Il classico design Starck: papà Philippe e la figlia Ara

«Un giorno, di pomeriggio, una luce, seduta a un tavolo, la voce di una donna disegna un amore, una passione che l’ha unita a una vita e ora a un vuoto». È Ara Starck, 32 anni, primogenita di Philippe, mito vivente del design made in France, ad aver scritto queste parole. «Ho immaginato un gruppo di donne, che parlano. Ricordano qualcuno che hanno amato e che non c’è più. Tutto è molto onirico, impalpabile».
Ara, pittrice, artista eclettica (perfino cantante e compositrice in un duo, The Two, che in Francia sta andando alla grande), dimostra meno della sua età. Piccola, carina, vispa, sorridente: quelle parole così melancoliche non sembrano all’apparenza corrisponderle.
Ci tiene subito a precisare di non essere decoratrice, né architetta. E di frequentare poco le discoteche e lo scintillante mondo del lusso (ma è comparsa nell’ultima campagna pubblicitaria di Cartier). Ara ha voluto collaborare con il padre su questo progetto di Baccarat, «la» maison del cristallo francese, all’avanguardia grazie all’originalità di Philippe, suo fedele designer. La figlia ha ideato un foulard, ispirato al gioco della dama, con quelle sue parole impresse ai bordi.
«Le donne – spiega – si confidano intorno a un vuoto». Dell’anima. E concreto: il vuoto dei bicchieri da riempire di champagne, disegnati da Philippe, in cristallo bianco e in quello nero (che fa tanto Starck): modello Harcourt, icona di Baccarat. Sei e sei, come altrettante pedine del gioco di una sera. O di una vita. Ara si sottopone alla domanda di rito. Chissà quante volte sentita. Il rapporto con il padre? «Mutuo rispetto», commenta. Philippe da bambina l’ha portata in giro per il mondo. «Il luogo che più mi colpì, a otto anni, fu Tokyo. Ci andai varie volte, restandoci a lungo. Fino a dodici anni ho indossato quasi sempre l’uniforme scolastica nipponica, con i grossi calzini ai piedi. Non ci sono più ritornata, ma sto organizzando un viaggio per il prossimo settembre. Da due anni faccio due ore al giorno di giapponese. Lo pratico con i turisti». Ce ne sono tanti nelle stradine intorno al palazzo dove ha sede il suo atelier (anche quello dal tocco molto starckiano). Primo arrondissement, ça va sans dire.
«Nella mia vita sono stata molto fortunata. Ho avuto così tante possibilità di studiare, di viaggiare e di crescere che altri non hanno avuto». Solo en passant ricorda la morte di sua madre, Brigitte Laurent, per più di vent’anni braccio destro di Philippe, quella che ne ha determinato la fortuna «commerciale», almeno all’inizio. Portata via da uno stupido cancro, quando Ara aveva appena 14 anni. Fortunata fino a un certo punto. Ottimista, sorridente. Ma pure melancolica. Ha studiato alle Belle arti di Parigi, poi alla Saint Martins di Londra e infine alla Slade School, nella stessa città. La pittura, la sua passione. E soprattutto gli affreschi di Goya, Tiepolo, el Greco. «Mi piace dipingere tele grandi. Forse perché sono piccola: voglio confrontarmi con qualcosa di più grande. Sempre più grande». Un giorno a New York entra in uno di quei negozi dove vendono le cartoline dalle immagini che cambiano, secondo il punto di vista. È la tecnica lenticolare. «Mi sono detta che, se applicata alla pittura, mi avrebbe permesso di esprimere di più. Di avere più spazio». Così è nata una serie di ritratti conturbanti, perfino un po’ dark, dove l’immagine della persona cambia («per una sola tela vanno fatti fino a sette dipinti»).
In parallelo Ara ha iniziato ad applicare la sua arte al mondo del lusso, collaborando con il padre. Quando Philippe ha ripensato il Meurice, uno dei palace parigini, gli hotel superlusso della città, lei ha dipinto un’enorme tela sul soffitto del ristorante gastronomico. Per il Royal Monceau, invece, inaugurato pochi mesi fa, ha ideato 266 abat-jour, «una diversa dall’altra», ci tiene a precisare. Ara da sempre, quando lavora nel suo atelier, ascolta musica. Sette anni fa ha conosciuto David Jarre, figlio di Jean-Michel, pioniere della musica elettronica. Da due anni hanno iniziato a comporre canzoni in inglese. E a cantarle. A Parigi The Two è il fenomeno musicale della stagione. Genere folk acustico. Lounge. Rilassante. Un po’ melancolico. Proprio come Ara.

Fonte: Luxury24

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