Archivio della categoria ‘EVENTI’

Rotterdam: Hella Jongerius firma l’elogio dell’irregolarità

Mai titolo fu così azzeccato per questa mostra. “Misfit” infatti sta a indicare qualcosa che calza male, che non si adatta alla perfezione. E sono proprio le imperfezioni e il tocco individuale, che interrompono il processo industriale, alla base del successo internazionale della designer olandese Hella Jongerius, classe 1963, a cui il suo paese d’origine dedica, negli spazi del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, una mostra retrospettiva. Perché Jongerius, che ha avviato il suo studio all’inizio degli anni Novanta dopo il diploma alla Eindhoven Design Academy, è convinta che la qualità della fattura artigianale non sia leggibile in oggetti perfetti ma solo nei “misfits”. E che l’industria negli ultimi decenni si sia troppo concentrata sulla quantità e sulla standardizzazione. Ad esempio creando migliaia di colori che sono progettati per sembrare tutti uguali in ogni circostanza. A tutti questi colori però manca l’irregolarità, l’elemento di disturbo. Ed è proprio nella nuova serie di vasi colorati (serie 3), presentata per la prima volta a Rotterdam, che si riconosce la mano della designer. Trecento vasi, appoggiati sul pavimento, messi a punto la scorsa estate in stretta collaborazione con la Royal Tichelaar Makkum, utilizzando il vaso come una tela vera e propria e sperimentando su di esso la forza e le incredibili potenzialità del colore. High e low tech, tradizionale e contemporanea, artigianale e industriale, la ricerca di Jongerius è eclettica e gioca proprio sugli opposti. Sul cortocircuito dei materiali quasi sempre associati in modo inusuale e originale. Cosa ci farebbe altrimenti una rana gigante appoggiata sul bordo in un tavolo? È la celebre Frog Table del 2009 che il museo ha recentemente acquisito e che si va così ad aggiungere agli altri suoi oggetti già in collezione. Dai tavoli, ai tessuti, dalle sedie ai sofà, dalle scarpe (frutto della collaborazione con Camper) ai vasi (tra cui quelli creati per IKEA), è la prima volta che l’intera opera della designer viene esposta in Olanda. I prodotti in mostra sono allestiti per cromia, non seguono un percorso cronologico e sono organizzati in modo tale da distanziarli volutamente e il più possibile dal loro uso quotidiano. In occasione della mostra è stata inoltre pubblicata una monografia curata da Louise Schouwenberg in stretta collaborazione con la designer per la Phaidon Press (la seconda per la stessa casa editrice), di cui 300 copie vendute in una speciale edizione limitata con i vasi colorati dell’ultima serie. La mostra ” Hella Jongerius – Misfit” è in corso al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam fino al 13 febbraio.
www.boijmans.nl
www.jongeriuslab.com

Fonte: Luxury24

Cina: il Museo delle Sculture in Legno di MAD

Lo studio cinese MAD fondato da Yansong Ma ha reso note le immagini del progetto per il Nuovo Museo per le Sculture in Legno Cinesi che sorgerà nella città di Harbin, capitale della regione dell’Heilongjiang, nel nord est della Cina, ai confini con la Siberia. La principale città della Cina settentrionale, attualmente in rapida espansione, sta attraversando una fase di definizione di sé come hub regionale per le arti. La città di Harbin, i cui paesaggi invernali sono stati fonte di ispirazione per il progetto del Museo, è sede ogni anno dal 1963 del Festival Internazionale delle Sculture di Ghiaccio e Neve (The Harbin International Ice and Snow Sculpture Festival).
Il Museo di MAD è un contrasto tra l’eleganza della natura e la velocità della vita quotidiana. I suoi 200 metri di lunghezza hanno la forma di un fluido congelato che riflette ed esplora la relazione tra l’edificio e l’ambiente. L’interno del museo combina due diverse mostre collegate da un accesso centralizzato che separa i due “musei” e contemporaneamente li unisce, conseguendo un rapporto simbiotico. Lucernari inondano di luce i “vuoti” adiacenti alle gallerie, creando ottimali condizioni visive e “momenti scenici” all’interno e all’esterno dell’edificio. A MAD è stata commissionata la progettazione di tre edifici culturali nel 2009; la struttura del museo è stata completata recentemente, mentre i progetti dell’opera house e del centro culturale saranno terminati il prossimo mese di febbraio.

Fonte: Archiportale

Senigallia: “Il lungo ponte verso le rinnovabili”

Il Gruppo Imprenditori di Senigallia (in sigla G.I.S.) ha organizzato un appuntamento in materia di energie rinnovabili e ambiente dal titolo “Il lungo ponte verso le rinnovabili”. L’incontro si terrà venerdì 26 novembre dalle 19 presso la sala convegni del Senbhotel. Moderatore della serata sarà il Professor Giorgio Turchetti dell’Università di Bologna, Direttore Centro Interdipartimentale «L. Galvani» (C.I.G.) per Studi Integrati di Bioinformatica, Biofisica, Biocomplessità. Interverranno relatori qualificati quali: Pierluigi Gradari, esperto in energie nucleari, risparmio energetico e fonti rinnovabili; Enrico Loccioni, Presidente dell’omonimo Gruppo innovatore e sperimentatore di sistemi ecosostenibili; Fabio Polonara dell’Università Politecnica delle Marche, estensore del Piano Energetico Ambientale Regionale; Pierluigi Rotoloni, esperto in tematiche sui combustibili nucleari. Su invito di Silvio Paquini, Presidente del G.I.S., parteciperà all’incontro anche il Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi.

Cancun: accordo difficile senza proroga Kyoto

Se non ci sarà un secondo periodo di impegno, sarà molto difficile raggiungere un pacchetto equilibrato (di decisioni) in questa negoziazione, ha informato la rappresentante del Venezuela, Claudia Salerno, durante una conferenza stampa.
Si trovavano al suo fianco i negoziatori degli altri Paesi dell’Alba: Bolivia, Ecuador, Nicaragua e Repubblica Dominicana. Non siamo disposti a cedere sulle nostre posizioni, ha aggiunto. Questa dichiarazione arriva alcuni giorni dopo che il Giappone ha ribadito, con grande fermezza, che non assumerà impegni per un secondo periodo nel quadro del protocollo di Kyoto, la cui prima scadenza è a fine 2012. I Paesi del Sud insistono per un’estensione di questo trattato firmato nel 1997, poiché è il solo strumento legale che ha obbligato i Paesi industrializzati a limitare le loro emissioni di gas a effetto serra (Ges) all’origine del cambiamento climatico. Entro il 2012, devono ridurle di oltre il 5 per cento rispetto al 1990. Tokyo si rifiuta però di vincolarsi, mentre il protocollo di Kyoto non copre più che circa il 30 per cento delle emissioni globali di Co2 e non impegnano i due Paesi che inquinano di più al mondo, la Cina e gli Stati Uniti, che non l’hanno ratificato. Mercoledì il negoziatore principale del Brasile, Luiz A. Figueiredo, avevano giudicato che si trattasse di una “questione chiave”. Da parte sua l’Unione europea ha ripetuto varie volte a Cancun di essere favorevole a una proroga, a determinate condizioni. Delegazioni di oltre 190 paesi sono riunite dal 29 novembre, al 10 dicembre, nella località balneare messicana per dare un nuovo slancio ai negoziati sulla lotta contro il cambiamento climatico, dopo la delusione di Copenaghen, un anno fa.

Fonte: LaStampa

Siviglia e i parasol contemporanei di J. H. Mayer. Ad aprile l’inaugurazione.

Nella primavera di quest’anno Plaza de la Encarnacion a Siviglia riaprirà al pubblico con un look del tutto nuovo: è infatti in fase di ultimazione il cantiere di “Metropol Parasol“, l’intervento di restyling urbano progettatoda J. Mayer H. Architects.
Sviluppato per trasformare Plaza de la Encarnacion in un’area urbana contemporanea e in un nuovo luogo-simbolo di Siviglia, l’intervento ha come contesto la fitta fabbrica della città medievale e accoglierà un grande ventaglio di attività commerciali, culturali e per il tempo libero, a servizio di turisti e cittadini.
Secondo quanto previsto dal progetto J. Mayer H., delle strutture fungiformi proteggono e mettono in comunicazione le diverse attrazioni della “Plaza”: il sito archeologico, un mercato agricolo, una piazza sopraelevata, bar e ristoranti, e una terrazza panoramica. Calcestruzzo e legno rivestito da un involucro inpoliuretanosono i materiali costruttivi degli enormi ombrelloni destinati a costellare l’area. I pilastri portanti della struttura (completati nel 2008) divengono punti di accesso a un museo archeologico sotterraneo, alla piazza ed a un ponte panoramico.

Fonte: ArchiPortale

Cancun, Cop 16: si cambia rotta?

La nuova speranza nella lotta ai cambiamenti climatici si chiama Cop 16 di Cancun. Ma, onestamente, non è una grande speranza. I leader del mondo sono arrivati ieri nella cittadina messicana per partecipare alla conferenza, portandosi dietro crisi economiche, crisi politiche, documenti rivelati dagli hacker e quanto altro può remare contro il buon esito di questi dieci giorni di lavori sul clima. Il pessimismo, dopo la fallimentare conclusione della conferenza di Copenaghen, è il punto di partenza: troppi problemi sono ritenuti prioritari rispetto al clima dall’attuale classe politica in mezzo mondo. Forse solo i paesi africani, alle prese con la deforestazione e la desertificazione, hanno qualche stimolo in più. Ma tra i centoventi presenti contano assai poco.
Nulla, rispetto agli Stati Uniti di Barack Obama, che pure si è presentato ambientalista in campagna elettorale e, ancora oggi, deve dimostrare di esserlo. Assai poco rispetto ad una Europa che per combattere il global warming punta troppo sulla cattura del carbonio. Per non parlare della Russia, che campa di gas naturale e petrolio, e della Cina, che brilla nelle rinnovabili tanto quanto nel carbone. Per non parlare della guerra aperta tra Usa e Cina per i sussidi alle rinnovabili e dell’ Italia che si presenta con un Direttore del Ministero per l’Ambiente, Corrado Clini, che ha già messo le mani avanti. La speranza è l’ultima a morire, ma a morir disperato potrebbe essere il pianeta intero.

Fonte: EcoBlog

Mart: a Rovereto una mostra sui musei del 21esimo secolo

1959: la città di New York inaugura il Guggenheim Museum. Attorno a quel singolare edifico, perfetta incarnazione dell’ “architettura organica” di Frank Lloyd Wright, s’innesca immediatamente un acceso dibattito culturale in merito a come debba apparire e cosa debba contenere un museo d’arte.
Gli anni Sessanta del Novecento vedono la realizzazione delle prime architetture a funzione museale dove “la sede fisica della collezione” è intesa come un’opera da tutelare e conservare alla pari del patrimonio ospitato, un’attrazione a sè stante.
Nei decenni successivi, con l’intento di parlare a un numero il più possibile alto di utenti, gli enti museali promuovono una gamma sempre più ampia d’iniziative culturali – dalle esposizioni temporanee ai concerti, passando per cineforum e conferenze – e di operazioni di brandig. Mutano radicalmente anche i criteri organizzativi ed espositivi nell’allestimento delle collezioni. Tutti questi fenomeni segnano la necessità di nuove funzioni a supporto delle più disparate attività: agli studi d’architettura spetta dunque il compito di sviluppare progetti del tutto innovativi.
Nel ventunesimo secolo i più celebri musei sono ospitati in edifici così spettacolari da esser spesso considerati come grandi sculture autonome (basti pensare al Guggenheim Museum Bilbao di Frank Gehry). Da tutte queste constatazioni prende forma la mostra itinerante, organizzata dall’Art Centre di Basilea (Svizzera) e curata da Suzanne Greub e Christine Gisi, “Museums in the 21st Century: Concepts, Projects, Building”, che in questi giorni fa tappa presso il Mart di Rovereto.
La mostra presenta ben 27 progetti, ideati da altrettanti atelier d’architettura e sparsi sui cinque continenti. L’esposizione indaga la complessa gamma di relazioni tra “collezione e struttura”, “esterni ed interni”, “paesaggio ed edificio”. Modelli, schizzi, rendering computer, fotografie e animazione forniscono un affascinante spaccato sul processo creativo alla base di queste opere architettoniche a funzione museale, alcune delle quali recentemente inaugurate, altre ancora in costruzione.
Tra gli edifici in mostra, il Zentrum Paul Klee a Berna (Svizzera) di Renzo Piano Building Workshop; il MART di Rovereto di Mario Botta; il MAXXI di Roma progettato da Zaha Hadid; il Museo dell’Acropoli di Atene di Bernard Tschumi – Michael Photiadis; Il museo d’arte dell’Università del Michigan di Brad Cloepfil ad Ann Arbor (Michigan); il Museé des Confluences di Coop Himmelb(l)au a Lione (Francia); il Nelson-Atkins Museum of Art di Steven Holl a Kansas City (USA); l’ampliamento del Denver Art Museum di Daniel Libeskind a Denver (USA); il Musée du quai Branly di Jean Nouvel a Parigi; Il nuovo MoMa di New York progettato da Yoshio Taniguchi; il Mercedes-Benz Museum di Stoccarda firmato Ben Van Berkel. Non si possono non ricordare, infine, i progetti berlinesi del ricostruito Neues Museum e della costruenda James Simon Gallery di David Chipperfield, opera, quest’ultima, che aprirà al pubblico nel 2012 segnando la completa restituzione dell’Isola dei Musei alla capitale tedesca.

Fonte: Archiportale

Mobi boom: l’esplosione del design in Francia, 1945-1975

I mobili in stile? Oramai facevano troppo vecchio. Già subito dopo la guerra, i nuovi e giovani borghesi francesi, fin dall’avvio delle «trente glorieuses», il trentennio successivo di crescita economica ininterrotta nel loro paese, come in gran parte dell’Occidente, cominciarono a disdegnare le imitazioni più o meno potabili dei mobili Napoleone III o Luigi XVI. Quella svolta e gli anni che vennero di florilegio, produttivo e creativo, del settore sono raccontati nella mostra «Mobi boom, l’esplosione del design in Francia, 1945-1975», al museo di arti decorative a Parigi. Sta avendo un incredibile successo.
Non è una sorpresa, perché già da qualche anno si stanno riscoprendo quelle sedie, poltrone, divani, scaffali dal sapore modernista, a tratti futuristico. Ritornano alla ribalta, pure nei negozi di antiquariato della capitale e nelle aste (fra qualche giorno Tajan ne dedica una agli oggetti di quel periodo). Sono designers, un tempo famosi, poi in fretta dimenticati, da quando, gli anni Settanta, l’industria del mobile nazionale entro’ in crisi. Agli editori francesi del settore, allora, si sostituirono gli italiani e gli svedesi.
1945-1975 è un lungo periodo: composito, difficile da sintetizzare. Diciamo che con la ricostruzione e la necessità di fabbricare molto, a prezzi più contenuti e per appartamenti sempre più piccoli, prevalsero l’aspetto funzionale e il razionalismo. Invece, tra gli anni 60 e 70, quelle esigenze cessarono di essere prioritarie. L’atmosfera divento’ più ludica, divertente, conviviale, osserva Dominique Forest, curatrice dell’esposizione. Insomma, si passo’ dagli interni (semplici, lineari, con tanto legno dalle tonalità chiare), concepiti prima da René Gabriel e poi da Marcel Gascoin per i nuovi palazzi di Le Havre, distrutta durante la guerra e completamente riedificata sulla base di un progetto dell’architetto Auguste Perret, ai divani Lounge e Dromadaire, vasti e modulabili, un po’ hippy, di Hans Hopfer per Roche Bobois: miti della borghesia urbana francese all’inizio degli anni Settanta. O alla chaise longue, dalle linee morbide e flessuose, Djinn, di Olivier Mourgue, del 1964. Che Stanley Kubrick utilizzerà nel film «2001, Odissea nello spazio». Siamo migrati dalla praticità iperfunzionale all’utopia, verso un edonismo quasi ingenuo. L’evoluzione avvenne in maniera progressiva, in parallelo all’apertura a nuovi materiali, come la plastica o le fibre di vetro. Tanti di questi oggetti sono finiti nelle cantine di numerose famiglie francesi, se non sono stati letteralmente buttati via. Da qualche anno, pero’, si è aperta la caccia al mobile delle «trente glorieuses». Il 23 novembre la galleria parigina Tajan ha dedicato un’asta a questo tipo di design. Se si scorre il catalogo, è chiaro come i prezzi di alcuni oggetti abbiano iniziato a decollare, in particolari quelli delle lampade (splendida un’applique , con bracci mobili, di Pierre Guariche, valore stimato 4-6mila euro). Per il design francese del periodo 1945-1975, alcune attenzioni si impongono. Certi prodotti sono unici o comunque rari (la chaise longue Djinn di Mourgue, ad esempio, almeno nel suo jersey originale, si vende sopra gli 80mila euro). In altri casi, invece, il valore crolla, perché si tratta di produzioni in serie.
Un altro problema da considerare – sottolinea Jean-Jacques Wattel, l’esperto di Tajan, che si occupa dell’asta – è che questi oggetti, pur interessanti per il disegno, sono stati spesso costruiti con materiali nuovi e più economici, non proprio pregiati, quali il compensato o la schiuma che riempie poltrone e divani. Resistono male al trascorrere del tempo. Infine, non è facile districarsi nella molteplicità dei nomi dei creatori. Alcuni sono ormai ridiventati delle vedette da tempo, soprattutto certi modernisti, più famosi negli anni 50, come Charlotte Perriand e Jean Prouvé. Tra i «giovani lupi», come vengono chiamati quelli che si imposero più tardi, Pierre Paulin, chiamato da Georges Pompidou e consorte a decorare l’Eliseo al principio degli anni 70, è ritornato alla ribalta negli ultimi anni. Ora si sta guardando con interesse a «nuovi» nomi – conclude Wattel – come Pierre Guariche, René Motte e Serge Mouille. Per chi non li conosce, è da consigliare (entro il 2 gennaio prossimo) un giro al museo delle arti decorative.

Fonte: Luxury24

Ferrara e il decennale del riconoscimento Unesco

In occasione del decennale del riconoscimento Unesco a Ferrara come città del Rinascimento e il suo Delta è stato presentato un piano di gestione alla presenza della presidente della Provincia Marcella Zappaterra, è seguita la presentazione del volume “Delizie Estensi – Architettura di Villa nel Rinascimento Italiano ed Europeo” ed è stata inaugurata nei Camerini di Alfonso I d’Este, la mostra fotografica “Il paesaggio de/scritto – Luoghi italiani patrimonio Unesco”.
Dopo l’inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco come centro storico, il comitato estese alla città il titolo “Ferrara città del Rinascimento e il suo Delta del Po”; è quindi necessario un piano di gestione per mantenere questa posizione.
L’architetto Marco Borella ha infatti spiegato che: Quello ferrarese prevede 13 progetti per la tutela e la consapevolezza dei Siti nei sistemi di programmazione, molti dei quali a carattere educativo e quindi rivolti a studenti e docenti, mentre altri hanno come obiettivo le Delizie e il paesaggio affinché possano essere vissuti culturalmente ed infine vi sono quelli per la valorizzazione del marchio. E’ un piano biennale ben preciso che si modificherà però negli anni successivi con l’inserimento di nuovi progetti sempre rivolti a questi Siti unici ed eccezionali. La mostra fotografica “Il paesaggio de/scritto“, a carattere itinerante, è dedicata ai 44 Siti italiani. Solo cinque Siti hanno avuto in Italia il riconoscimento di Paesaggio Culturale e fra questi c’è Ferrara con un totale di cinque dei sei requisiti richiesti per questo titolo. La mostra resterà aperta fino al 28 novembre.

Fonte: ProgettoRestauro

Siena: un insolito ritratto architettonico della città

S’intitola  Architettura nelle terre di Siena. La prima metà del Novecento la mostra in corso presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena.
L’esposizione, visitabile fino al prossimo 17 novembre, indaga gli stili architettonici della prima metà del ventesimo secolo attraverso più di cento tra disegni e progetti d’architettura, oggi facenti parte di collezioni poco note o difficilmente accessibili come l’Archivio della Società di Esecutori di Pie Disposizioni, l’Archivio Storico del Comune di Siena o l’Archivio Chierici di Torino. A realizzare l’evento sono la Provincia di Siena, la Fondazione Musei Senesi e dalla Fondazione MPS con la collaborazione della Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici, del comune di Siena e dell’Università degli studi di Siena.
La mostra rappresenta la tappa conclusiva di un percorso di ricerca durato quasi tre anni, che ha censito le architetture più importanti del territorio, reperito e confrontato la documentazione ad esse inerente e analizzato il lavoro degli architetti attivi nelle prima metà del secolo passato, rintracciandone il percorso professionale.  Le cinque aree espositive, rispettivamente dedicate a “Gli alunnati delle Pie Disposizioni”,”Eclettismo e Liberty”, “Angiolo Mazzoni e la Stazione di Siena”, “Sabatini e gli anni Trenta”, e “Virgilio Marchi a Siena”, mostrano in pubblico per la prima volta progetti realizzati e proposte rimaste sulla carta, rivelando ambizioni tecniche, sperimentazioni formali e clima culturale di epoche differenti.
Risultato finale: una rassegna ricca di suggestioni, capace di offrire un ritratto insolito di una città nota per il grande patrimonio architettonico di stampo medievale e rinascimentale.

Fonte: Archiportale

Expo 2015: la Turchia si offre di subentrare a Milano

La notizia che Expo 2015, che si dovrebbe tenere a Milano fra cinque anni, si è impantanata nelle risse fra gli enti locali lombardi e si trova in gravi difficoltà finanziarie anche a seguito dei tagli nei finanziamenti agli enti locali lombardi imposti da Giulio Tremonti, oltre che a preoccupare il quartier generale parigino, è arrivata anche in Turchia. Dove, invece, la notizia sulle difficoltà di avvio dell’Expo milanese, hanno suscitato nuove speranze.
Infatti la Turchia (che candidava, come sede dell’Expo 2015, la sua città di Smirne) era stata battuta da Milano sia pure sul filo di lana a Parigi. Adesso, in Turchia, si sta meditando la rivincita. Da Ankara infatti sono venute delle offerte di disponibilità a subentrare a Milano nelle migliori condizioni cioè nell’ambito di un ben più ampio contratto di amicizia e collaborazione con Milano e la Lombardia e, in genere, con l’Italia intera. La Turchia, nei riservati pour parler, che vengono rivelati in esclusiva da ItaliaOggi, sarebbe, non solo disposta a rifondere i costi già sin qui sostenuti dagli organizzatori dell’Expo meneghina, ma anche a fornire una congrua somma a mo’ di avviamento-risarcimento che potrebbe servire a coprire il baratro che Tremonti ha aperto nei conti degli enti locali milanesi e, in particolare, della Regione Lombardia che, dalla manovra del governo (pur essendo la regione più efficiente d’Italia; anzi, proprio per questo) ha tratto il massimo danno.
Fra i big politico-amministrativi lombardi che stanno organizzando lo sforzo, per il momento inane (non è stato ancora deciso come acquisire le aree, ad esempio) per riuscire a organizzare l’Expo a Milano, l’offerta di Smirne viene seguita con grande attenzione. L’alternativa è: fare una brutta figura adesso, o farla al momento dell’inaugurazione dell’avvenimento? Farla adesso, significa non perdere risorse. Anzi, averne di nuove ed aggiuntive. Oltrettutto, molte opere complementari all’Expo (come la Pedemontana, l’alta velocità a Malpensa e le nuove linee metropolitane a Milano sono già state in gran parte finanziate o sono addirittura in corso di realizzazione). E poi, questa soluzione di rinuncia, potrebbe essere attribuita (peraltro motivatamente) alle conseguenza della crisi economica internazionale che, tagliando i bilanci pubblici, ha tolto ossigeno anche a questa grande iniziativa. Fallire a ridosso dell’inaugurazione invece (con padiglioni ridimensionati, partecipazioni nazionali ridotte e cosi via) sarebbe un insuccesso che verrebbe attribuito, a livello internazionale, alla incapacità di portare a termine questo grande progetto e quindi con un’inaccettabile ricaduta negativa sull’immagine complessiva dell’Italia a livello mondiale.
A questo punto sorge però, inevitabilmente, una domanda. Come mai la Turchia che, anch’essa, è stata colpita dalla crisi economica internazionale, riuscirà a trovare le risorse che l’Italia non riesce a mobilitare per realizzare l’Expo? La spiegazione è semplice.
Primo, perché, mentre l’Italia sta crescendo all’1% annuale del pil, con tendenza al ribasso, la Turchia sta crescendo al 4,5%, con tendenza al rialzo.
Secondo, perché la Turchia, rigettata dall’Eu, che ne rimanda continuamente il processo di adesione, vede, nell’Expo di Smirne, il modo di reinserirsi nel contesto internazionale, diciamo occidentale, dopo che essa ha costruito la sua nuova leadership nel Medio Oriente con l’apertura di nuovi e più intensi (ed anche più imbarazzanti) canali di collaborazione con paesi come la Siria e l’Iran. Per la Turchia, quindi, l’Expo a Smirne sarebbe il modo, fra l’altro, di bilanciare verso il resto del mondo non islamico, una posizione che oggi è troppo squilibrata verso paesi difficili (come la Siria) o addirittura “canaglia” (come l’Iran) .

Fonte: ItaliaOggi

Legambiente compie trent’anni

Era il 20 maggio 1980 quando un folto gruppo di ambientalisti e scienziati, protagonisti del movimento antinucleare e promotori di battaglie contro l’inquinamento, costituì in Italia una nuova associazione ambientalista. All’inizio la chiamarono Lega per l’ambiente, ma poco dopo il nome cambiò in Legambiente. Quest’anno il Cigno verde compie trent’anni, un anniversario che Legambiente festeggerà con appuntamenti per ripercorrere le tappe più significative della storia.

Fonte: Liquida

Federbio: l’agricoltura biologica e la tutela della biodiversità

Per l’inaugurazione dell’Anno Internazionale per la Biodiversità, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica evidenzia il ruolo dell’agricoltura biologica nella tutela e valorizzazione delle biodiversità in campo agricolo e alimentare. Nell’ultimo quarto di secolo in Europa, in seguito all’espandersi delle pratiche agricole intensive, forte è stato l’impoverimento in termini di varietà e quantità di specie presenti nelle campagne. La crescita dell’agricoltura biologica e una corretta informazione ed educazione ai consumatori è fondamentale, giacchè il consumatore che acquista prodotti Bio contribuisce a contrastare la perdita di biodiversità nelle campagne a beneficio dell’ambiente e del paesaggio naturale. Secondo la Royal Society – la più prestigiosa organizzazione scientifica della Gran Bretagna – nei terreni biologici si registra fino al doppio delle piante trovate in quelli convenzionali, fino al 50 per cento in più di ragni, il 60 per cento in più di uccelli e il 75 per cento in più di pipistrelli. L’agricoltura biologica è associata a livelli elevati di biodiversità.

Fonte BioEcoGeo_magazine

Ecobuild a Londra: fiera dell’edilizia sostenibile

Fiera dell’edilizia sostenibile in programma dal 2 al 4 marzo a Earl’s Court, Ecobuild annuncia un grande show con la presentazione di nuovi prodotti e servizi, insieme alle tecniche e ai progetti più all’avanguardia nel mondo del design sostenibile. Con oltre 800 espositori e circa 35.000 visitatori nel 2009, Ecobuild costituisce un valido punto di incontro per architetti, aziende e fornitori provenienti da tutta Europa. Particolarmente qualificata quest’anno, la presenza italiana, con una rappresentanza delle migliori imprese e delle associazioni più attive nel campo della sostenibilità urbana. A Londra, in pieno fermento anche dal punto di vista urbanistico per i preparativi delle Olimpiadi 2012, Ecobuild si appresta a calamitare l’attenzione di tutti coloro che credono nel binomio tra sviluppo urbano e sostenibilità. Fonte EcoRadio

Google: 917mln dollari investiti in “energia pulita”

Sebbene in passato la maggior parte dei suoiinvestimenti in fonti di energia pulita siano statinel solare, Google ha deciso di aumentare gli acquisti di energia eolica per ridurre le proprie emissioni. Stando a Bloomberg News, l’anno scorso il 30% dell’energia utilizzata dal colosso di Mountain View (la maggior parte, eolica) proveniva da fonti rinnovabili. Eppure, dei 917 milioni di dollari investiti da Google in progetti di energia pulita, circa due terzi o 622 milioni di dollari sono stati indirizzati sul solare. Entrambe le forme di energia sono più costose di quella ottenuta dal carbone, ma Google – che vuole diventare un’azienda a zero emissioni di carbone – preferisce acquistare energia eolica giacché è di oltre il 50% meno costosa di quella solare. “Al momento, è preferibile in termini economici”, spiega Gary Demasi, incaricato di scegliere le location per le sedi Google. “Vogliamo guardare al verde senza però perdere di vista il discorso economico. Ecco perché, da un lato, ci interessa acquistare energia a bassi costi”, aggiunge Demasi, “mentre dal punto di vista degli investimenti, ci interessa vendere energia ad alti costi”. I prezzi di entrambe le forme di energia pulita stanno subendo la pressione proveniente da una sovrabbondanza di impianti e da bassi prezzi di vendita. Ma mentre il costo di un megawatt ora per l’eolica s’aggira attorno agli 80 dollari, quello per il solare è di 169 dollari. Si spiega così come nonostante abbia investito oltre 622 milioni di dollari nel solare, per i suoi data center Google non acquista energia solare.

Centro visitatori sull’altipiano di Trollstigen

Ogni anno numerosi visitatori giungono sulla costa occidentale della Norvegia attirati da ripide pareti di roccia, fiordi verdazzurri, cascate fragorose e baie cristalline. 18 percorsi selezionati del circuito delle “Strade panoramiche norvegesi” sono stati arricchiti, dal 1998, con una serie di delicati interventi architettonici. Sulla rinomata strada del valico di Trollstigen è stato realizzato un centro visitatori con ristorante e spazio mostre.

Architetti: Reiulf Ramstad Arkitekter, Oslo

Londra 2012/ Al via la rivoluzione per i primi giochi sostenibili

Londra si prepara alla prima edizione green della storia delle Olimpiadi.  Il comitato olimpico, a meno di 200 giorni dalla cerimonia inaugurale dei XXX Giochi, sta infatti studiando come trasformare l’evento sportivo più importante del mondo in senso sostenibile.

Gli organizzatori puntano innanzitutto a realizzare un evento che riesca a sopravvivere ai 17 giorni di gare, costruendo stadi e infrastrutture non solo utili nell’immediato, ma utilizzabili anche nel futuro. Come riferisce l’Adnkronos, sono cinque le parole chiave della sostenibilità londinese sotto l’egida del ‘politically correct’: cambiamento climatico, rifiuti, biodiversità, salute e inclusione sociale.

A detta del Bleuprint for Change, il rapporto di sostenibilità pubblicato da London 2012 (www.london2012.com), gli interventi attuati spaziano in diversi settori; oltre agli edifici anche gli stessi giochi olimpici saranno a basso impatto ambientale. “Sono orgoglioso che la sostenibilità sia una parte importante del nostro modo di fare business – ha detto il responsabile del comitato olimpico londinese Paul Deighton -. Il lavoro che è stato fatto per integrare la sostenibilità al cibo, alla logistica, ai trasporti, alle cerimonie, alla tecnologia e alla gestione degli eventi ha scoperto opportunità che non sono state realizzate prima in un contesto olimpico o paraolimpico”.

Ovviamente, c’è ancora “molto da fare – ha aggiunto – ma siamo sulla buona strada per raggiungere risultati fantastici”. Chi si recherà a Londra potrà trovare strutture avveniristiche e rigorosamente green, firmate dai migliori progettisti del pianeta. Non solo lo stadio olimpico, ma anche l’Aquatics Centre disegnato da Zaha Hadid, che ospiterà 17.500 spettatori. O il velodromo (6000 spettatori) e il palazzetto per il basket (12000), tutti collocati all’interno del Villaggio Olimpico, che dal 2013 prenderà il nome di Parco Olimpico regina Elisabetta, trasformandosi in un nuovo quartiere residenziale da 3.600 appartamenti.

Il progetto del Parco Olimpico di Londra è, infatti, uno dei più ambiziosi del Regno Unito e punta alla rigenerazione urbana della periferia est di Londra, una delle zone più povere del Paese, con un alto tasso di disoccupazione. Tutte le strutture delle Olimpiadi sono sottoposte a una valutazione secondo principi di eccellenza in termini di sostenibilità e di approvvigionamento energetico. Si cerca in tutti i modi di ridurre l’uso dell’acqua e della produzione di rifiuti, secondo il diktat che spinge a “eliminare gli sprechi, ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare, smaltire”.

Il progetto del parco incrementerà inoltre la quantità di habitat naturale e la biodiversità del contesto, offrendo anche nuove opportunità per la comunità locale. Rispetto a Pechino, Londra ha speso quasi la metà (da 16 miliardi di dollari a 9,3) e alla base dei giochi londinesi c’è l’idea di un’Olimpiade diversa, a misura di atleta e spettatore. E gli spettatori sembrano aver gradito, visti gli otto milioni di biglietti già venduti per seguire le 302 gare delle 26 discipline dei Giochi che vedranno oltre 10.500 atleti provenienti da 204 nazioni.

L’atteggiamento ‘green’ riguarda anche il potenziamento della rete di trasporti pubblici per scoraggiare l’utilizzo delle automobili private. Almeno l’80% degli atleti potrà arrivare ai rispettivi campi di gara in meno di 20 minuti ed il Villaggio Olimpico sarà raggiungibile con dieci linee ferroviarie in grado di trasportare 240mila passeggeri l’ora.
Fonte : Libero

Cena con parole… sottofondo poetico-musicale

Fra una portata e l’altra, verranno “servite” le parole di quegli autori che hanno fatto della cucina un’arte, accompagnate dalla melodia popolare della fisarmonica. Il menù sarà quello tipico della nostra cucina romagnola preparato coi prodotti di qualità della cooperativa terre solidali.

Sabato 25 giugno – Ore 20,30 alla Locanda della Riserva Naturale di Onferno – Per info e prenotazioni: 0541983015-3384213758   locandaeostello@grotteonferno.it

 

A seguire presentazione del libro:

Silvana Cerruti racconta “La guerra all’improvviso”
Quando a Gemmano si camminava in mezzo ai morti
In un libro corale rivive il passaggio del fronte del ‘44