Una bio-edilizia è possibile!

Il termine rinnovabile viene citato nell’ambito architettonico ed edilizio quasi esclusivamente a proposito della produzione di energia, che dovrebbe essere risolta impiegando fonti naturali come sole e vento per non depauperare le risorse del pianeta, sempre più in pericolo. Stesso concetto dovrebbe guidare la scelta dei materiali da costruzione per favorire il risparmio di energia:  riducendo le dispersioni termiche degli involucri e limitando il suo impiego nell’ambito della produzione dei singoli componenti edilizi.

Esiste ormai in commercio un discreto numero di prodotti non soltanto caratterizzati da un basso contenuto di energia grigia (impiegata per la produzione e per il trasporto in cantiere), ma anche realizzati esclusivamente con materie prime rinnovabili, naturali. In questa prospettiva l’industria edilizia non consumerebbe più suolo per la produzione dei suoi manufatti, ma contribuirebbe a farlo coltivare in maniera corretta, riducendone notevolmente l’impatto in termini di emissioni di CO2 in fase di produzione. Una fabbrica di questo genere può attivare circoli virtuosi anziché viziosi, sempre che si controlli in modo preventivo che le coltivazioni avvengano con le regole dell’agricoltura biologica, che non si causi l’impoverimento dei suoli utilizzabili per colture alimentari, che i processi di trasformazione delle materie prime e il trasporto delle stesse e dei prodotti finali non comportino l’impiego di troppa energia, specialmente se quest’ultima proviene da fonti non rinnovabili. In questo ambito vi sono alcuni materiali naturali che più di altri contribuiscono a migliorare il bilancio dei gas climalteranti e degli altri fattori che stanno minando il futuro del pianeta. Si tratta di specie vegetali rapidamente rinnovabili, in grado di rigenerarsi completamente in meno di 10 anni (alcuni anche in meno di uno). Tra queste si annoverano bambù, sughero, canapa e paglia. Le ultime due sono ritenute le risorse più significative per lo sviluppo della  nuova bioedilizia, in quanto appartengono a specie che crescono praticamente ovunque (riducendo i costi ambientali legati al loro trasporto), impiegano in questo ambito soltanto gli scarti di produzioni alimentari e tessili e sono lavorabili in modo semplice e poco energivoro. La paglia è considerata un ottimo materiale da costruzione da più di 100 anni e nonostante ciò è considerato un prodotto di nicchia, ritenuto ancora  poco affidabile.

Per contrastare questa situazione e diffondere questa famiglia di materiali in un mercato edilizio più ampio è necessario introdurre questi materiali nelle pratiche di costruzione legate alla prefabbricazione, la quale deve essere intesa come una strada da percorrere per ottimizzare la qualità degli stessi prodotti edilizi e del processo costruttivo in generale. Questa è una via in grado di far crescere la nuova architettura naturale nella giusta direzione. (Beatrice Spirandelli, architetto libero professionista, è membro del Consiglio dei Delegati ANAB. Redattrice della rivista “L’architettura naturale” si occupa anche del settore viaggi per anab architettura naturale).

Fonte: Anab

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