Archivio della categoria ‘ARCHITETTURA’

Bioedilizia italiana: tra abusivismo e casi d’eccellenza

Secondo un’indagine del portale Casa.it, il 63% degli italiani vorrebbero un appartamento bio, il 58,8% ha intenzione di ristrutturare il proprio secondo i principi della bioedilizia e il 17,5% abita già tra muri di legno e finestre con doppio vetro. Risultati incoraggianti anche se rispetto agli altri paesi europei siamo ancora in forte ritardo. Una recente direttiva dell’Itre, il Comitato industria, ricerca ed energia del Parlamento Europeo, ha stabilito che dal 1 gennaio del 2019 tutti gli immobili dovranno essere costruiti ad impatto zero e che entro il 2018 saranno effettuati interventi sugli edifici già realizzati. Nel nostro paese, il tema della bioedilizia è solitamente accompagnato dal termine abusivismo. Case, ville, centri di qualsiasi genere vengono liberatamente realizzati là dove scorre un ruscello, a due passi dalla spiaggia, sulle propaggini rocciose di qualche riserva naturalistica orientata senza badare ai limiti ambientali, naturali e paesaggistici. Ad esempio, tra il 1990 e il 2005 sono stati divorati 3,5 milioni di ettari, cioè una regione più grande del Lazio e dell’Abruzzo messi insieme. Altri gli esempi che provengono d’oltralpe, dal nord del vecchio continente, dove già da tempo esistono addirittura interi quartieri e città scrupolosamente costruite secondo i canoni della bioarchitettura.
In Svezia, ad esempio, la carbon tax, la tassa sulle emissioni di CO2 è in vigore da 9 anni e, oltre a far diminuire le emissioni di gas serra, porta ogni anno 1,4 miliardi di euro allo stato svedese.
In Germania, nell’eco-quartiere di Vauban, coesistono luoghi di lavoro e residenze per diverse utenze sociali, un sistema di mobilità sostenibile che valorizza i trasporti pedonali, ciclabili e pubblici a scapito dell’uso delle auto private. Le facciate degli edifici, rivolti a sud per usufruire del maggior irraggiamento solare, sono realizzate su intelaiature in legno non strutturali mentre i tetti sono coperti da un sistema estensivo a verde. Gli edifici sono inoltre dotati di un sistema di gestione delle acque e dei rifiuti che vengono reimpiegati, attraverso opportuni processi di depurazione, per i wc e come fertilizzanti.
In Italia il primo esempio di architettura ecosostenibile risale al 1998 quando a Caponago (Mb) venne realizzato un complesso residenziale secondo i principi della bioarchitettura: isolanti naturali come sughero e kenaf, vernici bioprodotte per le rifiniture di tetti e pareti e legno per il tetto.
In Toscana,  in un quartiere popolare di Capannori (Lu) è stata realizzata (in un arco temporale brevissimo) la prima palazzina verde di classe energetica A. I pannelli di lana di roccia e fibra vegetale di canapa sono efficaci isolanti termici capaci di trattenere il calore durante la stagione invernale mentre i pannelli solari riscaldano l’acqua per usi sanitari. E ancora, risalendo lo stivale, in Veneto è in fase preliminare la ristrutturazione di uno stadio di rugby, concepito non solo per limitare i consumi energetici ma anche per produrre esso stesso energia.
A Bergamo è stata da poco realizzata una cattedrale vegetale: opera dell’architetto Giuliano Mauri, è composta da 42 piante di faggio su una superficie di 650 mq e favorisce un dialogo continuo tra l’uomo e la natura, trasmettendo così un messaggio di sintonia con l’ambiente. A dirla come Giancarlo Allen, segretario nazionale dell’ Associazione nazionale architettura bio–ecologica, L’unica architettura sostenibile è quella non costruita.

Fonte: Greenbiz

New York: il primo parco giochi disegnato da un’archistar

E poi dicono che New York non è una città a misura di bambino. In una poco appetibile area di parcheggio di Lower Manhattan il sindaco Michael Bloomberg ha appena inaugurato il nuovo Imagination playground di Burling Slip, parco giochi per i più piccoli firmato da uno degli architetti simbolo della città, David Rockwell, già progettista del Buddha Bar, del ristorante di Alain Ducasse al St. Regis, di quelli di Nobu, ma anche del nuovo Kodak Theatre di Los Angeles, il palco degli Oscar.
Rockwell l’ha disegnato gratis, nell’ambito del progetto “PlaNYC” con cui l’amministrazione Bloomberg vuole far diventare New York un tripudio di spazi pubblici e verdi, magari firmati da archistar.
Nell’ Imagination Playground – a due passi da Wall Street – i giovani newyorkers hanno a disposizione uno spazio a froma di otto, con un’area multi livello dove giocare con acqua e sabbia, giocattoli e attrezzi sparsi da prendere liberamente, uno staff a disposizione per il gioco e la sicurezza. Rockwell, poi, ha disseminato il parco con simboli che richiamano la storia di quella zona di New York, South Street Seaport, una delle più importanti per gli antichi scambi commerciali della città: quindi, ecco cascate e canali, corde su cui arrampicarsi, alberi da barca e carrucole, e anche una rampa con in cima un telescopio per scrutare l’orizzonte come i vecchi marinai. L’architetto si è talmente appassionato al progetto che il suo gruppo ha messo a disposizione ben 2 milioni di dollari per i primi stipendi. E ha permesso alla figlia Lola, di 8 anni, di aiutarlo a disegnare quel parco «a forma di nocciolina».

Fonte: Luxury24

Design: una lampada in carta DuraPulp e LED

W101, dalla Svezia una lampada che unisce tecnologia e tradizione. LED e carta per una lampada dal sapore orientale. La Svezia ci stupisce sempre con i suoi progetti sostenibili e la sua filosofia green ormai radicata nella cultura di tutti i cittadini. W101 nasce dallo studio di design Claesson Koivisto Rune ed è una combinazione di sapienza antica con la tecnologia innovativa LED. Lo studio, in associazione con la società svedese di illuminazione Wästberg, ha lanciato questo particolare apparecchio di illuminazione in DuraPulp, un materiale 100% biodegradabile realizzato con carta e materie plastiche organiche (PLA). Un materiale ad alta resistenza all’umidità e all’acqua, con un’alta stabilità dimensionale e rigidezza flessionale. La carta, utilizzata nel corso della storia per realizzare paralumi, oggi diventa la struttura stessa del corpo illuminante. Un materiale reso rigido e ancora più performate grazie a sapienti pieghe che ne irrobustiscono la struttura creando forme orientaleggianti. Origami dallo stile minimal pronti ad illuminare le nostre scrivanie. Ottima per dare un tocco di stile in qualsiasi tipo di ambiente, senza però girare le spalle all’ambiente. Ci sarà sempre molto da imparare dai nostri amici designer svedesi. Il prodotto dovrebbe essere commercializzato a partire dal prossimo anno.

Fonte: Architettura&Design

Usa: architettura al mercato, solo 5 centesimi

Che la crisi colpisca tutti i settori lo potevamo immaginare, ma i diversi modi che si possono inventare per superarla, sono indubbiamente quanto mai originali. Il Signor John Morefield, giovane architetto statunitense, è uno dei migliaia progettisti disoccupati che si stanno reinventando a causa del licenziamento. L’implosione del mercato immobiliare ha gettato migliaia di architetti e designer nella disperazione, costringendoli a cercare o inventare nuovi posti di lavoro. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento del Lavoro, l’occupazione degli studi di architettura americana ha avuto un decremento dai 224.500 del luglio scorso ai 184.600 di novembre. Per rispondere a questo quadro abbastanza tragico nasce l’idea del signor Morefield di aprire un banchetto all’Old Ballard di Seattle per vendere “architettura al mercato” e quindi a bassissimo costo: solo 5 centesimi. I passanti, inizialmente scettici, hanno poi iniziato a fermarsi ed utilizzare questo comodo servizio offerto da John per la soluzione e consulenza di piccoli problemi di architettura come sopraelevazioni o modifiche di interni. Il costo di 5 centesimi si riferisce al consiglio iniziale che viene fornito su progetti di interni; si paga realmente una volta che il cliente ha accettato il progetto. L’idea, diffusa tramite il suo sito internet, si è rivelata molto fruttuosa,  tanto da far registrare a Morefild il suo reddito più alto sino ad ora.

Fonte: ViaggidiArchitettura

Firenze: iniziati i lavori al Museo dell’Opera del Duomo

Duomo di FirenzeSono iniziati i lavori per il nuovo Museo dell’Opera del Duomo a Firenze che dovrebbero concludersi nel 2016. Il museo è uno tra i più importanti al mondo non solo per la scultura medievale e rinascimentale, ma anche in quanto ospita capolavori di Donatello, Michelangelo, Lorenzo Ghilberti e Luca della Robbia. Anna Mitrano, presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, ha avviato la realizzazione del Museo e presentato al pubblico il progetto architettonico e di allestimento, il cui investimento ammonta a 25 milioni di euro.  La “Sala dell’Antica Facciata” è una delle grandiose novità introdotte all’interno del museo: ricostruzione al vero della facciata del 14esimo secolo del Duomo di Arnolfo di Cambio e la Porta del Paradiso del Ghilberti. Il museo contiene le opere eseguite nei secoli passati riguardanti il Battistero, il Campanile e il Duomo: erano state rimosse dalla loro collocazione originale per motivi di conservazione o durante modifiche o ammodernamenti.

Fonte: ProgettoRestauro

Roma: architettura verso il solare

Nella cornice del Maxxi a Roma, premiati i tre migliori progetti italiani che hanno inserito il fotovoltaico in complessi edilizi.
Una struttura ricettiva a San Martino di Badia, un’abitazione privata a Pordenone e la Cittadella delle imprese sede della Camera di Commercio di Taranto sono i tre progetti vincitori del premio ‘tecnologie solari e qualita’ del progetto: integrazione del fotovoltaico in architettura’ promosso dal gestore dei Servizi Energetici (Gse) e dalla Direzione Generale per il Paesaggio, Belle Arti e Architettura del Ministero per i beni Culturali (Pabaac). Il premio rientra in un protocollo d’ intesa siglato tra il Gse e Pabaac per promuovere le sinergie tra architettura e le rinnovabili.
Il progetto vincitore riguarda una piccola struttura turistica inserita nel complesso sciistico di Pian de Corones: Abbiamo realizzato una copertura con lastre di vetro temprato e inserito all’interno le celle fotovoltaiche – spiega il progettista Matteo Ruzza – con un’autoproduzione di energia elettrica di 9mila kw all’anno. Per il prossimo anno, Gse, Pabaac e il Maxxi hanno Annunciato un Concorso di idee rivolto all’architettura bio. Bisogna puntare sempre di più sull’architettura sostenibile, dichiara l’architetto Cinzia Abbate, responsabile scientifico del premio Gse e Mininistero Beni culturali che oggi ha ‘incoronato’ i tre progetti italiani legati al fotovoltaico.
Il premio è stato finanziato dal secondo Conto Energia Gse: Un progetto che ha visto 1.467 megawatt di energia prodotti dal fotovoltaico – sottolinea Abbate – e che registra come il 62% di energia fotovoltaica venga proprio dall’architettura sostenibile.
In quest’ottica, si inserisce il Concorso di Idee lanciato da Gse-Beni Culturali-Maxxi, il cui bando uscira’ il prossimo anno e che intende sollecitare l’industria di settore, gli istituti di ricerca e i professionisti a investire nella ricerca progettuale per migliorare l’efficienza energetica. Oltre ai tre premi conferiti , anche 6 menzioni tra le quali figura la nuova Fiera di Roma.

Fonte: Ansa

Udine: un ospedale gioiello di sostenibilità

Che il sistema sanitario italiano non sia esempio di virtuosità credo non sia il caso di sottolinearlo, tuttavia fa piacere sapere che, nonostante tutto, da qualche parte del nostro Paese ci si stia attivando per invertire questo poco piacevole trend. Parliamo dell’ospedale di Udine, il cui progetto (presentato nei giorni scorsi) è considerato un vero e proprio gioiello di efficienza energetica senza eguali fra gli edifici della sanità nel nostro Paese.
Quali le particolarità? In sostanza sarà un centro sanitario capace non soltanto di essere autosufficiente sul piano energetico, ma anche di alimentare energeticamente parte della città. A consentire questo particolare mix di risparmio-produzione sarà una centrale tecnologica di trigenerazione che sarà realizzata nell’ospedale e garantirà la produzione di energia termica, frigorifera ed elettrica. Nello specifico “la centrale ospedaliera” garantirà energia termica a edifici esterni, tra i quali l’università, alcune scuole e una serie di condomini privati: in questo modo saranno di fatto eliminate le caldaie in 17 edifici scolastici e 16 palazzi.

Fonte: EcoBlog

Parco eolico del Brennero: produrrà anche idrogeno

Sarà destinata alla generazione di idrogeno l’energia prodotta nelle ore notturne dal parco eolico del Brennero.
Posto a 2.300 metri di quota, dove l’Alpine jet, vento che soffia costantemente garantisce condizioni perfette, il progetto di energia rinnovabile sarà realizzato dall’altoatesina Leitwind, in collaborazione con Ae (Azienda energetica) Bolzano e Merano. Il parco eolico sarà composto da 22 rotori, i quali produrranno circa 100 milioni di chilowattora di energia elettrica.
Il Brennero – ha detto il titolare di Leitwind, Michael Seeber, presentando il progetto – si rivelerà un sito di produzione di energia rinnovabile di grande efficienza e crediamo che possa diventare un corridoio verde, con la produzione di idrogeno grazie all’energia che verrà ricavata.

Fonte: Casa&Clima

New York: terminata la Beekman Tower

Con i suoi 265 metri di altezza distribuiti su 76 piani complessivi, la Beekman Tower, progettata da Frank Gehry e appena terminata,è diventata il grattacielo residenziale più alto di Manhattan.
A destinazione d’uso mista, la torre ospita 903 unità residenziali, una scuola elementare pubblica, un centro di assistenza ambulatoriale per l’ospedale di New York Downtown all’interno del quale vi sono i nuovi uffici per il personale medico, un’area commerciale di circa 120 mq al piano terra e un parcheggio interrato di 2400 mq con 175 posti auto.
Sebbene non sia lontana dalla City Hall, dal Woolworth Building ed dal ponte di Brooklyn, la Beekman Tower sorge in una zona di Manhattan che ospita pochi grattacieli e ciò determina un significativo impatto nello skyline della lower Manhattan. La torre, rivestita con un sistema di facciata continua in acciaio e vetro, presenta l’inconfondibile geometria asimmetrica e ondulata che contraddistingue le architetture di Gehry. L’edificio poggia su un basamento in muratura color terracotta all’interno del quale trovano spazio la scuola elementare, gli uffici ospedalieri, l’ingresso alle residenze e un piccolo spazio commerciale. In corrispondenza della copertura del basamento, al 7° piano, vi sono una piscina coperta e ulteriori spazi per attività riservate ai residenti.
Alla luce dell’articolato progetto messo a punto per la facciata continua, ciascun piano della torre presenta una propria configurazione. Ogni appartamento risulta, pertanto, caratterizzato da una geometria differente, a seconda del profilo che segue per collegarsi alla facciata esterna: le “pieghe” della parete ondulata danno forma a spazi differenti all’interno di ciascuna unità.
La pelle in acciaio e vetro della torre riflette i colori degli edifici attigui, catturando le luci che si alternano nelle diverse ore del giorno. I primi proprietari dovrebbero entrare in possesso della propria residenza nella primavera di quest’anno.

Fonte: Archiportale

Il futuro dell’Università di Rotterdam è verde

In occasione di una gara per il design di una nuova area dell’ Università Erasmus a Rotterdam, in Olanda, lo studio di architetti Paul de Ruiter, che già da lungo tempo si occupa di architettura sostenibile, ha presentato un progetto avveniristico e improntato per l’appunto alla sostenibilità ambientale. Il padiglione oggetto della gara è pensato come uno spazio in cui gli studenti potranno studiare, incontrarsi e rilassarsi – il tutto nel bel mezzo del campus e senza inutili sprechi di energia.
Il punto di partenza è l’utilizzo della luce solare e dell’energia da essa prodotta. Il padiglione ideato dagli architetti di Amsterdam è una struttura trasparente con un’intera facciata di vetro ed un tetto “ibrido”, ricoperto cioè di pannelli solari, ma strutturato in modo tale da rendere possibile il passaggio dei raggi all’interno dell’edificio e garantire in questo modo un’illuminazione indiretta, cioè piacevole, ma naturale. Come spiegano gli stessi architetti, il tetto incorpora una sorta di “sistema solare intelligente”: il preciso posizionamento dei lucernari è pensato ad hoc per evitare il surriscaldamento all’interno dell’edificio, e favorendo invece un’adeguata aerazione secondo i principi del passive cooling, che garantisce un netto risparmio energetico. Al di là del condizionamento naturale, la regolazione termica della struttura dipende da una pompa di calore geotermica. Questo sistema, molto efficace e vantaggioso sia dal punto di vista energetico che da quello economico, sfrutta la temperatura pressoché costante del terreno durante l’anno: in inverno il calore viene estratto dal terreno sottostante e permette di riscaldare gli ambienti, mentre in estate il ciclo si inverte e il calore in eccesso viene veicolato sotto terra, rinfrescando l’aria. Il design dell’edificio, decisamente moderno e curvilineo, assicura luminosità ed ampiezza agli spazi interni, creando un’atmosfera che invita all’incontro ed allo studio. L’atrio centrale, di forma circolare, è il cuore dell’edificio: da esso si diramano in cerchi concentrici tutti gli altri spazi: un caffè, un auditorium, aule studio ed angoli pensati per il relax. Per saperne di più potete visitare il sito Designboom, che per primo ha pubblicato i disegni del progetto.

Fonte: GreenMe

Firenze: restauro della Tribuna degli Uffizi

Coi lavori di restauro alla Tribuna prende ufficialmente le mosse uno degli interventi di restauro e di riordino museale storicamente più importanti che agli Uffizi siano stati condotti. Un evento assolutamente straordinario sia per l’eccezionale valore storico-artistico del complesso monumentale, sia per l’entità delle risorse economiche impegnate. Il Soprintendente Cristina Acidini ha commentato: Si apre in Galleria una stagione di grandi emozioni. Intervenire sulla Tribuna è come toccare il cuore del museo più antico d’Europa, e ha richiesto e richiederà da parte di tutti sensibilità e competenza. All’odierno restauro della Tribuna e al suo conseguente rinnovato allestimento è sottesa – dice il Direttore Antonio Natali – l’aspirazione a meglio tutelare ed esaltare le peculiari qualità di quest’ambiente antico e nobile. I lavori alla Tribuna, come gli altri interventi degli ultimi anni, saranno condotti in assoluta conformità col progetto degli Uffizi di domani, e nel rispetto del rigore filologico.

Fonte: ProgettoRestauro

Soliloquy: l’ecologia di lusso fatta yacht

E’ stata presentata (2009) alla quarta conferenza annuale sul futuro dei superyacht a Maiorca proprio in questi giorni la nuova soluzione design del lusso nautico. E mai yacht fu più verde! Si chiama Soliloquy ed è il “Super-Green Superyacht” progettato da Alastair Callender, della Coventry University (UK), e sponsorizzato dalla Solar Sailor Holdings Limited, una compagnia high-tech australiana che vanta la proprietà del brevetto “solarsail”, una tecnologia d’avanguardia che unita all’innovativo “Hybrid Marine Power” (HMP), sta cambiando la concezione della navigazione. Il Soliloquy, è nato come sfida alla moderna concezione del lusso nautico, che fino ad oggi è stato sinonimo di forti impatti ambientali ed enormi sprechi. Con i suoi 58 metri di opulenza ecologica, questo yacht, capace di ospitare fino a 12 persone, è un inno al radical green. Per i suoi interni, sono stati selezionati materiali eco-compatibili ed il legno adoperato nelle diverse sezioni dello yacth, proviene rigorosamente da foreste eco-gestite.
Il mix di energia eolica e solare, con il supporto di sistemi ibridi, di cui la Solar Sailor è orgogliosamente promotrice, permettono alte prestazioni ad impatto zero. Con appena 12 ore di carica solare, ad esempio, il Soliloquy può viaggiare a circa 8 nodi, alimentato dalla sola energia ricavata dal sistema fotovoltaico. Robert Dane, CEO della Solar Sailor ha dichiarato: Quando Alastair Callender ci ha contattato per sponsorizzare il progetto per il suo ultimo anno alla Coventry University, siamo rimasti immediatamente colpiti dal suo curriculum e dal progetto stesso che sembrava integrarsi perfettamente con la Solar Sailor.
Il Soliloquy, vanta circa 600 metri quadrati di superficie dinamica adoperata per il sistema fotovoltaico, che insieme alla tecnologia HMP garantisce il convoglio dell’energia solare nelle batterie dello yacht per alimentare silenziosamente gli apparecchi elettrici senza dover ricorrere a rumorosi generatori di corrente. A farne quasi un pezzo d’arte, sono sicuramente la forma, ricercata e chic e le tre innovative ali rigide, le “rigid wings solarsails” che garantiscono uno spettacolo unico per chi avrà la fortuna di avvistarle in mare.
E anche se lusso e risparmio non hanno mai legato, stavolta si cambia registro: a fronte dei comfort e delle prestazioni tipiche degli yacht di lusso, si avrà il piacevole risparmio di rumore, vibrazioni, costo del carburante e produzioni di CO2 normalmente provocati da imbarcazioni di questo genere.

Fonte: GreenMe

Inaugurata la Guangzhou Opera House di Zaha Hadid

Ha aperto ufficialmente i battenti venerdi scorso la Guangzhou Opera House dell’architetto anglo-irachena Zaha Hadid. L’inaugurazione era in programma per il 2010, in occasione dei Giochi Asiatici tenutisi dal 12 al 27 novembre, ma i danni derivanti dall’incendio divampato nel cantiere nel maggio 2009 hanno posticipato l’apertura al pubblico al 25 fabbraio.
Il complesso si articola su due volumi differenti per un totale di 70mila metri quadrati. Il primo corpo ospita il Gran Teatro, dotato di 1800 posti a sedere, il secondo edificio, di dimensioni inferiori, è invece sede di un auditorium polifunzionale da 400 posti. La struttura è stata ribattezzata “il progetto dei due sassi” poiché i due corpi sono caratterizzati da una forma irregolare e arrotondata, ispirata alla forma dei ciottoli di fiume. Il complesso è dotato di caffetteria, bar e varie aree ricreative.
Come un sasso di fiume levigato dallo scorrere dell’acqua, la Guangzhou Opera House si trova in perfetta armonia con il paesaggio fluviale circostante. La sua forma esalta la relazione tra città e riverfront. Inoltre la struttura crea comunicazione tra gli edifici culturali adiacenti e le torri della finanza internazionale nel nuovo distretto di Zhujiang, spiegano da Zaha Hadid Architects. Il progetto è stato sviluppato partendo dallo studio del paesaggio naturale circostante, dall’affascinante interazione tra architettura e natura, dai principi di erosione, geologia e topografia. Linee avvolgenti definiscono spazi e zone all’interno del Teatro dell’Opera, creando accattivanti percorsi interni ed esterni all’edificio, che ricordano i canyon creati dalla potenza fluviale nelle valli locali. Inoltre questi itinerari permettono alla luce naturale di giungere fino alle funzioni più remote dell’edificio. La complessità del paesaggio circostante è ‘omaggiata’ anche attraverso l’insieme di transizioni uniformi tra elementi architettonici eterogenei, alcuni dei quali in gesso modellato e rinforzato con fibra di vetro.

Fonte: ArchiPortale

Lione: il ‘cubo arancione’ di Jakob + MacFarlane Architects

Il progetto Le Cube Orange dello studio Jakob + MacFarlane Architects fa parte degli interventi urbanistici di recupero e riqualificazione del porto vecchio di Lione con la conversione dei docks e degli immobili industriali che sorgono sulla sponda del fiume Saône.
Queste zone portuali, inizialmente fatte di capannoni (la Sucrière, les Douanes, les Salins, la Capitainerie) gru, elementi funzionali legati al fiume, mutano in un territorio, oggetto di sperimentazione, al fine di creare un nuovo paesaggio che si articoli verso il fiume e le colline circostanti. Le Cube Orange è l’headquarter della società immobiliare Cardinal Group e del nuovo showroom RBC.
Il progetto è concepito come un semplice «cubo», in cui è stato creato un gigantesco buco, per rispondere alle necessità di luce, ventilazione e viste. Questo foro crea un vuoto perforando la costruzione orizzontalmente dall’esterno, lato fiume, verso l’interno e verso l’alto attraversando la terrazza.
Il cubo, adiacente un capannone già esistente (l’edificio Salins, composto da tre arcate), è progettato su una maglia regolare (29 x 33m) fatta di pilastri in cemento su 5 livelli. Una facciata leggera, con aperture apparentemente casuali è completata da un’ulteriore facciata perforata con patterns pixelati che riproducono il moto del fiume. Il colore arancione si riferisce alla vernice al minio, un colore industriale spesso utilizzato per le zone portuali.
Al fine di creare il vuoto, Jakob + MacFarlane ha lavorato con una serie di “perturbazioni volumetriche”, legate alla sottrazione di tre volumi “conici” su tre livelli: nell’angolo della facciata, nel tetto e al livello dell’ingresso. Queste “perturbazioni” generano spazi e relazioni tra l’edificio, i suoi utenti e il sito all’interno di un programma comune.
La prima perturbazione si basa sul rapporto visivo diretto con la struttura ad arco della hall, la sua vicinanza e la sua forma a contrafforte. Permette di collegare i due elementi architettonici e di creare nuovi spazi, a doppia altezza, protetti all’interno dell’edificio.
Una seconda, ellittica, rompe la regolarità della struttura portante di quattro piani a livello dell’angolo della facciata rivolta verso il fiume. Questa perforazione genera un atrio enorme nella profondità del volume, circondato da una serie di corridoi collegati agli uffici. Il piano della facciata è, quindi, spostato verso l’interno, creando un rapporto estremamente dinamico con l’edificio che cambia geometria a seconda della posizione dello spettatore. All’ultimo livello vi è una grande terrazza da cui si può ammirare il panorama su tutta Lione, la Fourvière e la Confluence.
Per lo showroom al piano terra Jakob + MacFarlane ha deciso di adottare lo stesso linguaggio adottato per il Cubo, basandosi sul movimento fluido del fiume Saône e portandolo all’interno di questo spazio immaginato come un’estrapolazione della facciata. Lo showroom contiene un “fiume” virtuale in tre dimensioni, una lunga parete porosa a L con 60 “alveoli” che ospitano pezzi di design. Ogni “alveolo” è unico per taglio e forma e dona una visuale particolare di ogni prodotto in essa contenuto. I visitatori vengono direzionati dalla parete in un percorso che inizia con un ingresso scenografico e prosegue verso spazi più intimi che si affacciano sulle rive del fiume. In questa zona dello showroom si trovano delle piattaforme, che sembrano quasi isole, su cui vengono presentati prodotti particolari.

Fonte: ArchiPortale

Giappone: ecco perché gli edifici hanno retto così bene

E’ stata la più violenta scossa sismica registrata in Giappone e la 7° di tutta la storia quella che stamattina ha fatto tremare l’estremo oriente. Una scossa epocale di 8,9 gradi della scala Richter equivalente a 12 gradi della scala Mercalli, ma anche ad una bomba TNT di 20 miliardi di tonnellate che ha anche provocato uno tsunami nel porto di Sendai con onde alte 10 metri e migliaia di morti per annegamento. Calcolando questo, tsunami ed esplosioni a parte, però, il Giappone zona altamente sismica e “abituata” ai terremoti, ha tutto sommato retto, limitando di molto i danni e le vittime grazie alla sua proverbiale tradizione anti-sismica dovuta alla frequenza dei terremoti in quest’area. Tanto per interderci il terremoto che ha distrutto l’Aquila era di 5,8 gradi della scala Richter, 3,1 in meno di quello che ha colpito oggi il Giappone, non altrettanto minori sono stati i danni subiti dalla città abruzzese.
Perché? Qual è il segreto degli edifici giapponesi che sono per la maggior parte rimasti indenni anche da scosse di tale potenza? Questo risiede prima di tutto nei materiali impiegati per costruire gli edifici, che, comunque, sono tutti molto recenti e costruiti con criteri d’avanguardia. Particolare attenzione viene impiegata, ad esempio nel monitorare costantemente il rapporto cemento e ferro utilizzati. Inoltre la tecnologia antisismica nel Sol Levante è all’avanguardia come ad esempio quella degli isolatori sisimici che vengono posti tra le fondamenta e l’edificio a mo di “pattini” che permetterebbero agli edifici di resistere alle oscillazioni in quanto evitano di trasferire energia dal terreno alla costruzione. La regolarità in pianta e in elevazione degli edifici poi permette loro di resistere maggiormente ai terremoti in quanto, ad esempio un edificio a pianta quadrata risulta molto più sicuro di uno a pianta irregolare. L’altezza poi non rappresenta un fattore di rischio di per sé – non a caso in Giappone ci sono tutti grattacieli- ma è importante la regolarità delle “masse in altezza”. Un ulteriore elemento capace di fare la differenza in questi casi è la qualità del terreno che si differenzia molto tra le varie zone nella capacità di amplificare le onde sismiche e, dunque, a parità di scossa e di edifici, far variare i danni. Nell’edilizia giapponese convinono tutti questi elementi che sarebbe difficile riportare in blocco qui da noi dove le zone archeologiche e la presenza di numerosi edifici antichi rende obbligatorio un piano antisismico ad hoc.

Fonte: Greenme

Ecco il MAI: modulo abitativo tecnologico

Dal lavoro congiunto tra CEii Trentino, Cnr-Ivalsa e Habitech, in collaborazione con circa 30 aziende artigiane trentine, nasce MAI (Modulo Abitativo Invalsa), prefabbricata in casa passiva legno ad elevato livello di modularità e sostenibilità. Si tratta di un modello di abitazione ecosostenibile al 100%, costituita da materiali riciclati rinnovabili il cui reperimento e produzione avviene entro un raggio limitato dal luogo d’origine. Il legno, naturalmente, proviene da foreste certificate di conifere.
La casa è composta da cinque moduli prefabbricati e trasportabili (superficie di 2,5×4 m per un’altezza di 3,5 m) che, insieme, formano un edificio di 33 metri quadrati. L’interno è composto da cinque vani: due stanze da letto, un bagno, una cucina, un soggiorno, totalmente arredati e completi di tutti i comfort ad alto risparmio energetico, a cui vanno aggiunte due terrazze esterne di 16 metri quadrati. Per quanto concerne poi gli aspetti tecnologici, la scelta dei progettisti di MAI è stata quella di adoperare un sistema integrato di solare termico in copertura ed un tetto verde, capace di controllare lo scarico a terra delle acque piovane, per coprire due dei cinque moduli. Gli involucri esterni delle pareti consentono di ottenere valori di trasmittanza e sfasamento termici pari a quelli di una casa passiva, eliminando completamente l’uso dei sistemi di riscaldamento tradizionali.
Il risparmio energetico è garantito da sistemi di controllo e gestione degli impianti meccanici e di illuminazione, oltre che da accorgimenti in fase di progetto. La resistenza al fuoco, infine, è garantita sia dall’uso di una facciata ventilata di tavole in legno con guaina traspirante impermeabile, sia da uno speciale rivestimento interno: tale combinazione consente la protezione totale degli strati di fibra di legno dagli agenti esterni.
Con questo sistema, fa notare con legittimo orgoglio il responsabile scientifico del progetto Ario Ceccotti, “una volta arrivati sul posto, non bisogna fare altro che avvitare dei bulloni… inoltre, è possibile costruire edifici di qualsiasi grandezza e forma architettonica”. Oltre al sistema a incastro, l’aspetto innovativo di ‘Mai’ è il ri-uso dei pannelli. La sua struttura portante (solai, pareti e coperture) è interamente realizzata con tavole di X-lam provenienti dalle prove effettuate nei quattro anni di studi in seno al progetto Sofie. Un vero e proprio ‘riciclo’, che rende questo edificio un prototipo dal design e dall’architettura estremamente curati, un concentrato di tecnologia, ricerca ed estetica. Tali peculiarità rendono per adesso MAI un’ottima testimonial adatta alla partecipazione ad eventi sulla sostenibilità ed un valido tester per indagini non invasive condotte da Cnr-Ivalsa: la strada per un abitare sostenibile è lunga ma credo che la direzione sia finalmente quella giusta.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

Veneto Green City: la città diffusa tra Padova e Venezia

Il duo composto da Mario Cucinella Architects e Studio Land ha presentato ufficialmente qualche giorno fa il masterplan per Veneto Green City, una città diffusa situata a metà strada tra Padova e Venezia, destinata ad occupare un’area di circa 750.000 metri quadri.
Sviluppato su commissione della società Veneto city spa (dal 2001 promotrice dell’iniziativa), l’intervento riguarda un’area che affianca l’A4, collegata anche alle linee ferroviarie locali e nazionali. La società immobiliare ha già sottoposto il piano operativo ai Comuni di Dolo e Pianiga e agli uffici della Regione Veneto, con cui è attualmente impegnata nell’individuazione di una strategia condivisa per giungere a un accordo di programma.
In questa zona strategica per le infrastrutture il progetto parte dal concept di paesaggio come matrice. Le funzioni comprenderanno, fra l’altro, una grande parte di terziario, dedicato principalmente business to business, per riunire le produttori locali, ci saranno strutture alberghiere, un polo culturale con auditorium e museo. Si prevede egualmente un edificio universitario e l’insediamento di strutture sanitarie specializzate. Il progetto prevede, 30 % di edificabilità in meno rispetto ad un progetto tipo. La costruzione non prevede landmark, inizierà con la semplice attrezzatura di un parco, e si svilupperà si rinforzerà via via nel tempo, seguendo sempre la morfologia territoriale. Gli edifici a torre verranno collocati in prossimità della stazione ferroviaria, spiegano i progettisti.
Stando a quanto previsto dal team, la realizzazione dell’intervento si svilupperà in circa dieci anni, basandosi su tre step successivi: la definizione di un paesaggio naturale da irrobustire gradualmente, la costruzione di una stazione ferroviaria della linea regionale (Sfmr) e di alcuni edifici ad essa adiacenti e, infine, l’edificazione dei singoli lotti, caratterizzati dalla presenza di molteplici funzioni.

Fonte: Archiportale

Arredamento green: ecodesign originale con l’orto in salotto

Se volete un arredamento green, l’orto in salotto per un ecodesign originale è ciò che fa per voi. Sono molte le soluzioni ecocompatibili che è possibile adottare per l’arredamento degli interni. Fra le più originali vanno ricordate sicuramente le librerie di edera e i muri floreali. Ma non mancano le insalate in bella vista negli ambienti interni della casa. Non più soltanto quindi l’orto in giardino, ma una vera e propria agricoltura integrata nell’architettura ecosostenibile. Si tratta di una vera e propria tendenza che è stata messa in evidenza dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori.
Questo particolare design green è emerso nell’ambito del Salone del Mobile, la nota manifestazione svoltasi a Milano. Un po’ come è successo per l’ecodesign proposto dai mobili da giardino con l’erba, questa tendenza innovativa che riguarda l’arredamento degli ambienti interni a base di prodotti agricoli è destinata a riservare ottime prospettive per il futuro, sia per quanto riguarda i guadagni economici che ne possono conseguire, sia per ciò che concerne le potenzialità ancora inespresse nell’ambito dell’architettura ecocompatibile. Anche l’IKEA aveva lanciato dei prodotti ecosostenibili dall’inconfondibile ecodesign, ma in questo caso si ha molto di più, perché le piante e i fiori diventano elementi d’arredamento, dando vita a forme e a mobili molto originali. A questo proposito i rappresentanti della Cia hanno fatto notare: In Italia stiamo un passo avanti, ma il mondo ci insegue velocissimo e le case più trendy del momento accolgono molto verde. Sono nate vere e proprie partnership tra agricoltori e architetti, che lavorano di concerto per offrire soluzioni originali, negli spazi all’aperto ma anche all’interno delle mura domestiche. Un’idea da tenere in considerazione, visto che le ultime stime indicano che in tema di agricoltura biologica nel tempo libero gli Italiani si dedicano spesso all’orto fai da te.

Fonte: Ecoo