad un supermercato. Allora entrate, cercate un reparto in cui vendano dolcetti di tutti i tipi e alla fine decidete di acquistare un pacco di gommosissime caramelle. Andate alla cassa, pagate e la commessa infila questo pacco in una busta gigante che gentilmente rifiutate. E’ arrivato il momento di gustare i dolcetti tanto desiderati. Allora aprite il pacco di plastica, scartocciate l’involucro di plastica e… e vi accorgete di quanta plastica serva per soddisfare una piccola voglia pomeridiana! … nonostante abbiate rifiutato la busta offerta dalla commessa.
Ridurre il packaging dei prodotti o renderlo “intelligente”, è possibile, ma in questo articolo vi voglio parlare del modo in cui riciclarlo. Perché riciclare la plastica che avvolge gomme e caramelle è possibile, e a volte perfino divertente! Si possono creare borse e vestiti, cinture e vari accessori di design eco. Esistono per esempio delle borse realizzate da Ecoist a partire da carte di caramelle e giornali, piegate con cura e poi intrecciate in modo da creare fantasie per stili di tutti i tipi. Scuri ed eleganti o argentati e riflettenti, tecno direi, soprattutto se abbinati a cerniere verde fosforescente. Altrettanto eco sono le borse realizzate da Nahui Ollin con lo stesso sistema, solo con carte di caramelle più colorate provenienti dal Messico. Ne servono tra le 150 e le 4000 per realizzare una creazione del genere ed il tempo per metterle insieme può andare da 1 a 5 giorni. Infine, per concludere questa raccolta di eco idee per un riciclo creativo delle carte di caramelle, vi presento il Candy Wrapper Dress. Perché il riciclo va anche in passerella, si mette in mostra, si fa guardare bene, per convincerci di quanto sia utile e convenga.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Cina: l’aria condizionata e’ rinnovabile

Un climatizzatore alimentato con l’energia fornita da un pannello solare termico.
La Shandong Vicot, un’azienda cinese, ha presentato ufficialmente un prototipo di questo innovativo sistema. Si tratta di un passo in avanti nell’industria della climatizzazione, verso produzioni più verdi e un atto dimostrativo della Cina decisa a percorrere la strada delle rinnovabili. In questo caso, il progetto è condiviso tra Cina e Usa, i cui ingegneri lavorano da anni alla sua realizzazione.
E’ un progetto che presenta standard altissimi sia dal punto di vista delle prestazioni ambientali, che da quello del rendimento con un’efficienza di conversione raffreddamento e riscaldamento dell’85% e una potenzialità di utilizzazione dell’energia solare 27 volte superiore rispetto alla media di un sistema per la produzione di acqua calda. L’unità di condizionamento, tra l’altro, fornisce anche calore e acqua calda, con la possibilità di integrare il gas naturale come fonte supplementare di energia.

Fonte: Ansa

Fotovoltaico: nasce il telescopio solare

La Fondazione Scientifica dell’Arizona (SFAZ) ha annunciato di aver finanzianziato con una sovvenzione di un milione di dollari il progetto di fotovoltaico a concentrazione portato avanti da Roger Angel, uno dei più famosi ricercatori a livello internazionale nel campo dell’ottica e dell’energia solare. Si tratta di un telescopio solare volto a trasformare la produzione di energia elettrica dal Sole su larga scala rendendola più economica ed efficiente.
Il telescopio energetico di Angel, infatti, lavora essenzialmente come una grossa lente di ingrandimento in grado di inseguire la luce del sole secondo i principi dell’ottica e di concentrarla, moltipilicata per 1000, sulle celle fotovoltaiche che convertiranno poi la luce in elettricità. Questa tecnologia presenta diversi vantaggi a partire dalle dimensioni ridotte e dal bassissimo impatto ambientale in quanto produce un elevato volume di energia elettrica con una ridotta superficie di terreno utilizzata per le apparecchiature. Una tecnologia, dunque particolarmente efficace nel deserto e in alte regioni del mondo con molto sole diretto, come l’Arizona. I fondi messi a disposizione della Fondazione verranno utilizzati per completare la ricerca e massimizzare l’efficienza del telescopio solare. Questi verranno concessi alla REHnu, la società fondata da Angel con una licenza esclusiva dell’Università dell’Arizona per portare la tecnologia sul mercato.
Siamo grati al Science Foundation Arizona per questa concessione, che ci porterà un passo più vicino dal rendere l’energia solare abbastanza economica e competitiva con i combustibili fossili, ha dichiarato Angel.
Le tecnologie innovative – come il telescopio di energia – rappresentano la chiave per sostenere l’economia del nostro Stato e la creazione di posti di lavoro attraverso la promettente ricerca e sviluppo di prodotti sostenibili, ha detto William C. Harris, presidente e CEO di SFAz. Come molti altri progetti sostenuti attraverso SFAz, questo ha il potenziale per fare dell’Arizona un Hub della scienza e dell’innovazione. Sono lieto che SFAz finanzierà Roger Angel per continuare lo sviluppo del suo nuovo metodo per catturare la luce solare e convertirla in energia elettrica in modo più efficiente – e più a buon mercato – ha dichiarato Leslie Tolbert, UA vice presidente per la ricerca, gli studi universitari e per lo sviluppo economico. Roger ha una storia e un esperienza impressionante in questo campo che ci porta a pensare che egli è davvero la persona in grado di creare quell’innovazione necessaria per rendere l’energia solare economica. Per maggiori informazioni:  www.rehnu.com e il sito dell’Università dell’Arizona

Fonte: GreenMe

Il legno cemento: un materiale performante da riscoprire

Il legno-cemento nasce in Germania nel 1946 e da allora sono stati realizzati numerosi edifici con questo materiale altamente performante.
Si pensi che, solo in Austria, questo materiale è stato usato per circa il 40% delle costruzioni esistenti. Questo materiale nasce dalla perfetta miscelazione di un prodotto naturale dalle ottime proprietà termiche, il legno, e da un materiale da costruzione plasmabile, il cemento portland. Viene prodotto utilizzando scarti di lavorazioni del legno, macinati e miscelati con parte di ossido di ferro, acqua, e cemento portland. Inizia così il processo detto di “mineralizzazione”. I blocchi prodotti vengono asciugati attraverso forni e richiedono poi una stagionatura di circa 28 giorni. Il legno cemento garantisce una ottime prestazioni dal punto di vista acustico, termico, di traspirazione degli ambienti, di resistenza al fuoco e verso le azioni sismiche. Ulteriore vantaggio è quello di erigere una costruzione in modo rapido ed economico, poiché non necessita di malta ed i blocchi vengono, quindi, montati a secco. Dentro i blocchi viene poi gettato del calcestruzzo che garantirà la struttura portante dell’edificio. Le ottime prestazioni del legno cemento mineralizzato garantiscono, quindi, un ottimo comfort abitativo ed un notevole risparmio energetico che si traduce in un minor costo del riscaldamento d’inverno e del condizionamento d’estate.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Solar Racer Sunswift IV: auto solare batte record di velocità

Un’ auto australiana con la stessa potenza di un tostapane e’  ufficialmente il veicolo a energia solare piu’ veloce del mondo, dopo aver registrato in una prova a cronometro 88 chilometri l’ora, superando il record precedente di quasi 10 chilometri. La Solar Racer Sunswift IV detta anche IVy, progettata e costruita da docenti e studenti dell’ Universita’ del Nuovo Galles del Sud, e’ entrata oggi nel Guinness dei primati superando il record precedente, di 79 chilometri orari, detenuto da un altro veicolo australiano.
Alimentata da celle solari al silicio, l’auto a piena velocita’ produce circa 1.200 Watt, la stessa potenza di un tostapane. La prova ufficiale e’ stata condotta nella base della Marina militare a Nowra, a Sud di Sydney, con i piloti professionisti Barton Mawer e Craig Davis ai comandi.
Nel 2009, in una corsa da Darwin nel Nord del continente fino ad Adelaide, nel Sud, la Ivy aveva raggiunto una velocita’ massima di 103 chilometri orari, non omologata. I veicoli che tentano il record nella categoria debbono essere alimentati solo da celle solari. La IVy normalmente usa le celle solari per caricare una batteria di 25 chili, ma questa e’ stata rimossa per la prova di oggi.

Fonte: Ansa

 

Tecnologia cinese per sfruttare il combustibile nucleare esaurito

 

Gli scienziati cinesi avrebbero inventato una nuova tecnologia per lo sfruttamento del combustibile nucleare esaurito. L’annuncio è stato dato dalla televisione di Stato, senza offrire ulteriori dettagli tecnici: si sa soltanto che la nuova tecnologia esce dai laboratori della China National Nuclear Corporation, nel deserto del Gobi, dopo decenni di sperimentazioni. Il salto tecnologico, sostiene la Cctv, consentirà all’industria nucleare cinese di soddisfare il fabbisogno di combustibile nucleare per secoli. La Cina ha riserve accertate di uranio che dovrebbero durare solo da 50 a 70 anni”, ma con questa scoperta il periodo di copertura si allunga “a 3.000 anni.
L’annuncio arriva proprio mentre i cinesi avanzano rapidamente nel loro enorme programma di sviluppo del nucleare civile. Attualmente sono in costruzione sei reattori AP1000, con tecnologia Toshiba-Westinghouse di terza generazione, cui collabora anche l’italiana Ansaldo, in due siti diversi, Sanmen e Haiyang. I primi quattro, da 1100 megawatt ciascuno, saranno operativi fra il 2013 e il 2014 e ce n’è un’altra cinquantina in programma in giro per il Paese. Pechino vorrebbe raggiungere una capacità nucleare da 70 a 80 gigawatt entro il 2020, equivalente a tutta la capacità elettrica installata in Italia. E se va avanti a questo ritmo, è probabile che centrerà l’obiettivo: i tempi normali di costruzione di un reattore sono 4-5 anni, ma l’alacrità cinese non ha limiti. E’ quindi comprensibile la preoccupazione del governo di Pechino per gli approvvigionamenti di combustibile: la Cina produce attualmente circa 750 tonnellate di uranio l’anno, ma la domanda potrebbe aumentare fino a 20.000 tonnellate entro il 2020. Se davvero gli scienziati cinesi sono riusciti a mettere a punto una tecnologia di riutilizzo del combustibile nucleare più avanzata di quelle già sfruttate in Occidente, hanno scoperto la pietra filosofale del nucleare civile.
Ma non è chiaro a cosa si riferisse l’annuncio televisivo. Il riprocessamento del combustibile, infatti, è un sistema già conosciuto e praticato dall’industria nucleare occidentale: solo il 3-4% del combustibile usato una volta non si può più riutilizzare, il restante 96% viene riciclato. I due principali siti europei di riprocessamento sono La Hague in Francia e Sellafield in Inghilterra. Se i cinesi sono andati oltre, per ora non è dato sapere. In Occidente, l’industria nucleare lavora già da anni a vari tipi di reattori autofertilizzanti, macchine progettate per ottenere un rapporto di conversione maggiore di uno, cioè per produrre più materiale fissile al loro interno di quanto ne consumino. I rapporti di conversione tipici dei prototipi autofertilizzanti sono attorno a 1,2, mentre quelli dei reattori di prima e seconda generazione sono di 0,6.
La terza generazione, quella attualmente in costruzione, arriva a rapporti di 0,7-0,8. La tecnologia più promettente in questo senso è il reattore autofertilizzante a ciclo torio-uranio, proposto dal Nobel Carlo Rubbia per superare il problema delle riserve limitate di uranio: il torio è un combustibile nucleare molto abbondante in natura e non c’è bisogno di arricchirlo prima di usarlo come combustibile. Un reattore al torio avrebbe il vantaggio di non generare plutonio (elemento tossicissimo e sfruttabile a scopi militari), ma di essere comunque in grado di “bruciarlo”, se inserito nel reattore.

Fonte: IlSole24ore

Polemica su lampadine verdi: basso consumo al mercurio

E’ polemica sulla decisione della Commissione Ue di procedere con l’interdizione progressiva delle lampadine incandescenti a favore di quelle a basso consumo di energia. Un test dell’Ufficio tedesco dell’ambiente ha confermato le preoccupazioni sollevate da un gruppo di eurodeputati tedeschi, secondo i quali le lampadine ‘verdi’ si rileva una presenza di mercurio, per quanto bassa.
Su pressione di una follia climatica, si è deciso rapidamente di interdire le lampadine incandescenti, senza tenere conto della presenza di mercurio in quelle a lungo consumo, ha protestato Silvana Koch-Mehrin, vice-presidente del Parlamento europeo, chiedendo la sospensione immediata del provvedimento. Il test ha segnalato che il livello di 0,35 microgrammi di mercurio per metro cubo tollerato potrebbe essere moltiplicato per venti in caso di rottura della lampadina. L’ufficio ha consigliato ai consumatori di privilegiare le lampadine che sono protette da un involucro di plastica ed ha sollecitato in generale l’eliminazione di questo tipo di prodotto a “medio termine”.
La Commissione europea ha confermato la decisione di procedere con l’interdizione progressiva delle vecchie lampadine, definendo “esagerate” le preoccupazioni degli eurodeputati. Le conclusioni degli studi fatti da esperti scientifici hanno escluso rischi per la salute per gli adulti anche in caso di rottura accidentale di una lampadina a basso consumo di energia, ha riferito la portavoce Marlene Holzner. Per le conseguenze sui bambini, invece, non ci sono dati sufficienti per giungere a conclusioni certe.
Mentre quindi la Commissione mantiene il programma di interdizione delle vecchie lampadine, ha deciso al tempo stesso di imporre ai produttori nuovi limiti sulla presenza di mercurio, che dovranno passare da 5,0 a 2,5 microgrammi al metro cubo entro il 2013, con un obiettivo intermedio di 3,5 microgrammi nel 2012. Sul mercato esistono però anche lampadine a basso consumo energetico prive di mercurio, ha aggiunto la portavoce. I consumatori che hanno questo tipo di preoccupazione, possono rivolgersi ad altri prodotti.

Fonte: Ansa

 

Secondo il programma per tutta la Ue, dopo l’interdizione per i 100 e i 75 watt, nel settembre del 2011 dovranno andare in pensione le lampadine a incandescenza a 60 watt ed entro la fine del 2012 dovranno sparire quelle di 40 e 25 watt. L’Ue stima che, sostituendo tutte le lampadine di vecchia generazione con quelle nuove si potranno risparmiare fino a 40 miliardi di KW/h l’anno, con conseguente risparmio 15 milioni di tonnellate di CO2. Per fare un paragone, il consumo di uno stato come la Romania in un anno intero.

 

Natale e i regali sostenibili

Natale energetico e sostenibile. Tante sono le proposte per un regalo attento al risparmio energetico, tra le tantissime la redazione ne ha scelte tre.
Andare in bicicletta e contemperaneamente ricaricare le batterie del telefonino o dell’iPod. L’idea è venuta al designer cinese Fandi Meng, che ha inventato un semplice aggeggio che, facendo girare una ventola grazie all’aria che fende la bicicletta nel suo moto, carica un piccolo accumulatore sufficiente a ricaricare le batterie del cellulare. L’apparecchio viene montato sul telaio della bici e pesa pochissimo, quindi non va a intaccare le prestazioni del ciclista. Semplice e «verde», anche se nulla di veramente innovativo in quanto questi sistemi esistono da decenni, ma Meng ha dato un tocco da designer.
Secondo una ricerca del gruppo 7Pixel nel periodo 14 novembre-13 dicembre sui suoi portali per lo shopping online Trovaprezzi e Shoppydoo, nella top ten dei prodotti più ricercati a sorpresa ci sono due prodotti eco-sostenibili: al secondo posto il gasatore per l’acqua di rubinetto Imetec e al terzo il caminetto a bioetanolo.

Fonte: CorriereDellaSera

 

 

Slooow: l’orologio di design solidale che elogia la lentezza

Slooow. Con tre “o”, casomai una non fosse sufficiente. Un elogio della lentezza. Un invito a far scorrere meglio il tempo. Perché il tempo è prezioso. E per una persona con sindrome di Down lo è ancora di più. Ecco allora un orologio speciale: brevettato dall’Associazione Italiana Persone Down per tutte le persone con disabilità intellettive, ma adatto a chiunque abbia voglia di tornare ad assaporare il tempo e a seguire uno stile di vita che rompe con i ritmi frenetici e accelerati.
Uno degli obiettivi di autonomia sociale per i ragazzi con sindrome di Down è quello di capire e gestire lo scorrere del tempo in tutte le necessità e attività quotidiane. Per molti di loro si è riscontrata la difficoltà nella comprensione di quale ora indica la lancetta quando questa, superando la mezz’ora, si allontana dall’ora indicata e gradualmente si avvicina all’ora successiva. Nel quadrante a spicchi a lettura facilitata la lancetta delle ore rimane sullo spicchio colorato corrispondente all’ora in corso.
Dodici colori, una limited edition nell’azzurro istituzionale AIPD, un morbido cinturino: il design contemporaneo e accattivante di Slooow è merito dei creativi dell’Istituto Europeo di Design, coadiuvati dagli studenti del del Master “Graphic Design. Direzione e Progettazione Creativa”.
L’orologio sarà disponibile in molti punti vendita selezionati in tutta Italia, presso le sezioni AIPD e soprattutto sul sito www.slooow.com. Il ricavato contribuirà alla realizzazione dei progetti di educazione all’autonomia per i ragazzi con sindrome di Down.

Fonte: Luxury24