Archivio della categoria ‘CURIOSITA’ DAL WEB’

Cina: l’aria condizionata e’ rinnovabile

Un climatizzatore alimentato con l’energia fornita da un pannello solare termico.
La Shandong Vicot, un’azienda cinese, ha presentato ufficialmente un prototipo di questo innovativo sistema. Si tratta di un passo in avanti nell’industria della climatizzazione, verso produzioni più verdi e un atto dimostrativo della Cina decisa a percorrere la strada delle rinnovabili. In questo caso, il progetto è condiviso tra Cina e Usa, i cui ingegneri lavorano da anni alla sua realizzazione.
E’ un progetto che presenta standard altissimi sia dal punto di vista delle prestazioni ambientali, che da quello del rendimento con un’efficienza di conversione raffreddamento e riscaldamento dell’85% e una potenzialità di utilizzazione dell’energia solare 27 volte superiore rispetto alla media di un sistema per la produzione di acqua calda. L’unità di condizionamento, tra l’altro, fornisce anche calore e acqua calda, con la possibilità di integrare il gas naturale come fonte supplementare di energia.

Fonte: Ansa

Clean Vehicle Portal: il portale europeo per la mobilità sostenibile

Tra poche ore sarà dato il via al Clean Vehicle Portal, il nuovo sito web fortemente voluto dalla Commissione europea che ha lo scopo precipuo di fornire informazioni utili sulla scelta e l’identificazione, da parte dei privati ma anche delle amministrazioni pubbliche, dei veicoli più ecologici ed efficienti dal punto di vista energetico. Un enorme database, insomma, ma anche un compendio a cui gli enti pubblici dovranno fare riferimento.
A rendere nota la notizia, il vicepresidente della Commissione Europea, Siim Kallas che, in un comunicato diffuso nella giornata di ieri, ha fatto sapere che il nuovo sito contribuirà non solo a promuovere il mercato degli eco-veicoli e a sostenerne l’acquisto pubblico, ma anche a facilitare l’implementazione dielle nuove norme sulla mobilità sostenibile in perfetta aderenza con la nuova direttiva comunitaria (DIRECTIVE 2009/33/EC) che, da questo mese, impone anche alle comunità locali di selezionare i mezzi deputati al trasporto pubblico sulla base del parametro della sostenibilità. Il più grande Database d’Europa, inoltre, come è stato definito proprio nella nota diramata dall’Unione, fornirà nel dettaglio tutte le informazioni relative alle legislazioni comunitaria e statale con la possibilità di mettere in relazione queste ultime tra di loro valutando criticità e best practice cui adeguarsi…

Fonte: EcoBlog

Germanwatch: Italia fanalino di coda sulle politiche ambientali

È in affanno l’Italia sulle politiche ambientali. Meglio: è il fanalino di coda. Germanwatch lo certifica. L’associazione non governativa che ogni anno, in occasione delle conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, stila la classifica dei buoni e dei cattivi, analizzando i 60 Paesi che rappresentano oltre il 90 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica.
Quest’anno Germanwatch, in collaborazione con Can Europe e Legambiente, ha sistemato l’Italia al 41° posto (su sessanta) nella graduatoria dei Paesi che emettono più anidride carbonica nel mondo. E dire che ci sarebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo, visto che lo scorso anno eravamo al 44°. Ma, purtroppo, è la crisi economica che ci a fatto guadagnare queste tre posizioni in classifica. Le fabbriche chiuse. Le industrie in ribasso. Non certo i nostri sforzi nelle politiche ambientali: l’Italia, infatti, è al 58° posto, in questo. Tradotto: non si è fatto nulla per le tecnologie pulite, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica. In una parola: in Italia non abbiamo investito nella cosiddetta green economy. 
Spiega Mauro Albrizio, responsabile a Bruxelles di Legambiente: Tutti i Paesi che si stanno riprendendo dalla crisi stanno investendo in questo. Prendiamo, ad esempio, la Cina e gli Usa. La Cina, che è al 56° posto in politiche ambientali, ha investito in green economy 230 miliardi di dollari. Così gli Stati Uniti: al 54° posto, hanno investito 80 miliardi. L’Italia nulla.
In Europa l’investimento in green economy non supera i 30 miliardi di dollari, il 40 per cento dei quali soltanto da parte della Germania. Tra i 27 Paesi dell’Europa la performance climatica dell’Italia è al ventunesimo posto, avanti soltanto a Estonia, Grecia, Slovenia, Bulgaria, Lussemburgo e Polonia. Da segnalare: non c’è nessuno fra i Paesi del mondo che hanno conquistato il podio di quelli che emettono anidride carbonico. E il primo di questi in classifica è il Brasile, al quarto posto, posizione meritata per il suo uso dei biocarburanti e per i primi passi nel contenimento della deforestazione.

Fonte: Corriere

Da Trivago la classifica dei migliori alberghi-design: estetica, funzionalità, prezzi accessibili

Dormire in un hotel progettato da un architetto di grido non è roba per tutti. Ma ci sono dei casi, pochi al mondo, che fanno eccezione. Hotel pensati da professionisti estrosi, arredati in modo originale, dove è possibile dormire con appena 30 euro a notte a persona.
Il sito comparatore di prezzi http://www.trivago.it/ ha selezionato i migliori 10 “cheap” design hotel d’Europa, da Madrid a Budapest, da Vienna a Lisbona. Camere dai colori stravaganti, soluzioni all’avanguardia e armoniose, il tutto impacchettato per un massimo di 60 euro a camera doppia.
Se pensate che sia una cosa impossibile, provate a dare un’occhiata al sito del Soho Hotel di Budapest, un albergo trendy nel cuore della capitale ungherese. La facciata esterna di luci al neon blu elettrico fa da cornice a una struttura a quattro stelle con camere arredate con stile e fantasia. Mobili d’epoca decorati in oro sono combinati con elementi di design moderno e colori audaci. Il resto lo fanno le bellezze della cittadina magiara, con il suo Ponte delle Catene e il Castello di Buda, fino ai capolavori dell’Espressionismo della Galleria Nazionale. L’hotel è prenotabile a partire da 30 euro a persona in camera doppia per notte via Otel.com (3.12.2010 – 5.12.2010).
C’è poi il Roomz di Vienna, dal design fresco e accattivante, con camere suddivise in quattro colori (verde, blu, marrone e rosa) e decorate con stile raffinato. Ogni dettaglio, dalle tende agli arredamenti, è coordinato e ogni dispositivo, interruttori inclusi, in tinta. Per quanto riguarda Vienna, la Kunsthalle presenta una mostra di pop-art e, ancora per poco, si può ammirare una rassegna dedicata a Frida Kahlo nel Kunstforum Bank Austria. L’hotel è prenotabile a partire da 54 euro a persona in camera doppia per notte via Onhotels (3.12.2010 – 5.12.2010).
Il Novus City Hotel di Metaxourgio, il quartiere alla moda di Atene, offre invece ai visitatori uno stile minimalista e dinamico, con una terrazza dalla quale godere la vista sull’Acropoli. Prenotabile a partire da 37 euro a persona in camera doppia per notte via Booking.com (3.12.2010 – 5.12.2010).
Elegantissimo anche il Ku Damm 101 di Berlino, nella Kurfürstendamm della splendida capitale tedesca. Dalla hall alle sale comuni fino alle camere, si possono trovare opere di alto design. Prenotabile a partire da 41 euro a persona in camera doppia per notte via Venere (3.12.2010 – 5.12.2010).
L’hotel Yasmin di Praga si trova invece nel quartiere di Nove Mesto dell’affascinante capitale ceca e con le sue forme nette e i colori tenui rappresenta un piccolo gioiello di arte moderna. A pochi passi da Piazza Venceslao, l’albergo è anche un punto di partenza perfetto per scoprire le tante bellezze della città, dall’Orologio Astronomico alla Cattedrale di San Vito. Il costo parte da 37 euro a persona in camera doppia per notte, prenotando via Logitravel (3.12.2010 – 5.12.2010).
Un concept moderno e funzionale caratterizza invece l’hotel Bloom, nel cuore di Bruxelles. L’albergo racchiude nelle sue 305 camere e suite piccole opere di diversi artisti. Il ristorante “SmoodS” è un mix di stili fantasiosi fuori schema, dai tavoli arredati in stile vintage ad angoli in “safari style”. E, per chi ancora non conoscesse la capitale belga, il museo degli strumenti musicali in stile Art Nouveau è un gioiello da non perdere. L’hotel è prenotabile a partire da 39 euro a persona in camera doppia per notte via Booking.com (3.12.2010 – 5.12.2010).

Fonte: LaRepubblica

Natale e i regali sostenibili

Natale energetico e sostenibile. Tante sono le proposte per un regalo attento al risparmio energetico, tra le tantissime la redazione ne ha scelte tre.
Andare in bicicletta e contemperaneamente ricaricare le batterie del telefonino o dell’iPod. L’idea è venuta al designer cinese Fandi Meng, che ha inventato un semplice aggeggio che, facendo girare una ventola grazie all’aria che fende la bicicletta nel suo moto, carica un piccolo accumulatore sufficiente a ricaricare le batterie del cellulare. L’apparecchio viene montato sul telaio della bici e pesa pochissimo, quindi non va a intaccare le prestazioni del ciclista. Semplice e «verde», anche se nulla di veramente innovativo in quanto questi sistemi esistono da decenni, ma Meng ha dato un tocco da designer.
Secondo una ricerca del gruppo 7Pixel nel periodo 14 novembre-13 dicembre sui suoi portali per lo shopping online Trovaprezzi e Shoppydoo, nella top ten dei prodotti più ricercati a sorpresa ci sono due prodotti eco-sostenibili: al secondo posto il gasatore per l’acqua di rubinetto Imetec e al terzo il caminetto a bioetanolo.

Fonte: CorriereDellaSera

 

 

La svolta della Cina sul clima? Errore di traduzione

La notizia ha fatto il giro del mondo, rapidissima visto che il mondo qui a Cancun è concentrato dentro un albergo, seppure molto grande. Il 7 dicembre Su Wei, negoziatore cinese per la conferenza sui cambiamenti climatici, ha regalato ai media titoli di apertura e approfondimenti di primo piano: “La svolta della Cina su Kyoto”. Brividi nella comunità internazionale: per la prima volta la Cina aveva detto sì agli impegni vincolanti e ai controlli internazionali sulle emissioni di CO2. Il punto nodale della trattativa sul protocollo di Kyoto. La pietra dello scontro fra i due grandi inquinatori del mondo, Cina e Stati Uniti.
Con un dettaglio: la svolta della Cina non era vera. C’era stato un errore di traduzione. Le parole di Su Wei pronunciate in cinese erano state riportate male dall’interprete della conferenza. Todd Stern, capo negoziatore americano qui a Cancun, aveva fiutato l’errore. E quando è stato assalito dai giornalisti che volevano una sua reazione alla “storica svolta della Cina”, ha provato a balbettare: Veramente a me non sembra che ci siano cambiamenti nella politica cinese. Ma niente da fare. La sua è stata interpretata come una mossa tattica, in difesa. Il tentativo di minimizzare la storica apertura della Cina. E’ dovuto scendere in campo Xie Zhenua, il capo delegazione del governo cinese. Una conferenza stampa con i crismi della diplomazia negoziale. Lungi dal denunciare un errore di traduzione, Xie Zhenua ha ripetuto pacatamente la politica cinese sulle riduzioni di CO2 che, tra le altre, vede la Cina come il paese al mondo che investe di più in energia rinnovabile. In conferenza stampa Xie Zhenua ha scandito lentamente i punti nodali della politica sulle riduzione delle CO2. Parlando, rigorosamente, in inglese.

Fonte: CorriereDellaSera

Oslo: coi rifiuti campani combustibile per anni

C’è un paese, in Europa, che fa pubblicità ai rifiuti campani. È la Norvegia che, già da qualche settimana, sogna di poter bruciare la monnezza campana. La tv pubblica norvegese, Nrk, ha dedicato alcuni servizi giornalistici a quella che viene definita «una ghiotta opportunità»: la quale, se colta al volo, andrebbe a incrementare la capacità energetica del paese scandinavo. La clemenza (interessata) dei norvegesi arriva fino al punto di eludere del tutto le informazioni su quanto avviene in Campania: sull’emergenza ambientale e sulle responsabilità politiche del disastro. Invece, si spiega ai telespettatori che favorire il trasferimento dei rifiuti campani a tremila chilometri di distanza significherebbe assicurarsi combustibile per molti anni. Abbiamo inviato due nostri rappresentanti a Napoli — ha commentato Gerner Bjerkås, responsabile della comunicazione dell’agenzia per l’energia di Oslo — perché è nell’interesse di tutti che la capitale norvegese riempia il proprio inceneritore.
Ottantamila tonnellate di frazione secca destinata a quattro impianti: tre norvegesi e uno svedese. Secondo i piani, la Provincia di Napoli dovrebbe pagare 90 euro a tonnellata.
Il trasporto, poi, sarebbe garantito dalle navi che arrivano nel porto partenopeo cariche di cartone e legno: anziché farle rientrare a vuoto, ripartirebbero cariche di rifiuti. La fase sperimentale — secondo la tv norvegese — sarà avviata all’inizio del prossimo anno, con i primi viaggi. Germania primo importatore In Italia, il 90 per cento dei rifiuti esportati finisce negli impianti degli altri paesi europei. In vetta c’è la Germania che importa il 47 per cento dei rifiuti speciali e quasi la totalità degli speciali pericolosi. Quindi, c’è la Grecia, con il 18 per cento dei rifiuti accolti. Il Regno Unito, con il 10%; la Francia, con il 4%. Ma anche la Cina importa l’8 per cento della spazzatura made in Italy. Un milione e 400 mila sono le tonnellate di rifiuti importati in Italia e si tratta prevalentemente di speciali non pericolosi. Dalla Germania arriva il 25% della spazzatura importata; segue la Svizzera, con il 23 per cento; e la Francia, con il 21%. L’Italia importa soprattutto legno, metalli, vetro, materiale in plastica, veicoli fuori uso e imballaggi.
La Norvegia è lieta di accogliere la nostra spazzatura. Tuttavia, occorre che la gara bandita dalla Sap.Na — la società provinciale partenopea — venga svolta, dato che l’avviso pubblico richiedeva al mercato soltanto una manifestazione di interesse. Ma perché Norvegia, Svezia, Germania sono pronte e, anzi, chiedono di bruciare i nostri rifiuti? La verità è che si trovano ad aver osservato in pieno le disposizioni del cosiddetto principio di precauzione della Ue, in virtù del quale ogni regione, land o paese che sceglie di realizzare un piano di smaltimento e riciclo dei rifiuti deve pianificare una dotazione energetica superiore al fabbisogno previsto, in modo tale da assicurare, in caso di lavori di manutenzione o di stop imposto all’attività di un impianto, la possibilità di poter far riferimento all’impianto più vicino. A tutto questo, si aggiunge che nei paesi nordici il freddo si fa sentire e, soprattutto, è la crisi a ridurre la produzione del rifiuto domestico.
Anche Napoli con la crisi economica ha ridotto di quasi un punto e mezzo percentuale — secondo fonti Asìa — la produzione media di spazzatura nel 2009 rispetto al 2008: si è passati dalle 585 mila tonnellate di due anni fa alle 568 mila dell’anno scorso. Fino allo scorso ottobre, il calo registrato è stato di quasi l’un per cento e il trend su base annua proietta un dato finale che potrebbe aggirarsi intorno alle 559 mila tonnellate. Sempre secondo l’azienda municipalizzata di Napoli, tuttavia, un altro nodo da sciogliere riguarda il deposito di spazzatura proveniente dalle città limitrofe al capoluogo campano. Ci sono grandi città vicino a Napoli — spiega Daniele Fortini, ad di Asìa — che dal 2009 al 2010 sono passati ad una riduzione della produzione del rifiuto solido urbano del 20%. Certo, fanno la differenziata spinta. Ma la riduzione della spazzatura di casa come si giustifica? La crisi economica ha messo in ginocchio intere città virtuose? Noi, quasi ogni mattina, siamo costretti a raccogliere 140 tonnellate di rifiuti abbandonate durante la notte in una strada di collegamento periferico con i comuni vicini. Sui 1926 denunciati, l’anno scorso, per abbandono di rifiuti per strada, sa quanti sono stati i cittadini napoletani? Soltanto undici.
L’assessore all’ambiente della Campania, Giovanni Romano, attacca il Comune di Napoli e l’Asìa per le 1800 tonnellate giacenti sulle strade cittadine. Ma Asìa fa sapere che 81 suoi mezzi sono rimasti in coda davanti allo stir di Caivano, l’altra notte, con tempi di previsione di scarico di circa 28 ore. Con, ovviamente, un incremento vertiginoso dei costi. Così è accaduto a Chiaiano, dove, nelle ultime ore, sono stati respinti 32 autocompattatori di Napoli. Arbitrio e discrezionalità dei gestori degli impianti — confessano gli operatori dell’azienda di Napoli — impediscono che gli stessi stir e le discariche possano lavorare il doppio di quanto fanno. Insomma, il ciclo di smaltimento resta fragile. Ma il sospetto che di tanto in tanto qualcosa non vada per il verso giusto si fa sempre più largo. Dalla prossima settimana — annuncia l’assessore Romano — mille tonnellate di rifiuti campani prenderanno la strada del Lazio, dove saranno smaltiti in 4 o 5 giorni. E il governatore Stefano Caldoro ha confermato che Puglia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche e Molise hanno offerto piena disponibilità ad accogliere una parte dei rifiuti dalla Campania. Siamo ancora alle intese. A Napoli la situazione è disperata, sebbene la quantità di monnezza non cresca in termini esponenziali come, invece, accade in provincia dove, in pochi giorni, si è passati da 9 mila a 11 mila tonnellate per strada. E le soluzioni, per ora, sono solo oggetto di trattativa tra Regioni e paesi scandinavi.

Fonte: CorriereDelMezzogiorno

L’Europa verde del futuro: eco-industrie e meno gas serra

Il vecchio continente ce l’ha fatta. L’Europa a 27 ha superato il taglio delle emissioni serra previsto dal protocollo di Kyoto per il 2012 (l’8 per cento). Non solo, ma raggiungerà anche, con anticipo ancora maggiore, il traguardo fissato per il 2020: meno 20 per cento di gas che sconvolgono il clima. L’ asticella delle emissioni che moltiplicano uragani e alluvioni è infatti già scesa a quota meno 17 per cento. Sono i dati contenuti nel rapporto L’ambiente in Europa, uno studio che sintetizza cinque anni di lavoro dell’ Agenzia europea per l’ambiente. Non è stato per la verità solo un percorso virtuoso. Jacqueline Mc Glade, la biologa che dirige l’Agenzia, ha ricordato il ruolo svolto dalla crisi economica nel facilitare la diminuzione degli inquinanti, ma ha assicurato che la ripresa non farà ripartire l’inquinamento: abbiamo avviato il meccanismo della green economy e i risultati già cominciano a vedersi.
L’altra faccia della riduzione delle emissioni inquinanti è, infatti, lo slancio delle industrie verdi. L’Europa controlla il 30 per cento del mercato globale della produzione green e il 50 per cento delle attività di riciclo dei materiali ottenuti recuperando rifiuti. Nel 2008 l’eco-industria dell’Europa a 27 ha fatturato 319 miliardi di euro, il 2,5 per cento del Pil, e ha dato lavoro a 3,4 milioni di persone. E le fonti di energia rinnovabili hanno aiutato a spazzare via una quota di inquinanti: ogni lampadina che si accende con il sole o con il vento è un po’ di anidride carbonica in meno nel cielo, una speranza in più per le centinaia di milioni di persone che rischiano di perdere tutto per colpa dei cambiamenti climatici.
Se il futuro del mondo produttivo – secondo l’Agenzia europea – sarà sempre più verde, il presente è pieno di ombre proiettate dal passato. A cominciare da quelle sul riscaldamento globale.
Mentre a Cancun è appena cominciata la maratona sul clima, da Bruxelles arriva un allarme netto sulle conseguenze del caos climatico provocato dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione. L’Ipcc, la task force di scienziati delle Nazioni Unite, ha fatto una proiezione in base alla quale le temperatura a fine secolo subiranno un aumento compreso tra 1,1 gradi e 6,4 gradi. La seconda è un’ipotesi catastrofica, che porterebbe a sconvolgimenti devastanti. Ed è la più probabile se i governi riuniti a Cancun continueranno a rimandare le decisioni: osservazioni recenti fanno pensare che il ritmo di aumento delle emissioni di gas serra e i relativi impatti climatici si avvicineranno ai limiti superiori delle previsioni Ipcc, ammonisce la ricerca. Per dare un’idea del pianeta che ci attenderebbe se si perdesse la battaglia per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, il recupero dei materiali e i nuovi stili di vita, il rapporto fornisce l’ultima stima sul prezzo che abbiamo pagato per le ondate di calore che hanno colpito l’Europa nell’estate del 2003: 70 mila morti aggiuntivi. Non è uno scenario molto lontano da quello che diventerebbe routine in assenza di un cambiamento del modello energetico: Si stima un accrescimento del tasso di mortalità tra l’1 e il 4 per cento per ogni grado di aumento della temperatura al di sopra di un certo livello. A partire dal 2020 si potrebbero superare le 25 mila vittime per anno, principalmente nelle regioni centrali e dell’Europa del Sud. L’Europa è particolarmente esposta a questo rischio perché le aree urbane sono le più soggette alla minaccia delle ondate di calore e oggi 3 europei su 4 abitano in città. Nel 2020 saranno 4 su 10.
Un bambino nato oggi potrebbe arrivare a vedere un pianeta più caldo anche di 6 o 7 gradi, ha concluso Jacqueline Mc Glade. Nel Mediterraneo il numero di giornate sopra i 40 gradi potrebbe raddoppiare, i ghiacciai alpini sparire nell’arco del secolo e la mancanza d’acqua costringere a scegliere tra bere e innaffiare. Ma non è uno scenario già scritto. Abbiamo ancora uno spazio, sia pure estremamente ridotto, per intervenire. Se riusciremo a scrollarci di dosso l’inerzia che ha rallentato i cambiamenti economici necessari potremo fare molto. Una parte dei danni è inevitabile perché i gas serra che li produrranno viaggiano già in atmosfera, ma il disastro può ancora essere evitato chiudendo il rubinetto dell’inquinamento.

Fonte: LaRepubblica

Report RaiTre: si specula su eolico e rinnovabili

A Report girano le pale. Nel senso che il servizio presentato “Girano le pale” (qui il testo e qui il video) ha scandagliato quella che è la situazione dell’energia eolica e delle rinnovabili in Italia.
Un botto di incentivi, connessioni con la criminalità organizzata e speculazione da parte di chi ha tanti soldi da investire. Ma gira che ti rigira quei soldi finiscono nelle tasche dei soliti noti. Soldi che sborsiamo noi mortali consumatori per non avere in cambio nulla se non le bollette più care d’Europa. E la nuova idea di rientrare nel nucleare, energia sporca, vale la pena ribadirlo, probabilmente porterà alle stesse disastrose conseguenze: bollette elettriche ultra stellari, come già denunciato da Confindustria.
Spiega Milena Gabanelli: abbattere le emissioni di CO2. Il 17% deve venire da li. Questa energia viene incentivata dallo stato. In 20 anni al fotovoltaico sono stati dati 20 miliardi. Ma quando si è scoperto che il meccanismo degli incentivi era un affare ci si sono buttati un po’ tutti. Per potenza installata siamo davanti a Giappone e Stati Uniti. Ma siamo sempre indietro e non siamo tra i primi paesi con fonti rinnovabili. Cosa non quadra?
Intanto gli incentivi alle rinnovabili li paghiamo noi consumatori in bolletta e secondo il Sottosegretario Stefano Saglia possiamo anche sapere quanto, controllando la voce A3 in fattura. Alle rinnovabili vanno più di 3 miliardi di euro, mentre 500milioni di euro sono ancora per il decommissioning del nucleare.

Fonte: EcoBlog

Gli Italiani? Ecologisti a parole

Non e’ un quadro propriamente edificante quello che dipinge l’ Osservatorio Edison sugli italiani e l’energia nella ricerca sui ‘comportamenti piu’ diffusi fra le famiglie’: abbiamo un Paese di ecologisti dichiarati che adotta comportamenti assolutamente contraddittori sintetizza il sociologo Enrico Finzi, curatore dell’indagine.
Gli italiani, secondo la ricerca (condotta con 1.071 interviste su un campione rappresentativo di 34,1 milioni di nostri concittadini tra i 25 e 65 anni), prediligono le fonti rinnovabili, come il solare (64%), l’eolico (63%) e l’energia idroelettrica (52%), a scapito delle fonti tradizionali come il petrolio (1,7%), il carbone (8%) e il metano (25%). La ragione principale della preferenza, in tutti e tre i casi, consiste nella maggiore ‘ecologicita” dell’energia offerta da vento, acqua e sole.
Quando pero’ si passa ai comportamenti quotidiani – dall’uso delle lampadine a basso consumo al car pooling, all’utilizzo attento degli elettrodomestici – si scopre che il 38% degli italiani non adotta alcun comportamento ecosostenibile mentre il 27% si impegna ma senza troppa convinzione.
Esiste una evidente contraddizione collettiva – commenta Finzi -, e’ chiaro che la coerenza non sempre si trova sotto i cieli del Belpaese. Eppure ci sarebbe molto da fare, dentro e fuori le mura domestiche, se e’ vero che oltre il 50% degli italiani si dichiara ‘energivoro’ e con consumi fuori controllo. E questo anche se nessuno sa con esattezza quanti chilowattora consuma, sostiene Finzi, a dimostrazione del fatto che in tema di energia siamo anche poco informati. Un elemento, questo, che emerge anche da altre passaggi dell’analisi. Ad esempio la predilezione per l’eolico e il solare, oltre che da motivazioni ambientali, viene spiegata da piu’ della meta’ dei ‘supporter’ delle due fonti rinnovabili con la motivazione che si tratta di energia ”conveniente” (in realta’ senza i sussidi vento e sole sarebbero antieconomici). Su una cosa gli italiani non pare abbiano cambiato idea: il no al nucleare. Se il 12% ritiene che possa contribuire alla sicurezza energetica del Paese, l’80% lo considera altamente pericoloso per la salute e l’ambiente.

Fonte: Ansa

Putin e gli ecologisti: chiusa la cartiera sul Baikal

Nuova vittoria degli ecologisti in Russia, dopo quella per la foresta di Khimkhi, fuori Mosca, salvata dai piani di costruzione di un’autostrada. Un impianto di carta e cellulosa era destinato a inquinare il lago Baikal – la principale riserva di acqua dolce al mondo – senza troppi problemi, dopo il placet alla ripresa della produzione concesso all’inizio di quest’anno dal premier Vladimir Putin. E invece oggi il capo del Ministero delle Risorse Naturali e dell’Ambiente Yurij Trutnev annuncia la necessità di chiudere la cartiera. Il ministro ha detto che la decisione di chiudere è accompagnata da molti compromessi, citando problemi sociali ed economici connessi con l’interruzione della produzione nello stabilimento. In effetti non si tratta soltanto di scarichi di cloro e pasta di candeggina nel lago, con il rischio di compromettere il delicato sistema ambientale dalla bellezza incomparabile. Il problema era pure lasciare a casa circa 1500 dipendenti, che già una volta avevano indetto uno sciopero della fame.
Ma pare che ultimamente più della tutela del lavoro, in Russia paghi la vena ecologista. E in vista della campagna elettorale per le presidenziali 2012, anche un leader di acciaio come Putin, può sempre tornare sui suoi passi. Il Baikal è il lago più antico, più puro e più profondo del mondo, con i suoi 1.637 metri (e il 20% dell’acqua dolce disponibile sul Pianeta) che sprofondano negli abissi quanto un oceano. E’ inoltre una delle destinazioni più apprezzate dai naturalisti: la presenza di una fauna incredibile, compresa l’unica foca d’acqua dolce al mondo, la nerpa russa, fa di questo luogo un ecosistema davvero unico.

Fonte: LaStampa

Atree? l’installazione eco-sostenibile che si pianta

Un’installazione ecosostenibile e vivente è stata presentata al BOARD, il Concorso Europeo di Architettura, Design, Realizzazioni in Eco ed Agro Materiali organizzato in collaborazione tra Francia e Germania. Il nome del progetto è Atree? così chiamato perché costituito da alberi. In realtà però, il punto interrogativo finale vuole farci dubitare del fatto che si tratti semplicemente di alberi. Ma allora cos’è veramente Atree??
E’ un’installazione ecologica ed ecosostenibile perché non realizzata con i tradizionali materiali da costruzione, bensì con degli alberi. In pratica, si può dire che “Atree?” è un’installazione che non si costruisce: si pianta! Il progetto è costituito dall’accostamento e l’intreccio di salici di una specie che ha la capacità di crescere molto rapidamente. Si parla infatti di uno sviluppo in altezza di 2 metri all’anno. I salici sono intrecciati tra loro a creare giochi di forme grazie ad una bioplastica trasparente interamente degradabile costituita da olio di ricino. E’ la “poliammide 11” che, ricavata da sostanze di origine vegetale, ha ottime caratteristiche di resistenza termica e all’usura oltre alla possibilità di essere riciclata per essere impiegata sotto forma di tubi e componenti elettronici vari. Una volta terminata la sua crescita (non si può parlare di costruzione in questo caso), che avviene in circa 2 anni e mezzo (30 mesi), Atree? servirà a migliorare l’aspetto di aree degradate e non, dei centri urbani e a far nascere nei cittadini la consapevolezza dell’importanza del riciclo, del rispetto della natura e delle sue risorse. L’installazione potrà essere personalizzata a seconda della tipologia dei luoghi in cui verrà piantata. Al suo interno si potrà sostare, se gli alberi saranno disposti in circolo; potrà invece accompagnarci nelle nostre passeggiate se gli alberi saranno intrecciati e poi collocati in maniera puntuale lungo un percorso. Aggregate tra loro, le installazioni di Atree, potranno dare l’impressione di stare nel bel mezzo di un boschetto. Un boschetto artificiale, in cui i tronchi degli alberi seguono un andamento stabilito dagli ideatori, a dimostrazione che uomo e natura possono collaborare e coesistere senza entrare necessariamente in conflitto tra loro. L’opera è attualmente esposta al Castello di Chantilly in Francia, dove è cresciuta.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Rapporto annuale di Legambiente: vince Belluno, ultima Catania, peggiorano i grandi centri, risorge la Campania

Sul podio ci sono Belluno, Verbania e Parma. In fondo alla classifica, invece, Palermo, Crotone e Catania. Ma l’allarme arriva soprattutto dalle grandi città. Ad eccezione di Torino, infatti, tutti i centri urbani con più di mezzo milione di abitanti hanno peggiorato il loro stato di salute ambientale: tra questi Milano, Roma, Napoli e Palermo. È quanto emerge dalla 17/a edizione di Ecosistema urbano, annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia, realizzato in collaborazione con Il Sole 24ore.
La graduatoria si basa su diversi parametri: trasporto pubblico, isole pedonali, zone a traffico limitato, depurazione delle acque, raccolta differenziata. Nella top ten ci sono anche Trento, Bolzano, Siena, La Spezia, Pordenone, Bologna e Livorno. Il dossier evidenzia però la “pessima aria” che si respira a Milano: (63/a in classifica, era 46/a nel 2009) che peggiora in tutti gli indici della qualità dell’aria; e mentre Napoli (96/a, -7 posizioni) e Palermo (101/a, -11) «soccombono» sotto i cumuli di rifiuti nelle strade, a Roma (75/a, -13) i cittadini patiscono gli «effetti dannosi di una mobilitazione scriteriata». La vera emergenza nelle nostre città – ha sottolineato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – è rappresentata spesso dalla mancanza di coraggio e modernità da parte di chi le governa. Ci sono però anche segnali positivi. La conferma di Salerno (19ª, era 34ª nella passata edizione) e la comparsa di Avellino (29ª, 80ª lo scorso anno), ad esempio, avvengono principalmente per un impressionante balzo in avanti nei numeri della raccolta differenziata dei rifiuti, messo insieme a performance complessivamente buone. Segno indiscutibile che qualcosa di buono, con fatica, riesce ad emergere tra le tante difficoltà di un pezzo fondamentale del Paese, il Meridione.

Fonte: Corriere

Sette italiani su dieci preoccupati per l’ambiente!

Sette italiani su 10 guardano con crescente timore ai problemi ambientali. E’ quanto è emerso da una ricerca della Lorien Consulting e del mensile La Nuova Ecologia (Legambiente) presentata al Forum QualEnergia di Firenze. La prima preoccupazione degli italiani, però, resta il lavoro almeno per 9 intervistati su 10.
Per il 58,6% degli intervistati, fonti prioritarie di preoccupazione sono le questioni relative allo smaltimento dei rifiuti e all’implementazione delle fonti energetiche rinnovabili. A questo proposito, il 47,5% delle persone ha dichiarato di utilizzare pannelli solari termici e il 47,3% quelli fotovoltaici. Per il 46,5% degli intervistati, invece, il nodo da sciogliere è collegato ai trasporti e alla mobilità sostenibile. Tuttavia, il 75% degli italiani ammette forte sfiducia nelle misure prese dal governo per risolvere o lenire tali problematiche e si auspica venga fatto molto di più. Decisamente alta, inoltre, è risultata la percentuale degli italiani contraria al nucleare tout court (58%), dato che tende a crescere in maniera esponenziale nell’ipotesi della costruzione di una centrale nella regione di residenza dell’intervistato (66%). Benché il dato sia interessante, tuttavia, lascia perplessi la poca attenzione mostrata verso i cambiamenti cliamtici che preoccupano appena solo il 6,7% del campione, peraltro in netto calo rispetto a quanto già calcolato nel 2009 (32,9%). Secondo l’amministratore delegato di Lorien Consulting, Antonio Valente:
gli italiani hanno però raggiunto una certa maturità in termini di risposta ad una crisi che attraversa trasversalmente molti settori dell’economia,.. e vedono nell’economia sostenibile l’ancora di salvezza per un vero salto di qualità… Consentendo alla green economy di crescere indipendentemente dalle distinzioni politiche, di classe o di generazioni.

Fonte: EcoBlog

Bus Roots di New York: l’autobus con le piante sul tettuccio

Bus roofUn autobus con il tettuccio verde. Non verniciato: nel senso che sopra ci crescono proprio le piante. E’ il Bus Roots, l’autobus con le radici che Marco Castro cerca di diffondere a New York. Per ora c’è un prototipo seminato a piante grasse in servizio sperimentale. Lidea ha raccolto il secondo premio al Deisgnwala Grand Idea Competition ed è in giro (letteralmente) da alcuni mesi.
Guardate. I tetti d’erba hanno un ruolo importante nell’edilizia tradizionale e nella moderna architettura sostenibile. Fungono da isolanti rispetto al caldo e al freddo e conservano l’umidità. Il tetto verde sull’autobus mette allegria, aggiunge qualcosa alla qualità della vita e aiuta – almeno simbolicamente – a spazzar via un po’ di anidride carbonica dall’aria. E’ un’idea da coltivare…

Fonte: Blogeko

Pop, minimal o riciclata: la bicicletta solidale dei designer

Ci riuscirono gli inglesi, già qualche anno fa, a sdoganare la bicicletta nell’immaginario chic al punto da renderla bandiera dell’eco-sostenibile di classe. Niente sudore a nudo da Critical Mass o abiti stropicciati da studente trafelato, ma il caschetto politicamente corretto ed ecologicamente sostenibile del biondissimo sindaco di Londra Boris Johnson (che lo salvò più volte dal lancio inconsulto di oggetti dai finestrini dei Suv nel traffico). Allora i giornali britannici narravano indignati il ratto delle due ruote del futuro premier conservatore, David Cameron, e Vivienne Westwood arrivava pedalando al suo atelier milanese.
Adesso in Francia ci si sono messi anche 12 creativi di tutto il mondo a ricordare quanto è cool andare in bicicletta, soprattutto in edizione limitatissima. Il progetto charity si chiama Be Cycle and Fashion e fra i suoi organizzatori ha un portale multimediale internazionale dedicato alla solidarietà, La Chaine du Coeur. I proventi delle vendite saranno destinati ad Act Responsible, un’associazione che promuove campagne pubblicitarie di utilità sociale o ambientale.
Risultati molto diversi fra loro ma stessa base di partenza per tutti e 12: una “fixed gear” della Peugeot – per dirla con i tecnicismi un modello celebre di bici “a scatto fisso”, quelle nate per la pista da corsa e adattate alle strade di città. La più bella in assoluto (almeno se siete femmine, da piccole vi lasciavate vestire da confetto e tuttora possedete una Graziella con cestino) è quella disegnata dalla madrina del progetto, la spagnola Agatha Ruiz De La Prada, che sotto la canna ha appiccicato uno dei suoi cuori fuxia e l’ha abbinato con pedali arancioni. Chi invece la vorrebbe griffatissima, con buona pace del minimalismo, le preferirà probabilmente la bicicletta secondo Kenzo, con due fiori colorati al posto dei raggi. Per chi ha le gambe lunghe (molto lunghe) c’è la bici geometricamente modificata da Marithé+François Girbaud (i due francesi, moglie e marito, che fra il resto si sono inventati un modo di stingere i loro vendutissimi jeans evitando di sprecare acqua), e per le maniache della raccolta differenziata il trentenne Ylan Anoufa ha usato tappi di alluminio avanzati (più di 500). Se poi per voi la vita è una lotta e vi siete francamente stancate di scegliere, il designer di Peugeot, François Duris, ha inventato una bicicletta con due facce e due anime, mezza kitsch e mezza essenziale. Fra gli altri creativi che hanno partecipato al progetto – il cui prototipo però non è ancora stato svelato dagli organizzatori – c’è anche l’enfant prodige belloccio del design europeo, Ito Morabito (marchio Ora Ito), il ragazzo che divenne famoso per aver virtualmente creato una borsa ergonomica di Louis Vuitton che le clienti cercavano inutilmente nelle boutique monomarca. Guarda la galleria.

Fonte: Luxury24

Ricerca: entro il 2050 lo strato d’ozono tornerà ai livelli degli anni ottanta

Prepariamoci a dire addio al buco nell’ozono, o quasi. L’ozonosfera che protegge la terra dai raggi ultravioletti ha smesso di assottigliarsi e nel 2050 sarà tornato ai livelli di oltre 30 anni fa. Almeno questo è quanto prevede e promette uno studio realizzato dall’Onu, secondo cui il Protocollo di Montreal firmato nel 1987 per controllare le sostanze che distruggono lo strato di ozono funziona, ha spiegato oggi il direttore della ricerca dell’ Organizzazione metereologica mondiale Len Barrie, che ha stilato il documento assieme al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. L’ozono complessivamente, compreso quello sopra le regioni polari, non diminuisce più, ma ancora non sta aumentando, ha detto Barrie. Il fenomeno è considerato diretta conseguenza del divieto che il Protocollo di Montreal ha posto sui gas ritenuti responsabili del buco nell’ozono, come il cloro-fluorocarbonio (CFC), in passato usato per far frigoriferi ed areosol. Questi gas sono stati praticamente eliminati dalla catena di produzione, ma restano presenti nell’atmosfera come particelle inquinanti. Lo strato d’ozono dovrebbe tornare ai livelli degli anni ottanta entro il 2050, ad eccezione dei Poli, sostengono i ricercatori Onu. Anzi, il buco sull’Antartico potrebbe crescere ancora, come conseguenza dei cambiamenti climatici che dovrebbero avere una crescente influenza sull’ozono stratosferico nei decenni a venire.

Fonte: LaStampa

Le pile del futuro? Si ottengono dai virus!

Le batterie del futuro potrebbero essere costituite da minuscoli virus spruzzati sul dispositivo che devono alimentare, dai vestiti ai cellulari.
Lo affermano due ricerche presentate in questi giorni, una del Mit e una dell’università del Maryland, in cui microrganismi non pericolosi sono stati usati per costruire le parti fondamentali di una pila. Per il loro studio, presentato al meeting dell’American Chemical Society, i ricercatori del Mit hanno usato un virus chiamato M13, che infetta soltanto i batteri. Con alcune modifiche genetiche, il microrganismo incorpora i metalli necessari a diventare un perfetto catodo, il polo positivo della pila, che può quindi essere utilizzato per formare una batteria leggera e che funziona a temperatura ambiente. In futuro film sottili creati con questi virus potrebbero essere incorporati nei tessuti o nei dispositivi, fornendo energia. Dall’altro lato di una futura pila a virus ci potrebbe essere l’anodo realizzato dall’università del Maryland: in questo caso è stato utilizzato il virus del mosaico del tabacco, che come testimonia l’articolo su Acs nano è stato modificato per creare un elettrodo di silicio: Per ora il procedimento avviene solo in laboratorio – spiega James Culver, uno degli autori – ma in futuro pensiamo di far crescere i virus modificati direttamente nei campi, in modo da rendere il processo più economico.

Fonte: Ansa