Archivio della categoria ‘CURIOSITA’ DAL WEB’

In Australia prima rete che carica l’auto elettrica in 5 minuti

Nascerà in Australia, a Camberra, la prima rete per ricaricare l’auto elettrica altempo di un pieno di benzina senza doverla fermare per ore. Nella nuova rete,con una sosta di soli cinque minuti, le batterie esaurite saranno sostituite automaticamente con altre perfettamente cariche, come se l’automobile fosseun giocattolo.

A questo obbiettivo punta un accordo strategico firmato tra la Renault e la “Better Place”, industria californiana tra le più qualificate nel campo del trasporto sostenibile. L’accordo prevede che Renault commercializzi in Australia la sua “Fluence Z.E.” (Zero Emission), equipaggiata di batterie sostituibili in stazioni automatizzate, e che la “Better Place” fornisca le infrastrutture di ricarica ed i servizi connessi.

L’accordo è già operativo, tanto che entro la fine dell’anno cominceranno i lavori per allestire la rete, in maniera che a partire dalla metà del 2012 possa cominciare la commercializzazione della “Fluence Z.E.”, una vettura di classe media (quattro posti, quattro sportelli) a sola trazione elettrica, con un’autonomia di circa 180 chilometri. Chi la acquisterà stipulerà anche un contratto con la Better Place che gli consentirà un accesso illimitato alla rete dei punti di ricarica e di ricambio automatico ad un prezzo prestabilito, per un’elettricità che viene garantita al cento per cento da fonti rinnovabili.

Renault e Better Place sono certe che, dopo l’esordio a Canberra, la capitale Australiana, l’operazione si potrà estendere progressivamente a tutto il Paese costituendo, per il 2013, la maggior rete mondiale di ricarica di veicoli elettrici.

 

 

Biocarburanti da alghe: mobilità eco-friendly dal mare

Le rivoluzioni sociali in atto nei Paesi del nord Africa pongono in primo piano, se ancora non ce ne fosse bisogno, la questione dell’approvvigionamento del petrolio. Ovviamente, le questioni più importanti sono ben altre. Tuttavia, l’economia italiana è legata a filo doppio con i giacimenti petroliferi in Libia. Il prezzo dell’”oro nero” continua a salire, e il 23% del petrolio prodotto in Libia viene consumato in Italia.
Di più: la domanda di petrolio, da parte dei Paesi in via di sviluppo, continua a crescere; e, d’altro canto, non si conoscono grandi giacimenti petroliferi ancora da scoprire, se si escludono quelli presenti a grandi profondità marine, troppo onerosi da gestire. Morale della favola: ecco che i biocarburanti tornano a guadagnarsi l’attenzione dell’opinione pubblica e scientifica. Secondo alcuni ricercatori della statunitense Rochester University (New York), una delle soluzioni verso la mobilità eco friendly, e a basso costo, è affidata allo sviluppo delle alghe.
In particolare, lo studio dei tecnici dell’Università è rivolto alle microalghe contenute nelle acque reflue. Il progetto, spiegano, può rivelarsi completamente ecologico, perché le alghe sono in grado di consumare nitrati e fosfati, e riducono i batteri e le tossine presenti in questo tipo di acque.
Come risultato, si avrà un biocarburante efficiente e acque reflue più pulite: Queste ultime, poi, possono essere reinvestite verso gli impianti di trattamento, mentre il biocarburante prodotto dalle microalghe (in questo caso un bio-Diesel) sarà utilizzato per l’alimentazione di autobus e automezzi pesanti e industriali e macchinari agricoli.
Le alghe, riferiscono alla Rochester University, hanno solo bisogno di specchi d’acqua ocisterne nelle quali crescere, e di una esposizione alla luce del sole, per generare fotosintesi e convertire la luce solare in energia. La pensano allo stesso modo due aziende neozelandesi, la Aquaflow e la Solray, che recentemente hanno dato il via a una partnership tecnica per lo sviluppo della produzione di alghe destinate ad essere utilizzate come biocombustibile. Il progetto prevede la raccolta delle alghe cresciute nei torrenti e nelle acque reflue, il successivo trattamento e, alla fine, la produzione di biocombustibili.
Quali carburanti si possono ricavare: le alghe… per uso industriale, che gli scienziati di tutto il mondo studiano da decenni, crescono in maniera spontanea, hanno elevatissime potenzialità di assorbimento di CO2, e contengono olii grassi in quantità così elevate – fino a 30 volte di più rispetto alle colture standard per la produzione industriale: mais, colza, palma, ecc. – da poter essere utilizzate, potenzialmente senza problemi, nella produzione di combustibili. Si possono, così, ottenere Biodiesel, Biobutanolo (per essere impiegato nei motori a benzina, siccome il rendimento energetico, è stato evidenziato, pur essendo inferiore del 10% rispetto alla benzina, è comunque superiore a etanolo e metanolo); Metano (grazie alla digestione anaerobica, procedimento biochimico prodotto dalle biomasse).
Una “rivoluzione” che… ha poco di inedito: la ricerca attualmente in corso da parte dei tecnici dell’Università di Rochester è già stata affrontata, negli anni scorsi. In particolare, la californiana Solazyme, nella primavera 2008, aveva messo a punto un sistema di trasformazione delle alghe come biocarburante. Il composto, anzi, era stato provato come alimentazione per un autoveicolo: una Mercedes Classe C 320, testata su strada al Sundance Film Festival. All’epoca, era stata annunciata una partnership fra la stessa Solazyme e la Compagnia petrolifera Chevron Corporation, per la pianificazione di un progetto di produzione e distribuzione del biocarburante ottenuto dalle alghe. Un programma scientifico che si sarebbe dovuto compiere entro tre anni. Ci siamo quasi, dunque. Nelle prossime settimane torneremo sull’argomento.

Fonte: GreenMe

Lee Never Wasted: una shopping bag ma tanti usi!

Lee, il celeberrimo brand di abbigliamento, cambia il look delle shopping bag! Lee Never Wasted. 3000 esemplari, creati dall’agenzia indiana Happy Creative Services, sostenibili al 100%! Mai una shopping bag è stata più ecologica. Nuove buste, realizzate interamente in carta riciclata (e riciclabile ovviamente) pronte a sensibilizzare i clienti su tematiche importantissime come il recupero e il riutilizzo. Tutte le buste sono infatti pronte a trasformarsi in molto molto altro. E il naming di queste buste rende già chiarissimo tutto il concept. Per la serie non si butta via niente, e in queste buste davvero non si butta via nulla! Unico occorrente… un paio di forbici! Basta infatti tagliare lungo le linee tratteggiate per realizzare portamatite, segnalibri, calendari, giochi, portaschede e molto, molto altro ancora! Dalla gallery potrete sicuramente farvi un’idea di quante cose possono essere realizzate dalla bag! Interessanti i manici della busta, realizzati con un paio di lacci per scarpe, utilizzabili una volta fatta “a pezzi” la busta!
Un’iniziativa che ha colpito piacevolmente tutti i clienti, tanto da spingere la Lee ad aumentare il numero di bags passando così dalle iniziali 3000 a ben 300.000!!! E’ ovvio che in molti penseranno a “la solita trovata di marketing”! Potrebbe anche essere, ma almeno è una trovata attenta all’ambiente e che porta in se un significato profondo tentando di sensibilizzare i consumatori alle tematiche ambientali. Ovviamente aspetto anche il vostro parere.

Fonte: Architettura&Design

Natalie Portman e l’abito ecologico

Sostenibilità da Oscar. L’attrice Natalie Portman ha lasciato i vestiti di alta moda e per la serata prima della consegna della statuina dorata, organizzata da Vanity Fair, ha fatto notizia indossando un modello eco-sostenibile dell’ultima collezione H&M.
Una scelta che le ha portato bene, visto il premio come migliore attrice per l’interpretazione in “Black Swan”.
La linea Concious Collection, che dovrebbe arrivare ai negozi della catena low cost soltanto il prossimo 14 aprile, propone vestiti realizzati in cottone e lino organico, oltre a materiali ecologici come il Tencel e il poliestere riciclati.
Tutta la collezione è bianca. Non si può verificare se quella di Natalie Portman è stata una vera scelta ecologica, o una forma efficace di attirare l’attenzione dei media e della pubblicità, o semplicemente si è sentita comoda con la pancia. Quello che si sa è che il suo vestito ispirato allo stile greco, con particolari tagli fatti con il laser nella scollatura e le maniche, costa poco meno di 36 euro. E che detterà moda questa primavera.

Fonte: EcoSeven

Gse: 600 adesioni sito-vetrina Made in Italy

Il Gestore del Servizi Energetici, l’ente che si occupa di dare gli incentivi destinati per le fonti rinnovabili e a diffondere un uso ecocompatibile dell’energia, lancia il nuovo portale ‘Corrente’ e confida che il sito possa diventare una ‘vetrina’ per le imprese italiane nel campo delle rinnovabili.
Il Gse ha tra i suoi compiti quello quello di promuovere l’attivita’ nel campo delle rinnovabili. In questa ottica – ha spiegato il presidente del Gse, Emilio Cremona, a margine del convegno Renewable Energy in Italy, organizzato da Gse e da Borsa Spa – abbiamo creato il portale ‘Corrente’ al quale hanno aderito piu’ di 600 imprese che rappresentano circa 80 miliardi di euro di fatturato e oltre 150 mila addetti.
Il portale –
ha aggiunto Cremona – ha lo scopo di mettere in risalto via internet tutte le imprese italiane in modo da poterle proporre in tutte quelle sedi in cui il Gse e’ chiamato ad esporre la posizione italiana, non ultimo in campo internazionale. In particolare, ha ricordato Cremona, siamo stati chiamati dal governo marocchino, tunisimo, dell’Egitto, da quelli dei Balcani a parlare di energia. Essere presenti come Gse e poter dire che in Italia esiste questa grande risorsa che sono le 600 imprese italiane e’ un fattore sicuramente di aiuto a tutto il sistema.

Fonte: Ansa

Mandare un’email è ecologico: costa solo 4 grammi di CO2

Quanta anidride carbonica produce un americano rispetto a un europeo? E quante emissioni comporta andare su Facebook o chattare con Skype? General Electric ha lanciato un’applicazione online, ‘How Much CO2 is created by’, creata dal designer David McCandless per ‘tradurre’ in emissioni di CO2 semplici attività quotidiane. Come dire: calcola quanta CO2 produci, e ti dirò chi sei. Basta andare su questo sito 1 per accedere a tantissimi dati sull’impronta umana sul pianeta in termini di anidride carbonica, costruendosi poi le proprie classifiche personali in base alla quantità di emissioni prodotte. Ci abbiamo provato anche noi. Ecco alcuni esempi di quanto si inquina nel compiere alcune tra le azioni più comuni.
Tecnologie. Emissioni bassissime (solo 34 grammi di CO2) per un’ora davanti a una tv da 15 pollici, 76 grammi per una tv da 28 pollici, ben 220 per una TV al plasma da 42 pollici. Una chiamata di 1 minuto da cellulare comporta 57 grammi di CO2.
Internet. Skype produce ogni anno 24 milioni di tonnellate di CO2, contro i 13.6 di Facebook. Una singola ricerca su Internet da un laptop produce 0.2 grammi di CO2. Mandare una email comporta solo 4 grammi di CO2, ma se l’allegato è pesante diventano 50 grammi. Internet nel suo complesso ne produce annualmente 300 milioni di tonnellate.
Vita domestica. Solo 12 grammi di CO2 per produrre una shopping-bag di carta, un pannolino riutilizzabile ne produce 200 kg all’anno; una lampadina a incandescenza 500 kg all’anno, mentre una a risparmio energetico solo 90 kg.
Acqua. Una bottiglia d’acqua da una fonte vicina a casa comporta 110 grammi di CO2, contro i 160 dell’acqua imbottigliata a grande distanza e i 215 di una importata dall’estero.
Cibo. Per fare un hamburger si emettono 2.5 kg di anidride carbonica, contro 1 kg per un hamburger vegetariano, un’arancia o una fetta di pane, 1.8 kg per 6 uova, 720 grammi per una bottiglia di latte, 210 kg per un anno di caffè, 12 kg per una forma di formaggio, 900 grammi per una bottiglia di birra d’importazione.
Matrimoni. Un matrimonio con cento invitati produce 5 tonnellate di CO2, mentre per uno in grande stile, con 300 invitati, si raggiungono le 85 tonnellate.
Sport. Una partita di calcio produce 820 tonnellate di CO2, i mondiali di calcio 2010 hanno emesso 2.8 milioni di tonnellate. 
I popoli più inquinanti. A sorpresa, gli australiani, con 30 tonnellate di CO2 all’anno per persona, seguiti dai nordamericani (28). Gli europei sono più morigerati: 15 tonnellate per un cittadino inglese. Meno ancora gli asiatici (“solo” 3,3 per un cinese) e gli africani (1 tonnellata per un abitante del Malawi), per una media mondiale di 7 tonnellate a persona.
Viaggiare. Un volo da New York a Miami comporta emissioni per 193 kg a persona, da New York a Londra 610 kg per persona. Ogni giorno, per tutti i voli nel cielo d’Europa, vengono emesse 560.000 tonnellate di CO2. Per tutti i voli aerei nel mondo, ogni giorno vengono emesse 670 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Una notte in hotel ne produce 25 kg.
Emissioni zero. Una mela colta in giardino è ‘zero-emission’, contro gli 80grammi di CO2 di una comprata al supermercato e i 150 di una importata dall’estero. Così come asciugare i panni al sole e fare un bagno con acqua riscaldata a energia solare.

Fonte: LaRepubblica

LivingROOME finalmente online!

Per i fan di questo free magazine una buona notizia! LivingROOME è anche online! Per chi non dovesse conoscerlo LivingROOME è un magazine interamente gratuito che trovate in diverse città come Roma, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Venezia e Vicenza. Un free press di pregio, ben curato, ricco di immagini e articoli interessanti.
Di solito potete trovarlo negli showroom, nelle librerie, in alcuni hotel e musei ma da oggi è fruibile anche online. Una bella notizia soprattutto per noi che non viviamo nelle aree di distribuzione. Immagino che sarete in moltissimi a conoscerlo, io lo suggerisco soprattutto a chi non l’ha mai sfogliato, ma è una gran bella comodità anche trovarlo sempre online.
Al sito è possibile accedere a varie aree dedicate ai prodotti di design, interni, hotel, trend e, in più, è possibile sfogliare l’ultimo numero di LivingROOME (vedi link a fine post) così potete farvi un’idea del magazine.

 

Fonte: Architettura&Design

Marimekko lancia “Why not together, take part. make art”

In occasione dei suoi 60 anni, l’azienda finlandese Marimekko ha lanciato un concorso di idee e design dal titolo Why not together, take part. make art. Obiettivo del concorso è stimolare la fantasia di creatori e designer a progettare un oggetto unico e originale che presenti almeno un tessuto Marimekko. Può essere un oggetto fatto a mano, di arredo, un mobile o un oggetto artistico, l’importante è che sia pratico, bello e originale. Si può vincere un invito a un workshop che si terrà a metà marzo presso la sede Marimekko al fine di contribuire alla produzione dell’oggetto che verrà presentato al Salone del Mobile 2011.
La sottomissione è valida fino al 13 marzo 2011. L’idea verrà prodotta solo per la fiera e non in serie. Inoltre per un partecipante fortunato c’è la possibilità di vincere un buono Marimekko di a somma di 500 euro. Inoltre i vincitori saranno invitati a proprie spese ad un brunch ad Helsinki il 19 marzo 2011.

Fonte: ArchiPortale

A Parigi, le sanisette: toilettes attente all’ambiente

Se, camminando lungo un boulevard parigino vi troverete di fronte a un modello mai visto prima di toilette, dalla forma che ricorda un tronco d’albero e degli echi di art déco nei motivi dell’entrata, non dovete stupirvi. Si tratta di una delle 400 sanisettes, le nuove creature del designer francese Patrick Jouin.
Con quest’ultima delle sue creazioni, la sanisette-letteralmente ”servizio igienico autopulente”– Jouin, noto ai più per aver disegnato la popolare bicicletta Vélib, vuole abbattere l’opinione comune dei servizi pubblici, generalmente considerati sporchi, angusti, bui e maleodoranti.
A dirlo un sondaggio condotto da un team di studiosi su un campione di persone per rilevare gli aspetti che creano diffidenza verso i bagni pubblici. Le più riluttanti, dichiara lo studio, restano le donne. Da questi dati e dalla necessità di servizi di una città affollata di turisti come Parigi, si è mosso Jouin, il quale ha dichiarato di essersi liberamente ispirato allo stile di Hector Guimard, principale esponente dell’Art Nouveau in Francia. La maggior parte delle persone diffida dei bagni pubblici.
Nel design esterno, il risultato di tale ispirazione è visibile nella struttura ricurva nella parte superiore, con un tetto leggermente spiovente e ad arco, concepito per fornire un riparo per le persone in attesa fuori sotto la pioggia.
Per quanto riguarda gli interni, il designer ha tenuto in alta considerazione le osservazioni riportate dal campione intervistato, rendendo la cabina più spaziosa rispetto al precedente modello, e più luminosa, grazie a un lucernario che, coprendo tutta la superficie del tetto, consente inoltre un’illuminazione naturale. Le nuove sanisettes possono, infatti, dirsi all’avanguardia anche per quanto riguarda la questione ambientale: costruite in acciaio, cemento ed alluminio, tutti materiali riciclabili, i nuovi bagni utilizzano l’acqua piovana, conseguendo un risparmio idrico del 30% di acqua utilizzata.
Il lucernario che svolge da illuminazione in orario diurno, è sostituito durante la notte da un sistema di luci a basso consumo energetico che si attiva automaticamente e che, grazie a un sensore di movimento, si spegne quando all’interno non c’è nessuno. Autopulenti e più numerose rispetto a prima, le sanisettes declinate in chiave sostenibile sono tutte rigorosamente accessibili ai disabili e non dimenticano le esigenze delle mamme, le quali potranno estrarre un piano di ricambio per i propri bébé. E già si parla di esportarle anche fuori dalla capitale francese.

Fonte: Casa&Clima

Mobilita’ sostenibile: Parma sposa l’elettrica

Muove i primi passi a Parma il progetto sulla mobilità elettrica che, nell’arco di cinque anni, dal 2011 al 2015, porterà a 300 il numero di colonnine destinate alla ricarica delle batterie. La città ha alzato oggi il sipario sul progetto ‘Zero Emission City’, nel corso del convegno ‘Politica Europea per la mobilita’ elettricà.
All’incontro, introdotto dal sindaco di Parma Pietro Vignali e dal direttore generale di EnergyLab, Silvio Borsetti, hanno partecipato tra gli altri il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, e il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi. E’ stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione della mobilità elettrica in Europa. In Europa si registrano singoli interventi economici legati a ciascun Paese.
In Inghilterra, ad esempio, il governo ha finanziato il programma di sviluppo elettrico con 230 milioni di sterline. Dall’1 aprile 2010, inoltre, i veicoli elettrici delle imprese sono detassati e dal 2011 gli acquirenti di auto elettriche riceveranno uno sconto del 25% sul prezzo di listino fino ad un massimo di 5.000 sterline.
In Spagna il Piano d’Azione per il Veicolo Elettrico prevede investimenti pubblici pari a 590 milioni in due anni, incentivi per veicoli elettrici fino al 20% del prezzo totale, con un tetto di 6.000 euro e la creazione di un parco di 250.000 veicoli elettrici entro il 2014.
In Germania, invece, un’iniziativa congiunta del governo e delle industrie automobilistiche tedesche punta ad un milione di veicoli elettrici entro il 2020.
Infine, in Francia il piano Borloo prevede un investimento di 250 milioni per l’ installazione di 75.000 colonnine di ricarica sulla rete stradale e 5.000 euro di incentivo all’acquisto di un’auto elettrica fino al 2012, mentre entro il 2015 è previsto un parco di veicoli elettrici 100.000 unità.
In Italia nel 2010 sono state vendute solo 103 auto elettriche (pari allo 0,01% del mercato automobilistico) contro le 69 del 2009. I concessionari, secondo una ricerca di InterAutoNews presentata al recente Motor Show di Bologna, parlano di un mercato potenziale del 2-5%. A ottobre 2010 è stato presentato il disegno di legge 3553, nel quale si prevedono, ma non sono state ancora definite, iniziative finanziarie a supporto della mobilità elettrica. L’iniziativa promossa dal comune di Parma prevede un investimento complessivo richiesto di 9 milioni, di cui 1,9 nella fase iniziale di start up; incentivi all’acquisto di un veicolo elettrico fino a 6.000 euro; 100 vetture elettriche entro il 2011, che diventeranno circa 1.000 nel 2015.

Fonte: Ansa

Delft University: la scrivania fatta riciclando i libri

Quando la sostenibilità incontra design e tecnologia, il risultato non può che essere un’opera architettonica d’avanguardia. La Delft University of Technology, e più precisamente la biblioteca dell’ateneo, sulla scia delle ultime tendenze in fatto di recupero e riciclo creativo ne propone un esempio molto particolare: un front desk che poggia su una struttura fatta interamente di libri riciclati. A meno di un anno dal disastroso incendio che ha colpito l’edificio, comportando la perdita di buona parte dei volumi in dotazione, la nuova biblioteca ha aperto nuovamente le porte agli studenti offrendo loro una struttura completamente nuova, divertente e molto luminosa, unita a una ricca collezione di testi che hanno rimpiazzato quelli andati persi. Ad accogliere gli studenti all’ingresso c’è, appunto, il tavolo della reception che fa da padrone fra gli elementi architettonici inseriti nel nuovo edificio. Coloratissimo, realizzato in vetro e tomi assemblati con cura, questo gioiellino del design attesta l’amore della scuola per i libri e l’eco-architettura. Gli angoli, particolarmente solidi, conferiscono all’intera struttura la giusta stabilità mentre lo schema seguito per disporre i libri fa si che, da diverse angolazioni, sia possibile leggerne il dorso e conoscere il titolo del prezioso tassello. Un ripiano di vetro trasparente sovrasta volumi, giornali e riviste sottostanti, garantendo ulteriore solidità e conservazione nel tempo.
Dopo il distruttivo incendio che ha colpito l’intero edificio, l’apertura di uno spazio innovativo, luminoso e molto originale dove poter studiare si è rivelata una boccata d’aria fresca per i giovani aspiranti dottori. La nuova biblioteca include aree dedicate ai lavori di gruppo, postazioni internet e comode poltrone dove leggere in completo relax e un’intera collezione di libri tematici sull’eco-design e l’architettura sostenibile che, speriamo, possano ispirare altri progetti come la ‘libro-scrivania’.

Fonte: GreenMe

Shopper falsi biodegradabili: stop del Garante

E’ cominciata la guerra degli shopper. Dopo due anni di rinvii, dal primo gennaio scorso sono stati banditi i sacchetti di plastica che hanno devastato le coste, i fiumi, i mari. E i supermercati si sono riempiti di alternative: tutte presentate come ecologiche e amiche dell’ambiente. Ma non sempre è vero. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha bocciato come pubblicità ingannevole quella con la quale le buste di plastica tradizionale, con l’aggiunta di additivi per facilitarne la disgregazione, vengono definite biodegradabili e compostabili.
A fare ricorso al Garante erano state Legambiente e Novamont, la società che ha brevettato la Mater B, la plastica biodegradabile ottenuta con il mais. Sostenevano che i sacchetti fatti con la vecchia plastica, sia pure corretta con gli additivi per l’autodistruzione, non potevano essere considerati biodegradabili e adatti alla trasformazione in compost, cioè nel terriccio fertile ricavato dalla parte organica dei rifiuti. Il garante ha richiesto il parere dell’Istituto superiore di sanità. Da qui il verdetto. Le materie plastiche con l’additivo ECM si comportano come ramoscelli o tronchi d’albero. Per questo il produttore stesso non garantisce alcun tempo effettivo in quanto il tempo di biodegradazione dipende dagli stessi fattori da cui dipende la biodegradabilità del legno, ma afferma che la cornice temporale per la totale biodegradabilità si estende tra i nove mesi e i cinque anni.
Per un ulteriore controllo sono stati poi richiesti test sulla disintegrazione degli shopper con l’additivo ECM al Consorzio italiano compostatori, che ha rilevato tempi di degrado non compatibili con il corretto trattamento dei rifiuti organici. Non possiamo permettere l’ingresso di altri materiali non adatti perché la situazione è insostenibile”, spiega David Newman, direttore del Consorzio. “In mezzo al materiale organico che deve trasformarsi  in compost troviamo ogni anno 150 mila tonnellate di plastica. Dobbiamo toglierle e portarle in discarica e tutto questo costa 30 milioni di euro l’anno. Quella del Garante è una decisione e giusta: viene sbarrata così da subito la strada ai furbetti del sacchetto, difendendo la messa al bando degli shopper tradizionali, una misura innovativa che porterà enormi vantaggi all’ambiente del nostro Paese, commenta il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche sui cambiamenti climatici. Evidentemente la vecchia industria inquinante, che non ha saputo o voluto adeguarsi alla misura introdotta con la legge finanziaria del 2007 che ha deciso la messa al bando dei sacchetti prodotti col petrolio, ha cercato in qualche modo di aggirare una norma che coniuga il rispetto per l’ambiente all’innovazione. Soddisfatto anche Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente: La pubblicità di Italcom, Arcopolimeri e Ideal Plastik è stata definita ingannevole e sono state decise multe di 40 mila euro per la prima azienda e 20 mila per le altre due. E’ un segnale forte che servirà a rimettere ordine in un settore che produce un micidiale impatto ambientale: in Italia consumiamo circa 20 miliardi di buste all’anno, un quinto di quelle usate in tutta Europa. Le utilizziamo solo per poche ore, ma restano nell’ambiente anche per secoli, da un minimo di 15 anni a un massimo di 1.000 anni secondo l’Agenzia europea per l’ambiente: si frantumano in minuscoli pezzi ma non si distruggono e formano vere e proprie “isole” come quella a 800 miglia a nord delle Hawaii, nell’Oceano Pacifico, il Pacific Vortex, grande tra i 700 mila e i 10 milioni  di chilometri quadrati.

Fonte: LaRepubblica

Riciklo: nuova vita agli oggetti inutilizzati

Riciklo è l’innovativa comunità virtuale per scambiare, vendere, barattare, compensare o regalare tutti quegli oggetti che non ci interessano più. Un metodo innovativo per combattere gli sprechi, con un bel vantaggio per l’ambiente e anche per noi. Con Riciklo infatti è possibile aprire gratuitamente una vetrina on line in cui sistemare gli oggetti che si vuole rimettere in circolo.
L’utilizzo del sito è molto semplice: dopo la registrazione gratuita si crea la propria vetrina e, una volta ricevuta l’offerta che più si adatta a noi, si chiude l’accordo. È possibile proporre lo scambio, la vendita o la compensazione (scambio con aggiunta di denaro) a più persone contemporaneamente: la prima ad accettare la proposta farà automaticamente decadere tutti gli altri utenti aggiudicandosi l’oggetto. Un’antica forma di vendita che, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, torna in auge nel XXI secolo.

Fonte: AlternativaSostenibile

Eco reminders: adesivi per prese e interruttori che fanno riflettere

 

Eco Reminders, semplici stickers che ci ricordano quanto sono importanti i comportamenti individuali per la riduzione dei consumi energetici. Adesivi intelligenti che si attaccano su interruttori e prese elettriche per farci riflettere. Per ridurre gli sprechi energetici domestici sono stati progettati apparecchi tecnologici di tutti i tipi, da quelli che ci avvertono con un suono o una luce colorata quando superiamo determinati consumi a quelli super automatizzati che rilevano la presenza di persone in un ambiente ed accendono o, viceversa, spengono, le luci e gli apparecchi elettronici di quella stanza. Proposte tutte utilissime senza dubbio, ma quella che vi presento oggi è di gran lunga più essenziale e, chissà, magari anche più efficace.
Gli Eco Reminders sono semplici adesivi da attaccare sulle prese di corrente e gli interruttori. Alcuni descrivono il reale ed inquinante processo di produzione dell’energia, altri suggeriscono metodi di produzione alternativa dell’energia, ma tutti, grazie al loro design, invitano a ridurre gli sprechi. Gli adesivi sono prodotti con un materiale vinilico non contenente PVC né clorina. Una delle domande che gli eco stickers suggeriscono è: quanto dovrebbe correre un criceto inseguendo una carota attaccata ad una fune per generare l’energia sufficiente ad accendere una lampadina? Noi non abbiamo bisogno di correre inseguendo carote per farlo, ma non dobbiamo dimenticare che l’energia ha un peso significativo sull’ambiente e dobbiamo utilizzarla solo quando ne abbiamo realmente bisogno. Gli Eco Reminders sono un’idea del gruppo H2 design. Maggiori informazioni sugli Eco Reminders.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

New York pubblica i dati sul consumo energetico di 25mila edifici commerciali

Quest’anno, per la prima volta, i proprietari di 25.000 immobili commerciali a New York hanno l’obbligo di rendere pubblico il consumo energetico dei loro edifici. I dati saranno pubblicati sotto forma di pagella e disponibili a tutti. I funzionari sperano in questo modo di stimolare le aziende a svolgere le riqualificazioni necessarie per migliorare i propri punteggi, onde evitare brutte figure a livello mediatico. Questo impegno nasce dalla ricerca di alternative al sistema di certificazione energetica Leed, che secondo molti ingegneri, architetti e proprietari di casa, non misura con precisione il consumo energetico e i costi.
Entro quest’anno, infatti, l’ American Society of Heating, Refrigeration and Air-Conditioning Engineers introdurrà un indice di utilizzo energetico per gli edifici. Lo scorso anno, invece, la Fondazione Greenprint ha rilasciato il suo primo indice per il monitoragio delle emissioni di 600 edifici. Ma il problema maggiore di questi sistemi è che non possono pubblicare i dati scoperti senza il consenso del proprietario. Un problema che affligge anche il Leed, il quale raccoglie dati dal 2009 ma non è autorizzato a rilasciarli e quindi ad utilizzarli in maniera costruttiva. La novità nella nuova legge di New York è proprio il fatto che potrà rivelare informazioni sulle performance energetiche degli edifici, con o senza il consenso dei proprietari.

Fonte: Casa&Clima

Philadelfia: metropolitana sostenibile, energia ricavata dalle frenate

L’efficienza di un mezzo di trasporto pubblico come la metropolitana, che ogni giorno porta da una parte all’altra di molte città milioni di persone, è già di per sé un buon sistema per evitare che le persone scelgano di spostarsi in automobile. Se poi l’efficienza del mezzo di trasporto è anche di tipo energetico, ancora meglio! La Southeastern Pennsylvania Transportation Authority (SEPTA) in collaborazione con la società Viridity Energy, ha annunciato che la metropolitana di Philadelfia contribuirà entro pochi mesi allaproduzione di energia elettrica. E’ stato studiato infatti, che sfruttando le frenate dei convogli metropolitani, e quindi l’energia cinetica da essi posseduta, è possibile generare energia da accumulare e all’occorrenza immettere nella rete elettrica cittadina. La società che gestisce i trasporti pubblici della città, ha investito in questo progetto 900 mila dollari. Soldi che dovrebbero portare vantaggi in termini sia economici che energetici. E’ stato stimato infatti che quando il sistema entrerà a regime, potrebbe comportare una riduzione delle emissioni di circa 1200 tonnellate e un taglio della bolletta energetica della SEPTA del 40%! Numeri che non lasciano indifferenti e fanno riflettere su quanto la ricerca sia importante nella salvaguardia del nostro prezioso Pianeta.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

L’impegno eco-sostenibile della Nike

La parola ecosostenibile non basta più. Né a molti consumatori, né alle aziende, che cercano strade sempre più sofisticate – e credibili – per essere rispettose dell’ambiente e per consegnare così alle generazioni future un pianeta in buone condizioni e non prosciugato dagli eccessi consumistici delle società occidentali.
Si inserisce in questo quadro l’iniziativa del colosso americano dell’abbigliamento sportivo Nike, che ha progettato – e rilasciato sul mercato – un innovativo software “open source”. Battezzato “Environmental apparel design tool“, il programma è nato con l’obiettivo di supportare le imprese che operano nel campo dell’abbigliamento per diminuire l’impiego di risorse naturali nella produzione di capi e prodotti. Il software fa parte del progetto Considered Design e metterlo a punto non è stata impresa semplice: ci sono voluti sette anni e un investimento di sei milioni di dollari.
Ma il risultato è che usando l’Environmental apparel design tool, i designer possono fare scelte in tempo reale che contribuiscono a diminuire sensibilmente l’impatto ambientale del loro lavoro. Ogni software però, come sanno sia gli sviluppatori sia gli utenti, è perfettibile e per questo Nike ha deciso di farne un programma “open source”.
Questo strumento è nato per aiutare i designer a porre in essere scelte sostenibili all’inizio del processo di creazione del prodotto – spiega Hannah Jones, vice presidente Nike Sustainable business and innovation –. Negli ultimi quattro anni ci ha permesso di creare prodotti con standard di sostenibilità innovativi. Rendendo fruibile il nostro tool vogliamo in primo luogo migliorarlo e al contempo speriamo di porre le basi per creare in futuro standard industriali globali, comuni a tutti i produttori, per far si che vengano adottati processi di progettazione che tutelino l’ambiente e vengano messi in vendita prodotti davvero ecosostenibili.
Le magliette da calcio Nike, indossate in occasione dei campionati del mondo in Sud Africa, sono un esempio di come l’Environmental apparel design tool sia stato d’aiuto per progettare le divise più ecologiche e tecnologicamente avanzate della storia del calcio, che sono state realizzate in poliestere riciclato al 100% grazie al riutilizzo di quasi 13 milioni di bottiglie in plastica, pari a circa 254 tonnellate di rifiuti altrimenti destinati alla discarica.
Soltanto nell’ultimo anno, Nike ha raddoppiato l’utilizzo di poliestere riciclato risparmiando complessivamente 82 milioni di bottiglie di plastica altrimenti destinate anch’esse alla discarica. Secondo i calcoli fatti da Nike, se tutti i produttori di abbigliamento si impegnassero a convertire almeno un terzo della loro produzione in poliestere riciclato, la domanda di questo materiale sarebbe maggiore rispetto alla produzione annuale di bottiglie in Pet, che non contribuirebbero quindi ad alimentare le discariche di rifiuti.
In aggiunta all’Environmental apparel design tool, Nike lancerà nel corso del 2011 il Footwear design tool, il Material assessment tool e il Water assessment tool, tutti programmi creati per ottimizzare l’uso di risorse. Impegni che si integrano con il recente lancio da parte di Nike di GreenXchange (GX), un mercato basato sul web dove le aziende possono collaborare e condividere brevetti e strumenti che possano condurre a nuovi modelli di business sostenibili e innovativi.
Il 2010 è stato per Nike – che controlla, tra gli altri, i marchi Converse e Cole Haan – un ottimo anno, specie considerando l’ancora incerto clima economico generale: nel primo trimestre fiscale 2011 (che per il calendario americano è finito il 31 agosto 2010), Nike ha avuto ricavi per 5,2 miliardi di dollari, in crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2009 a cambi correnti e del 10% a cambi costanti. Ottima anche la redditività, con dividendi in crescita del 10% a 1,14 dollari per azione.

Fonte: Luxury24

Abiti e accessori eco: createli con le carte delle caramelle

Creare abiti e accessori eco con le carte delle caramelle potrebbe essere un modo divertente ed originale per ridurre i rifiuti ed avere nuovi accessori da indossare. Se avete un pizzico di fantasia e voglie improvvise di dolci, questa soluzione di design eco è quello che fa per voi…Borse, vestiti e non solo, tutti all’insegna del riciclo creativo.
E’ pieno pomeriggio, vi viene voglia di qualcosa di buono e vi trovate a passare vicino ad un supermercato. Allora entrate, cercate un reparto in cui vendano dolcetti di tutti i tipi e alla fine decidete di acquistare un pacco di gommosissime caramelle. Andate alla cassa, pagate e la commessa infila questo pacco in una busta gigante che gentilmente rifiutate. E’ arrivato il momento di gustare i dolcetti tanto desiderati. Allora aprite il pacco di plastica, scartocciate l’involucro di plastica e… e vi accorgete di quanta plastica serva per soddisfare una piccola voglia pomeridiana! … nonostante abbiate rifiutato la busta offerta dalla commessa.
Ridurre il packaging dei prodotti o renderlo “intelligente”, è possibile, ma in questo articolo vi voglio parlare del modo in cui riciclarlo. Perché riciclare la plastica che avvolge gomme e caramelle è possibile, e a volte perfino divertente! Si possono creare borse e vestiti, cinture e vari accessori di design eco. Esistono per esempio delle borse realizzate da Ecoist a partire da carte di caramelle e giornali, piegate con cura e poi intrecciate in modo da creare fantasie per stili di tutti i tipi. Scuri ed eleganti o argentati e riflettenti, tecno direi, soprattutto se abbinati a cerniere verde fosforescente. Altrettanto eco sono le borse realizzate da Nahui Ollin con lo stesso sistema, solo con carte di caramelle più colorate provenienti dal Messico. Ne servono tra le 150 e le 4000 per realizzare una creazione del genere ed il tempo per metterle insieme può andare da 1 a 5 giorni. Infine, per concludere questa raccolta di eco idee per un riciclo creativo delle carte di caramelle, vi presento il Candy Wrapper Dress. Perché il riciclo va anche in passerella, si mette in mostra, si fa guardare bene, per convincerci di quanto sia utile e convenga.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile