Archivio della categoria ‘Ambiente’

L’impatto acustico dei bar e dei locali pubblici.

L’impatto acustico dei bar e dei locali pubblici in genere è oggi sempre più argomento di attualità. La questione è delicata perché oltre al rumore dei classici apparecchi presenti in tutti i bar d’Italia si aggiunge spesso il suono della musica (diffusa o suonata) e il rumore generato dai clienti anche quando sono fuori dal locale (seduti ai tavoli o in piedi).

La legge quadro sull’inquinamento acustico n. 447/95 obbliga i comuni a richiedere che vengano eseguiti degli studi previsionali per tutte le attività rumorose, ciò succede contestualmente alla dichiarazione di inizio dell’attività (nella burocrazia della D.I.A.P. ma spesso anche nella S.C.I.A. per apertura o modifiche all’attività di somministrazione all’interno di pubblici esercizi), succede sempre più spesso che vengano richieste delle valutazioni di impatto acustico (V.I.A.) anche per le attività già esistenti: gran parte dei locali pubblici sono oggi considerati essere potenziali inquinanti per quanto riguarda il rumore.
Si noti come in caso di esposto al comune da parte dei vicini oggi molti uffici ARPA chiedono di effettuare uno studio sull’esistente con progetto di bonifica prima di uscire a fare i controlli e comunque obbligano sempre il gestore a farlo dopo aver fatto dei controlli con esito di superamento die limiti e multa conseguente.

Il titolare deve incaricare un tecnico competente in acustica ambientale riconosciuto da una regione Italiana: questo professionista effettuerà delle misure fonometriche approfondite sull’area interessata e una serie di calcoli per dimostrare se l’attività inquini o meno verso i vicini di casa, nel caso ci sia uno sforamento dei limiti di legge è suo dovere individuare tutte le possibili soluzioni per diminuire l’impatto verso di essi e far rientrare le immissioni sonore nei limiti di legge.

Lo studio è effettuato in via previsionale (V.P.I.A.) se l’attività non si è ancora insediata, è fatto sulla situazione esistente (V.I.A.) se l’attività è già avviata.
I controlli vengono effettuati dall’ARPA provinciale competente su richiesta del comune che raccoglie gli esposti dei cittadini e può multare le attività inquinanti (ammenda, più pagamento delle spese dei tecnici, più conseguenti limitazioni sulla licenza).
L’intervento di un tecnico competente in acustica ambientale riconosciuto dalla regione è obbligatorio per legge quando si deve studiare la bonifica della situazione ma è utile anche per conciliare situazioni delicate extra-giudiziali o a supporto di un avvocato di una delle parti quando si arriva all’accertamento tecnico e poi alla causa legale.

Purtroppo sono ancora poche le zonizzazioni acustiche che prevedano questa problematica e la affrontino seriamente e serenamente verso tutte le persone coinvolte: all’estero è normale che ci siano zone dedicate della città dove si incoraggia l’apertura di locali notturni rumorosi, o che vengano date delle prescrizioni d’orario ben definite, nel nostro paese si riempiono i centri storici senza valutazioni tecniche approfondite e si va sempre più spesso alla guerra degli avvocati con grosse spese e tempi lunghi per tutte le parti coinvolte.

La nostra esperienza diretta è che la classica attività di bar al chiuso con radio/tv o filodiffusione a basso volume raramente risulta inquinante, lo è se lo stabile e/o il locale in cui è posta l’attività ha dei difetti edili o impiantistici o se alcune semplici norme di buon senso tecnico e di civile educazione non sono rispettate. Solitamente i livelli sonori interni a queste attività sono vicini ai 65 dB(A).

La questione cambia quando l’attività nell’ happy hour o la sera preveda musica diffusa a volume sostenuto o suonata dal vivo, quando ci siano tavolini e clienti che consumano e/o sostano all’aperto, quando ci siano impianti particolarmente rumorosi all’interno o all’esterno del locale (p.e. aria condizionata, frigoriferi, videopoker, etc.) e i vicini siano proprio a ridosso del locale. In questi casi il livello sonoro interno può superare gli 80 dB(A) e i 90 dB(A) rendendo la situazione delicata anche dal punto di vista tecnico.

L’insonorizzazione dello spazio può essere concepita al meglio e con risparmio in fase di ristrutturazione, l’ingegnere acustico da informazioni per la realizzazioni delle opere di isolamento ma controlla e cura i dettagli dei progetti di tutti gli impianti in gioco (elettrico, aria, idrico, audio, etc.) confrontandosi con l’architetto/il geometra incaricato e tutti i tecnici del caso.
Le opere di isolamento possono integrarsi con la ristrutturazione e con il progetto architettonico dell’interno dei locali.
Come già detto l’insonorizzazione e la bonifica acustica dei locali deve essere studiata per legge da un tecnico competente in acustica ambientale (sigla TCAA) riconosciuto, ogni situazione è differente e va analizzata nei dettagli dell’edificio e del contesto: il problema è risolvibile in gran parte dei casi se c’è l’impegno e la competenza specifica di tutte le persone coinvolte.

Fonte: suonoevita.it

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L’importanza del verde in città!!!

Il verde urbano, sia pubblico che privato, è uno degli elementi più necessari per il benessere dell’uomo. Le città, negli ultimi cinquant’anni, sono state sottoposte ad una notevole espansione urbanistica e, in rapporto, gli spazi verdi previsti da destinare a vegetazione, sono rimasti spesso nelle previsioni, cedendo il passo ad uno sviluppo abitativo sfrenato ed approssimativo, con la conseguenziale ridotta attenzione per la qualità della vita. I segni più evidenti sono congestione urbana, inquinamento atmosferico ed acustico, paesaggi privi di armonia e di equilibrio. Da qualche tempo, per via di una crescente sensibilità, in sede di sviluppi e nuove progettazioni strutturali ed infrastrutturali, si pone molta attenzione alle problematiche connesse alle tematiche ed agli impatti ambientali. Ogni opera è studiata alla presenza di molteplici e diverse figure, dall’ingegnere, all’architetto, all’agronomo, al biolgogo ed al paesaggista che, di concerto, sviluppano le migliori strategie, nella piena condivisione e rispetto delle peculiarità paesaggistiche del luogo, oltre che la salvaguardia della salute ed il benessere dell’uomo. Ultimamente si parla molto di forestazione urbana, che consiste nella riqualificazione di spazi urbani, ove dare origine a delle piccole oasi verdi e, quando ciò è possibile, ad un sistema interconnesso di aree naturali. Non necessariamente realizzazione di parchi, ma spazi verdi fruibili, che servono a garantire degli ecosistemi collegati alla rete ecologica del territorio rurale. Interventi mirati alla ricostruzione di habitat naturali per talune specie vegetali, favorendo anche l’inurbamento di animali, in particolar modo selvatici.. Non dimentichiamo, infatti, che la città è un ecosistema dinamico ed eterogeneo, un particolare habitat, che consente la sopravvivenza della biodiversità. Si è dato vita, in molte città, ad importanti esperienze di riqualificazione di ambiti urbani con il recupero di tratti fluviali o spazi degradati, dove sono stati realizzati dei canali verdi o parchi, indispensabili a favorire il ricambio dell’aria. Non si sottovaluta più l’importanza che riveste il verde urbano!! E’ un fattore indispensabile in misura decisiva!! Le aree verdi, alberature stradali, terreni agricoli e spazi aperti in generale, costituiscono un elemento fondamentale e garantista della qualità della vita nelle città. Le piante con le loro foglie, infatti, sono capaci di catturare ed assorbire le polveri sottili, filtrandole naturalmente. Delle vere e proprie aspirapolveri!! Le cinture verdi, come le siepi o aiuole spartitraffico, proteggono la popolazione dalla maggior parte delle emissioni nocive. E’ ovvio che come qualsiasi aspirapolvere non va sovraccaricata, poiché l’accumulo di sostanze nocive può danneggiare le funzioni vitali delle piante e impedire il processo di fotosintesi e di ricambio di ossigeno, pertanto, il problema bisogna cercare sempre di risolverlo alla fonte, con il contenimento di emissioni. La vegetazione negli spazi urbani, oltre alla produzione di ossigeno ed alla riduzione dei livelli di rumore, svolge la funzione di regolazione del microclima....Infatti gli alberi creano ombra, favoriscono la ventilazione d’estate e proteggono dai venti in inverno. Anche un semplice prato è utile a ridurre il calore nelle giornate molto calde, poiché assorbe le radiazioni solari. Una corretta progettazione e giusta manutenzione del verde contribuisce ad innalzare il valore estetico-ornamentale delle città.. oltre alla funzione sociale con spazi ricreativi ed educativi, percorsi paesaggistico-naturali, passeggiate, sport e quant’altro. Rappresenta un’occasione educativa ed istruttiva, un contatto immediato con la natura e, soprattutto, benessere e qualità della vita in città!!!

Fonte: articolando.net

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Efficienza energetica e sostenibilità a misura di condominio

Formazione in materia energetica e attenzione al sociale per sostenere le famiglie italiane. Questo quanto previsto dall’accordo quadro firmato dalla più grande associazione italiana di amministratori immobiliari

Combattere  l’attuale momento di crisi economica e venire incontro alle esigenze delle famiglie sul fronte dei servizi energetici. Con questo duplice obiettivo nasce l’accordo quadro firmato oggi da ANAMMI, l’Associazione Nazional-europea degli AMMinistratori d’Immobili, e Metaenergia, società specializzata nella fornitura di energia elettrica e gas. L’intesa prevede l’apertura di sportello dedicato alle problematiche condominiali in materia di energia, consultabile dai 13mila associati ANAMMI che potranno così contare su una consulenza a tutto campo sia in merito all’erogazione dei servizi sia per ciò che concerne le soluzioni energetiche più adatte alle esigenze di ogni singolo condominio. Lo scopo ultimo è quello di garantire un effettivo risparmio sulle bollette dei condòmini, migliorando l’efficienza energetica negli edifici.

Spiega Maurizio Molinari, presidente di Metaenergia, l’obiettivo primario è la fornitura di un servizio moderno e qualificato, che consenta una gestione trasparente dei contratti di fornitura ai condomini”. “Sono previste misure – continua Molinari – che tengono conto delle particolari condizioni in cui si possono trovare le famiglie italiane in questo momento di crisi, studiate appositamente da Metaenergia e che rappresentano un’ulteriore novità all’interno dell’accordo raggiunto”.

FONTE : Rinnovabili.it

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Case popolari: prefabbricate, eco e low cost

Dite addio ai vecchi casermoni-alveare che imbruttiscono le periferie delle città. Le case popolari vecchio stile, informi e anonime, lasceranno spazio anche in Italia a nuove case sociali con standard ambientali e architettonici più elevati.

Si tratta del fenomeno del social housing – edilizia residenziale pubblica – a basso costo ma con un occhio particolare rivolto all’ambiente e all’estetica del centro abitato.

E’ una tendenza nata in Nord Europa che mira a trasformare la casa prefabbricata, finora considerata un’abitazione precaria e provvisoria, in una residenza stabile, duratura e sostenibile.

Le nuove eco case saranno costruite in legno oppure in materiali misti con acciaio, cemento leggero, lane artificiali o animali, da realizzare in tempi assai più brevi di quelli normali e con costi ridotti (1050 euro, costo di costruzione al metro quadro).

Questi vantaggi garantiranno affitti e prezzi di vendita più bassi: facendo un esempio, per una casa di 70-80 metri quadrati il canone mensile si aggirerà intorno ai 500 euro e il prezzo di vendita potrà variare da 2.500-2.700 euro al metro quadro fino a un massimo di 3.000-3.200.

Si tratta di livelli accessibili che mirano a favorire una fascia sociale che comprende giovani coppie, famiglie monoreddito, disoccupati, precari, studenti fuori sede, genitori separati, e disabili.

I pregi di queste abitazioni, inoltre, si valutano anche in termini di sostenibilità energetica: grazie alle proprietà di isolamento del legno, infatti, le eco case abbattono di circa la metà il consumo di gasolio per il riscaldamento. Se normalmente il fabbisogno è di 15 litri per metro quadro, nelle “nuove abitazioni sociali” si riduce a soli 7 litri.

Inoltre, i pannelli eco compatibili costitutivi sono sottili e consentono di aumentare le volomutrie fino al 10%. E infine, l’utilizzo del legno – accompagnato naturalmente da una programmazione del rimboschimento – offre una maggiore flessibilità architettonica, perché si adatta alle diverse tipologie edilizie.

Arginati anche i problemi di resistenza anti-sismica e di prevenzione anti-incendio: i prefabbricati in legno o materiali misti sono più elastici, assorbono meglio degli edifici tradizionali le scosse di terremoto e, opportunamente trattati con vernici ignifughe, resistono perfino all’assalto del fuoco.

Questa tendenza green si sta diffondendo in tutta Europa, passando da Londra, a Berlino fino a raggiungere il Trentino Alto Adige, Milano e Roma. In Italia, le eco case verranno realizzate grazie a cofinanziamenti pubblici/privati. Il piano casa del 2009 ha attivato un sistema di fondi immobiliari che investirà nel progetto 6 miliardi di euro nei prossimi 4 anni.

In Lombardia e Veneto, la Cassa depositi e prestiti ha già assicurato la sua disponibilità a investire 118 milioni di euro in due programmi che prevedono una spesa complessiva di 295 milioni di euro. E lo stesso istituto finanzierà con 25 milioni anche il progetto “Parma Social House” che comprende un mix di 852 alloggi, di cui 252 in locazione a canone sostenibile, 420 in vendita diretta e 180 in locazione a canone convenzionato con riscatto all’ottavo anno (investimento complessivo, 140 milioni e realizzazione entro il 2012).

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/case-popolari-prefabbricate-eco-low-cost.html

Risparmiare in casa: isolamento termico taglia bolletta ed emissioni

 

Le case italiane sono poco efficienti dal punto di vista energetico: ben il 70% degli edifici risale a prima della legge sull’isolamento termico del 1976. Peccato, perché i benefici di un corretto isolamento si farebbero sentire non solo sull’ambiente, ma anche in bolletta.

 

 

Le abitazioni del Belpaese sono infatti tra le più “energivore”: considerando il fabbisogno energetico per metro quadro, si scopre che le case svedesiconsumano in media 60 chilowattora al m²,quelle tedesche 130 Kwh e quelle italiane 200 Kwh.

 

 

Non a caso nel nostro paese il 28% delle emissioni deriva proprio dagli edifici. Ecco perché gli esperti stanno sviluppando nuovi strumenti per migliorare l’equilibrio tra fabbisogno reale esprechi domestici. In questi studi si fa sempre più strada una soluzione, la lana di vetro, isolante composto per l’80% da vetro riciclato, che, se correttamente installato, interviene nel limitare ladispersione di calore, riducendo spese inutili econsumi eccessivi.

 

 

Secondo recenti stime, l’edilizia sostenibilepotrebbe far risparmiare all’Europa 270 milioni di euro l’anno, soldi che attualmente vengono spesi per coprire l’inefficienza energetica delle case. Anche in questo caso si avrebbe un ulteriore beneficio, la riduzione delle emissioni inquinanti: il 40% del consumo totale di energia in Europa proviene dai suoi 160 milioni di edifici, rispetto ad un 33%attribuibile ai trasporti e ad 26% all’industria.

 

 

Nonostante in Italia siano molte le strutture vecchie e di complessa manutenzione, è importante sapere che esiste ancora la possibilità di intervenire, soprattutto con la coibentazione, tecnica con la quale si isolano le pareti dell’edificio, in modo da arrivare a diminuire la richiesta di energia addirittura del 70-90%.

 

 

Per fare qualcosa di buono per l’ambiente e per le spese di fine mese, non è necessario quindi prendersi un super attico eco-friendly, si può partire da quello che si ha, impegnandosi in piccole ristrutturazioni, anche grazie alle detrazioni fiscali attualmente in vigore.

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/green-design/risparmiare-casa-isolamento-termico–bolletta-emissioni.html

 

A Cipro residenze di lusso, ovviamente eco

Il progetto nasce dalla precisa volontà della committenza di creare un gruppo di residenze in un’area suburbana vicino a Nicosia, Cipro, lungo il corso del fiume Pedieos.

La richiesta era di quattro unità unifamiliari di lusso con la specifica caratteristica di avere un’unica forma fluida. Questa richiesta è stata interpretata dallo studio Iosa Ghini Associati in modo tale che le quattro unità abbiano un comune denominatore e, contemporaneamente, possano avere ognuna una propria identità morfologica.

Nel progetto le tecnologie ecologiche hanno fondamentale importanza sia dal punto di vista passivo che attivo: i dispositivi attuati riguardano l’adozione di vetri camera basso-emissivi e l’integrazione in copertura di pannelli solarifunzionanti come deflettori, con possibilità di essere movimentati, per captare, durante la giornata, le radiazioni solari.

E’ previsto negli interrati l’utilizzo di sistemi di accumulazione idrica per il recupero delle acque meteoriche e un impianto di riscaldamento apellets (appositamente sviluppato per il progetto), con la possibilità di stoccaggio degli stessi e graduale re-immissione automatizzata del materiale per il riscaldamento durante i mesi invernali. L’involucro esterno è trattato con uno specialelegante fotocatalitico, a base cementizia, in grado di annullare gli effetti inquinanti della CO2 e contestualmente conservare nel tempo la purezza del bianco, la brillanza e le qualità estetiche iniziali.

La fotocatalisi è il fenomeno naturale, con molte affinità con la sintesi clorofilliana, per cui una sostanza, chiamata fotocatalizzatore, attraverso l’azione della luce naturale o artificiale, attiva un forte processo ossidativo che porta alla trasformazione di sostanze organiche e inorganiche nocive in composti assolutamente innocui. La fotocatalisi è quindi un acceleratore dei processi di ossidazione che già esistono in natura. Favorisce una più rapida decomposizione degli inquinantievitandone l’accumulo.

La progettazione integrata dell’interior e dell’involucro architettonico consente il controllo e la gestione dei materiali utilizzati: il guscio esterno dalla linea fortemente fluida consente la fusione armoniosa tra materiali contemporanei e tradizionali, come la pietra locale; la tipologia strutturale utilizzata permette di avere, all’interno, ampie superfici, totalmente prive di pilastri, ottenendo la massima libertà e flessibilità nell’interior design.

Questo modo di progettare è modulare, ripetibile, prefabbricabile anche in loco: si presta insomma anche a progetti più estesi, non solo a destinazione abitativa.

Il risultato estetico è di sicuro impatto, ma ancora più importante è la flessibilità di destinazione d’uso che un sistema simile può garantire.

In questo caso si tratta di abitazioni di lusso dove il lusso è offerto dalla apertura degli spazi, dalla fluidità dei percorsi, dall’inserimento naturale nell’ambiente esterno: non certo dal costo di costruzione.

Un nuovo concetto di lusso è quindi proponibile con questo tipo di architettura: il lusso della luce e dell’aria, della privacy e della natura in casa. Un lusso semplice, responsabile, elegante e corretto.

 

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/speciali-rubriche/cipro-residenze-di-lusso-eco.html

La certificazione LEED® : per edifici ambientalmente sostenibili

Per garantire la sostenibililità dell’edificio, il sistema di certificazione più diffuso al mondo è ad oggi il LEED® ( Leadership in Energy and Environmental Design), un sistema di certificazione degli edifici su base volontaria nato in America ad opera di U.S. Green Building Council (USGBC) ed applicato in oltre 140 Paesi nel mondo con lo scopo di promuovere e sviluppare un approccio globale alla sostenibilità.

Gli standard LEED®, elaborati da USGBC e presenti anche in Italia grazie al lavoro di GBC Italia che ne ha creato una versione locale, indicano i requisiti per costruire edifici ambientalmente sostenibili, sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista del consumo di tutte le risorse ambientali coinvolte nel processo di realizzazione.

Il LEED® si sta sviluppando sempre più a livello internazionale, anche in Italia negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale; può essere utilizzato su ogni tipologia di edificio e promuove un sistema di progettazione integrata che riguarda l’intero edificio.

 

 

Come si ottiene la certificazione LEED®: attribuzione dei crediti

La certificazione LEED® viene conferita tramite l’attribuzione di “crediti” ottenibili se si possiedono diversi requisiti caratterizzanti la sostenibilità dell’edificio..

Per conferire i crediti si fa riferimento ai cosìdetti “criteri” raggruppati in 6 categorie, che prevedono prerequisiti prescrittivi obbligatori e un numero di performance ambientali facoltative, che assieme definiscono il punteggio finale dell’edificio.
Nello specifico, le categorie di criteri a cui si fà riferimento sono:

La Sostenibilità del Sito (2 prerequisiti – 10 crediti ): gli edifici certificati LEED® devono avere il minor impatto possibile sul territorio e sull’area di cantiere.

La Gestione delle Acque (1 Prerequisito– 4 Crediti): la presenza di sistemi per il recupero dell’acqua piovana o di rubinetti con regolatori di flusso deve garantire la massima efficienza nel consumo di acqua.

Energia ed Atmosfera (3 Prerequisiti, 6 Crediti): utilizzando al meglio l’energia da fonti rinnovabili e locali, è possibile ridurre in misura significativa la bolletta energetica degli edifici.

Materiali e Risorse (1 Prerequisito, 7 Crediti): ottengono un punteggio superiore, nel sistema di valutazione LEED®, gli edifici costruiti con l’impiego di materiali naturali, rinnovabili e locali.

La qualità ambientale Interna (3 Prerequisiti, 10 Crediti): All’interno di questa categoria trovano spazio anche i requisiti per le emissioni indoor dei manufatti, che rappresentano uno dei punti di maggior attenzione per i produttori di arredi e di prodotti per l’edilizia.

Innovazione nella Progettazione + Priorità Regionale (3 Crediti + 1 Credito e 4 Crediti): L’impiego di tecnologie costruttive migliorative rispetto alle best practice è un elemento di valore aggiunto, ai fini della certificazione LEED®.

Sommando i crediti conseguiti all’interno di ciascuna delle sei categorie, si ottiene uno specifico livello di certificazione, che attesta la prestazione raggiunta dall’edificio in termini di sostenibilità ambientale.

La certificazione LEED® si articola in:

• BASE (40 – 49 punti)
• ARGENTO (50 – 59 punti)
• ORO (60-79 punti)
• PLATINO (80 o più punti)

 

 

 

Fonte: http://www.officebit.com/officebit/galleria_dossier/certificazioni_luglio/capitolo04.htm

Museo a basso impatto ambientale ad Abu Dhabi

Una pioggia di luce in movimento, che danza sotto una cupola ribassata eterogenea e immateriale. Una pioggia di stelle che frammenta l’ombra ma non ne interrompe la frescura.

Una pioggia di infinitesime goccioline d’acqua che si liberano dalle vasche arabe protette dalla cupola e mantengono un microclima umido e confortevole, completamente diverso dal caldo torrido e secco dell’esterno.

Tutto questo si chiama raffrescamento passivo, cioè condizionare l’aria e rinfrescarla senza usare nessun impianto, ed è una tecnica molto semplice e sostenibile. Quando però una semplice pratica costruttiva in mano a un grande progettista comeJean Nouvel, il risultato – oltre a molto efficace – si carica di una forza espressiva d’arte che solo un genio può dare.

Un anno e mezzo fa il presidente francese Nicolas Sarközy e il principe di Abu Dhabi General Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan hanno posto la prima pietra del Louvre di Abu Dhabi, un distaccamento del museo parigino in terra araba. Così si è dato corso all’iter di urbanizzazione dell’isola di Saadiyat, un ambizioso intervento destinato a trasformare la suggestiva striscia di sabbia bianca, distante soli 500 metri dalla costa, in un’area a destinazione turistica e residenziale d’élite.

Il nuovo Louvre disegnato dal francese Jean Nouvel è ispirato al paesaggio naturale circostante, e per questo si inserisce nel contesto con un impatto ambientale prossimo allo zero: sarà una “micro-città galleggiante” di 24.000 metri quadrati, destinata ad ospitare un complesso di padiglioni, piazze, vicoli e canali.

«L’isola – spiega Nouvel – offre un panorama rigido, attenuato dall’incontro con il canale, immagine esplicativa dell’aridità della terra contro la fluidità dell’acqua. Questo ha stimolato l’immaginazione di città che bruciano nella terra o che affogano nell’acqua. Pensieri onirici che si sono trasformati in un insieme di edifici disposti lungo un’unica fila lungo un piacevole lungomare».

Un’ampia ma bassa cupola di 180 metri di diametro copre tutto il complesso, regalandogli omogeneità rispetto a tutto il paesaggio intorno. Perforata da molteplici piccole aperture, la cupola si comporta come un pergolato: permette il passaggio della luce naturale senza consentirle però di raggiungere pezzature troppo grandi che ne surriscalderebbero l’aria. In questo modo riesce a illuminare ma a conservare un clima fresco all’interno grazie al principio del raffrescamento passivo, ossia naturale, senza l’ausilio di alcun impianto meccanico.

Quello del raffrescamento passivo è un sistema antico di cui l’architettura araba, con i sui cortili nascosti ma ricchi di fontane e giochi d’acqua, è testimone millenaria e che testimonia la possibilità della creazione di uno spazio abitato di qualità che poco impatta sull’ambiente e dove poter ritrovare serenità e benessere.

 

 

Fonte: http://gogreen.virgilio.it/news/speciali-rubriche/museo-basso-impatto-ambientale-abu-dhabi.html

Anidride carbonica, ecco gli alberi artificiali che l’assorbono

 

Sono bruttini, non si sa ancora bene dove piazzare i residui che comunque il loro funzionamento produce, costano ancora tanto ma potrebbero diventare un’arma efficace contro l’effetto serra. I cosiddetti “alberi artificiali” – secondo l’Associazione degli ingegneri britannici – rappresentano la soluzione tecnologica al momento più avanzata per combattere ilcambiamento climatico. Che la situazione delPianeta sia delicata e sia destinata a diventare sempre più complessa lo riconoscono pure loro, che hanno una fiducia illimitata nel progresso e nella tecnica: l’anidride carbonica è in continuo aumento e se nel 1700, prima della rivoluzione industriale, questa sostanza prodotta dai combustibili fossili era presente nell’atmosfera con una concentrazione di 280 parti per milione, oggi stiamo per sfondare quota 400.

 

Ebbene, per gli ingegneri di sua maestà britannica i governi e le aziende dovrebbero concentrare i finanziamenti sulla tecnologia degli alberi artificiali e fare in modo che si diffonda rapidamente e che gli sforzi raggiungano un’intensità sufficientemente ampia da dare risultati concreti. Studiati alla Columbia University, degli alberi artificiali esiste un prototipo costruito dall’azienda Global Research Technologies di Tucson in Arizona. Si tratta in realtà di pannelli di dimensioni variabili, da uno a dieci metri quadri, che contengono idrossido di sodio. Quando questa sostanza entra in contatto con l’anidride carbonica, scatta una reazione chimica che cancella il gas serra e produce carbonato di sodio.

 

Gli alberi sono semplici da costruire e, in teoria, si possono installare ovunque, lungo le strade, dentro le città, dove già sono posizionate le pale eoliche. I punti deboli di questa tecnologia – seri – oltre a quelli estetici e paesaggistici, sono almeno due: resta un problema eliminare i prodotti di reazione(l’idea di seppellirli in grotte scavate a grandi profondità è costosa e non da tutti considerataintelligente), i manufatti sono cari. Il costo di ogni singolo albero può infatti essere ribassato fino a20mila dollari ma – anche così – rimarrebbe piuttosto alto.

 

Secondo uno studio dell’università del Colorado pubblicato su Environmental Science and Policy, solo per cancellare l’anidride carbonica emessa dalle auto americane (il 6 per cento di tutte le emissioni di CO2 negli Usa) bisognerebbe spendere 48 miliardi di dollari in foreste sintetiche.

 

Si tratta, quindi, di trovare un’idea capace di smaltire a basso prezzo circa la metà degli 8,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno, che le foreste e il fitoplancton marino non riescono ad assorbire. Gli ingegneri di tutto il mondo continuano ad esercitarsi sul tema. Tra le opzioni prese in considerazione ci sono state anche quella di lanciare in orbita dei pannelli riflettenti per respingere i raggi del sole oppure quella di spargere un fertilizzante in mare per accelerare la crescita di fitoplancton. Ma finora nessuna appare più sensata dell’idea di abbassare di gran lunga le emissionie piantare più alberi. Veri.

 

Difesa del territorio: i nuovi aerei droni proteggeranno l’ambiente

Sono stati gli aeromobili americani Global Hawkche, dopo il disastro giapponese di Fukushima hanno sorvolato la zona della centrale nucleareaddentrandosi nella zona vietata per monitorare i reattori dopo le esplosioni avvenute a seguito del terremoto di marzo 2011. Grazie ai sensori a infrarossi incorporati dagli aerei sono state anche scattate foto che hanno permesso di chiarire maggiormente la situazione. L’alta radioattività infatti rendeva impossibile l’avvicinamento degli esseri umani.

In Italia i velivoli droni – così sono chiamati quelli a controllo remotosenza pilota – sono utilizzati per scopi civili al fine di monitoraredissesti idrogeologicifraneterremotiincendicalamità naturali più in generale.

A Torino in questi giorni sono in esposizione presso il padiglione 1 del Lingotto Fiere di Torino in occasione di Protec, il primo Salone delle tecnologie e dei servizi per la protezione civile e ambientale, tre nuovi aereomobili che sono stati prodotti anche per scopi ausiliari come le comunicazioni in emergenza. Si chiamano Sky-Y,Falco C-Fly e sono stati prodotti rispettivamente da Alenia AeronauticaSelex GalileoNimbus.

I tre apparecchi sono stati realizzati all’interno delprogramma Smart-F1 (Sistema di monitoraggio avanzato del territorio), finanziato dalla Regione Piemonte per un investimento di 18 milioni di euro (2009-2011), cui si aggiungeranno 15 milioniper la seconda fase (2012-2014), e promosso dalComitato Promotore del Distretto Aerospazialedel Piemonte.

settembre ci sarà una dimostrazione con unamissione di controllo sorveglianza. I velivoli decolleranno da due aeroporti civili – Levaldigi e Benevagienna (Cn) – e i dati che raccoglieranno verranno raccolti e analizzati nella sala di controllo diAltec a Torino.

Fonte: virgilio.gogreen.it

Case ecologiche e architettura in legno: Stratex unisce design e sostenibilità

Nel cuore ella Carnia, a Sutrio, nascono le case ecologiche di design realizzate da Stratex che vuole dare corso ad una nuova concezione della architettura in legno. Un’architettura in cui estetica  e attenzione al risparmio energetico convivono in perfetta armonia.
L’esperienza di Stratex, azienda specializzata in progettazione e produzione di strutture in legno lamellare, comprende da tempo la realizzazione di case ecologiche in linea con i dettami della bioarchitettura. L’azienda, grazie alla collaborazione con l’architetto Carlo Colombo, è in grado di proporre nell’ambito della architettura in legno anche case ecologiche di grande design che si discostano notevolmente dal concetto tradizionale di casa in legno. Queste ville e case sono improntate alle regole dell’edilizia ecologica, ma si propongono esteticamente come  edifici dall’architettura essenziale dove il rapporto con l’ambiente è esaltato dalla linea minimalista, così che le residenze possano entrare con armonia nel paesaggio urbano. Viene così enfatizzato ed ottimizzato il rapporto tra edificio e contesto, primo dei criteri sottesi al concetto di edilizia ecologica. In secondo luogo si privilegia la qualità della vita ed il benessere psico-fisico dell’uomo oltre alla salvaguardia dell’ecosistema. L’impiego di risorse naturali nella costruzione degli edifici è poi il criterio costruttivo di base che guida tutta la fase di progettazione e realizzazione di queste case ecologiche.
Il legno di abete rosso proveniente da foreste certificate del centro Europa è la materia prima con cui Stratex opera. Un materiale che lega in modo indissolubile l’azienda alla Natura, al rispetto per la vita e per la salute dell’ambiente e dell’uomo.
Robustezza e flessibilità, assieme. Un’anima viva che si piega ai rigori della tecnologia ingegneristica e dell’architettura in legno.
Sono questi i valori che sostengono la filosofia industriale dell’azienda di Sutrio, da sempre impegnata nello sviluppo di innovazione e ricerca ed attenta ad un costante e rigoroso controllo della qualità. Per questo tutte le case ecologiche godono delle certificazioni che l’azienda ha ottenuto negli anni, per garantire progetti e realizzazioni in piena  sintonia con i concetti di bioarchitettura e architettura in legno. In linea con le regole dettate dalla normativa europea Stratex ha ottenuto la certificazione ISO 9001:2000 e quella di categoria A per strutture di grandi luci rilasciata dall’Istituto Ottograf di Stoccarda.
Stratex è inoltre tra le poche aziende del settore a vantare la certificazione ISO 14001 per il sistema di gestione ambientale e la certificazione per la catena di custodia PEFC e FSC.
E’ la prima azienda nel settore dell’architettura in legno ad aver ottenuto la marcatura CE per i prodotti da costruzione, secondo la direttiva 89/106/CEE.
Tutte le case ecologiche di Stratex, inoltre, vengono progettate e realizzate nello stabilimento di Sutrio, nel cuore della Carnia, ad ulteriore garanzia di una filiera rispettosa della qualità e dei controlli diretti sul prodotto.

Fonte: liquida.it

Oggi giornata contro desertificazione

‘Le foreste sono essenziali contro il degrado del territorio”.Cosi’ il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato l’adesione alla Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione, che si celebra oggi. Il tema di quest’anno e’ il ”ruolo fondamentale delle foreste nelle zone aride del mondo”, anche perche’ il 2011 e’ l’anno internazionale Onu dedicato ai grandi polmoni verdi del Pianeta.

Fonte: virgilio.notizie.it

Scienza/ Con riduzione inquinamento aumenta riscaldamento globale

Una riduzione dell’inquinamento atmosferico da polveri sottili provocherebbe – paradossalmente – un aumento del riscaldamento globale. A sostenerlo sono gli studiosi del progetto Eucaari (European Integrated project on ‘Aerosol Cloud Climate and Air Quality Interactions’), promosso dalla Commissione Europea, al quale hanno partecipato 48 istituzioni di ricerca di 24 Paesi, tra cui l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr). I risultati, appena presentati a Helsinki e pubblicati su Atmospheric Chemistry and Physics Discussions, aprono nuovi scenari sulla relazione clima-inquinamento.

Il risultato arriva dopo tre anni di studi: “Gli aerosol atmosferici, o polveri sottili, riflettendo la radiazione solare e favorendo la formazione di nubi, causano un effetto di raffreddamento del clima terrestre, mascherando in parte il tasso reale del riscaldamento globale indotto dai gas serra – spiega Stefano Decesari, ricercatore dell’Isac-Cnr -. I risultati del nostro progetto dimostrano che se si impiegassero in tutto il mondo le migliori tecnologie disponibili per abbattere il livello di aerosol in atmosfera, si verificherebbe una riduzione dell’inquinamento che favorirebbe senza dubbio il miglioramento della qualità dell’aria, con conseguenze positive sulla salute, ma con un effetto collaterale sulle temperature medie globali. L’abbattimento delle emissioni di inquinanti ridurrebbe infatti l’intensità del raffreddamento esercitato dalle particelle di aerosol, comportando un riscaldamento di circa 1ºC su scala globale entro il 2030”.

Cosa fare dunque per evitare le conseguenze negative del contrasto all’inquinamento? “Sicuramente implementare il monitoraggio globale dei cambiamenti nella composizione dell’atmosfera e studiare le tipologie di particolato atmosferico, come gli aerosol carboniosi, responsabili dei maggiori impatti sulla salute – conclude Decesari -. Inoltre dovremmo adottare nuove politiche per lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie ambientali che permettano di bilanciare gli effetti benefici e negativi della riduzione delle emissioni con studi mirati per le varie regioni del globo”.

Fonte: notizie.virgilio.it

 

Biocarburanti/ Primo volo intercontinentale con Green Jet Fuel

Il è stato il primo aereo a compiere la traversata dal Nord America fino all’Europa con una miscela composta al 50% da un biocarburante e per l’altra metà da un carburante convenzionale a base di petrolio. Seguendo la rotta storica seguita da Charles Lindbergh, l’aeromobile è atterrato allo scalo di Parigi dopo un volo durato sette ore. Lo ha annunciato la Honeywell specificando che il biocarburante impiegato, da essa messo a punto con il nome di “Green Jet Fuel”, è un derivato della camelina, una pianta finora nota soprattutto perché i semi sono ottimi come mangime per gli uccelli e che non danneggia la catena alimentare perché può essere coltivata anche su terreni marginali.

“Questo primo viaggio intercontinentale che si aggiunge ad oltre una dozzina di altri voli di prova commerciali e militari condotti fino ad oggi – ha dichiarato Jim Rekoske, vice presidente della Honeywell – dimostra che il Green Jet Fuel è in grado di soddisfare i più severi requisiti di un volo aereo”. Secondo calcoli che hanno valutato l’intero ciclo di vita nel nuovo biocarburante, il suo impiego ha fatto risparmiare circa 5,5 tonnellate nette di CO2, rispetto al medesimo volo alimentato a carburante convenzionale a base di petrolio.

Il processo per la produzione di Green Jet Fuel è stato originariamente messo a punto nel 2007, mediante la conclusione di un contratto con la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), agenzia USA per la produzione di carburante rinnovabile per velivoli militari. Tale processo utilizza l’idrogassificazione, tecnologia comunemente utilizzata nelle moderne raffinerie che producono carburanti destinati ai mezzi di trasporto. Il risultato ottenuto è un biocarburante per l’aviazione che può essere miscelato con combustibile a base di petrolio.

Fonte: virgilio.notizie.it

Le agroenergie crescono

Cresce l’interesse per le agroenergie. Presenti a Mostra Convegno Agroenergia 2012 le aziende leader del comparto del biogas, in pratica tutto il panorama del business italiano di settore. E un grande successo per il neonato Club della Gassificazione.
È un bilancio col “segno più” quello della sesta edizione di Agroenergia, il principale evento italiano sulle energie rinnovabili e l’agricoltura che ha animato il Parco scientifico e tecnologico di Tortona dal 1° al 3 marzo (www.agroenergia.eu ).
L’appuntamento con la settima edizione è ora per il 28 febbraio e 1° marzo 2013.
«Per quanto riguarda l’affluenza, i numeri sono stati in linea con lo scorso anno» afferma Piero Mattirolo, amministratore delegato di EnergEtica, la società che organizza la tre giorni piemontese.
«In questa edizione sono state le novità a destare un forte interesse, a partire dall’Osservatorio Agroenergia – I sottoprodotti, che ha valutato fino a 10 Mtep annui di energia primaria il potenziale energetico di questa filiera. Il nostro studio pone le basi per un ulteriore approfondimento, che legherà le disponibilità di sottoprodotti all’effettiva dislocazione degli impianti».
«È importante che le nuove politiche di incentivazione non presuppongano un uso esclusivo dei sottoprodotti, perché rischierebbero di porre obiettivi irrealizzabili. Se oggi gli impianti agricoli utilizzano mediamente il 10-15 % di sottoprodotti, penso che sarebbe già un ottimo risultato arrivare al 50%. Il rischio – osserva l’amministratore delegato – è infatti che con quote maggiori il mondo agricolo sarebbe costretto ad abbandonare il biogas al mondo industriale».Successo anche per il Club della Gassificazione, «Che si propone come interlocutore super partes rappresentativo dell’intera filiera di questa tecnologia molto attesa – approfondisce Mattirolo – che sta passando dalla fase di sviluppo alla piena operatività commerciale».

I sottoprodotti, cioè gli scarti biologici delle lavorazioni agricole, sono un enorme bacino energetico da sfruttare. La nuova edizione dell’Osservatorio Agroenergia ha scoperto che, se adeguatamente valorizzati, possono dare all’Italia oltre 10 Mtep annui di energia primaria. Qualcosa, cioè, come il 49% della produzione da fonti rinnovabili e il 5% dei consumi del paese. Si tratta di 116 milioni di MWh che, al prezzo medio nazionale dell’energia, corrispondono a circa 7,5 miliardi di euro annui, ovvero a ben 15,8 miliardi al prezzo sottoposto al consumatore finale.
E sotto il profilo ambientale permetterebbero di evitare emissioni di anidride carbonica per 5 miliardi di tonnellate l’anno. Le regioni a più alta potenzialità sono Lombardia, Trentino Alto Adige, Campania e Puglia. Rilevante è però la sproporzione tra sottoprodotti disponibili e impianti per il loro trattamento, soprattutto in Piemonte e Sicilia.

 

 

Per salvare le aziende italiane serve senso della responsabilità

Le Associazioni ANIE-GIFI, APER, ASSO ENERGIE FUTURE e ASSOSOLARE, alla luce delle recenti notizie relative alla preparazione di un decreto sul  V Conto Energia, hanno inviato una lettera ai Ministri Clini e Passera  chiedendo di confermare o smentire in modo chiaro ed inequivocabile i contenuti della presunta bozza circolata e pubblicata dalla stampa specializzata.
La bozza del possibile nuovo Conto Energia ha fatto il giro del web in svariate versioni e l’accaduto ha creato ulteriore incertezza e sfiducia tra gli operatori del settore. Il mercato delle Rinnovabili, ed in particolare quello del solare fotovoltaico, non e’ nuovo ad improvvisi cambi di direzione normativa che hanno di fatto frenato gli investimenti negli ultimi mesi. Un nuovo Conto Energia, dopo altre due discipline adottate in meno di 18 mesi e  di cui gli operatori del settore stanno ancora pagando le conseguenze, avrebbe effetti fortemente destabilizzanti per l’intero comparto. Ancora una volta verrebbero minacciati gli investimenti in corso così come la sopravvivenza della filiera italiana delle rinnovabili. ANIE/GIFI, APER, ASSOSOLARE ed ASSO ENERGIE FUTURE segnalano che un nuovo provvedimento normativo in quella direzione rappresenterebbe anche una lesione della  libertà di iniziativa economica costituzionalmente garantita. Nella lettera ai Ministri le Associazioni hanno rinnovato la disponibilità a partecipare ad un tavolo tecnico congiunto richiedendo al contempo  di ricevere il testo attualmente al vaglio dei Ministeri. Gli operatori hanno altresì sollecitato un incontro urgente nell’ambito del quale poter fornire il proprio contributo. Le Associazioni sono fiduciose nell’avvio di un dialogo costruttivo con il Governo ritenendolo uno strumento necessario per «favorire l’ulteriore sviluppo del settore fotovoltaico» come esplicitamente indicato dalle disposizioni del IV Conto Energia. In uno scenario futuro dove tutto sarà basato sullo sviluppo delle smart grid e delle smart cities, il settore delle Rinnovabili e del solare fotovoltaico possono contribuire allo sviluppo del Paese e alla sua indipendenza energetica. Una strategia fondata sul mix energetico deve essere considerata come la base per favorire la filiera industriale e la crescita occupazionale.

Petrolio e uranio: nel 2012 il Niger crescerà più della Cina

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale il Niger registrerà nel 2012 un’impennata del proprio Pil pari al 14 per cento. Le ricchezze del sottosuolo, l’uranio e ora anche il petrolio sono il motore propulsoredi questo miracolo economico che fa gola a molti partner stranieri.
Il 2012 è l’anno del Dragone secondo l’astrologia cinese ma rischia anche di essere l’anno del leone dal punto di vista della crescita. Il leone in questione è il continente africano e nello specifico lo Stato del Niger, un milione di chilometri quadrati nel bel mezzo del deserto del Sahara e con temperature tra le più elevate al mondo.
Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha rivalutato in positivo le proprie aspettative sul Pil nigerino. Se prima si attestavano al 3,8 per cento per l’anno 2012, adesso raggiungono addirittura il 14,1 per cento per lo stesso periodo. E non è certo un caso se nel dicembre scorso la nuova direttrice del Fmi, Christine Lagarde, ha scelto come meta del suo primo viaggio in terra africana la Nigeria e il Niger. In quest’ultimo il successore di Strauss Kahn ha avuto un colloquio con il presidente Mahamadou Issoufou e il piatto forte dell’incontro è stato proprio il tema dello sviluppo.
Secondo quanto rivelano molti indicatori economici, il Niger avrà una crescita notevolmente sostenuta di qui al 2016. L’estrazione di uranio, in atto ormai da quarant’anni nei campi industriali di Arlit, nella regione di Agadez (Niger centrosettentrionale), è tra le più prolifiche al mondo, insieme a quella del Canada. Ma adesso c’è di più, perché una promettente industria petrolifera ha recentemente visto la luce nell’estremo nord-est del paese, al confine con il Ciad.
Se dunque l’economia nigerina è in pieno decollo, uno dei più importanti partner dell’Africa, la Cina, registrerà invece per quest’anno tassi di crescita inferiori rispetto al passato, tra il 7 e l’8 per cento. Pechino teme da questa inflessione un danneggiamento della propria credibilità a livello internazionale. Il gigante asiatico sta correndo ai ripari e per farlo ha scelto di sfruttare la scia del boom economico africano e quindi di quello nigerino.
Dopo sessant’anni di ricerca, ad opera soprattutto di compagnie occidentali, il 28 novembre scorso la China National Petroleum Corporation ha annunciato ufficialmente che i pozzi di Agadem hanno cominciato a produrre greggio. Una rivincita che Pechino si prende su quelle potenze, come la Francia, che da sempre la fanno da padrone nelle aree del Sahel nigerino. Per ora i barili giornalieri estratti ammontano a 20 mila, ma ci si attende nel 2014 una quantità quattro volte maggiore.
Questo permetterà a Niamey di ridurre notevolmente i costi della benzina e dunque del trasporto delle merci. Grazie all’attività di raffinazione che avverrà nella città meridionale di Zinder, si prevede che anche l’occupazione migliorerà notevolmente. Da parte cinese ci si attende l’inizio di una florida cooperazione, capace di apportare giovamento ad ambo le parti, come simboleggiato dal ponte dell’amicizia sino-nigerina, eretto sul fiume Niger.
Il paese africano ha nel complesso un strategia di sviluppo ambiziosa: riuscire a trasformare le ingenti entrate nelle casse pubbliche in effettiva riduzione della povertà e riuscire così a distribuire equamente i benefici. Una grande attenzione è inoltre posta al modello di sfruttamento delle risorse naturali. Nella nuova Costituzione repubblicana del 2010 si impone la trasparenza delle concessioni secondo quanto stabilito dall’Extractive Industries Transparency Initiative (EITI).
Resta da vedere se una tale crescita riuscirà a risolvere i gravi problemi che affliggono il paese, dalla crisi alimentare alle rivolte del popolo Tuareg o ai problemi legati al rientro di migliaia di emigrati in seguito alla crisi libica. La sfida che attende il governo di Niamey è ora riuscire a trasformare la crescita in sviluppo reale.

Risparmiare e rispettare l’ambiente con l’acqua piovana

Grazie al riutilizzo dell’acqua piovana è possibile risparmiare sulla bolletta e rispettare l’ambiente in modo semplice ed economico. I tuoi nonni forse si ricordano ancora i tempi in cui, per risparmiare, si riempiva la tinozza d’acqua piovana e ci si lavava.
Oggi sicuramente non ti sogneresti mai di fare una cosa del genere a causa dell’inquinamento ambientale che influisce anche sulle piogge, rendendole sicuramente poco raccomandabili per essere usate a fini igienici.Nonostante ciò l’acqua piovana, soprattutto se filtrata, può tornare utile in molti altri modi, garantendoti di evitare sprechi e risparmiare sui consumi, grazie alle sue caratteristiche simili a quella distillata.

Usi e vantaggi dell’acqua piovana

Il primo vantaggio dell’acqua piovana è sicuramente il suo essere gratuita, di conseguenza tutti i suoi utilizzi vanno a sottrarsi ai normali consumi dell’apertura del rubinetto, per la felicità tua e di Madre Natura.
L’acqua piovana non contiene cloro né calcare. Queste caratteristiche la rendono ottima per essere utilizzata per la lavatrice o la lavastoviglie, per pulire il pavimento, per le pulizie di casa, per lavare la macchina, per annaffiare le piante, per riempire lo scarico del water e chi più ne ha più ne metta! In ogni caso resta sconsigliabile utilizzarla per bere o per lavarsi, anche se filtrata.

Raccolta e filtraggio dell’acqua

Riempire il balcone di bacinelle ed iniziare una vigorosa danza della pioggia non è sicuramente lo stratagemma più adatto (né il più comodo) per risparmiare sulla bolletta. Fortunatamente esistono altri metodi più semplici ed efficaci per riciclare l’acqua piovana.
Costruire un impianto di recupero dell’acqua piovana è più semplice di quel che si possa pensare e non è necessario avvalersi di un tecnico se sai maneggiare qualche attrezzo del mestiere. Per prima cosa bisogna costruire un sistema di grondaie che faccia convergere l’acqua piovana in un unico serbatoio (esterno o interrato). È necessario inserire almeno un filtro che separi l’acqua dalla sporcizia prima che arrivi all’interno del serbatoio. Infine collegare il serbatoio alla rete idrica di casa aggiungendo un impianto di aspirazione ed una centralina che possa regolare il flusso dell’acqua ed interromperlo quando il serbatoio si svuota, riallacciandosi alla normale rete idrica.
Questo metodo, oltre a far risparmiare molto sulla bolletta dell’acqua nei mesi più piovosi, permetterebbe (se utilizzato da tutti) di ridurre anche i danni che l’eccessiva pioggia causa frequentemente alle città.

Nuove frontiere del risparmio ecologico

Un nuovo modello di eco-edilizia si è affacciato sul mercato riuscendo a conciliare energia solare e recupero dell’acqua: il tetto a farfalla.Questo tipo di tettoia ha una forma a “V” ed i lati interni sono rivestiti di pannelli fotovoltaici così da risparmiare sull’elettricità. Allo stesso tempo questa forma consente all’acqua piovana di raccogliersi verso il vertice, dov’è posto un tubo che la trasporta al serbatoio.Questa è solo una delle infinite novità in campo di eco-edilizia. Campo che pian piano si va espandendo sempre più e che oramai rappresenta l’emblema del futuro accessibile ed eco-friendly.