Archivio della categoria ‘Design’

La città della Moda e del Design: Parigi rilancia la sua immagine

Il nuovo spazio sulle sponde della Senna firmato Jakob + MacFarlane Architects

– A Parigi è quasi tutto pronto per l’inaugurazione ufficiale, prevista il prossimo 13 aprile, della Cité de la Modeet du Design, realizzata per opera dello studio parigino (di origine neozelandese) Jakob + MacFarlane Architects.   Il recupero dell’edificio industriale esistente, affacciato sulla Senna all’altezza dalla Gare d’Austerlitz, è iniziato già nel 2008 e si è concluso oggi con l’aggiunta di una seconda pelle in metallo e vetro che caratterizza l’affaccio sul fiume.   L’edificio sarà diviso in due poli: il primo dedicato al design e il secondo alla moda. Lo spazio moda comprenderà spazi per le mostre e passerelle per le sfilate, la sede dell’istituto francese della Moda, una 

Xpolar, l’auto volante che viene dalla Francia

Un ingegnere di Tolosa ha ricevuto 1 mln di euro per progettare un’automobile in grado di decollare verticalmente. Sul mercato fra cinque anni

(Rinnovabili.it) – Lui è un ingegnere in pensione di Tolosa. Lei una monoposto non che non riesce a stare colle ruote per terra. Sono Michel Aguilar e la sua macchina, a metà tra un’automobile e un aereo, Xplorair. Il progetto, ancora alla fase di prototipo, ha conquistato il Ministero dell’Industria francese che sovvenzionerà l’invenzione con un milione di euro in partnership con la Delegazione generale per gli armamenti. L’auto volante è stata dotata di un micro termoreattori, motori a reazione simili a quelli degli aerei, che istallati nelle ali permetteranno il decollo in verticale del velivolo. “E’ un sogno d’infanzia che ha cominciato a prendere forma, – ha commentato entusiasta Aguilar. – Grazie ai sussidi che ho ricevuto, sarò in grado di finanziare la convalida del concept dei termoreattori, una fase tecnica importante nel mondo dell’aviazione. Esiste un progetto simile negli Stati Uniti, ma quella macchina volante decolla come un aereo, è non in verticale come la mia”.

Il futuristico veicolo potrà volare a 2500 metri d’altezza, ad una velocità di 200 km/h e con un’autonomia stimata di 500 km o tre ore circa. Per fare il pieno d’energia, Xplorair utilizzerà esclusivamente un biocarburante a base di alghe, dando così una doppia mano all’ambiente. Questo curioso velivolo sarà ultimato nel 2015 ad un costo che oscillerà intorno ai 50 mila euro come modello senza pilota; l’anno successivo si passerà quindi ai test di sicurezza per arrivare alla vendita tra il 2017 e il 2018.

Fonti:Mobilità Rinnovabili.it

Una piscina galleggiante ripulirà la Moldava

Dalle menti degli architetti Lipensky e Kubna nasce la nuova oasi ricreativa di Praga. Piscina d’estate e pista di pattinaggio d’inverno

(Rinnovabili.it) – Dopo anni di contaminazione nelle mani dell’industria pesante, la Moldava, il fiume più lungo della Repubblica Ceca, sta vivendo una sorta di rinascita sociale ed ambientale, riguadagnando lentamente il suo patrimonio naturale. Per accelerare la riconversione verde, una coppia di architetti di Praga, Ondrej Lipensky e Andrea Kubna, hanno deciso di elaborare un’originale proposta progettuale che potrebbe permettere di ripristinare lo stato di salute delle acque del Vltava creando al contempo un nuovo spazio ricreativo per gli abitanti della Città d’Oro.

L’idea è quella di realizzare una sorta di oasi galleggiante circolare che ospiti al suo interno una piscina nei mesi più caldi ed una pista per il pattinaggio in quelli più freddi; 900 m2 per oltre un metro e mezzo di profondità e una capacità massima di 300 persone, la piscina è stata pensata per sfruttare le stesse acque del fiume filtrate attraverso un sistema di membrane tessili poste sul fondo della struttura, in grado di eliminare odori, batteri e contaminanti. Il filtro fornirebbe acqua pulita agli ospiti della piscina e potrebbe anche contribuire a migliorare la qualità del canale stesso. L’oasi è stata disegnata per offrire nei mesi estivi anche una serie di servizi aggiuntivi come la sauna, le docce e gli spogliatoi, rigorosamente riscaldati sfruttando l’ambiente naturale e le condizioni climatiche.

Non mancano di certo i precedenti al progetto ceco. Prima ancora della +Pool newyorkese pensata per l’East River a Brooklyn, aveva fatto parlar di sé la famosa Piscine Josephine Baker realizzata nel 2006 su delle chiatte lungo la Senna e dotata anch’essa di sistemi di filtraggio simili a quelli previsti nel progetto Lipensky-Kubna.

Fonte:Ambiente Rinnovabili.it

Stand-by killer: stop allo spreco energetico della tv

A conti fatti, lo spreco energetico dovuto allo stand-by degli elettrodomestici rappresenta il 10% del consumo domestico. Un costo che, solo per il televisore, ammonta a 40 euro l’anno e per il pc arriva fino a 130 euro.

In attesa del 2015, quando ogni elettrodomestico sarà probabilmente dotato del microchip realizzato dai ricercatori dell’università giapponese di Tohoku e dell’azienda Nec, che azzererà lo spreco senza perdere le comodità dello stand-by, al momento esistono altri apparecchi chiamati Stand-by killer, o Stand-by Block, che possono essere molto utili per ridurre i consumi.

Questi dispositivi, facili da installare, permettono di interrompere i consumi elettrici di elettrodomestici come televisori, decoder, lettori dvd e console di videogiochi utilizzando qualsiasi tipo di telecomando.

In pratica, in ingresso l’apparecchio dispone del collegamento a una presa elettrica e del collegamento a una o più prese elettriche controllate in uscita, tramite cui vengono alimentati i dispositivi da scollegare. Inoltre, in caso di utilizzo di una ciabatta multipresa, si possono disinserire più apparecchi in un solo momento. E per chi sia spaventato dall’enorme quantità di cavi presenti in casa, è bene sapere che esistono anche alcune versioni wireless.

Il fatto che gli elettrodomestici vengano disconnessi alla rete tramite gli Stand-by Killer rende la casa più sicura perché si riducono i rischi di folgorazione e di incendio per cortocircuiti e sovraccarichi.

Un altro aspetto positivo è la loro economicità. Il prezzo di questi apparecchi varia dai 10 ai 30 euro, ma garantiscono un risparmio medio di 350 kW/h che pesa sulla bolletta di un anno per 80/100 euro, dato che varia a seconda del numero di elettrodomestici scollegati e della durata giornaliera del loro stand-by. Mediamente, comunque, si calcola che il loro costo si ammortizzi in circa 3 mesi.

Gli Stand-by Killer sono di diverse marche – Avisen, Brennenstuhl e Lovemytime, tra le più note – e si possono trovare nei negozi di elettronica di consumo e online, come sul sito Eprice o D-mail.

Eco Design: nuove regole di sostenibilità a portata di casa

Con il Decreto legislativo 16 febbraio 2011 n. 15 l’Italia recepisce la Direttiva europea nota anche come Direttiva Ecodesign. L’Unione Europea ha iniziato a disciplinare il settore nel 2005 con una norma che prevedeva l’adozione di specifici criteri di progettazione, allo scopo di ridurne l’impatto ambientale e migliorarne l’ efficienza energetica.

 

Nel corso degli anni la direttiva ha subito diverse esostanziali modifiche, riassunte nella Direttiva 2009/125/Ce, appena recepita anche dall’Italia. Il decreto dispone che l’immissione sul mercato e la messa in servizio dei prodotti connessi all’energia sia consentita solo se tali prodotti ottemperano alle misure contenute nei regolamenti previsti in attuazione della direttiva Ecodesign.

 

Dall’entrata in vigore della direttiva sono stati emanati numerosi Regolamenti attuativi che definiscono specifiche norme per ogni categoria di prodotto. Se i prodotti non sono conformi alle norme previste dai regolamenti non possono ricevere il marchio CE e quindi non possono essere distribuiti e commercializzati nel mercato europeo.

 

Solo in occasione di fiere commerciali, esposizioni, dimostrazioni e riunioni scientifiche o tecniche è consentito esporre prodotti non conformi alle disposizioni previste dal decreto, a condizione che sia indicato in modo chiaramente visibile che tali prodotti non possono essere immessi sul mercato, né messi in servizio prima che il fabbricante li abbia resi pienamente conformi. Chiunque non rispetti ildivieto di commercializzazione è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da diecimila a cinquantamila euro.

Fonte: gogreen.virgilio.it

Phoenix, l’auto usa e getta

Mentre il mondo dell’automobile s’infervora sull’auto elettrica e tutti i costruttori principali hanno almeno un modello in rampa di lancio destinato al grande pubblico, c’è anche chi s’inventa una macchina che si costruisce in pochi giorni, dura un lustro e, dopo un intenso utilizzo… si ricicla.

L’idea è venuta ad un duo di ingegneri e designer, Kenneth CobonpueAlbrecht Birkner, che hanno declinato all’estremo il concetto di auto green ed ecosostenibile. La loro vettura è infatti realizzata utilizzando materiali naturali come bambùpalmenylonacciaio (ok, questo non è prettamente naturale, ma bisogna pure tenere insieme tutte le parti).

Il parto delle loro menti si chiama Phoenix, un’auto quasi totalmente biodegradibileuna monoposto a tre ruote con un design molto accattivante, che può ospitare un motore elettricoe resistere all’uso, secondo i costruttori, fino a cinque anni nei paesi industrializzati e oltre dieciin tutti gli altri.

Fonte: next.liquida.it

Il classico design Starck: papà Philippe e la figlia Ara

«Un giorno, di pomeriggio, una luce, seduta a un tavolo, la voce di una donna disegna un amore, una passione che l’ha unita a una vita e ora a un vuoto». È Ara Starck, 32 anni, primogenita di Philippe, mito vivente del design made in France, ad aver scritto queste parole. «Ho immaginato un gruppo di donne, che parlano. Ricordano qualcuno che hanno amato e che non c’è più. Tutto è molto onirico, impalpabile».
Ara, pittrice, artista eclettica (perfino cantante e compositrice in un duo, The Two, che in Francia sta andando alla grande), dimostra meno della sua età. Piccola, carina, vispa, sorridente: quelle parole così melancoliche non sembrano all’apparenza corrisponderle.
Ci tiene subito a precisare di non essere decoratrice, né architetta. E di frequentare poco le discoteche e lo scintillante mondo del lusso (ma è comparsa nell’ultima campagna pubblicitaria di Cartier). Ara ha voluto collaborare con il padre su questo progetto di Baccarat, «la» maison del cristallo francese, all’avanguardia grazie all’originalità di Philippe, suo fedele designer. La figlia ha ideato un foulard, ispirato al gioco della dama, con quelle sue parole impresse ai bordi.
«Le donne – spiega – si confidano intorno a un vuoto». Dell’anima. E concreto: il vuoto dei bicchieri da riempire di champagne, disegnati da Philippe, in cristallo bianco e in quello nero (che fa tanto Starck): modello Harcourt, icona di Baccarat. Sei e sei, come altrettante pedine del gioco di una sera. O di una vita. Ara si sottopone alla domanda di rito. Chissà quante volte sentita. Il rapporto con il padre? «Mutuo rispetto», commenta. Philippe da bambina l’ha portata in giro per il mondo. «Il luogo che più mi colpì, a otto anni, fu Tokyo. Ci andai varie volte, restandoci a lungo. Fino a dodici anni ho indossato quasi sempre l’uniforme scolastica nipponica, con i grossi calzini ai piedi. Non ci sono più ritornata, ma sto organizzando un viaggio per il prossimo settembre. Da due anni faccio due ore al giorno di giapponese. Lo pratico con i turisti». Ce ne sono tanti nelle stradine intorno al palazzo dove ha sede il suo atelier (anche quello dal tocco molto starckiano). Primo arrondissement, ça va sans dire.
«Nella mia vita sono stata molto fortunata. Ho avuto così tante possibilità di studiare, di viaggiare e di crescere che altri non hanno avuto». Solo en passant ricorda la morte di sua madre, Brigitte Laurent, per più di vent’anni braccio destro di Philippe, quella che ne ha determinato la fortuna «commerciale», almeno all’inizio. Portata via da uno stupido cancro, quando Ara aveva appena 14 anni. Fortunata fino a un certo punto. Ottimista, sorridente. Ma pure melancolica. Ha studiato alle Belle arti di Parigi, poi alla Saint Martins di Londra e infine alla Slade School, nella stessa città. La pittura, la sua passione. E soprattutto gli affreschi di Goya, Tiepolo, el Greco. «Mi piace dipingere tele grandi. Forse perché sono piccola: voglio confrontarmi con qualcosa di più grande. Sempre più grande». Un giorno a New York entra in uno di quei negozi dove vendono le cartoline dalle immagini che cambiano, secondo il punto di vista. È la tecnica lenticolare. «Mi sono detta che, se applicata alla pittura, mi avrebbe permesso di esprimere di più. Di avere più spazio». Così è nata una serie di ritratti conturbanti, perfino un po’ dark, dove l’immagine della persona cambia («per una sola tela vanno fatti fino a sette dipinti»).
In parallelo Ara ha iniziato ad applicare la sua arte al mondo del lusso, collaborando con il padre. Quando Philippe ha ripensato il Meurice, uno dei palace parigini, gli hotel superlusso della città, lei ha dipinto un’enorme tela sul soffitto del ristorante gastronomico. Per il Royal Monceau, invece, inaugurato pochi mesi fa, ha ideato 266 abat-jour, «una diversa dall’altra», ci tiene a precisare. Ara da sempre, quando lavora nel suo atelier, ascolta musica. Sette anni fa ha conosciuto David Jarre, figlio di Jean-Michel, pioniere della musica elettronica. Da due anni hanno iniziato a comporre canzoni in inglese. E a cantarle. A Parigi The Two è il fenomeno musicale della stagione. Genere folk acustico. Lounge. Rilassante. Un po’ melancolico. Proprio come Ara.

Fonte: Luxury24

Alice Leonardi e il design di recupero

Recupero, riciclo e creatività alla base del lavoro di Alice Leonardi, una giovanissima eco designer milanese che, affascinata dagli oggetti abbandonati, scartati, gettate via, decide di rivalorizzarli. Superando automatismi mentali che ci fanno associare ad ogni oggetto una determinata funzione, la giovane designer dà sfogo alla sua creatività realizzando lavori che sorprendono per la loro originalità.
E allora, ecco che scarti meccanici si trasformano in orologio e un classico gratta formaggio, soppiantato dai nuovi apparecchi elettronici, si trasforma in una lampada, la grattaluce per l’appunto. Le sperimentazioni, sempre legate al tema del riuso e riciclo di vecchi oggetti, avvengono presso LEALICI, un laboratorio artistico-artigianale alla continua ricerca di nuove forme e nuovi design. Lampade e oggetti di arredo hanno un grandissimo spazio all’interno del laboratorio… ce ne sono di tutti i tipi: pezzi unici, nati da incontri speciali tra scarti, e pezzi ripetibili, ovvero quelli con cui, come ama definire la stessa designer, la storia non è mai finita. Associare ad un oggetto una funzione diversa da quella a cui siamo solitamente abituati, fa sorridere, riflettere, sorprendere. Pensate ad esempio ad un imbuto attaccato al soffitto e un filo che lo attraversa con uno scolapasta all’altra estremità. Una fusione assurda? No! Un originalissimo lampadario che crea effetti di luce esclusivi. Ti piacciono i lavori di Alice Leonardi e vuoi vederne degli altri? Clicca qui.

Fonte: ArchitetturaEcosostenibile

A Parigi, le sanisette: toilettes attente all’ambiente

Se, camminando lungo un boulevard parigino vi troverete di fronte a un modello mai visto prima di toilette, dalla forma che ricorda un tronco d’albero e degli echi di art déco nei motivi dell’entrata, non dovete stupirvi. Si tratta di una delle 400 sanisettes, le nuove creature del designer francese Patrick Jouin.
Con quest’ultima delle sue creazioni, la sanisette-letteralmente ”servizio igienico autopulente”– Jouin, noto ai più per aver disegnato la popolare bicicletta Vélib, vuole abbattere l’opinione comune dei servizi pubblici, generalmente considerati sporchi, angusti, bui e maleodoranti.
A dirlo un sondaggio condotto da un team di studiosi su un campione di persone per rilevare gli aspetti che creano diffidenza verso i bagni pubblici. Le più riluttanti, dichiara lo studio, restano le donne. Da questi dati e dalla necessità di servizi di una città affollata di turisti come Parigi, si è mosso Jouin, il quale ha dichiarato di essersi liberamente ispirato allo stile di Hector Guimard, principale esponente dell’Art Nouveau in Francia. La maggior parte delle persone diffida dei bagni pubblici.
Nel design esterno, il risultato di tale ispirazione è visibile nella struttura ricurva nella parte superiore, con un tetto leggermente spiovente e ad arco, concepito per fornire un riparo per le persone in attesa fuori sotto la pioggia.
Per quanto riguarda gli interni, il designer ha tenuto in alta considerazione le osservazioni riportate dal campione intervistato, rendendo la cabina più spaziosa rispetto al precedente modello, e più luminosa, grazie a un lucernario che, coprendo tutta la superficie del tetto, consente inoltre un’illuminazione naturale. Le nuove sanisettes possono, infatti, dirsi all’avanguardia anche per quanto riguarda la questione ambientale: costruite in acciaio, cemento ed alluminio, tutti materiali riciclabili, i nuovi bagni utilizzano l’acqua piovana, conseguendo un risparmio idrico del 30% di acqua utilizzata.
Il lucernario che svolge da illuminazione in orario diurno, è sostituito durante la notte da un sistema di luci a basso consumo energetico che si attiva automaticamente e che, grazie a un sensore di movimento, si spegne quando all’interno non c’è nessuno. Autopulenti e più numerose rispetto a prima, le sanisettes declinate in chiave sostenibile sono tutte rigorosamente accessibili ai disabili e non dimenticano le esigenze delle mamme, le quali potranno estrarre un piano di ricambio per i propri bébé. E già si parla di esportarle anche fuori dalla capitale francese.

Fonte: Casa&Clima

Il caso di Typuglia: quando il cibo incontra l’eco-design

Ci sono tanti modi che consentono di far nascere idee. A volte vengono fuori dalla mente geniale di uno studente un po’ sfigato e solitario, altre volte sono frutto di tempestosi pomeriggi, chiusi in una stanza, a riflettere insieme con un gruppo di persone. Altre volte ancora, possono essere il frutto di un contagio ambientale. Come se a un certo punto l’aria non trasportasse più solo particelle di ossigeno, ma anche creatività, voglia di fare, di provarci, di riuscirci.
Qui, in Puglia, si stanno facendo molte cose per la sostenibilità. Ed è ovvio che quando vedi che attorno a te nascono impianti fotovoltaici o sono finanziati progetti per il compostaggio e il recupero dei rifiuti, tutti cambiano atteggiamento e acquisiscono una sensibilità diversa nei confronti dell’ambiente. A dirlo è Leonardo di Renzo, un designer andriese che, dal canto suo, confessa di essere uno tra coloro che sono stati unti dalla febbre creativa di cui la Puglia, da qualche tempo, è protagonista. La sua idea mette insieme gli ingredienti principali che questa terra porta con sé: il cibo di alta qualità, la naturale inclinazione alle cose belle, l’attenzione nei confronti della natura e tanta accorata passione. Mescolando è venuto fuori Typuglia, un brand nato per nutrire occhi e palato dei designer buongustai. Un “esperimento”, come ama definirlo Leonardo, che propone un modo diverso di distribuire il cibo. La mia terra è piena di prodotti buonissimi. Molti di essi rispondono a tradizioni antiche e continuano a essere realizzati a mano, secondo modalità di produzione lente ma che garantiscono un’elevata qualità. Mi piaceva l’idea di raccoglierli e di distribuirli sotto un marchio che non fosse soltanto un’ennesima etichetta, ma anche un oggetto bello, riciclabile, capace di comunicare il territorio e la sua tipicità.
L’esperimento ha avuto inizio con uno dei prodotti più caratteristici della cultura contadina pugliese: l’olio. Leonardo gli ha costruito attorno un’ orcia di terracotta, simile a quelle che per anni sono esistite sulle tavole delle masserie pugliesi, e una scatola di cartone che dopo aver esaurito il ruolo di involucro della bottiglia, può essere usata come lume da tavolo. Il filo conduttore che tiene insieme tutto è la tipografia. “Una mania” che porta Leonardo a collezionare vecchi tipi recuperati e acquistati da anziani tipografi. “Sono come pezzi di storia che io cerco di non far morire. Raccontano di un tempo in cui la stampa si faceva con le mani, affastellando un pezzo accanto all’altro, ci si sporcava e ci si dannava quando la stampa non era venuta bene. E accadeva spesso.” Ogni confezione contiene in sé una lettera originale. Come l’inizio di una parola da completare. Leonardo produce i suoi pezzi nella cantina di casa per il momento, assemblandoli con la cura certosina di un Gutenberg degli anni duemila. Si fa aiutare da qualche amico o sciagurato collega che inganna, invitandolo per caffè che si trasformano in lavoro. La sua manodopera è lontana anni luce da quella delle grandi industrie alimentari. Parla la lingua della lentezza, della rarità e delle cose buone. Per certi aspetti, sono aggettivi, questi, che sembra abbiano poco a che fare con il mondo dei supermercati. Del resto, Leonardo non ha nessuna intenzione di sottoporre i suoi prodotti alla guerra dei prezzi dei centri commerciali. Vorrei che questi prodotti siano presenti in luoghi dove di solito il cibo non è contemplato. Come il circuito del design, dell’arte e della cultura. La gastronomia, dal mio punto di vista, è più vicina alla creatività che al mangiare. Idee che stanno piano piano diventando realtà se, come dice Leonardo, molti musei stanno rispondendo positivamente alla proposta di mettere l’olio nel bancone dei gadget di alto profilo che si trovano nei loro bookshop. Ho in mente un percorso ma non ho ancora una meta. All’inizio tutto doveva essere un semplice blog e invece è diventato un investimento. Chissà dove mi porterà la perseveranza. Gli auguriamo lontano.

Fonte: GreenMe

Poltrona Punto G di Giovanni Bartolozzi

Punto G, la poltrona disegnata dal designer Giovanni Bartolozzi. Libreria, poltrona, chaise longue, postazione da lavoro, pouf e molto altro. Un oggetto ibrido che esalta le eccellenze dei distretti locali.
Un magistrale esempio di design e di eccellenze territoriali. Una poltrona insolita nella forma e, come avrete sicuramente notato, nel nome. L’idea di Giovanni parte dai maestri del design, come Castiglioni, Munari, Magistretti, per approdare ad un design contemporaneo che porta in sè l’influenza dell’italian design pronto ad ibridare le funzioni, esigenza comune anche al design contemporaneo.
Punto G è il perfetto esempio di questo concetto. E’ una seduta dotata di una struttura leggera, svuotata al suo interno e pronta ad accogliere libri, oggetti o riviste. A questa struttura va unito il piccolo pouf che completa l’opera creando una sorta di libreria multifunzione estremamente leggera e pronta a trasformarsi, in un solo gesto, in molto altro. Passiamo quindi da libreria ad altre configurazioni come poltrona, pouf, postazione da lavoro e porta oggetti; configurazioni che rispondono alle esigenze del vivere quotidiano sempre più blur e privo di nette divisioni tra lavoro, tempo libero e vita domestica.
La poltrona è interamente realizzata da artigiani e tappezzieri fiorentini ed ha un cuore in alluminio, che la rende resistente ma estremamente leggera, requisito necessario per le varie configurazioni della poltrona. Per tutti i romani che leggono, se volete, potete ammirarla dal vivo alla galleria d’architettura Come Se -Via dei Bruzi 4/6- anche se quella esposta in galleria è la versione prototipo, adesso la seduta è stata alleggerita e migliorata.
I lavori di Giovanni non si fermano certo alla poltrona Punto G, anzi. All’attività di designer va aggiunta quella di architetto e, non ultima, quella di scrittore. Tra gli ultimi lavori di Giovanni mi fa piacere citare il libro dedicato all’architetto Leonardo Ricci, dall’omonimo titolo, l’attività di redattore della rivista Arnolfo, e le collaborazioni con Metamorfosi, Spazio-Architettura e con la rivista on-line Archphoto. Insomma, una figura professionale piena ed eclettica. Vi invito a consultare i siti FabbricaNove e Soqquadro per scoprire tutti i lavori, di architettura e di design, di Giovanni Bartolozzi.

Fonte: Architettura&Design

Ecooler: dal Medio Oriente, lo schermo solare di raffrescamento passivo

Il vincitore degli IIDA 2010 Award e della Green Heart International competition è Ecooler, una schermata di mattonelle che prende spunto da elementi di design dell’antico Medio Oriente ed è una combinazione tra due elementi tradizionali: il mashrabiya e la Jara.
Il mashrabiya è una tessitura di separazione progettata per consentire all’aria e alla luce di filtrare tra gli spazi ed è un elemento architettonico di elegante e nobile effetto perché sintesi di contatto tra il dentro ed il fuori, tra il privato ed il pubblico.
La Jara è una brocca antica di argilla, utilizzata per il raffrescamento degli ambienti e che sfrutta il principio di evaporazione dell’acqua. Dalla sintesi di questi due elementi tradizionali nasce Ecooler, un semplice, ma innovativo, dispositivo ceramico di raffrescamento degli ambienti. Creatori di questo dispositivo sono i progettisti dello studio Kahn. Il sistema è molto semplice: si tratta di un coppo in ceramica in grado di trasportare e trasferire l’acqua, in grado, a sua volta, di rinfrescare gli ambienti interni. Utilizzando un connettore opportunamente designato, inoltre, il singolo elemento può essere collegato ad altre piastrelle, creando un vero e proprio schermo di raffrescamento passivo.

Fonte: ArchitetturaEcoSostenibile

Starbucks cambia logo: delusione dei clienti!

Starbucks compie 40anni e, per immortalare il momento, cambia marchio! Che vi piaccia o no da Marzo tazze, bicchieri e gadget saranno marchiati con il nuovo marchio total green! Ma i dissensi già si fanno sentire! Rieccoci qua, dopo un bel periodo di vacanza, a riparlare di design! Il nuovo logo neanche uscito, già fa parlare di sè e, come avrete capito, non in maniera positiva! Via la scritta, via le stelle e largo solo alla sirena in un nuovo stile total green. Dal 1971 Starbucks ci delizia con bevande e dolci in più di 17mila shop in 49 diversi paesi! Noi italiani (per ora…) possiamo vivere l’esperienza dei coffe shop Starbucks solo durante i viaggi all’estero dividendoci nettamente tra super sostenitori del brand e incalliti oppositori. Sostenitori o no, cari lettori, da marzo si cambia musica e a molti la nuova composizione non piace. E’ vero che tutti i cambiamenti sono difficili, generano sempre smarrimento e insoddisfazione, soprattutto quando parliamo di brand design. Howard Shultz, presidente della Sturbucks company, appare entusiasta del cambiamento aggiungendo che non sarà l’unica novità del 2011 in casa Sturbucks! E non manca chi urla ad un nuovo caso GAP (la società di abbigliamento statunitense costretta a tornare sui suoi passi a seguito del discusso nuovo logo!) Per voi invece? Shock o piacevole novità?

Fonte: Architettura&Design

L’intellegibilità a servizio della complessità architettonica

L’atelier d’architettura parigino A/ZC- Zündel & Cristea Architects ha recentemente vinto il concorso di progettazione per la metropolitana di Rennes, capitale della regione francese della Bretagna. Nello specifico al team spetta il compito di disegnare le stazioni di St Germain, Mabilais, Puits Mauger e Gares, destinate ad essere inaugurate entro il 2015. Anzitutto abbiamo voluto definire cosa intendessimo per stazione della metropolitana: un marcatore, lungo la traiettoria della linea metro, uno spazio pubblico facilmente accessibile, con percorsi fluidi e una segnaletica semplice e chiara e pulita. Il nostro progetto prova a rendere concreto e visibile questo nuovo modo di concepire la valenza urbana della metropolitana. Ci siamo concentrati su intelligibilità e qualità dello spazio della stazione. La complessità tecnica o architettonica di un’opera crea nell’utente una certa difficoltà nel comprendere o interpretare il suo incontro con essa. Se, solitamente la complessità deriva da un certo rigore e un alto grado di organizzazione, quando si manifesta nella confusione, per non dire nel caos, non riesce ad esprimersi chiaramente. L’architettura è cambiata poco nel corso del tempo, resta quindi essenziale per l’architetto introdurre nei progetti complessi idee universali, semplici e chiare, dichiarano dal team vincitore.

Fonte: Archiportale

Quando il design entra in cantina, il vino diventa moderno

C’era una volta, nemmeno tanto tempo fa, una vigna, un contadino, una bottiglia, un cavatappi e un bicchiere. E il piacere, solitario o conviviale, di bere. Era (quasi) tutto qui. Oggi la sintesi dell’esperienza è in fondo la stessa. Ma non il contesto: futuristiche cantine di invecchiamento firmate dai più importanti architetti internazionali, stravaganti oggetti che accompagnano la degustazione e allo stesso tempo soddisfano le necessità del design d’avanguardia, riviste di critica specializzata, guide di settore che condizionano il mercato, rubriche televisive per aspiranti sommelier da tinello, comparsate d’autore al cinema e talebani della viticoltura biodinamica.
Il mondo del vino, nel corso degli ultimi trent’anni, è profondamente cambiato. Nessun altro comparto agroalimentare ha subito una tale rivoluzione sociale e mediatica. Nessun altro prodotto commestibile è così legato alla natura ma allo stesso tempo creatore di una potentissima cultura visiva, portatore di profondi e precisi significati estetici, geografici ed economici.
Ma quando, e soprattutto come, il vino è diventato moderno? E’ quello che si chiede il San Francisco Museum of Modern Art con “How Wine Became Modern: Design + Wine 1976 to Now“. La mostra, pensata in collaborazione con lo studio di architettura newyorchese Diller Scofidio + Renfro, è in programma fino al prossimo 17 aprile ed è dedicata all’universo enoico e al ruolo che il design e i media hanno avuto nella sua evoluzione/rivoluzione, nel corso di oltre tre decenni. Un’indagine e un percorso per comprendere la forza del vino nella vita contemporanea come perfetto emblema di localismo, territorialità e autenticità in una società sempre più globalizzata e virtuale.
Strumenti e artefatti storici, modelli architettonici, installazioni multimediali, opere d’arte commissionate ad hoc e un “muro di profumi” per una vivida esperienza multisensoriale: al SFMOMA il vino, più che da bere, è tutto da vedere. E in occasione della mostra, nello shop del museo è possibile acquistare edizioni limitate di accessori da vino, ovviamente di design, da scegliere fra decanter, tappi o termometri.

Fonte: Luxury24

Rotterdam: Hella Jongerius firma l’elogio dell’irregolarità

Mai titolo fu così azzeccato per questa mostra. “Misfit” infatti sta a indicare qualcosa che calza male, che non si adatta alla perfezione. E sono proprio le imperfezioni e il tocco individuale, che interrompono il processo industriale, alla base del successo internazionale della designer olandese Hella Jongerius, classe 1963, a cui il suo paese d’origine dedica, negli spazi del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, una mostra retrospettiva. Perché Jongerius, che ha avviato il suo studio all’inizio degli anni Novanta dopo il diploma alla Eindhoven Design Academy, è convinta che la qualità della fattura artigianale non sia leggibile in oggetti perfetti ma solo nei “misfits”. E che l’industria negli ultimi decenni si sia troppo concentrata sulla quantità e sulla standardizzazione. Ad esempio creando migliaia di colori che sono progettati per sembrare tutti uguali in ogni circostanza. A tutti questi colori però manca l’irregolarità, l’elemento di disturbo. Ed è proprio nella nuova serie di vasi colorati (serie 3), presentata per la prima volta a Rotterdam, che si riconosce la mano della designer. Trecento vasi, appoggiati sul pavimento, messi a punto la scorsa estate in stretta collaborazione con la Royal Tichelaar Makkum, utilizzando il vaso come una tela vera e propria e sperimentando su di esso la forza e le incredibili potenzialità del colore. High e low tech, tradizionale e contemporanea, artigianale e industriale, la ricerca di Jongerius è eclettica e gioca proprio sugli opposti. Sul cortocircuito dei materiali quasi sempre associati in modo inusuale e originale. Cosa ci farebbe altrimenti una rana gigante appoggiata sul bordo in un tavolo? È la celebre Frog Table del 2009 che il museo ha recentemente acquisito e che si va così ad aggiungere agli altri suoi oggetti già in collezione. Dai tavoli, ai tessuti, dalle sedie ai sofà, dalle scarpe (frutto della collaborazione con Camper) ai vasi (tra cui quelli creati per IKEA), è la prima volta che l’intera opera della designer viene esposta in Olanda. I prodotti in mostra sono allestiti per cromia, non seguono un percorso cronologico e sono organizzati in modo tale da distanziarli volutamente e il più possibile dal loro uso quotidiano. In occasione della mostra è stata inoltre pubblicata una monografia curata da Louise Schouwenberg in stretta collaborazione con la designer per la Phaidon Press (la seconda per la stessa casa editrice), di cui 300 copie vendute in una speciale edizione limitata con i vasi colorati dell’ultima serie. La mostra ” Hella Jongerius – Misfit” è in corso al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam fino al 13 febbraio.
www.boijmans.nl
www.jongeriuslab.com

Fonte: Luxury24

Da Trivago la classifica dei migliori alberghi-design: estetica, funzionalità, prezzi accessibili

Dormire in un hotel progettato da un architetto di grido non è roba per tutti. Ma ci sono dei casi, pochi al mondo, che fanno eccezione. Hotel pensati da professionisti estrosi, arredati in modo originale, dove è possibile dormire con appena 30 euro a notte a persona.
Il sito comparatore di prezzi http://www.trivago.it/ ha selezionato i migliori 10 “cheap” design hotel d’Europa, da Madrid a Budapest, da Vienna a Lisbona. Camere dai colori stravaganti, soluzioni all’avanguardia e armoniose, il tutto impacchettato per un massimo di 60 euro a camera doppia.
Se pensate che sia una cosa impossibile, provate a dare un’occhiata al sito del Soho Hotel di Budapest, un albergo trendy nel cuore della capitale ungherese. La facciata esterna di luci al neon blu elettrico fa da cornice a una struttura a quattro stelle con camere arredate con stile e fantasia. Mobili d’epoca decorati in oro sono combinati con elementi di design moderno e colori audaci. Il resto lo fanno le bellezze della cittadina magiara, con il suo Ponte delle Catene e il Castello di Buda, fino ai capolavori dell’Espressionismo della Galleria Nazionale. L’hotel è prenotabile a partire da 30 euro a persona in camera doppia per notte via Otel.com (3.12.2010 – 5.12.2010).
C’è poi il Roomz di Vienna, dal design fresco e accattivante, con camere suddivise in quattro colori (verde, blu, marrone e rosa) e decorate con stile raffinato. Ogni dettaglio, dalle tende agli arredamenti, è coordinato e ogni dispositivo, interruttori inclusi, in tinta. Per quanto riguarda Vienna, la Kunsthalle presenta una mostra di pop-art e, ancora per poco, si può ammirare una rassegna dedicata a Frida Kahlo nel Kunstforum Bank Austria. L’hotel è prenotabile a partire da 54 euro a persona in camera doppia per notte via Onhotels (3.12.2010 – 5.12.2010).
Il Novus City Hotel di Metaxourgio, il quartiere alla moda di Atene, offre invece ai visitatori uno stile minimalista e dinamico, con una terrazza dalla quale godere la vista sull’Acropoli. Prenotabile a partire da 37 euro a persona in camera doppia per notte via Booking.com (3.12.2010 – 5.12.2010).
Elegantissimo anche il Ku Damm 101 di Berlino, nella Kurfürstendamm della splendida capitale tedesca. Dalla hall alle sale comuni fino alle camere, si possono trovare opere di alto design. Prenotabile a partire da 41 euro a persona in camera doppia per notte via Venere (3.12.2010 – 5.12.2010).
L’hotel Yasmin di Praga si trova invece nel quartiere di Nove Mesto dell’affascinante capitale ceca e con le sue forme nette e i colori tenui rappresenta un piccolo gioiello di arte moderna. A pochi passi da Piazza Venceslao, l’albergo è anche un punto di partenza perfetto per scoprire le tante bellezze della città, dall’Orologio Astronomico alla Cattedrale di San Vito. Il costo parte da 37 euro a persona in camera doppia per notte, prenotando via Logitravel (3.12.2010 – 5.12.2010).
Un concept moderno e funzionale caratterizza invece l’hotel Bloom, nel cuore di Bruxelles. L’albergo racchiude nelle sue 305 camere e suite piccole opere di diversi artisti. Il ristorante “SmoodS” è un mix di stili fantasiosi fuori schema, dai tavoli arredati in stile vintage ad angoli in “safari style”. E, per chi ancora non conoscesse la capitale belga, il museo degli strumenti musicali in stile Art Nouveau è un gioiello da non perdere. L’hotel è prenotabile a partire da 39 euro a persona in camera doppia per notte via Booking.com (3.12.2010 – 5.12.2010).

Fonte: LaRepubblica

Slooow: l’orologio di design solidale che elogia la lentezza

Slooow. Con tre “o”, casomai una non fosse sufficiente. Un elogio della lentezza. Un invito a far scorrere meglio il tempo. Perché il tempo è prezioso. E per una persona con sindrome di Down lo è ancora di più. Ecco allora un orologio speciale: brevettato dall’Associazione Italiana Persone Down per tutte le persone con disabilità intellettive, ma adatto a chiunque abbia voglia di tornare ad assaporare il tempo e a seguire uno stile di vita che rompe con i ritmi frenetici e accelerati.
Uno degli obiettivi di autonomia sociale per i ragazzi con sindrome di Down è quello di capire e gestire lo scorrere del tempo in tutte le necessità e attività quotidiane. Per molti di loro si è riscontrata la difficoltà nella comprensione di quale ora indica la lancetta quando questa, superando la mezz’ora, si allontana dall’ora indicata e gradualmente si avvicina all’ora successiva. Nel quadrante a spicchi a lettura facilitata la lancetta delle ore rimane sullo spicchio colorato corrispondente all’ora in corso.
Dodici colori, una limited edition nell’azzurro istituzionale AIPD, un morbido cinturino: il design contemporaneo e accattivante di Slooow è merito dei creativi dell’Istituto Europeo di Design, coadiuvati dagli studenti del del Master “Graphic Design. Direzione e Progettazione Creativa”.
L’orologio sarà disponibile in molti punti vendita selezionati in tutta Italia, presso le sezioni AIPD e soprattutto sul sito www.slooow.com. Il ricavato contribuirà alla realizzazione dei progetti di educazione all’autonomia per i ragazzi con sindrome di Down.

Fonte: Luxury24