Archivio della categoria ‘TECNOLOGIA’

Arredamento green: ecodesign originale con l’orto in salotto

Se volete un arredamento green, l’orto in salotto per un ecodesign originale è ciò che fa per voi. Sono molte le soluzioni ecocompatibili che è possibile adottare per l’arredamento degli interni. Fra le più originali vanno ricordate sicuramente le librerie di edera e i muri floreali. Ma non mancano le insalate in bella vista negli ambienti interni della casa. Non più soltanto quindi l’orto in giardino, ma una vera e propria agricoltura integrata nell’architettura ecosostenibile. Si tratta di una vera e propria tendenza che è stata messa in evidenza dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori.
Questo particolare design green è emerso nell’ambito del Salone del Mobile, la nota manifestazione svoltasi a Milano. Un po’ come è successo per l’ecodesign proposto dai mobili da giardino con l’erba, questa tendenza innovativa che riguarda l’arredamento degli ambienti interni a base di prodotti agricoli è destinata a riservare ottime prospettive per il futuro, sia per quanto riguarda i guadagni economici che ne possono conseguire, sia per ciò che concerne le potenzialità ancora inespresse nell’ambito dell’architettura ecocompatibile. Anche l’IKEA aveva lanciato dei prodotti ecosostenibili dall’inconfondibile ecodesign, ma in questo caso si ha molto di più, perché le piante e i fiori diventano elementi d’arredamento, dando vita a forme e a mobili molto originali. A questo proposito i rappresentanti della Cia hanno fatto notare: In Italia stiamo un passo avanti, ma il mondo ci insegue velocissimo e le case più trendy del momento accolgono molto verde. Sono nate vere e proprie partnership tra agricoltori e architetti, che lavorano di concerto per offrire soluzioni originali, negli spazi all’aperto ma anche all’interno delle mura domestiche. Un’idea da tenere in considerazione, visto che le ultime stime indicano che in tema di agricoltura biologica nel tempo libero gli Italiani si dedicano spesso all’orto fai da te.

Fonte: Ecoo

Auto elettriche: Nissan Leaf Nismo RC e il prototipo da corsa

La Nissan Leaf Nismo RC, prototipo da corsa dell’auto elettrica giapponese, ha debuttato il 17 aprile in anteprima rispetto al Salone di New York 2011.
Questa vettura da gara ecologica punta a divenire la regina delle competizioni ecosostenibili: zero emissioni, zero consumi e zero rumore.
La principale differenza della Nismo RC rispetto alla Nissan Leaf di serie è l’assetto, che è di quasi 30 cm più basso che conferisce un appeal sportivo a questa auto elettrica. La batteria da 80 kW alimenta un motore da 107 cv in grado di offrire accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,85 secondi e velocità massima di 150 km/h. Secondo quanto affermato dalla casa costruttrice, in condizioni di gara l’auto elettrica da corsa è in grado di girare per circa 20 minuti consecutivi.

Fonte: BlogEcologia

Surface: pavimento naturale che rispetta ambiente (ed estetica)

Bello, elegante e raffinato, ma soprattutto bio: è Surface, il nuovo pavimento eco-compatibile, che rispetta l’ambiente e valorizza l’aspetto estetico delle stanze che riveste. Surface è il primo pavimento monolitico artigianale che è possibile definire “bio” grazie all’anidrite naturale, unico legante crudo presente attualmente in edilizia, che non richiede alcuna cottura ed evita il rilascio di emissioni di CO2 in atmosfera. A differenza di molte soluzioni presentate negli scorsi anni, Surface ha anche un certo valore estetico, perché riesce a dare molta luce agli ambienti, valorizzandone gli spazi, e a dare un tocco di eleganza in più. Grazie alla sua struttura infatti, Surface permette di realizzare superfici continue fino a 400 metri quadri, senza giunti e fughe, i materiali completamente naturali che lo compongono lo rendono un rivestimento ideale anche per le ristrutturazioni e la superficie levigata è disponibile in varie tonalità, dalla più rustica alla più moderna con una tavolozza di colori che spazia dalle pietre naturali al cotto. Questo nuovo tipo di rivestimento bio si adatta perfettamente ad una casa progettata e realizzata seguendo alti standard di confort abitativo e agli edifici dotati di sistemi di climatizzazione a pavimento in quanto Surface è la prima superficie che permette la realizzazione matematica degli impianti, ottimizzando così il fabbisogno energetico dell’edificio. Risultato di anni di sperimentazioni ed applicazioni, i componenti di surface sono tutti certificati per l’uso in Bioedilizia da ANAB e ICEA.

Fonte: GreenMe

Dai gusci delle aragoste: la pallina da golf biodegradabile

L’Università del Maine, negli Stati Uniti, è riuscita a combinare tra loro due attività così tipiche dell’omonimo Stato quanto completamente distanti: la pesca delle aragoste e il golf. Come? Di certo non con una cena a base di crostacei sul “fairway”, ma realizzando palline da golf biodegradabili riciclando i rosei gusci di questo animale.
Un professore di ingegneria biologica e chimica, David Neivandt, e il suo laureando Alex Caddell sono riusciti a creare, dopo nove mesi di ricerca, un materiale composto dai carapaci delle aragoste e un legante naturale, con il quale hanno realizzato delle palline da golf completamente eco-friendly, in grado di decomporsi dopo sette giorni di permanenza nell’ambiente.
L’idea di realizzare palline da golf biodegradabili non è certo una novità. Ricordiamo, ad esempio, la spagnola ecobioball, che quando si decompone rilascia addirittura mangime per pesci. Bisogna però riconoscere che quelle realizzate negli Stati Uniti di certo non mancano di altrettanta originalità, soprattutto grazie al fatto di aver riutilizzato un prodotto di scarto, destinato alla discarica e miseramente inutilizzato, come i gusci delle aragoste, davvero abbondanti in un territorio famoso proprio per la pesca e il commercio legati al prelibato crostaceo. Sebbene le palline “di aragosta” non arrivino lontano come le loro cugine regolamentari, i golfisti che le hanno testate assicurano che seguono le stesse traiettorie e possono essere colpite con tutti i tipi di bastone.
Altro vantaggio rispetto alle altre palline da golf biodegradabili finora sul mercato è rappresentata dalla loro economicità : ogni pallina viene venduta alla modica cifra di un dollaro (circa 0.69 Euro), in quanto, trattandosi di materiale di scarto finora inutilizzato, il costo della materia prima per la sua produzione è di soli 19 cents. L’obiettivo dei ricercatori era quello di creare un prodotto che potesse essere utilizzato sulle navi da crociera, dove la pratica del golf è stata via via abbandonata proprio in virtù del catastrofico impatto ambientale provocato dalla dispersione e dalla tossicità delle palline di plastica. Per adesso l’Università del Maine depositerà un brevetto per questo innovativo materiale biodegradabile, convinta che si possa prestare anche per altri eco-prodotti, come, ad esempio, vasi per piante. Se la modificazione degli spazi naturali per creare i campi e le quantità di prodotti chimici e d’ acqua utilizzati per mantenerli fanno del golf uno degli sport meno eco-responsabili, non si può che strizzare l’occhio ad un’iniziativa che tenta di diminuire, almeno in parte, il suo impatto sull’ambiente.

Fonte: GreenMe

Guidare l’auto con la mente

Vi ricordate dei primi tempi di scuola guida? In mano avevamo solo il volante e il cambio, ma ci sembrava di guidare una navicella spaziale piuttosto che un’automobile!

Dovevamo stare attenti agli altri veicoli, ai ciclisti e ai pedoni: mentre eravamo intenti a prevedere le loro mosse, bisognava badare anche alle frecce, ai fari e ai tergicristalli.

Una bella faticaccia pensare a tutte queste cose contemporaneamente!

Gesti che sono diventati abituali e quasi automatici con l’andare del tempo, ma che possono essere un problema per gli automobilisti disabili o con qualche difficoltà motoria. Ma l’auto del futuro non farà discriminazioni tra conducenti abili e non: si guiderà senza mani, con la sola forza della mente.

Non si tratta di un esperimento di magia, ma del progetto Braindriver, messo a punto dagli Autonomos Labs della Freie Universität di Berlino: grazie a un caschetto dotato di sensori e a uno speciale software, qualsiasi persona sarà in grado di controllare un autoveicolo con la sola attività cerebrale.

Il test è stato condotto su un autista dotato di un elmetto a sedici sensori, in grado di registrare e interpretare gli impulsi elettromagnetici del cervello: sin dai primi esperimenti condotti su un computer, è stato possibile spostare a destra o a sinistra oggetti che comparivano sullo schermo, semplicemente pensando all’azione che si voleva compiere!

Il sistema Braindriver è stato poi sperimentato su una vera e propria automobile, equipaggiata di videocamere, radar e sensori wireless: basterà che l’autista indossi il caschetto e pensi quattro semplici comandi – accelerare, frenare, svoltare a destra o a sinistra. L’auto reagirà a dovere, con un ritardo di qualche secondo rispetto all’impulso proveniente dal cervello.

Gli Autonomos Labs stanno implementando funzionalità più precise e dettagliate per Braindriver, che al momento è ancora in una fase sperimentale: ma l’entusiasmo è tanto, che tra pochi anni per guidare non ci sarà più bisogno delle mani… ma solo della mente!

Fonte: Liquida

In Belgio treni con pannelli solari su tunnel

Il primo convoglio ecologico e’ partito dalla stazione di Anversa

Non un solo treno, ma quattromila: tanti saranno i convogli in Belgio che viaggeranno ogni anno grazie all’energia solare. Il primo treno ‘verde’ e’ partito oggi dalla stazione di Anversa e l’impresa e’ stata resa possibile grazie all’installazione di 16.000 pannelli fotovoltaici su un tunnel della linea ad alta velocita’ che collega Parigi ad Amsterdam, nei comuni fiamminghi di Brasschaat e Schoten. Il progetto del ‘tunnel del sole’, costato 15,7 milioni di euro, copre una superficie complessiva equivalente a circa otto campi da calcio ed e’ lungo 3,4 km. L’energia prodotta, che si stima arrivi a circa 3.300 MWH di elettricita’ ogni anno, potrebbe alimentare quasi mille famiglie. La nuova fonte ‘verde’ servira’ sia alla circolazione di quattromila treni all’anno, anche ad alta velocita’, sia ad alimentare infrastrutture ferroviarie come segnaletica, riscaldamento in stazione, illuminazione. Con il progetto saranno tagliate 2.400 tonnellate di CO2 l’anno e secondo il gestore Infrabel rappresenta un’esperienza unica di questo tipo a livello europeo, perche’ l’infrastruttura non alimenta solo i treni, ma si autorifornisce di energia.

 

Fonte:Ansa

Nuove tecnologie a supporto dell’ingegneria: il BIM e le nuove frontiere del cloud computing

Le applicazioni basate su web, comunemente denominate cloud, sono destinate a diventare lo standard per tutte le applicazioni informatiche. Già da alcuni anni in Autodesk si parla di infinite computing per sottolineare le pressoché infinite capacità di calcolo e simulazione offerte da queste nuove tecnologie rispetto all’analisi computazionale tradizionale: lo stesso lavoro che un computer può fare in 10.000 secondi viene svolto da 10.000 computer in un secondo.

 

A partire dal 2009 e nel corso del 2010, per rendere sempre più semplici e accessibili le proprie tecnologie di progettazione, Autodesk ha presentato alcune anteprime di applicazioni cloud based. Sul sito di Autodesk Labs (http://labs.autodesk.com/) sono già scaricabili applicazioni cloud based, come HomeStylerShowroom,AutoCAD WSPhotoFlyProject NeonInventor Optimization. Inoltre, la software house sta già sperimentando alcuni software completamente distribuiti su cloud: Project Twitch consente agli utenti di accedere alle versioni complete di AutoCAD, Inventor, Revit e Maya attraverso un browser Web. Attualmente il servizio è disponibile solo per il Nord America in quanto è necessario che gli utenti si trovino a breve distanza dal test server. Con Twitch, le applicazioni vengono eseguite su server remoti, i quali inviano la grafica delle applicazioni sugli schermi dei computer degli utenti. Ciò avviene in modo così rapido da rendere praticamente impercettibile qualsiasi ritardo tra l’utente remoto e l’applicazione CAD basata sul server. Poiché l’hardware del computer dell’utente non viene caricato eccessivamente, i software potrebbero presto essere eseguiti anche su notebook o addirittura su iPad! Il solo requisito necessario è un collegamento affidabile a Internet.

 

Anche l’ingegneria strutturale sarà presto attraversata da questa rivoluzione tecnologica: Autodesk Revit Structure 2012 è predisposto per fornire all’utente la tecnologia cloud e le nuove suite Autodesk 2012 prevedono la possibilità di avvalersi di servizi in cloud computing. In pratica, al Cloud saranno sempre più delegati il calcolo intensivo e la simulazione, lasciando all’applicazione “desktop” le attività meno impegnative in termini di risorse.

Prima che l’analisi abbia inizio, sarà possibile eseguire una verifica per validare il modello dal punto di vista analitico. Mentre l’analisi viene effettuata in remoto nel cloud, grazie al supporto dei server, l’utente potrà decidere quale tipo di analisi eseguire e diversi tipi di analisi potranno essere effettuate contemporaneamente.

La potenza di calcolo quindi viene demandata esternamente, mentre il PC dell’ingegnere è libero di continuare a progettare in tutta tranquillità. Mentre l’analisi è in corso, l’utente potrà continuare a lavorare al modello in Revit Structure, con un impatto minimo sulle capacità del processore.

Quando i calcoli sono terminati, l’utente riceve una notifica dei risultati (come stato tensionale e deformazione), i quali potranno poi essere scaricati dal server e visualizzati direttamente in Revit Structure sotto forma di mappe o diagrammi.

 

Questo approccio rivoluzionario consentirà agli utenti di utilizzare il software in rete senza la necessità di installazioni locali: vedremo ulteriormente cambiare il modo di lavorare a cui siamo abituati, allontanandoci sempre più dall’approccio tradizionale e sfruttando possibilità di dialogo già introdotte dalla metodologia BIM fino a poco tempo fa inimmaginabili. Interscambio e interoperabilità saranno alla base dell’attività dell’ingegnere, che dovrà aprirsi allo scambio e all’integrazione dei dati.

Per gli ingegneri non sarà più necessario adeguare la potenza di calcolo delle macchine alla performance del software, né sarà più indispensabile attendere che il calcolo venga ultimato prima di procedere in altre attività: il modello di calcolo verrà processato in remoto, lasciando completamente indisturbata la capacità di lavoro della macchina locale, che si comporterà essenzialmente come periferica di lavoro.

Spostando il peso del calcolo sul server saranno sufficienti dei client molto leggeri (notebook, iPad, …) per poter utilizzare il software. Questo porterà a una maggiore mobilità e riduzione degli investimenti in hardware.

Non ci sarà più neanche la necessità di scaricare, installare, aggiornare e manutenere i software mediante successivi service pack, che nel corso di una release possono costituire un numero notevole di aggiornamenti. Inoltre, restando in ambito di interoperabilità, anche i programmi di interfaccia tra i vari software concorrenti a un’unica soluzione saranno automaticamente allineati, evitando spiacevoli sorprese legate al disallineamento tra le versioni.

Il rischio della perdita del dato, per un guasto improvviso o per una caduta di tensione ad oggi demandato alle attività di backup del singolo utente viene praticamente azzerato. Il backup dei dati sarà automaticamente gestito dal Cloud portando una semplificazione del sistema e una riduzione dei costi. Inoltre, poiché i dati risiederanno nel Cloud, non sarà più necessario preoccuparsi di “Pack&Go” giganteschi; sarà sufficiente dare l’accesso ai dati ai collaboratori.

 

I servizi online estenderanno il valore del desktop e stanno già cambiando il modo in cui gli utenti utilizzano le applicazioni. E’ una trasformazione importante, che crea nuovo valore per i clienti, riduce i costi di deployment e vendita, elimina le complessità di acquisto e valorizza l’utilizzo di un portafoglio esteso di prodotti, che è la medesima filosofia alla base delle nuove suite Autodesk 2012.

 

[fonte: Autodesk – http://www.autodesk.it]

Rim, entro la fine del mese cinque nuovi modelli di BalckBerry 7

Tante novità nelle cinque versioni di BlackBerry 7 che Research In Motion porterà sul mercato alla fine del mese, in quello che il Ceo Mike Lazardis ha definito “il più grande lancio globale di smartphone BlackBerry”. Tutti equipaggiati con l’ultima versione del sistema operativo, saranno i più sottili mai realizzati da Rim e avranno il supporto per la tecnologia Nfc per i micropagamenti senza contante.

 

 

Fonte: http://telefonia.liquida.it/focus/2011/08/04/rim-entro-la-fine-del-mese-cinque-nuovi-modelli-di-balckberry-7/

Il futuro è un volo a Mach 4

I viaggi aerei del futuro saranno estremamente veloci ma ancor più puliti. Si viaggerà a 5mila chilometri all’ora, ma a emissioni zero. E’ quanto promette il velivolo ipersonico che verrà presentato domani al Salone Aeronautico di Le Bourget, la grande fiera mondiale dell’aviazione che si svolge ogni anno a pochi passi da Parigi.

Il progetto verrà svelato ufficialmente domani, giorno di inaugurazione della kermesse (che si protrae dal 20 al 26 giugno). Porta la firma di Eads, (European Aeronautic Defence and Space Company), la multinazionale europea cui fanno capo Airbus, Eurofighter ed Eurocopter. A Saint Denis si vedrà un modello di 4 metri del futuro aereo, che promette trasbordi dalla Ville Lumière a Tokyo in 2 ore e mezza contro le 11 necessarie oggi. Il nome del futuro velivolo per ora è una sigla: Zehst, che sta per Zero Emission HyperSonic Transportation, cioè a emissioni zero. Il futuro velivolo viaggerà a una velocità di almeno Mach 4, in altre parole 4 volte la velocità del suono, il doppio di quella che sprigionavano i predecessori “appena” supersonici, il Concorde e il russo Tupolev 144. Ma soprattutto, lo farà senza inquinare: niente kerosene, l’obiettivo degli ingegneri del gruppo che ha sede a Leiden (Olanda) è di creare un sistema di propulsione spinto da biocarburanti, idrogeno e ossigeno.

L’aereo sarà in grado di volare ad altezze mai sfiorate da un velivolo civile: 32 chilometri, contro gli 11-12 degli attuali jet subsonici, e i 18 cui poteva viaggiare il Concorde. “Volare alto” consente evidenti vantaggi: al limite della stratosfera l’aria è meno densa e ciò permette di raggiungere velocità maggiori con minore “fatica” e consumi bassi. Ovviamente, progettare un mezzo capace di raggiungere quell’altitudine richiede sforzi enormi. Il peso deve essere contenutissimo, tanto che i progettisti hanno in mente una capacità di 60-100 passeggeri (lo stesso Concorde non arrivava a 120).

Ma vediamo il funzionamento. Zehst decollerà utilizzando motori classici, ma alimentati da biocarburanti a base d’alga. Una volta preso quota, metterà in movimento i suoi motori a razzo, alimentati a idrogeno e ossigeno. “Motori totalmente puliti, che non rilasciano che vapore acqueo”, ha aggiunto Botti. La spinta, al contrario di quanto avverrà per il nascituro turismo spaziale Virgin Galactic, le cui navicelle utilizzeranno motori simili, la spinta sarà di “appena” 1,2 g: non saranno dunque necessari allenamenti specifici prima di partire. La discesa avverà in gliding, cioè sfruttando le correnti, fino quando, in prossimità dell’atterraggio, saranno riattivati i motori tradizionali a reazione.

Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con il Giappone. Eads gli attribuisce molta possibilità di successo, anche perché impiegherebbe tecnologie che già esistono: i motori, ad esempio, sono quelli che Eads utilizza per il turismo spaziale. I tempi? Non brevi. Nel 2020 si vedrà un primo prototipo, ma l’entrata in servizio non si vedrà prima del 2040-2050. “Dovremo testare la sicurezza, l’integrazione tra le varie tecnologie, la reazione fisica umana a questo tipo di prodotto”, ha detto il boss di Eads, Louis Gallois.

Il volo superveloce è uno dei sogni inevasi del mondo contemporaneo, che di fatto viaggia da mezzo secolo alla stessa velocità massima. Il fallimento del Concorde – collaudato per 20 anni, entrato in servizio su un numero ristrettissimo di rotte nel 1976 e uscito di scena 25 anni dopo senza aver mai inciso sul trasporto civile, ricordato semmai per gli incidenti e per la capacità di produrre rumore e inquinamento, aveva portato l’industria aeronautica al canonico passo indietro. Ora, l’evoluzione tecnologica sembra poter ridare una chance alla realizzazione del sogno. Forse non è un caso che il segnale arrivi proprio dalla Francia.
Fonte: la Repubblica .it

Ecco i superbus per passeggeri ultraveloci

Alla Fiera del Turismo di Dubai è stato presentato al pubblico un nuovo concept di autobus per il trasporto passeggeri ad alta velocità.

Il superbus è stato sviluppato da un team di ingegneri olandesi nel corso degli ultimi due anni.

Alla base del progetto c’è l’idea di una particolare modalità di trasporto per cui i passeggeri si sentano come all’interno di un’auto da corsa o una supercar.

Il veicolo, infatti, è in grado di muoversi ad una velocità di 250 chilometri orari.

Il superbus ha una lunghezza di 15 metri con 8 porte in stile ali di gabbiano e può trasportare fino a 23 passeggeri. E’ alimentato da un motore elettrico da 300 kW (400 CV) che all’occorrenza e per brevi momenti (appena un minuto!) può erogare ben 600 kW (800 CV) di potenza.

La capacità delle batteria ai polimeri di litio garantisce un’autonomia di percorrenza di 200 chilometri viaggiando, naturalmente, alla velocità di crociera di 250 km/h. I progettisti evidenziano inoltre che i tempi di frenata sono rapidissimi e in appena 200 metri il superbus si arresta completamente.

Il primo giorno della mostra, lo stand in cui il superbus era esposto, è stato visitato dallo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum, Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti. Il Primo Ministro ritiene che Dubai potrebbe essere interessata, in un prossimo futuro, ad un super trasporto passeggeri.

Fonte: next.liquida.it

Mobilità senza conducente a Masdar City

In un futuro che si rispetti, influenzati da tanti film, serie Tv o libri che in questi ultimi decenni ci hanno profilato città supertecnologicheassenza di inquinamentoveicoli volanti, una delle cose che più mi aspetto di vedere per poter dire, finalmente, che questo è il futuro, è la possibilità di salire su una vettura completamente automatizzata che mi porta dove voglio senza che un autista sia al volante.

Un mezzo su ruote che non utilizzi quindi delle rotaie per giungere a destinazione, ma che sfrutti soltanto le normali strade cittadine. Una delle proposte più suggestive è quella mostrata a Masdar City, l’ambiziosa città ecosostenibile che è in via di lenta realizzazione nei pressi di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

Questo sistema pubblico di trasporto chiamato PRT, ovvero Personal Rapid Transit, consiste in alcune piccole vetture capaci di accogliere fino a 4 passeggeri, dotati di una plancia interna con pulsanti e monitor. Alla pressione di uno di questi pulsanti, un po’ come avviene per un ascensore, le porte si chiudono e il PRT parte, seguendo solamente delle linee magnetiche tracciate sull’asfalto.

Al momento questi mezzi, installati a Masdar City in prova, seguono delle rotte prestabilite, senza possibilità di andare realmente dove il passeggero vuole, ma in futuro basterà selezionare una meta dal monitor touchscreen e aspettare di arrivare a destinazione, come è visibile nel filmato.

 

Aero Train, arriva il treno volante

Agli inizi dell’Ottocento i primi treni a vapore arrivarono come un ciclone nel settore dei trasporti. Da quei giorni ad oggi si è fatta tanta strada. La rivoluzione più importante è stata quella deimeglev, treni a levitazione magnetica. Carrozze cioé in grado di viaggiare lungo i binari, ma senza toccarli, “volando” sopra il terreno, sollevati dalla forza di enormi magneti.

 

Oggi la schiera dei treni veloci ed ecosostenibili si arricchisce di un nuovo alleato. Ingegneri giapponesi dellaTohoku University, guidati dal professor Yusuke Sugahara, hanno dato vita ad un prototipo di veicolo in grado di rimanere sospeso in aria, ma senza bisogno di rotaie. Si chiama Aero Trained è un vero e proprio treno volante, ai cui lati sono stati aggiunte delle ali. In questo modo il convoglio è in grado di sollevarsi dal suolo di alcuni centimetri,  quanto basta per evitare l’attrito col terreno.

Quando infatti un treno “tradizionale” si muove su una rotaia di acciaio, viene frenato da due tipi di attrito. Il primo è quello dell’aria, che è virtualmente ineliminabile almeno di non far viaggiare il treno in una galleria sottovuoto. Il secondo è quello dovuto allo sfregamento delle ruote sulle rotaie. Eliminare questa dispersione di energia rende possibile usare meno forza e raggiungere velocità più elevate. Soprannominato veicolo a effetto suolo, il treno è stato costruito in modo da essere il più eco-compatibile possibile. Per rendere possibile questo ideale gli ingegneri giapponesi hanno studiatol’Aero Train in modo che potesse essere alimentato grazie all’energia eolica e solare.

 

In Australia prima rete che carica l’auto elettrica in 5 minuti

Nascerà in Australia, a Camberra, la prima rete per ricaricare l’auto elettrica altempo di un pieno di benzina senza doverla fermare per ore. Nella nuova rete,con una sosta di soli cinque minuti, le batterie esaurite saranno sostituite automaticamente con altre perfettamente cariche, come se l’automobile fosseun giocattolo.

A questo obbiettivo punta un accordo strategico firmato tra la Renault e la “Better Place”, industria californiana tra le più qualificate nel campo del trasporto sostenibile. L’accordo prevede che Renault commercializzi in Australia la sua “Fluence Z.E.” (Zero Emission), equipaggiata di batterie sostituibili in stazioni automatizzate, e che la “Better Place” fornisca le infrastrutture di ricarica ed i servizi connessi.

L’accordo è già operativo, tanto che entro la fine dell’anno cominceranno i lavori per allestire la rete, in maniera che a partire dalla metà del 2012 possa cominciare la commercializzazione della “Fluence Z.E.”, una vettura di classe media (quattro posti, quattro sportelli) a sola trazione elettrica, con un’autonomia di circa 180 chilometri. Chi la acquisterà stipulerà anche un contratto con la Better Place che gli consentirà un accesso illimitato alla rete dei punti di ricarica e di ricambio automatico ad un prezzo prestabilito, per un’elettricità che viene garantita al cento per cento da fonti rinnovabili.

Renault e Better Place sono certe che, dopo l’esordio a Canberra, la capitale Australiana, l’operazione si potrà estendere progressivamente a tutto il Paese costituendo, per il 2013, la maggior rete mondiale di ricarica di veicoli elettrici.

 

 

Soft Rockers: la poltrona coi pannelli solari

Ricaricare i propri gadget elettronici rimanendo comodamente distesi su una bella poltrona. Possibile, anzi reale grazie alla fantasia di Sheila Kennedy, professoressa di architettura al MIT.
La studiosa, specializzata nella progettazione di sistemi di energia e innovazione per le città e gli edifici, ha messo a punto queste speciali poltrone dove basta sedersi per ricaricare ogni nostro dispositivo. Il tutto in chiave rigorosamente green. L’ultima sua creazione si chiama Soft Rocker. Il mobile, in realtà, è una vera e propria stazione di ricarica alimentata ad energia solare. Duplice dunque la funzione: un elegante oggetto per l’arredo del giardino e una vera e propria unità energetica. Dotato di una batteria da 12 ampere all’ora, Soft Rocker immagazzina l’energia solare durante l’arco della giornata, per poi rilasciarla…al momento del bisogno, semplicemente distendovisi sopra. La poltrona sfrutta infatti l’equilibrio umano creando una sorta di traccia utilizzata poi per l’acquisizione dell’energia solare. Poi, collegando i dispositivi tramite USB alla poltrona, il gioco è fatto. Dai telefoni cellulari agli altoparlanti, senza alcuna distinzione. Bello anche il design e la forma, che invita al relax. Un peccato non averla, non credete?

Fonte: GreenMe

Pepsi: verso bottiglia ricavata dalle piante

Pepsi pensa in “verde”. Il colosso delle bibite sta lavorando alla prima bottiglia fatta interamente con materiale vegetale. L’azienda tenta così di superare l’eterna rivale, Coca Cola, che due anni fa ha introdotto sul mercato una bottiglia per il 30 per cento ricavata dalle piante.
La sfida verde delle multinazionali si gioca proprio su uno dei campi più problematici: i contenitori. Secondo quanto riporta l’Atlanta Journal Constitution, la nuova bottiglia sarà prodotta utilizzando corteccia di pino e bucce di grano. Il progetto dovrebbe prendere il via il prossimo anno e nel frattempo il team di Pepsi è già al lavoro per verificare se sia possibile utilizzare anche la buccia delle arance e delle patate. L’azienda è molto presente anche nella trasformazione dei prodotti agricoli: la bottiglia “verde” potrebbe diventare un modo per riutilizzare il materiale di scarto.
La prima “PlantBottle” della Coca Cola, fatta per un terzo con bioetanolo del Brasile, è già disponibile in nove Paesi. Nel prossimo anno dovrebbe essere introdotta in altri dodici.

Fonte: LaStampa

Lee Never Wasted: una shopping bag ma tanti usi!

Lee, il celeberrimo brand di abbigliamento, cambia il look delle shopping bag! Lee Never Wasted. 3000 esemplari, creati dall’agenzia indiana Happy Creative Services, sostenibili al 100%! Mai una shopping bag è stata più ecologica. Nuove buste, realizzate interamente in carta riciclata (e riciclabile ovviamente) pronte a sensibilizzare i clienti su tematiche importantissime come il recupero e il riutilizzo. Tutte le buste sono infatti pronte a trasformarsi in molto molto altro. E il naming di queste buste rende già chiarissimo tutto il concept. Per la serie non si butta via niente, e in queste buste davvero non si butta via nulla! Unico occorrente… un paio di forbici! Basta infatti tagliare lungo le linee tratteggiate per realizzare portamatite, segnalibri, calendari, giochi, portaschede e molto, molto altro ancora! Dalla gallery potrete sicuramente farvi un’idea di quante cose possono essere realizzate dalla bag! Interessanti i manici della busta, realizzati con un paio di lacci per scarpe, utilizzabili una volta fatta “a pezzi” la busta!
Un’iniziativa che ha colpito piacevolmente tutti i clienti, tanto da spingere la Lee ad aumentare il numero di bags passando così dalle iniziali 3000 a ben 300.000!!! E’ ovvio che in molti penseranno a “la solita trovata di marketing”! Potrebbe anche essere, ma almeno è una trovata attenta all’ambiente e che porta in se un significato profondo tentando di sensibilizzare i consumatori alle tematiche ambientali. Ovviamente aspetto anche il vostro parere.

Fonte: Architettura&Design

Il catamarano eco friendly: pieghevole e a energia solare

Elevata efficienza, basso impatto ambientale e costi competitivi. Mentre i primi due vengono seguiti dalla maggior parte dei progetti eco friendly, per l’attenzione ai costi i progetti non sempre si rivelano convenienti. Questo, va detto, è un aspetto che segue di pari passo l’evoluzione delle tecnologie: quanto più sono sviluppate e diffuse, tanto più i costi (per la produzione e l’acquisto) diminuiscono.
Esistono, tuttavia, dei progetti che, per i nostri hobby, abbinano ecologia con economia. Fra questi, il catamarano pieghevole, alimentato a energia solare e realizzato con l’impiego di materiali leggerissimi, e sviluppato da due giovani designer statunitensi Jeffrey Greger e Timo Bucker. Nella sostanza, questo catamarano – finora esistente nel mondo virtuale: la sua realizzazione è ancora allo stadio di prototipo – si compone di una serie di elementi singoli fra loro, come i due scafi in polipropilene collegati fra loro da un sottile intreccio di tubi, un tendalino per ripararsi dal sole, il “ponte” rivestito in tessuto, e i pannelli solari. Tutti i componenti, a loro volta, possono essere inseriti all’interno dei due scafi che, richiusi, assumono una forma che ricorda in modo chiaro i box portatutto diffusissimi sulle auto che vediamo tutti i giorni.
L’operazione di apertura e di chiusura, promettono i due designer, richiede pochi minuti. Una volta aperto, il catamarano va allestito posizionando il “ponte” sul telaietto che collega i due scafi; in cima a tutto, c’è il tendalino nel quale viene inserito il pannello fotovoltaico, che serve per l’alimentazione di una batteria agli ioni di litio, che muove un piccolo motore elettrico il quale, attraverso un’elica, mette in movimento il catamarano. Il controllo di questa piccola imbarcazione viene effettuato attraverso un semplice pannello, che riporta lo stato di carica della batteria, la velocità in nodi e i comandi di direzione e velocità.

Fonte: GreenMe

West Kowloon: Norman Foster porta il verde a Hong Kong

Da oltre trent’anni alla testa di grandi progetti e infrastrutture pubbliche tecnologicamente innovativi e attenti agli aspetti sociali ed ecologici, Norman Foster si aggiudica la progettazione di West Kowloon, lungomare di 40 ettari con vista sul centro di Hong Kong. 5.000 alberi sul mare: su questa striscia di terra affacciata sul mare, l’architetto di Manchester, già noto nell’ex-colonia inglese per il grattacielo della HongKong&Shangai Bank e la progettazione del nuovo aeroporto della città, immagina un immenso parco composto da oltre 5.000 alberi, dominato a Nord da un’area che raccoglierà le istituzioni culturali, mentre ad Est e ad Ovest saranno dislocate, nelle intenzioni di Foster, strutture educative e di intrattenimento, un grande teatro -già promosso dal Governo locale- e M+, un museo d’arte contemporanea.
Nel cuore di questa enorme area verdeggiante “Foster and Partners” hanno pensato un lungo Avenue turistico-commerciale ombreggiato da piante, dove si concentreranno negozi, ristoranti e centri commerciali.
Con l’obiettivo di fare della capitale finanziaria dell’area asiatica anche un centro culturale e del tempo libero, è stato creato, qualche anno fa, il Cultural District Authority. L’organismo, costato al governo circa 21 miliardi di dollari, ha allestito un concorso internazionale volto a riqualificare l’area di West Kowloon. Con molti ritardi e rallentamenti, la competizione -latente dal 2006- è stata rilanciata nel 2010.
Le tre proposte selezionate, il «City Park» firmato Foster e Partners, un «Cultural Connect» dello studio locale Rocco Design Architects e il «Project for a new Dimension» dell’olandese Oma, sono state messe a disposizione dei cittadini in un’esibizione allestita appositamente all’Hong Kong Exhibition Centre. La mostra e un sito dedicato hanno permesso di raccogliere opinioni e commenti della gente, dei quali il Cultural District Authority ha tenuto largamente conto nella sua decisione finale di assegnare l’incarico allo studio di Foster. Il progetto, promettono le autorità, incorporerà alcune caratteristiche ed elementi delle due altre proposte, per non scontentare nessuno.

Fonte: Casa&Clima