Tutto ciò che ci circonda ha un colore; il colore è parte integrante della nostra vita e ne siamo influenzati psicologicamente e fisiologicamente anche nella quotidianità. Ma siamo sicuri di dare la giusta importanza al colore in fase di progettazione? Il colore è solo un elemento decorativo oppure deve essere considerato un elemento determinante del nostro progetto? Per avere risposte a queste domande e per comprendere l’influenza del colore in tutto ciò che ci sta intorno abbiamo voluto interpellare uno dei massimi esperti dell’argomento. Abbiamo posto alcune domande al Prof.Massimo Caiazzo, Designer, Colour Consultant e Vicepresidente per l’Italia del Comitato Internazionale dello IACC International Association of Color Consultants (www.iaccna.org), l’associazione che riunisce i progettisti del colore più antica del mondo.
Lo studio della “nuova percezione del suono e del colore” è il filo conduttore del suo lavoro, improntato alla contaminazione tra diverse discipline. Il suo eclettismo professionale e artistico, ha trovato spazio anche in campo industriale dove è consulente di importanti aziende. Nella sua attività di Color Consultant, ha sviluppato studi cromatici in diversi settori: nautico, automobilistico (Fiat 500, Lancia Y), nel trasporto pubblico (autobus a gas naturale, Verona), nell’arredo urbano (arredo per la città di Napoli), nell’architettura d’interni (casa-studio di Gianna Nannini, Milano; Banca Albertini Syz, Milano), nel design (Philips, Alessi, Swatch, Bisazza), nella moda (Etro, Guardiani), nell’exhibit design (Essere-Benessere Triennale di Milano; Normali Meraviglie, Genova), nell’ideazione di eventi e performance (Colour is Music, Milano; Synestesia, Milano) e in ambito artistico (è autore con Alessandro Mendini di “Biancaneve”, scultura ispirata ai sette colori dell’arcobaleno, collezione “Future Film Festival”). Suoi lavori sono esposti nelle collezioni del “Museum fur Kunst und Gewerbe”di Amburgo, del “Musèe Les Arts Dècoratifs” del Louvre di Parigi e del”Museum 4th Block of ecological art” di Kiev. La sua biografia completa è disponibile sul sito www.massimocaiazzo.com
Quale è il ruolo della IACC International Association of Color Consultants? Presente in 14 paesi, IACC è la più antica ed autorevole istituzione internazionale finalizzata alla diffusione della cultura progettuale del colore. L’Associazione prepara ed accredita progettisti e consulenti del colore che operano principalmente nell’ambito dell’architettura del design e in tutti i settori in cui il colore riveste un ruolo fondamentale. Da oltre cinquanta anni IACC organizza corsi di alta formazione e promuove il riconoscimento delle figure professionali del Colour Consultant e del Colour Designer. Nel 2009 nasce IACC Italia che, nel pieno rispetto del disciplinare internazionale, si impegna concretamente a formare, valorizzare e regolamentare, su tutto il territorio nazionale, le attività di ricercatori e progettisti del colore. Nel gennaio 2011 sono stati avviati anche in Italia il programma di formazione di IAC che prevede lo studio di diverse discipline correlate con il colore e tutte le sue sfaccettature: dal rapporto con la luce negli ambienti fino alle sue applicazioni nel marketing. Per conseguire il Diploma IACC è necessario frequentare il ciclo completo di quattro i seminari e presentare una tesi di laurea finale con conseguente valutazione di idoneità da parte di una commissione speciale composta da esperti di varie nazioni. Naturalmente, però, chi desidera semplicemente ampliare il proprio bagaglio culturale senza la necessità di conseguire il Diploma IACC può iscriversi comunque ad uno o più seminari. Il primo dei quattro seminari italiani si è appena concluso presso la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano. Attualmente stiamo organizzando il Seminario n2 (dal 19 al 23 giugno 2011) sempre alla NABA. Il seminario prevede la partecipazione di un massimo di 25 persone, per un totale di 40 ore di lezione con traduzione simultanea dall’inglese, organizzate secondo il modello IACC, già adottato in molte università statunitensi come Berkeley e UCLA oltre che in altri prestigiosi istituti di tutto il mondo. Coloro che non hanno potuto frequentare il Seminario n1 possono comunque iscriversi al Seminario n2, frequentando, il 18 giugno 2011, l’introduzione del Seminario1 che potranno completare nel gennaio 2012.
Come è nata in Lei questa particolare attrazione per i colori? Potrei dire che sin da quando ero bambino il colore ha sempre esercitato su di me una irresistibile attrazione appagando sia la mia curiosità, che il desiderio di esprimermi senza usare le parole. Nell’esperienza del colore, infatti, tutte le informazioni confluiscono in una percezione unitaria dove conoscenza e istinto si fondono. L’argomento colore, si presta molto all’approccio eclettico in quanto può essere analizzato da infiniti punti di vista e in ogni campo del sapere, sia in chiave scientifica che umanistica: dalla filosofia alle scienze naturali, dalla biologia alla medicina, dall’antropologia alla psicologia, dalla fisica alla teoria del colore, dal design all’ergonomia visiva, dall’architettura all’arte. Il colore con la sua impareggiabile capacità di raccontare ogni aspetto della vita è un prezioso strumento per rappresentare la condizione umana.
Lei ha esperienza di Colour Consulting in parecchi settori. In quale secondo Lei viene richiesta una maggiore attenzione nello studio del colore e per quale motivo? Il colore è sempre contestuale, e soprattutto nell’ambito delle arti applicate, assume valenze e significati sempre diversi. I colori con i loro attributi e le infinite possibilità di combinazione possono essere considerati una vera e propria “cartina di tornasole” dello spirito dei tempi che il progettista deve saper individuare, comprendere e tradurre in base alle specifiche competenze del proprio ambito disciplinare. Proprio per questo non è possiblie intercambiare i sistemi cromatici delle discipline attinenti la moda con quelli dell’architettura. Nella moda ad esempio, l’elemento colore deve interagire con le complesse dinamiche che determinano le tendenze del colore. Direi che tra i vari ambiti, quello che richiede particolare attenzione è l’architettura invece la progettazione del colore è strettamente legata alle funzioni e alle dimensioni degli spazi. Ovviamente anche il tempo di permanenza in ciascun ambiente, la sua temperatura e il suo grado di rumorosità incidono sull’ efficacia del contesto cromatico. Solo una formazione specifica e interdisciplinare offre gli strumenti necessari a soddisfare, nei vari ambiti della progettazione, le esigenze funzionali ed estetiche che consentono di ottenere una piena integrazione tra uomo e ambiente costruito. Per formulare un progetto efficace sono necessarie conoscenze umanistiche e scientifiche in grado di guidare il designer nella scelta delle tecniche e dei materiali più idonei alla sua realizzazione.
Nel 2008, per la prima volta in Europa, ha ideato e progettato l’intervento di riqualificazione cromatica di un istituto di pena, con il progetto no-profit “Colore al carcere di Bollate”. Che ruolo ha il colore in un istituto di questo tipo? Che cosa ricorda con entusiasmo di questa esperienza? Il progetto nasce con l’obbiettivo di ideare soluzioni che, utilizzando le potenzialità del colore, contribuiscano a migliorare la qualità della vita anche in quei luoghi che sono stati esclusi a priori da qualsiasi forma di estetica. All’esterno della casa circondariale la problematica da risolvere era l’eccessiva ortogonalità delle facciate: una struttura massiccia rivestita di cemento che richiama l’idea di una fortificazione ed evoca inevitabilmente il concetto di gabbia, di carcere come luogo di pena e non di riabilitazione.L’effetto policromo della facciata ha attenuato la durezza dell’intera struttura. Il risultato è stato un miglioramento della qualità della vita degli agenti della polizia penitenziaria degli operatori e dei reclusi. I nuovi colori hanno portato benefici concreti soprattutto ai tanti bambini e a tutti coloro che recandosi a far visita ai detenuti, subiscono ingiustamente il carcere come luogo di deprivazione sensoriale. All’interno l’intervento di riqualificazione cromatica è basato sull’effetto dei colori sulla percezione del tempo. L’illuminazione ottenuta con speciali fluorescenze diffonde una luce molto simile a quella solare che rende il contesto più “naturale” e quindi vivibile. Il risultato è stato un miglioramento della qualità della vita degli agenti della polizia penitenziaria degli operatori e dei reclusi. I nuovi colori hanno portato benefici concreti soprattutto ai tanti bambini e a tutti coloro che recandosi a far visita ai detenuti, subiscono ingiustamente il carcere come luogo di deprivazione sensoriale. Questo progetto mi ha dato un’enorme soddisfazione per l’alto valore sociale poiché è stato realizzato grazie a un modello di cooperazione tra tutti i vari soggetti coinvolti. Il lavoro, pianificato con la direttrice del carcere è stato eseguito da una “squadra” composta da cinque detenuti volontari, coordinata da un assistente della polizia penitenziaria.
L’esempio di cui abbiamo appena parlato dimostra che in un progetto di riqualificazione anche il colore ha un suo ruolo importante. Ci stiamo abituando però a vivere in città sempre più “incolori”. Esistono Amministrazioni Comunali che stanno prendendo in seria considerazione anche il capitolo della riqualificazione cromatica? Come ho sempre sostenuto, in Italia non esiste una diffusa cultura progettuale del colore, c’è infatti ancora molto su cui dobbiamo lavorare. Io stesso faccio fatica a comunicare adeguatamente la mia professionalità, perché nel nostro paese si è consolidato il retaggio del colore come semplice elemento decorativo, che entra a completamento di un’opera solo alla fine. Mentre dovrebbe essere considerato fin dagli studi preliminari di una realizzazione, un elemento determinante. Inoltre, le difficoltà maggiori sono dettate dal fatto che anche le istituzioni e le amministrazioni in genere, non hanno preso coscienza pienamente di questo problema. Le nostre città sono inquinate visivamente e si scorgono all’orizzonte solo timidi cenni di cambiamento. Purtroppo anche l’inestimabile patrimonio cromatico del nostro paese, anche quando viene adeguatamente valorizzato, come avviene in molti centri storici, risulta continuamente svilito dagli assurdi cromatismi che dominano le periferie e i cosiddetti “non luoghi”, in cui regna la totale assenza di regole.
Probabilmente non tutti ce ne accorgiamo, ma studi dimostrano che i colori influenzano la nostra vita di tutti i giorni. Pensando ad una abitazione, come possono incidere i colori delle stanze sul nostro umore? Studi recenti hanno confermato che la nostra reazione al colore è totale: ne siamo influenzati sia psicologicamente che fisiologicamente. Il colore non è solo un elemento di “decorativo” (concezione quest’ultima che purtroppo si è andata invece affermando nel corso della storia cromatica più recente di questo paese) ma è in grado di dare forma alle cose e agli ambienti in cui ci troviamo. Possiamo dire che i colori contribuiscono non solo a creare l’atmosfera più adatta ma, influenzano la nostra percezione degli odori, dei sapori. La percezione del colore investe i nostri cinque sensi coordinati da un sesto senso: quello psicologico. Il colore è strettamente legato alle funzioni e alle dimensioni degli spazi: la stessa combinazione produce effetti diversi se usata in soggiorno, in cucina, nel corridoio, in camera da letto o in bagno. Ovviamente anche il tempo di permanenza in ciascun ambiente, la sua temperatura e il suo grado di rumorosità incidono sull’ efficacia del contesto cromatico. Un clima cromatico favorevole rende armonici gli ambienti, agevola la percezione dello spazio migliorando anche il nostro senso dell’orientamento e di conseguenza facilita le tutte le azioni che quotidianamente svolgiamo al suo interno. Il Clima Cromatico è l’insieme dei rapporti che si stabiliscono tra gli attributi del colore, la luce e tutto gli elementi necessari ad ottenere un rapporto bilanciato tra contenuto e forma. La luminosità degli ambienti è fondamentale per un utilizzo armonioso del colore: una favorevole esposizione alla luce naturale garantisce un clima cromatico ideale ed è fondamentale nella percezione del volume di un ambiente: luci diffuse lo ampliano, mentre luci fioche lo riducono. La rifrazione della luce è direttamente proporzionale al grado di opacità o Lucidità delle superfici: la scelta dei materiali e della loro finitura (piastrelle, parquet, resina cotto, mosaico, tempera, laccatura, carta da parati, tappezzeria in soffa etc.) è determinante per ottenere un buon risultato.
Per quale motivo, ad esempio, una stanza da letto dovrebbe essere di un colore piuttosto che un altro? Direi che dipende principalmente dalla natura delle attività che vi si svolgono… Ad esempio, un contesto in cui domina il blu dilata la percezione del tempo il blu ci aiuta a rilassarci e a riposare. All’opposto il rosso influisce sulla nostra percezione del tempo che risulta accelerata. Infatti, per mettere a fuoco il rosso, il nostro cristallino è costretto a modificarsi per cogliere la lunghezza d’onda di questo colore, provocando una leggera accelerazione del battito cardiaco e del ritmo della respirazione.
Riuscirebbe ad immaginarselo un mondo in bianco e nero? Direi di no ma sicuramente sarebbe un mondo privo di informazioni fondamentali per la nostra sopravvivenza comunque, siccome l’uomo ha una incredibile capacità di adattamento, facilmente potremmo resistere anche in una realtà acromatica. Del resto il crescente interesse per l’argomento colore è la diretta conseguenza della sistematica “negazione del colore” che ha dominato la nostra recente cultura. Infatti negli ultimi anni, anche a livello urbanistico ed edilizio, ha prevalso la legge del livellamento collettivo e il colore è stato ridotto a elemento accessorio, completamente svuotato del suo valore sociale. Non è un caso che fenomeni come il “vandalismo” siano in continuo aumento proprio nei contesti urbani in cui dominano grigiore e spersonalizzazione. Altrettanto preoccupanti sono le conseguenze della diffusa “voglia di colore” come mero fattore estetico che, non essendo supportata da un’adeguata “cultura del colore”, si limita ad un approccio superficiale, impoverendo ulteriormente il nostro patrimonio cromatico.
Qual è il progetto a cui ha partecipato che Le ha dato maggiori soddisfazioni? La cultura progettuale del colore rappresenta una risorsa preziosa poichè consente di recuperare e valorizzare il territorio con interventi poco onerosi e di rapida attuazione apportando benefici concreti alla qualità della vita. Certamente progetti come il carcere di Bollate e la chiesa alla quale sto attualmente lavorando sono esperienze straordinarie ma, c’è un progetto che mi ha molto appassionato. Il Comune e l’azienda dei trasporti di Verona, nel 2004 mi commissionarono la tavolozza colori degli autobus a gas naturale, con l’obbiettivo di contrastare il fenomeno del vandalismo esprimendo in termini estetici il desiderio di offrire all’utenza del trasporto pubblico un servizio di qualità. Infatti da una indagine condotta tra gli utenti era emerso chiaramente che l’autobus veniva percepito come il mezzo di trasporto del quale usufruivano coloro che non potevano permettersi i costi del trasporto privato e si constatava un’assenza di estetica che diventava costrizione quando non c’era la possibilità di muoversi in taxi o con la propria auto. Se è vero che il vandalismo è un fenomeno del nostro tempo, in quel caso si assisteva ad una vera e propria crescita esponenziale. Ne è seguita un’operazione di riqualificazione cromatica che ha riportato i colori della città di Verona all’interno del mezzo. Il giallo e l’azzurro hanno così trasmesso un senso di appartenenza alle persone che non lo hanno più visto come un mezzo grigio o arancione, privo di qualsiasi contestualizzazione. All’esterno per la prima volta nel trasporto pubblico italiano ed europeo è stata applicata una vernice che cambia colore a seconda dell’ inclinazione della luce da cui è colpita (arancio, blu, viola). Da quando sono entrati in servizio l’Amt di Verona ha constatato una drastica riduzione degli atti vandalici a bordo dei veicoli. Dai 6 veicoli iniziali, siamo arrivati ai più di 80 attuali.
Quali sono i progetti che la stanno impegnando in questo periodo? Il progetto dei colori per uno studio medico e una chiesa…
Curiosità finale; quale è il suo colore preferito? Devo dire che non amo le monocromie, ciascun colore va considerato in base alla sua capacità d’interazione con gli altri cromatismi. La stessa tonalità può risultare giusta o sbagliata a seconda del contesto in cui viene usata. Ultimamente lo sviluppo tecnologico ha profondamente influenzato la nostra cultura, sollecitando nuovi approcci al colore. Trovo davvero affascinanti le vernici tattili e i pigmenti cangianti a interferenza che emetteno riflessi di tinte diverse cambiando in base all’inclinazione e alla potenza della luce da cui sono colpiti.
Io amo il blu…forse è per questo che ho deciso di lasciare una grigia città lombarda per spostarmi a vivere in una città di mare. Condivido, innanzitutto perchè il blu è molto diffuso in natura in quanto colore del cielo e del mare e di conseguenza a livello percettivo risulta ottimale. La gamma dei blu infatti si imprime direttamente sulla retina (la membrana su cui si visualizzano i colori), senza sforzo, poiché il nostro apparato percettivo,nel corso dell’evoluzione della specie umana, si è adattato alla forte presenza in natura di questi colori. Proprio da questa peculiarità fisiologica deriva la vocazione psicologica del blu ad essere un colore rilassante, universalmente accettato, che anche nel marketing raggiunge un indice di gradimento da parte dei consumatori ben più alto di altri colori.
…nei prossimi progetti ricordiamoci del COLORE!
Intervista a cura di Roberto Conti
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